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Per contattare l'avv. Fusillo scrivere dal sito www.difendersiora.it/scrivici
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Nei vecchi manuali di storia, si faceva incominciare l'età moderna nel 1492, legando però l'anno a un solo evento: la scoperta dell'America. Si sono rimossi gli altri eventi cruciali di quell'annus mirabilis (o horribilis). Il primo fu proprio il 1° gennaio, con l'ingresso trionfale degli Spagnoli a Granada, la conclusione della più lunga guerra di religione della storia, la Reconquista, e la cacciata dalla penisola iberica dei "mori", ossia degli islamici, che l'avevano occupato quasi otto secoli prima, mentre quelli che restarono furono obbligati a convertirsi.
A marzo seguì il secondo fatto: il decreto di Ferdinando e Isabella, che proprio per questo furono insigniti dell'appellativo di reyes catolicos, con il quale si espellevano gli ebrei, a meno che non accettassero il battesimo. La persecuzione peraltro si abbatté spesso anche sui conversos o cristianos nuevos.
Contemporaneamente veniva autorizzato il progetto di Colombo che lo avrebbe fortuitamente portato a scoprire il nuovo continente e fu lo stesso Colombo a notare poi in una lettera a Isabella la coincidenza con la cacciata degli ebrei.
Le sue navi del resto inalberavano sulle vele la croce e la motivazione ufficiale dell'impresa fu l'evangelizzazione dei "selvaggi".
I quali, i nativi, gli indios furono poi trattati come animali da lavoro e nel dibattito che si accese sulla loro natura ci fu il gesuita Sepulveda che sostenne che non di uomini si trattasse ma di "homunculi" non dotati di un'anima vera e propria.
Ecco, questi tre eventi non si associarono casualmente, ma fecero parte di uno stesso disegno e di uno stesso obiettivo: il trionfo totalitario di una ideologia religiosa.
Sbaglia allora chi rivendica senza alcuna riserva le "radici cristiane" dell'Occidente ed esalta senza alcuna istanza critica la cultura occidentale, perché in quelle radici e in quella cultura vi è anche il seme dell'intolleranza.
Sbaglia pure chi, all'opposto, demonizza interamente l'Occidente in una sorta di oikofobia, di autoflagellazione, perché dimentica che nell'Occidente moderno vi è anche il seme della libertà.
Bisogna saper riconoscere l'uno e l'altro seme e bisogna innaffiare solo quello dei due che merita di crescere.
Bisogna arrivare alle soglie della vecchiaia per capire quali persone e quali vicende hanno avuto un significato nella propria vita, si sono impresse nell'anima, e quali persone e vicende, alle quali pure al loro tempo hai dedicato passione, pensieri, tempo ed energie, sono poi evaporate come brina al sole, lasciando solo confusi frammenti di memoria.
In Francia si chiudono tra poco gli accordi cosiddetti di "desistenza". Riguardano quei collegi elettorali, circa centocinquanta, in cui il ballottaggio dovrebbe svolgersi fra tre candidati (e non due). Molti terzi arrivati, di Ensemble (Macron) o del Nuovo Fronte Popolare (l'alleanza delle sinistre), hanno già presentato una dichiarazione con la quale rinunciano a correre, per fare convergere i voti su un unico candidato, di centro o di sinistra a seconda dei casi, che possa strappare il collegio al candidato del Rassemblement di Le Pen e Bardella.
Si sta già alzando il coro, guidato dalla Meloni, di quelli che strillano che così "non si rispetta la volontà del popolo sovrano". Costoro hanno purtroppo una idea populistico-plebiscitaria e non liberale della democrazia e tendono a pensare che chi arriva primo, anche se non ha la maggioranza assoluta e ne è ben lontano, debba prendersi tutto (stile legge Acerbo del 1924).
Il Rassemblement ha ottenuto, con gli alleati, il 33 % al primo turno, che già è lontano dalla maggioranza assoluta dei votanti ed è ancora più lontano dalla maggioranza assoluta degli aventi diritto. Di questi ultimi ha votato il 65%, per cui meno di un cittadino su cinque ha espresso un voto per la destra.
Chiarito questo, va poi soprattutto sottolineato come funziona il sistema elettorale francese, maggioritario uninominale a doppio turno, a mio avviso il migliore dei sistemi elettorali (infatti in Italia non lo si è mai preso in considerazione, eccetto che dai radicali di Pannella che lo proposero vanamente).
