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MEDITAZIONE
La liturgia di questa domenica ci presenta due miracoli.
Leggere i racconti dei miracoli compiuti da Gesù, ai giorni nostri, non stupisce più e li si ascolta quasi con indifferenza. Eppure i miracoli sono la massima espressione della trascendenza e manifestano la gloria di Dio. Tutto attorno a noi è un "miracolo", basti pensare a come, dall’amore fra un uomo e una donna, sboccia una nuova vita o a come un albero nasce da un piccolo seme e cresce lentamente fino a diventare robusto. Ma mentre un' intera foresta si forma silenziosamente, un singolo albero che viene abbattuto genera un gran rumore ed attira l’attenzione di tutti. Non ci si stupisce più delle opere di Dio perché non si riesce più a trovare il tempo di ascoltarle e l’umiltà di saper attendere per vederne i frutti.
I due miracoli che abbiamo letto oggi hanno almeno una cosa in comune: dodici sono gli anni della fanciulla resuscitata e dodici sono gli anni della malattia della donna emorroissa. Coincidenza? Sappiamo che questo numero, molto ricorrente nella Sacra Scrittura, esprime "pienezza", qualcosa che si compie.
Gesù oggi vuole dirci che per veder compiere i suoi miracoli nella nostra vita di coppia, dobbiamo saper ascoltare bene ed aspettare umilmente che si compiano per sua Misericordia. La nostra unione sponsale è già un miracolo, ma di quelli che si scoprono pienamente soltanto se siamo capaci di metterci in ascolto paziente dei suoi insegnamenti giorno dopo giorno, se ci lasciamo guarire da Lui, se abbiamo il coraggio di allungare le nostre mani per riuscire «anche solo a toccare le sue vesti». Ogni giorno viviamo le nostre fatiche familiari, le nostre “malattie”, incuranti del fatto che attraverso di esse, Dio sta agendo dolcemente e costantemente in noi per completare il miracolo al quale ci ha chiamati nel Sacramento del Matrimonio.
Ognuna delle nostre coppie può raffigurarsi in quella donna che aveva perdite di sangue. Anche noi ne perdiamo tutte le volte che annaspiamo tra le faccende di casa o quando sentiamo che ci manchi qualcosa per essere davvero felici. Pensiamo a tutte le volte che torniamo a casa stanchi o insoddisfatti per come è andata la giornata e cominciamo a cercare qualcosa che ci faccia sentire “pieni”. I mariti magari cercano una bella partita di calcio in TV, le mogli guardano la classica serie TV strappalacrime o un programma televisivo emotivamente coinvolgente, oppure si va in cerca di qualcosa da mangiare o da fare insieme bypassando la preghiera. Eh sì, ci manca qualcosa che riempia quella sensazione di vuoto e, come quella donna che «spendeva i suoi averi senza alcun vantaggio», noi spendiamo il nostro tempo in cose che alla fine non ci danno veramente ciò che ci completa.
Gesù ci passa sempre vicino.
Diciamoci la verità, siamo pigri e non ci impegniamo abbastanza per toccare la sua veste, ma quando lo facciamo, Gesù si accorge di noi, si ferma a cercarci, ci trova smarriti e ci dona il suo perdono liberandoci dai nostri vuoti… ma che meraviglia! Ed anche se qualcosa o qualcuno ci scoraggia, Lui ci dice ancora «non temere, soltanto abbi fede!», come disse al capo della sinagoga… da lì a poco avverrà il miracolo della risurrezione della figlia. Dobbiamo ancora amare tanto per permettere a Dio di compiere il miracolo che in noi ha iniziato nel Sacramento del Matrimonio.
Amen
Domenica 30 giugno 2024
Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Parola del Signore.
MEDITAZIONE
Dopo aver spiegato ai suoi discepoli il senso delle parabole sul regno di Dio, la stessa sera Gesù dice loro: «Passiamo all’altra riva». Chissà cosa avrà in mente di fare, si saranno chiesti i suoi… non sanno che ne vedranno delle belle. Ma chi può dire di no a Gesù!? D’altra parte, anche a noi il Maestro ha chiesto di passare dalla riva in cui ci trovavamo come single alla riva della vita a due. Gesù ci ha chiesto un passaggio (Pasqua) e noi glielo abbiamo dato, eravamo così pieni di entusiasmo che non ce lo siamo fatti ripetere. Che bello, si parte! Nella nostra barca c’è Gesù, che potrà mai succedere?
«Ci fu una grande tempesta di vento…», ma cosa vogliamo che sia… noi andiamo sicuri, vero Gesù?... Gesù! Io e mia moglie ci guardiamo stupiti: sta dormendo!
Chissà quante volte abbiamo affrontato momenti bui nella nostra vita di coppia e chissà quanti ancora dovremo affrontarne. Un desiderio mai realizzato, un progetto andato in fumo, una preghiera non esaudita, la perdita del lavoro, la perdita di persone a noi care, un dramma familiare, una separazione, un tradimento subìto. Talvolta sembra davvero di affondare e come i discepoli vorremmo urlare a Gesù per rimproverarlo di non interessarsi di noi. Magari anche noi Gli diciamo: «non t’importa che siamo perduti?».
