➡️ Sabato 30/03 a Roma

Vieni a firmare contro le privatizzazioni ✍️

La polemica sulle manganellate della polizia agli “studenti” è davvero paradossale e ridicola. Quando si scende in piazza e si decide di non rispettare le autorizzazioni di una manifestazione, cosa ci si aspetta?

Di certo non è la prima volta che una protesta subisce una carica della polizia e la strumentalizzazione in atto, le parole di Mattarella, le lacrime dei vip, fanno ben capire chi, consapevolmente o no, è dalla parte del sistema.

Perché non ricordo tutto ciò quando a prendersi le manganellate erano “altri”studenti che protestavano contro il Ddl Zan, “altri” lavoratori e precari scesi in piazza contro la gestione fallimentare dell’emergenza sanitaria o “altri” militanti politici che difendevano uno spazio culturale alla periferia di Roma.

In tutti questi casi, dove davvero ci sono stati abusi di potere, manganellate, lacrimogeni sparati in faccia, pugni e calci contro anche donne e minorenni, non mi risultano politici che hanno espresso solidarietà, prime pagine di giornali sulla violenza della polizia, tantomeno agenti indagati. I processi, ancora in corso, sono tutti contro di noi.

Nessun pianto, nessun lamento, ci siamo sempre presi le nostre responsabilità, perché in fondo è questo che divide gli uomini dalle marionette e continueremo a farlo, a difendere soprattutto i nostri princìpi, anche con i nostri corpi quando necessario.

Però va ribadita, perché forse è necessario, questa profonda differenza. Perché voi siete il sistema e noi non saremo mai come voi.

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CasaPound nelle piazze per dire no alle privatizzazioni, manifestazioni organizzate in tutta Italia

Sabato 24 febbraio saremo in piazza in tutta Italia per ribadire il nostro no alla cessione di pezzi di società pubbliche ai privati. Ci troviamo di fronte all’ennesimo attacco contro settori su cui si basa la stabilità della Nazione e questo nonostante le passate privatizzazioni abbiamo già dimostrato che non è così che si risolve il problema del debito pubblico. Eni, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato e altri settori sono vitali per l’economia e la società: privatizzarli vuol dire dare spazio a crisi e licenziamenti di massa. Quello che serve sono politiche industriali e di crescita concrete, le stesse che questo governo ha promesso a gran voce in campagna elettorale. Sabato ci ritroveremo in piazza nelle principali città italiane proprio per richiedere a gran voce queste politiche: l’Italia non si svende.

? Roma - Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ore 16
?Altre città: vedi mappa

? #NOALLEPRIVATIZZAZIONI

Siamo pronti a scendere in piazza in tutta Italia contro le privatizzazioni di aziende e asset strategici e lo faremo in tutta Italia davanti a luoghi simbolici.

La cessione di pezzi di società pubbliche ai privati è un attacco preciso e voluto contro settori su cui si basa la stabilità della Nazione. Le passate privatizzazioni non hanno certamente risolto il problema del debito pubblico e non lo risolveranno quelle che il governo ha ipotizzato per Eni, Poste, Ferrovie dello Stato e altri settori.

Chiediamo al governo di mettere in campo quelle politiche industriali e di crescita tanto promesse in campagna elettorale e di non seguire la scia di chi negli anni ha svenduto pezzo dopo pezzo l’Italia, agitando lo spauracchio del debito pubblico e dimostrando di non avere nessun tipo di visione strategica in campo economico, seguendo soltanto interessi sovranazionali.

Nel caso di Eni e Poste Italiane un’eventuale privatizzazione non sarebbe nemmeno conveniente in termini di debito pubblico: la partecipazione in Eni rende quasi il 5% rispetto ad un costo dell'indebitamento che non supera il 4% ed è peraltro destinato a diminuire con il venturo allentamento sui tassi di interesse: la differenza è una perdita secca che andremo a registrare nel medio-lungo termine. Poste, ad oggi, rende più del 5% e quindi la vendita delle relative azioni sarebbe ancora meno conveniente se confrontata sempre al costo del debito pubblico.

Non permetteremo quindi la svendita della nazione senza dare battaglia, perché al di là delle speculazioni giornalistiche noi sappiamo bene da che parte stare, quella dell’Italia senza padrini né padroni.

CasaPound Italia si autoproclama ambasciata temporanea del Texas

La minaccia di secessione del Texas contro l’incapacità del governo federale statunitense nel gestire l’emergenza immigrazione è l’ennesimo segno che, anche nella patria del più bieco progressismo, il castello di carte inizia a scricchiolare e a perdere pezzi. Frontiere aperte, integrazione, sogno americano si rivelano quello che sono: menzogne distruttive. Lo diciamo senza mezzi termini, soprattutto perché in Europa queste menzogne stanno contribuendo ad sradicare, sostituire e cancellare storia, cultura, identità. Contro il progressismo a stelle strisce che ha rovinato le nostre nazioni, CasaPound si schiera col Texas diventandone ambasciata temporanea, nella speranza che la Texit si realizzi sfaldando e affossando dall’interno gli Stati Uniti.

Expo 2030, CasaPound affigge striscioni contro l’incapacità di Raggi e Gualtieri

Roma, 9 dicembre - “Expo2030… Raggi e Gualtieri siete due gaggi” è il testo ironico degli striscioni affissi da CasaPound dopo il fallimento nell’assegnazione di Expo2030, che si terrà alla fine a Riad. “Questo è il risultato dell’incapacità della giunta Raggi prima e di quella Gualtieri ora. La Capitale è nelle mani di persone che non sanno amministrarla: degrado, sporcizia, criminalità fanno da protagonisti e gli osservatori internazionali ne sono ben consapevoli. Nonostante l’enorme potenzialità di città e provincia, col suo patrimonio storico, culturale e artistico, siamo riusciti a farci scalzare nella corsa ad Expo2030. Al contrario, quello che emerge è la visione amara di una città che si sta spegnendo. Roma, invece, nella sua forza millenaria, ha ancora tanto da fare, dare e dire e non è certo una giunta di incapaci a poterne essere portavoce”.