Il sistema francese consentirebbe comunque a chi ottenesse la maggioranza assoluta nella maggioranza dei collegi di governare da solo. Ma quando questo non accade, il sistema francese chiama da un lato le forze politiche a formare delle alleanze, che possano delineare una maggioranza parlamentare, dall'altro lato offre la possibilità agli elettori che non hanno visto premiato dal consenso il loro candidato preferito di effettuare una seconda scelta. In sostanza se io ho votato Tizio, ma al ballottaggio ci vanno Caio e Sempronio, posso, se voglio, esprimere una preferenza tra Caio e Sempronio.
È inevitabile che in questo modo si possano formare al secondo turno non solo delle alleanze "per", ma anche delle alleanze "contro", ma questa è un' ulteriore garanzia democratica.
L'esempio del nazismo - che non faccio per paragonare anacronisticamente il Rassemblement al NSDAP ma per mostrare la bontà del sistema francese - è eloquente.
Nel 1932, in due diverse tornate elettorali, il partito di Hitler ottenne proprio una percentuale simile a quella del Rassemblement (un po' di più, a luglio, e un po' di meno a novembre). Ottenne quindi la maggioranza relativa, ma non la maggioranza assoluta. Dopo alcuni mesi di manovre, intrighi, intimidazioni, il Presidente della Repubblica Hindeburg, che pure detestava Hitler, fu costretto a nominarlo Cancelliere. Tutti sappiamo che cosa accadde dopo. Se la Repubblica di Weimar avesse avuto un sistema elettorale simile a quello francese, ci sarebbe stata la possibilità di bloccare i nazisti al ballottaggio.
Riguardo al Fascicolo sanitario elettronico, di cui si parlava stamattina, se qualcuno non avesse ancora ben chiaro perché i dati successivi al 19 maggio 2020 vengono inseriti automaticamente e senza che ci si possa opporre, o magari, peggio ancora, crede alle balle di regime secondo cui il FSE servirà a rendere più efficiente l'assistenza sanitaria (???), vada a leggersi l'articolo 11 dei 265 articoli che compongono il Decreto-legge 19 maggio 2020 , n. 34 (Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonche' di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19), governo Conte, e troverà scritto tra l'altro "Le Anagrafi vaccinali regionali rendono disponibili ai FSE i dati relativi alla situazione va
ccinale".
Piccolo dettaglio, nel maggio 2020 non era ufficialmente incominciata nessuna sperimentazione di vaccini, ci dicevano che per i vaccini ci sarebbero voluti almeno due anni, ammesso che si fosse riusciti a realizzarli e che il virus si combatteva con distanziamento, mascherine e lavaggio delle mani.
Il problema è che dopo quattro anni , la stragrande maggioranza degli italiani non ha ancora capito che cosa è successo e perché, né i pro vax, né i no vax, quest' ultimi con l'aggravante che credono di aver capito tutto.
Manifesto contro l'oblio sul 7 ottobre, "il crimine più pubblicizzato della storia"
GIULIO MEOTTI 27 GIU 2024
In Francia è uscito il libro "7 ottobre. Manifesto contro la cancellazione di un crimine", un lavoro collettivo che sulla copertina di ogni copia ha un nome diverso delle 1.160 vittime del massacro. A sostenere la memoria delle atrocità ottanta tra politici e intellettuali di destra e sinistra
Lungi dall’essere inteso come un crimine contro l’umanità, secondo la tradizione di Srebrenica o del Darfur, il 7 ottobre, secondo questi autori, ha cessato di esistere come evento. Sarah Fainberg dell’Università di Tel Aviv ha curato il lavoro collettivo di questi ottanta nel libro “7 ottobre. Manifesto contro la cancellazione di un crimine” uscito in Francia. Un giorno e mezzo dopo il 7 ottobre, mentre in Israele non avevano ancora compreso la portata del massacro, a Parigi, a Milano, a Washington e a Londra era stato già elaborato un quadro interpretativo. Poi è apparsa una parola, la parola chiave sul 7 ottobre: “contesto”. Ogni copia di questo libro porta in copertina il nome diverso di una delle 1.160 vittime. Scrive Fainberg: “È il primo ‘pogrom TikTok’ della storia. Il desiderio dei terroristi era di trasmetterlo immediatamente, istantaneamente e in diretta”. Da qui la domanda del libro: com’è possibile che il crimine più pubblicizzato del XXI secolo sia stato così rapidamente annacquato e cancellato?”.