Un giorno io e mia moglie sentimmo dei ragazzi, appena diventati orfani di madre, chiedere: dov’è Gesù adesso? In certi casi non ci sono risposte giuste che si possano dare, ma uno zio che era presente e aveva sentito questa domanda dei suoi nipoti rispose: Gesù è lì dove lo avete lasciato voi. A quella risposta rimanemmo tutti senza parole, ma è davvero così. Troppo spesso noi lasciamo Gesù dormire, ce ne dimentichiamo e poi abbiamo pure il coraggio di arrabbiarci con Lui quando qualcosa va storto. Succede a tante coppie, come è successo anche a noi, di credere che basti fare tante cose in parrocchia e poi dimenticare di pregare insieme per tenere sveglia la nostra fede.
Ma l’insegnamento del Vangelo va ancora oltre. Guardando alla scena che leggiamo oggi, comprendiamo che Cristo non ci risparmia le tempeste nella nostra vita matrimoniale. Per quanto grande sia la nostra fede, non possiamo presumere che non arriveranno mai venti impetuosi e «onde che si rovesciano nella barca». Questo ci insega il Vangelo: dobbiamo passare con Lui attraverso la tempesta!
La risposta data da Gesù ai discepoli non lascia dubbi. Le Sue parole, infatti, sono: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» Egli non li rimprovera di averlo svegliato mentre dormiva, ma di non aver avuto fede in Lui! Così Gesù ci rimprovera di rendere manifesta la nostra poca fede, nel rifiuto angosciato di ogni burrasca nella nostra vita. Non possiamo pensare che con Cristo non ci siano tempeste, ma dobbiamo affrontarle con Lui! Egli trasforma le nostre paure in timor di Dio, che è dono dello Spirito Santo, come ha fatto con i suoi discepoli «...presi da grande timore». Questo è uno dei grandi miracoli di Gesù, ne troveremo altri nei passi successivi del Vangelo di Marco nelle prossime domeniche, così come li troviamo nei passi della nostra vita.
Viviamo la nostra relazione sponsale giorno dopo giorno come fosse un miracolo, non ci sarà tempesta che non possa essere sedata.
Amen.
Domenica 23 giugno 2024
Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore
MEDITAZIONE
«Così è il regno di Dio:» Comincia con questa frase il discorso di Gesù nel Vangelo di oggi. Probabilmente tutta la folla, sentendolo iniziare con queste parole, chi per curiosità e chi per vero interesse, avrà drizzato le orecchie per ascoltare molto attentamente ciò che stava per dire Gesù. Oggi probabilmente avremmo preso subito il nostro smartphone e avremmo registrato un video per poi postarlo su qualche social, sperare di ricevere molti “like” e veder crescere i nostri followers senza nemmeno preoccupaci troppo di capire il senso delle parole del maestro. Beh, non sarebbe assurdo immaginare che molta di quella gente attorno a Gesù, dopo aver ascoltato le parabole sul regno di Dio, non ne avesse capito un granché nonostante Egli avesse parlato loro «come potevano intendere». Non possiamo però negare che dinanzi a certe affermazioni di Gesù dobbiamo alzare bandiera bianca. Infatti, noi possiamo assistere ad un seme che germoglia e cresce, possiamo scorgere lo stelo che spunta fuori dal terreno e che piano piano diventa una spiga o un albero da frutto, ma è pur sempre Dio che dà la crescita (1Cor 3,6). L’uomo può assistere curando la crescita di una pianta, ma non è per le forze dell’uomo che questa cresce: è sempre opera di Dio. Allo stesso modo, è per la nostra fede in Cristo che ci avviciniamo al regno di Dio. Diranno bene gli apostoli più avanti “Signore, accresci in noi la fede” (Lc17,6).
Nella nostra relazione sponsale, nella nostra famiglia, noi vediamo crescere i nostri figli, vediamo pian piano “invecchiare” il nostro coniuge, spesso senza nemmeno accorgerci di come siano volati gli anni. Tuttavia, contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, non siamo semplici spettatori di questo processo! Noi siamo gli attori principali di questa crescita! Siamo il terreno fecondo in cui il Signore ha piantato il suo seme per far crescere il Suo Regno. Ma c'è di più. Gesù continua dicendo: «a che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?...». La nostra coppia è il terreno che, accogliendo quel granellino di senape seminato da Dio (la fede), Gli permette di farne un albero con «rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Se per i nostri figli, anche spirituali, diventiamo un riparo nei momenti del bisogno, probabilmente non siamo così lontani dal regno di Dio. Il Signore per noi ha grandi progetti. Nel Sacramento del Matrimonio Egli in noi ha piantato il Suo seme per farci esempio vivo delle parabole che il Figlio raccontava alla folla. La nostra relazione di coppia non si identifica nella folla, ma piuttosto in quei discepoli a cui Gesù «in privato… spiegava ogni cosa». Così, in forza della fede ci è dato di intendere le parabole ed, in quanto sposi, anche il loro senso nuziale per noi... non è straordinario?! Se riusciamo a percepire, con umiltà e stupore, che nella nostra carne il Signore sta "dando crescita" al regno di Dio, se ne comprendiamo la grandezza, non è perché noi siamo stati più attenti, di quanto sia stata la folla, alle Sue parole, ma è perché Lui in privato, nella nostra intimità di coppia, sta spiegando ogni cosa! È un privilegio di non poco conto! Siamo stati scelti!
