Il governo approva la norma che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare.

Il bavaglio alla stampa sulla cronaca giudiziaria è a un passo dal diventare legge dello Stato. Mercoledì, in Consiglio dei Ministri, l’esecutivo ha infatti formalmente varato lo schema di decreto legislativo che esercita la delega al divieto della pubblicazione testuale delle ordinanze di custodia cautelare. Si parla, nello specifico, dell’emendamento presentato dal deputato di Azione Enrico Costa, inserito nella Legge di Delegazione Europea che, tra dicembre e febbraio, aveva già ottenuto il semaforo verde di Camera e Senato. Trattandosi appunto di una “delega”, il governo era chiamato a emanare l’atto normativo sulla base dei criteri e dei limiti stabiliti dal Parlamento. L’emendamento interviene sull’articolo 114 del codice di procedura penale, stabilendo l’impossibilità di «pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare».

Russia, evacuate 76.000 persone nelle regioni di confine.

In risposta all’offensiva ucraina nella regione di confine di Kursk, la Federazione Russa ha evacuato un totale di 76.000 persone. A dare la notizia è l’agenzia di stampa governativa russa TASS, citando Artyom Sharov, un portavoce del Ministero delle Emergenze moscovita. Nel frattempo il Presidente ucraino Volodomyr Zelensky ha per la prima volta dall’inizio dell’incursione riconosciuto pubblicamente che l’operazione militare sta venendo a tutti gli effetti condotta dall’esercito ucraino, citando una conversazione con Oleksandr Syrskyi, il Capo dell’esercito del Paese. L’incursione ucraina va avanti da sei giorni, e ha visto le truppe ucraine penetrare all’interno del territorio russo per circa 20 chilometri.

Che fine ha fatto la Commissione parlamentare sul Covid?

Forse qualcuno di voi si ricorda della Commissione d’inchiesta sulla gestione Covid, approvata in pompa magna dal Parlamento italiano lo scorso febbraio. Ebbene, che fine ha fatto? Perché non se ne sente più parlare? La verità è che è in atto un vero e proprio boicottaggio nei suoi confronti che le impedisce di partire. Infatti, mentre le opposizioni procedono con uno strenuo ostruzionismo – anche sulla base di ragioni in parte fondate, come il mancato inserimento nel novero degli ambiti che saranno sottoposti al suo vaglio dell’operato delle Regioni -, la maggioranza non sembra stracciarsi le vesti per il mancato inizio dei lavori, che sembra essere stato ormai rimandato alle calende greche. FDI ha inscenato ai primi di luglio una timida protesta davanti a Montecitorio, che non si è però tradotta in nessun’altra iniziativa concreta. E la situazione rimane assolutamente immobile.

Senato, approvato in prima lettura il ddl premierato.

Oggi il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge sul premierato. In sede di votazione, 109 favorevoli, 77 contrari (tutti i partiti di opposizione) e una sola astensione. Nello specifico il cosiddetto “ddl premierato” intenderebbe rafforzare i poteri del Presidente del Consiglio e istituire la sua elezione diretta. Dopo la votazione di oggi, il disegno di legge, essendo una riforma costituzionale, dovrà passare in prima lettura anche dalla Camera dei Deputati, per poi tornare al Senato e nuovamente alla Camera.

Putin ha presentato una proposta di pace per l’Ucraina.

Ritiro completo delle forze ucraine dalle province di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson; loro riconoscimento internazionale come parte della Russia; fine delle sanzioni occidentali e rinuncia all’ingresso nella NATO per l’Ucraina. Queste, secondo quanto riportato dall’agenzia russa Ria Novosti, le richieste avanzate dal presidente russo, Vladimir Putin, per porre fine alla guerra in Ucraina. La proposta è giunta alla vigilia della cosiddetta “Conferenza di Pace” promossa dall’Ucraina che si terrà in Svizzera senza che la Russia sia stata invitata. La proposta di Putin è stata immediatamente rigettata sia dal presidente ucraino Zelensky che dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.

Referendum contro il Jobs Act, raggiunta quota 500mila firme.

Dopo appena un mese e mezzo di raccolta firme il sindacato CGIL ha annunciato di aver superato le 500.000 adesioni necessarie per promuovere il referendum popolare contro il Jobs Act. I quesiti referendari sono in tutto quattro, due sui licenziamenti (uno sul superamento del contratto a tutele crescenti che abolì l’articolo 18, l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese); il terzo per diminuire la possibilità di assumere con contratti a termine attraverso la reintroduzione delle causali; l’ultimo per proteggere i lavoratori delle aziende appaltatrici, chiedendo che il committente mantenga la responsabilità su eventuali infortuni sul lavoro. I referendum potrebbero svolgersi nella primavera del 2025.

Ecco che subito ci siamo venduti alla von der layen ??

Se Verrà riconfermata
Siamo finiti

Poche parole ma ben dette...

Ora, ogni volta che un politico occidentale apre bocca mi sorge spontanea sempre la stessa domanda: sono cretini, pazzi, criminali o tutte e tre le cose insieme?

Germania, Ministro della Difesa: “Pronti alla guerra in 5 anni”.

Ieri il Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha dichiarato nelle aule del Bundestag, il Parlamento federale tedesco, che la Germania deve “essere in grado di affrontare una guerra entro il 2029”, sottolineando che Putin non si fermerà in Ucraina. Dopo le dichiarazioni del Presidente francese Macron e del Segretario Generale della NATO Stoltenberg, arrivano così anche personalità tedesche a suggerire la possibilità di entrare in guerra di qui ai prossimi cinque anni. Pistorius aveva suggerito che la Germania sarebbe dovuta essere pronta alla guerra già lo scorso novembre, e ieri è tornato sull’argomento in concomitanza con l’approvazione della nuova strategia di difesa in caso di conflitti.

Presidenzali in Russia 2024, Putin si ricandida ufficialmente.

«È il momento di prendere una decisione. Mi candiderò alla presidenza della Russia». Con queste parole, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che si ricandiderà alle Presidenziali del marzo 2024, ambendo a ottenere il suo quinto mandato (il terzo consecutivo). Dai tempi di Stalin, Putin è già ora il leader del Cremlino più longevo. La prima volta fu eletto nel 2000 e dovette lasciare nel 2008, quando era ancora in vigore il limite dei due mandati, diventando premier. È stato rieletto presidente nel 2012 e poi nel 2018.

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