La seconda innovazione è che abbiamo assistito a una combinazione di metodi utilizzati dalle Einsatzgruppen naziste e dall’Isis. “Come durante l’‘Olocausto dei proiettili’, abbiamo visto la partecipazione dei civili al massacro. Anche la parte attiva dei civili di Gaza in questo crimine è circondata da un immenso tabù in occidente. E come durante i raid dell’Isis, i corpi delle vittime furono fatti a pezzi, smembrati, le donne violentate, pratiche che non erano quelle dei nazisti”. Ci sono volute sei settimane per identificare le ceneri della bambina Liel Hetzroni, bruciata viva nel kibbutz Be’eri. “Non si trattava solo di uccidere, ma di creare una profanazione genocida nella terra-rifugio di Israele. Ci sono voluti quattro mesi e mezzo perché gli stupri di massa venissero riconosciuti da UN Women”.
Ultima cancellazione: gli ostaggi. “Non se ne parla quasi più. Il silenzio è assordante. Alla fine, Gaza ha cancellato gli ostaggi”. Uno degli autori del libro è il romanziere algerino Boualem Sansal. Attacca le “camicie nere che coltivano l’odio contro l’ebreo sotto la nobile terra di Gaza, e altrove nei territori perduti del mondo, in preparazione alla ‘Madre delle Battaglie’ che aspetta solo che la bomba atomica cada su Israele”. I piani aberranti hanno questo a loro favore: più sono grandi, più è probabile che si realizzino. “La prova, il 7 ottobre, impensabile il giorno prima”. Un’altra prova? “Il fervente sostegno dell’opinione occidentale ai nazisti di Hamas. Da qui lo straordinario assioma: la distruzione di Israele porterà pace e prosperità al mondo e i paesi musulmani svezzati dall’odio e guariti dalla peste diventeranno finalmente delle belle democrazie”. Nell’opinione pubblica c’è un sentimento diffuso, avverte Sansal: “Non vogliamo che l’ebreo muoia, ma non arriviamo a impedire che altri lo facciano”. Scrive che i morti di Israele sono i nostri morti: “Sono i nostri figli, le nostre sorelle, i nostri fratelli, hanno nomi e volti bellissimi, torturati, sgozzati, smembrati, bruciati. È a loro che penso, non all’umanità che può aspettare”. Infine l’ultima, terribile, frase: “È come negli anni ’40: ‘Dammi i tuoi ebrei e ti darò la vita’. Qua e là siamo pronti allo scambio”. Molte le offerte in giro.
La nostra vita sta scorrendo tra gli anniversari delle stragi e dei loro "misteri". Oggi tocca ad Ustica. Con "rivelazioni" che non rivelano niente, perchè ripropongono la solita vulgata, cara alla cosiddetta sinistra: l'aereo civile fu abbattuto se non dagli americani dai francesi, ma comunque i nostri vertici militari mentirono per sudditanza agli "alleati". E via le solite retoriche invocazioni alla "verità" dovuta alle vittime innocenti,. Questa ricostruzione è almeno parzialmente falsa e parzialmente reticente.
I fatti che si possono ragionevolmente dare per sicuri sono i seguenti.
Un aereo militare libico, scortato probabilmente da altri due Mig, viene inseguito da più aerei militari Nato, caccia francesi, F14 statunitensi e anche aerei militari italiani. Per scatenare questa guerra aerea, è presumibile che il velivolo militare libico non fosse uno dei tanti che solcavano i nostri cieli a quel tempo, E' plausibile che portasse Gheddafi di ritorno dalla Polonia, dalla Bulgaria o da qualche altro paese dell'Est. I Mig libici si riparano dietro il Dc9 Itavia, che precipita, o per il lancio di un missile o per l'impatto con uno dei Mig. Si scatena nelle settimane successive un depistaggio per coprire evidentemente una verità indicibile e negli anni si verificano anche una serie di morti sospette fra persone che sapevano troppo.
Che cosa non dice la vulgata ufficiale di sinistra e che cosa dà troppo per scontato?
1. Non è accertato che il Dc9 sia caduto per un missile Nato e non per una manovra di uno dei Mig libici che cercava di ripararsi dietro di esso.
2. Si tace il fatto che il nostro paese consentiva piena libertà di movimento all'aeronautica militare libica (come ai terroristi palestinesi del FPLP, legati allo stesso Gheddafi), nell'ambito del cosiddetto "lodo Moro" e in contraddizione con lo schieramento a cui apparteneva e appartiene. In quel momento, infatti, Gheddafi era un nemico e un obiettivo speciale sia dell'Amministrazione americana, sia della Francia (per la guerra in Ciad) e finanziava il terrorismo arabo, ma era un partner dell'Italia (e certo non solo per le quote Fiat che deteneva).
