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Il 20 ottobre 1438 muore a Siena Jacopo della Quercia, lo scultore di Fonte Gaia
(continua...)
Le sculture rimasteci, pur molto deteriorate, mostrano la potenza dello stile di Jacopo, nel quale la linea è strumento essenziale di sintesi e di movimento nel definire, con grandiose e duttili cadenze i piani plasticamente animati del rilievo che emerge dalle cavità quasi absidali delle nicchie.
Negli anni dal 1413 al 1422 l'artista scolpi, in più riprese; la pala d'altare della Cappella Trenta nella Chiesa di S. Frediano a Lucca, nella quale racchiuse le figure entro un’architettura dì un gotico forse eccessivamente fiorito, insistendo nel complicato agitarsi dei panneggi.
Nel 1417 ebbero inizio i lavori del Fonte Battesimale del Battistero di S. Giovanni attiguo al Duomo di Siena, che, eseguiti in varie fasi, si protrassero fino al 1428. Di questo capolavoro, una delle maggiori opere dell'arte scultorea italiana nel Quattrocento, Jacopo della Quercia fornì il disegno, realizzò la parte superiore, e collaborò alla parte inferiore, a cui presero parte anche Donatello, Lorenzo Ghiberti e altri insignì artisti.
Del 1420 circa è una scultura lignea della «Madonna col Bambino» conservata nella Chiesa di S. Martino a Siena.
Del 1421 sono le statue lignee dell’«Angelo annunciante» e della «Vergine annunciata» nella Collegiata di S. Gimignano.
Di periodo di poco anteriore al 1425 è probabilmente la «Madonna col Bambino», oggi al Louvre di Parigi, quasi concordemente attribuita a Jacopo.
Negli anni dal 1425 al 1437 Jacopo lavorò, ad intervalli, a Bologna; dove attendeva alla splendida decorazione scultorea del portale maggiore della Basilica di S. Petronio. In quest'opera, alcune scene bibliche («Creazione di Adamo ed Eva», «Il peccato», «La cacciata dal Paradiso», «Il lavoro dei primi uomini») precorrono, per grandiosità di forme, l'arte di Michelangelo, mentre il gruppo della «Vergine col Bambino» nella lunetta sopra la porta è caratterizzato da un vivo contrasto di luci e di ombre, e da una profonda e quasi triste severità nell'espressione della Vergine.
Dopo la fine dei lavori del Fonte Battesimale di S. Giovanni, cioè dopo il 1428, Jacopo fu anche nominato Capomaestro dell'Opera del Duomo di Siena, carica che mantenne fino alla morte. Dell'ultima parte della vita, forse del 1438, sono alcune decorazioni scultoree dello smembrato Altare Casini nel Duomo di Siena, attualmente conservate nel Museo dell'Opera.
Jacopo della Quercia, nonostante i continui contrasti con il Comune di Siena e con l'Opera del Duomo, era tenuto in altissima considerazione nella città, aveva il titolo di «Miles», cioè di Cavaliere, e fu più volte Priore del Duomo e prescelto per vari incarichi pubblici. Jacopo mori a Siena, nel 1438, nella casa dell'Opera, e fu sepolto nel chiostro del Convento di S. Agostino; la sua tomba, tuttavia, non esiste più e le sue ossa sono andate disperse.
Scheda tratta dal volume di Marco Falorni, Senesi da ricordare, Edizioni Periccioli, Siena, 1982.
Il 20 ottobre 1438 muore a Siena Jacopo della Quercia, lo scultore di Fonte Gaia (ca. 1374-1438)
di Marco Falorni
Jacopo di Pietro d'Agnolo della Quercia
nato probabilmente a Siena nel 1371-74
morto a Siena il 20 ottobre 1438
Contrariamente a quanto viene spesso indicato, Jacopo nacque probabilmente a Siena, e non a Quercegrossa, e derivò il nome dal fatto di appartenere a famiglia originaria di quel borgo del contado senese. Fu una figura fondamentale della scultura, non solo senese, del sec. XV. Dopo Giovanni Pisano, e prima di Michelangelo, è difficile trovare, nell'intera scultura italiana, un artista che si elevi alle altezze di Jacopo.