Attraverso i quotidiani gesti di tenerezza verso il nostro coniuge, noi stiamo cooperando al progetto di crescita del Suo regno.
Se non ci preoccupiamo ogni giorno di generare vita nel nostro coniuge e non scopriamo la gioia di crescere nell’amore insieme con lui/lei, rischiamo di confonderci con la folla che non si preoccupa di ascoltare la spiegazione delle parabole e continua ad elemosinare “like”. Allora, quando la domenica andiamo a Messa, facciamo tesoro di ciò che vuole spiegarci Gesù, chiediamo Lui di aumentare la nostra fede e di renderci capaci di far crescere la nostra relazione nunziale fino a renderla «più grande di tutte le piante dell’orto».
Amen
Domenica 16 giugno 2024
Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore
MEDITAZIONE
Con le feste solenni celebrate nelle recenti domeniche e culminate nel Corpus Domini appena trascorso, abbiamo ricaricato le “batterie” dello spirito per mantenere accesa la nostra fede. Ma già in questa domenica, incontriamo un brano che ci mette di fronte ad una situazione che ha dell’assurdo: gli scribi, esperti dell'Antico Testamento e interpreti ufficiali della legge di Mosè, si oppongono al nostro Maestro.
«Gesù entrò in una casa… tanto che non potevano neppure mangiare». Egli, con le nozze, è entrato a casa nostra riempiendo la nostra relazione, eppure, non possiamo nasconderlo, talvolta ci opponiamo a Lui. Noi sposi in Cristo siamo «i suoi», gli esperti interpreti dell’Amore che, come gli scribi, dimentichiamo di esserlo e lo mettiamo tacere. È davvero assurdo, ma ci comportiamo come gli scribi che da testimoni dell’amore sponsale quali sappiamo di essere, diventiamo oppositori di questo stesso amore e della nostra stessa relazione. Chissà quante volte abbiamo detto a nostro marito/moglie “sei fuori di testa, non sai quello che dici”. Così paradossalmente diventiamo «un regno diviso in se stesso… che non potrà restare in piedi».
Non può restare in piedi il nostro Matrimonio se continuiamo a negare l’evidenza della grazia che ci è data nel Sacramento!
Gesù condanna il peccato contro lo Spirito Santo cioè l’atto di attribuire a Satana l’opera palese di Dio rifiutando inesorabilmente di farsi abbracciare dalla Sua grazia. Nessuno, osiamo immaginare, desidera rifiutare questo abbraccio, tuttavia Gesù ci mette in guardia sulle terrificanti conseguenze: «non sarà perdonato in eterno». Noi ben sappiamo che questa espressione non pone limiti alla Misericordia, ma esprime il rispetto di Dio della libertà dell’uomo che “vuole” rifiutarLo. Sarebbe un po' come desiderare di uscire a tutti i costi dalla grande famiglia dei figli di Dio, ma Gesù nel Vangelo di oggi ci aiuta a trovare la forza di restarci dentro. Noi, nella quotidiana esperienza di vita in famiglia, siamo abituati a usare le parole che identificano una relazione familiare: marito, moglie, figli, fratelli… In particolare il Vangelo cita la figura di madre e di fratelli per porre l’accento sulla relazione familiare più prossima (fratelli, nel vocabolario della lingua ebraica indica i parenti vicini, come i cugini).
Ma chi sono questi per Gesù? E chi sono per la nostra coppia? La risposta di Gesù, che gira lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, non lascia dubbi: «chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». Come vorremmo che il Suo sguardo si posasse sulla nostra coppia mentre dice quelle parole! Abbiamo bisogno di restare sotto questo sguardo amorevole, non possiamo allontanarci dalla Sua vista! Allora, dopo aver riletto il brano del Vangelo, fermiamoci a riflettere insieme a nostro marito/moglie e facciamoci due domande almeno:
- come coppia, ci impegniamo nel fare la Sua volontà per essere parte della grande famiglia dei figli di Dio?
- sappiamo che amare nostro marito/moglie fino al sacrificio è un modo privilegiato di fare la Sua volontà?
Anche Maria, ascoltando quelle parole del Figlio Suo, lei che per prima ha detto il suo “sì” alla volontà di Dio, ci aiuti a riconoscere che Gesù è il nostro Dio, il nostro tutto.
Amen.
Domenica 09 giugno 2024
Dal Vangelo secondo Marco (3,20-35)
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».Parola del Signore
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