3. In particolare, gli aerei militari libici usavano solitamente utilizzare le scie dei nostri aerei civili per attraversare lo spazio aereo italiano sfuggendo alla sorveglianza Nato. Ed è quello che fecero anche i Mig libici quella sera. E' questa prassi dell'aviazione libica, consentita dalle nostre autorità, il primo motivo che portò alla tragedia del DC9.
4. La verità "indicibile" non sta dunque solo nel fatto che un aereo civile sia stato abbattuto da un missile americano o francese o comunque nel corso di un'azione di guerra aerea, ma anche e soprattutto in questa ambigua politica italiana. Indicibile è innanzitutto il "lodo Moro"
5. La reticenza dei nostri vertici militari non è quindi dovuta a "sudditanza" nei confronti della Nato, ma alla necessità di coprire il nostro doppio gioco. Non si tratta di supina "fedeltà" all'alleato, ma, al contrario, della nostra "infedeltà" all'alleato.
6. Quel che resta indicibile, stavolta per la stampa di sinistra e per il giornalismo d'"inchiesta" è l'ipotesi di un legame fra Ustica e la strage di Bologna di poche settimane dopo. A questo possibile legame e alla pista libico-palestinese nella strage della stazione di Bologna non si deve neanche accennare.
Lo scrivevo quattro anni fa. Nulla è cambiato, se non in peggio: quelli che si spacciano per "antisistema" continuano a inseguire i complotti e così aiutano il sistema a rafforzarsi
Io detesto il "complottismo" perché, contrariamente a ciò che pare, è un goffo tentativo di edulcorare, di addomesticare, di addolcire la cruda brutalità del reale, è il maldestro tentativo di trovare una facile soluzione e quindi una comoda via d'uscita a drammatici problemi e terribili pericoli.
Il coronavirus potrebbe esser effettivamente sfuggito dal laboratorio di Wuhan. Ci sono ormai solidi indizi in tal senso. Ma si è trattato di un errore, non di un complotto. Pensare che i cinesi abbiano ordito un complotto non è solo insensato - perché avrebbero usato un virus ben più letale e avrebbero evitato di danneggiare se stessi - ma è anche rassicurante. Un complotto presuppone infatti una strategia, una razionalità e ad una strategia razionale se ne può opporre un'altra. Qui c'è invece una realtà ben più terribile del più terribile dei complotti che si possano immaginare: la realtà di un regime totalitario criminale, che è la più grave minaccia per l'umanità, per la vita stessa sul pianeta. C'è la realtà di un'Organizzazione mondiale della sanità, che ha coperto quel regime, per vile denaro. C'è la realtà di esperti e scienziati a libro paga di quella organizzazione e quindi conniventi indirettamente con quello stesso regime e corresponsabili dei suoi crimini. E, nel nostro caso, c'è la realtà di un governo che, non per ordire chissà quale complotto, ma per mera inettitudine si è affidato a questi esperti e a quella organizzazione, ha delegato a loro le scelte politiche, ha messo le nostre vite e la nostra libertà nelle loro mani.
Capisco che è più rassicurante credere ai complotti, dei cinesi, degli americani, degli israeliani, di Big Pharma, di Burioni e dei vaccinisti tutti, che guardare in faccia questa terribile realtà.
QUATTRO ANNI FA - Chi si lamenta e si lamenterà di questo o quel provvedimento del governo, ora e in futuro, si chieda dove era, che pensava e che faceva.
"In America - Texas - manifestazioni di protesta contro il lock down. In Italia, i cittadini che escono da casa vengono inseguiti da droni ed elicotteri e molti applaudono.
È un fatto: siamo più vicini a Wuhan che agli USA.
E stavolta non ci sarà nessuno" sbarco a Salerno a restituirci la libertà
Una cosa devo proprio dirla: chi commenta guerre e operazioni militari come un tifoso al bar sport, da qualunque parte stia, mi fa discretamente ribrezzo. In 99 casi su 100 è naturalmente uno che della guerra non ha alcuna esperienza diretta.
Il mio intervento, con Davide Rossi, al Vaso di Pandora, su una inchiesta largamente ignorata che smascherava la vera regia della risposta politica alla pandemia
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