Nato da un padre scultore e orafo, ben poco sappiamo della sua formazione artistica. Certamente si ispirò ai Pisano, soprattutto a Nicola, ma infuse alla sua arte un impegno di ricerca assai più profondo dei neopisanisti che lo avevano preceduto, trasse profitto anche dalla scuola fiorentina. Fu comunque soprattutto influenzato da una attenta osservazione dell'arte classica, romana ed etrusca, da cui Jacopo trasse lo spunto per uno stile gagliardo e personalissimo, dando alla forma la massima efficienza mediante l'incisività della linea; suo grande merito fu quello di fondere magnificamente il linearismo gotico con l'armonia rinascimentale.
Egli realizzò numerose opere nelle Chiese e negli edifici di Siena, ma anche in molte altre città. La sua attività iniziò negli ultimi anni del sec. XIV. La più antica opera accertata sembra una «Madonna col Bambino» posta attualmente nella nicchia sopra l'Altare Piccolomini nel Duomo di Siena [ndr: la critica più recente ha attribuito l'opera, preesistente all'altare Piccolomini, a Giovanni di Cecco].
Nel 1401 l'artista era a Firenze, dove prese parte al concorso per la seconda porta del Battistero, e dove dovette soggiornare abbastanza a lungo in quel periodo; recentemente, infatti, sono stati attribuiti con fondamento al suo periodo giovanile alcuni rilievi della Porta della Mandorla nel Duomo della stessa città, e l'«Annunciazione», conservata nel Museo dell'Opera del Duomo, proveniente dalla medesima porta.
Nel 1406-07 Jacopo era a Lucca, dove scolpi, nel Duomo, la famosa tomba di Ilaria del Carretto, seconda moglie di Paolo Guinigi, Signore di Lucca, morta nel dare alla luce il suo secondo figlio, l'8 dicembre 1405. In quest'opera lo stile dello scultore appare già pienamente formato; perfetta è la sintesi che si realizza tra un vivace e incisivo linearismo gotico internazionale e la ricerca plastica, vivissima soprattutto nei putti scolpiti sui fianchi del sarcofago.
Nel 1408 Jacopo esegui la «Madonna del Melograno», conservata nel Museo del Duomo di Ferrara, opera di forme piuttosto massicce, vicina all'anteriore scultura toscana, specialmente fiorentina.
Nel 1408 Jacopo iniziò la sua opera massima, la Fonte della Piazza del Campo a Siena, che gli dette grandissima fama, e in virtù della quale fu detto anche «Jacopo della Fonte». Quest'opera celeberrima, che fu chiamata «Fonte Gaia» in seguito all'esultanza del popolo senese all'arrivo dell'acqua in Piazza del Campo nel giugno 1343, fu poi ridotta dal tempo e dall'incuria degli uomini in pessimo stato di conservazione, tanto che i resti di essa sono stati rimossi e ricomposti all'interno del Palazzo Pubblico [ndr: oggi gli elementi della Fonte Gaia originale sono conservati presso il complesso del Santa Maria della Scala]; sulla piazza si trova oggi una ottima riproduzione eseguita dallo scultore Tito Sarrocchi.
I lavori della Fonte Gaia furono interrotti più volte, e Jacopo vi attese soprattutto negli anni 1414-19. Finalmente l'opera ebbe termine e il 20 ottobre 1419 fu firmato il lodo col quale Maestro Jacopo, dichiarandosi soddisfatto di ogni suo avere, giurava sui Vangeli di rinunciare ad ogni pretesa per l'avvenire.
(segue...)
⬛️ Condoglianze alla famiglia e alla Contrada della Lupa per la scomparsa prematura di Francesco Guidarelli. ⬛️
Quando se ne vanno i "figli di Siena" a un'età prematura non si trovano spiegazioni.
Riprendo la notizia da @oksiena.
Chiuso il sondaggio sul Mossiere.
