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🚩 I "KOMPAGNI" ALZANO IL TIRO… LETTERE "MINATORIE" AL NOSTRO CONSIGLIERE COMUNALE!!!
Nella giornata di ieri, mercoledì 18 dicembre, presso l'ufficio protocollo del Comune di Ospitaletto è arrivata una lettera anonima -dai toni vagamenti minacciosi- al nostro consigliere comunale, Matteo Totò. Con le stesse modalità di recapito, già nell'Agosto del 2022 era arrivata una simile missiva che, a giudicare dalla calligrafia, pare sia opera degli stessi soggetti.
Non è tanto il contenuto "minatorio" a destare preoccupazione ("perché non cambia mestiere e se ne va dal paese?" - "morte al fascio" - "la lotta continua", etc. sono frasette che lasciano il tempo che trovano), quanto la modalità che fa eco agli anni '70, dove la politica si basava più sulla violenza e sullo scontro fisico, che sul confronto delle idee.
Secondo i mittenti, il nostro consigliere Matteo Totò non avrebbe dovuto esprimere la propria contrarietà al progetto di "housing sociale" e soprattutto la richiesta che si desse "priorità agli Italiani".
L'ultima lettera giunge in un periodo di aspra tensione politica nel bresciano dove, a far da cornice, è il clima di odio innescato dalla sinistra nei confronti di 500 ragazzi italiani, "colpevoli" di aver indetto una manifestazione contro l'insicurezza e l'immigrazione incontrollata che dilagano nella città di Brescia. Una manifestazione ordinata, senza scontri o ripercussioni violente, al contrario di quelle che abbiamo visto negli ultimi mesi in altre città italiane e per mano dei centri sociali.
Fa specie che, in questo preciso momento storico, ad aizzare l'odio politico sia più la sinistra "istituzionale" bresciana, che quella "militante".
Il sindaco di Brescia Laura Castelletti, il senatore piddino Alfredo Bazoli, i vari esponenti del PD bresciano (Bragaglio, etc.), con le loro dichiarazioni tutt'altro che pacate, stanno pericolosamente soffiando sul fuoco e -come peraltro rimarcato dalla stessa area politica della sinistra "militante" afferente il Magazzino47- utilizzano un antifascismo di facciata per sviare dai problemi reali che affliggono il paese.
A seguire, tutto il circo mediatico che si è creato dalla mobilitazione di ANPI, Fiamme Verdi e sindacati che, a fronte del deprecabile imbrattamento delle statue risorgimentali di Brescia, senza alcuno straccio di prova, accusa il corteo delle forze identitarie di venerdì 13 dicembre e lo collega a quella che potrebbe essere anche una "false flag" di qualche subdolo agitatore.
In sintesi: per colpa della sinistra istituzionale bresciana si rischia di scivolare verso il baratro della violenza politica.
Con la scusa dell'antifascismo, non si può manifestare liberamente ed esprimere il proprio dissenso rispetto al tema della sicurezza, dell'immigrazione, della società multietnica?
Lo stemma di Brescia è contraddistinto dal leone azzurro su argento linguato ed armato di rosso, compare come simbolo della città ancor prima dell’epoca veneziana. Contrariamente all’appellativo “Leonessa d’Italia” conquistato sul campo con le eroiche azioni compiute dalla cittadinanza bresciana nelle Dieci Giornate, Il leone raffigurato araldicamente nel blasone non è una leonessa, ma un leone maschio.
Le sue origini sono antiche, ma non ancora inequivocabilmente definibili. È probabile che abbia avuto origine nel XII secolo e come tante altre insegne
araldiche è probabile che abbia svolto una funzione bellica per disporre le schiere di soldati armati e manovrarli in battaglia.
Questo animale è uno dei più usati negli stemmi. Secondo l’opinione di alcuni venne introdotto dall’imperatore Ottone I, o da altri principi di Germania, dopo il IX secolo; «ma lo portarono assai prima negli scudi loro i re goti, e la maggior parte di que’ popoli, che contra de’ romani si sollevarono». L’aquila, regina dei
volatili, era il simbolo dell’Impero e delle legioni e i popoli che si sollevarono le opposero simbolicamente il re dei quadrupedi. «Rappresenta il leone dominio, e nobiltà eroica, fortezza, coraggio, valore magnanimità, e fatti generosi».
Il leone rampante azzurro in campo bianco, utilizzato dai fiorentini del quartiere ‘porta del Duomo’, si sospetta sia la stessa insegna scelta circa ottant’anni prima da Brescia per i suoi soldati contro l’esercito imperiale di Federico Barbarossa. A detta del Guerrini la prima documentazione dello stemma comunale appare in una
scultura sulla porta Romana di Milano risalente al 1171. Il fregio del capitello,conservato nel Museo del Castello sforzesco, illustra i soldati di Bergamo, Brescia e Cremona che si recano a Milano per ricostruire la città distrutta nel 1167 dall’imperatore. Dei due capitani rappresentati in armatura completa, uno riporta
sullo scudo il leone rampante.