La maggioranza relativa del 28% pensa che sia giusto dare una seconda chance al mossiere Renato Bircolotti.
Secondo molti è però un giudizio senza appello, il che significa che se questo Palio dovesse andare male e se ci fossero lamentele, Bircolotti non si rivedrà mai più sul tufo di Piazza del Campo.
Personalmente non mi stupisco tanto sul 12% che sostiene l'"usato sicuro" di Ambrosione.
Quello che mi lascia letteralmente basito è quell'8% di chi vorrebbe resuscitare Masala.
Ultima annotazione: speriamo vivamente che Bircolotti scappi dopo la Mossa del Palio, scortato dai Carabinieri come da prassi, ma senza che poi lo rivediamo col calice di prosecco nella Contrada vittoriosa.
FINITO IL BAOBELLO, TUTTI AL MARE
I tempi del Palio, anzi della Festa, come spesso chiamiamo il Palio, scandiscono per tutto l'anno le attività e la vita di un Senese.
Fin da quell'ultimo weekend di fine aprile, quando si celebra la prima Festa Titolare dell'anno (Valdimontone) tra le diciassette Consorelle, a quel secondo weekend di settembre, quando si celebra l'ultima Festa Titolare (Aquila), la vita dei Senesi è scandita dai tempi contradaioli e palieschi. Coi suoi suoni di tamburi e di sventolio di bandiere.
Non è dato sapere se è stato fatto apposta (in realtà penso proprio di no e che sia un caso), ma tra i due Palii del 2 luglio e 16 agosto c'è una bella pausa tra le Feste Titolari e dopo il Baobello della Nobil Contrada del Bruco ci sono tre settimane di "buco", in cui le Contrade non girano.
Ovviamente bisogna smaltire tutte le fatiche del Palio del 2 luglio, per chi lo ha corso, poi si smaltisce la stanchezza del tornare a una vita normale (per chi ha vinto). Ma tra la Festa del Bruco e quella della Torre del 24 luglio molti senesi se ne vanno al mare a Follonica, sull'Argentario o a Castiglione della Pescaia o Punta Ala per i più fortunati (e facoltosi).
Le due Feste di Bruco e Torre, tra l'altro strettissime e storiche Contrade alleate, e lo spazio di tempo che ci sta nel mezzo, segnano lo spartiacque della stagione paliesca, che a Siena vuol dire della stagione estiva.
Il tempo tra i due Palii è un momento che fa parte della vita di ogni senese, come la fioritura di primavera o le prime foglie che cadono in autunno. Sono le stagioni che fanno parte della vita.
Poi per il 24 luglio si rientra e si va al Mangia e Bevi della Torre (ocaioli esclusi, ovviamente) e dopo una settimana inizia la Fiera Gastronomica della Pania nella Nobile Contrada del Nicchio, che ancora oggi, sebbene ridimensionata e abbreviata, costituisce il più grande ristorante a cielo aperto di tutta Siena di tutto l'anno.
Ecco, alla Pania ci vanno tutti, ma proprio tutti (montonaioli esclusi, che però si consolano nei loro spazi di Contrada, che sono tra i più belli di tutta la città e oserei dire al mondo).
La Pania del Nicchio è come quelle feste di paese di una volta dove ci si andava anche solo per vedere e farsi vedere. E anche quest'anno sarà così.
Qualche anno fa, prima della pandemia, ho visto l'attore americano Matt Damon che mangiava all'"Angolo dell'Unto", la celeberrima friggitoria del Nicchio che già nel nome è tutto un programma.
Siena è così. Noi siamo così. Poi, verso il 10 agosto, la Fiera Gastronomica della Pania finisce e ci si prepara al Palio, per chi lo corre. E si torna a parlare di barberi.
Votate ancora il sondaggio fino a sabato mattina.
Ricordo a tutti che su Telegram per vedere i risultati bisogna per forza votare, quindi al limite votate l'opzione "non so", che io inserisco sempre di proposito
"a Cesare" di Michele Fiorini
Ricordi di PALIO
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