Lontani dai campi di battaglia le insegne divennero segni di potere con cui una comunità si riconosceva e si faceva riconoscere comunicando identità, abitudini e ambizioni. Le città assumevano così proprie insegne «proclamando la piena capacità di agire come persona giuridica con potere normativo e autonomia
politica», propagandando questo loro potere con la riproduzione dei segni identificativi sulle porte, sugli statuti, sui palazzi civici, sulle monete.
Il primo ad utilizzare l’appellativo “Leonessa d’Italia” fu un grande poeta risorgimentale Aleardo Aleardi nei suo Canti Patrii del 1857:
“D’un de’ tuoi monti fertili di spade, Niobe guerriera de le mie contrade, Leonessa d’Italia, Brescia grande e infelice” (Aleardo Aleardi, “Canti Patrii”, 1857)
Tuttavia, questo appellativo diventa estremamente popolare grazie a Giosuè Carducci, che ispirandosi ad Aleardi lo riprende nella sua poesia “Alla Vittoria” del 1877:
«Lieta del fato Brescia raccolsemi, Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia leonessa d’Italia beverata nel sangue nemico.» (Giosuè Carducci, Alla Vittoria, vv.37-40, 14 – 16 maggio 1877, Odi Barbare)
Ed è proprio dalla grande fama ottenuta dalla poesia di Carducci che possiamo capire il perché Brescia è chiamata la Leonessa d’Italia.
CasaPound su sentenza Consiglio di Stato: “decisione vergognosa, prenderemo comunque i nostri spazi”
Roma, 23 settembre - “La decisione del consiglio di Stato di confermare il divieto del Comune di Brescia alla concessione di spazi a CasaPound è vergognosa e figlia del clima di scontro politico che ANPI e sinistra stanno creando da mesi. Nonostante questo, CasaPound non si ferma: siamo un’associazione regolarmente riconosciuta, che da anni porta avanti su tutto il territorio italiano iniziative sociali e culturali. Non abbiamo bisogno di autorizzazioni per conquistare quelli che sono i nostri spazi. Se ne facciano una ragione sia i comuni che i nuovi partigiani 3.0: ci riprendiamo tutto.”
ANCORA
Ancora una volta. Ancora morte per le strade. Mettiamo le mani avanti, non conoscevamo Giacomo, ma quel che è certo è che Giacomo fosse un compagno, uno attivo nei centri sociali del nord-est, almeno così apprendiamo dai giornali.
Il coraggio però, che solitamente non è di casa in quegli ambienti, ci colpisce sempre, dunque non possiamo ignorare la notizia di un ragazzo di 26 anni ammazzato da uno straniero per sventare una rapina ai danni di una ragazza.
Sì, perché poi, questi “nuovi italiani”, queste “risorse”, questi “importatori di cultura innovativa” mica ti chiedono come la pensi prima di ammazzare, rapinare e via dicendo. A loro, di te, di voi, non importa assolutamente niente. E per la politica siamo TUTTI sacrificabili sull’altare dell’inclusione, pure quelli che lottano per una società multirazziale, come dicevamo tempo fa. Una politica che sta facendo diventare le nostre città delle pericolosissime FOGNE a cielo aperto, dove “inclusione” talvolta significa morire per pochi spiccioli, e non in una grande metropoli, ma in una cittadina a due passi da noi.
Dunque un ragionamento è d’obbligo, pure per quelli che solitamente sono i tirapiedi delle giunte di sinistra alle elezioni: non si può morire così, nessuno è sacrificabile per la nuova società che hanno in mente politici fuori dal mondo.
Avremmo preferito incontrarci in strada e litigare; per quel che vale, ci dispiace molto, non si può fare questa fine così giovani per colpa degli sciroccati che bivaccano nelle nostre città. La colpa non è di un singolo individuo, ma di decenni di folli politiche che hanno sprofondato le città nel caos.
E fidatevi, queste notizie le leggiamo sempre con la rabbia in faccia, indipendentemente da chi sia la vittima, sempre incolpevole.
Beninteso, non saranno tollerati commenti cattivi o idioti. Non siamo come loro.
? Sembra incredibile ma è tutto vero:
Con un atteggiamento irresponsabile ed infantile la giunta Castelletti boccia l'idea di ricordare a livello comunale, anche simbolicamente, le giornate di sangue che colpirono Brescia per mano dei bombardamenti a teppeto "alleati" Americani e inglesi dal 1944 alla fine della seconda guerra mondiale, causando più di 1.300 morti bresciani.
✝️
Non vogliamo dire che si tratta di un comportamento che potrebbe essere etichettato come riduzionista.
❌
Non vogliamo dire che si tratta di un comportamento che potrebbe essere etichettato come negazionista.
❌
Non vogliamo dire che si tratta di un comportamento che potrebbe essere etichettato come infamante per il ricordo dei bresciani caduti (per la maggior parte civili ed estranei alla guerra).
❌
Stiamo dicendo che questi possono usare le bandiere arcobaleno, possono sfilare nudi ai pride, possono fare i progressisti, possono fare i globalisti, possono essere aperti al mondo ma, sotto sotto, rimangono sempre dei miseri nipotini di quei rubagalline dei partigiani comunisti.
?✊??
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