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Crisi strategica di Israele e crescente rischio di un conflitto regionale
Il crollo del paradigma israeliano della deterrenza, la deriva etnonazionalista del paese, e il rischio di una nuova “Nakba” palestinese, spingono la regione mediorientale verso l’abisso.
Il mio nuovo articolo per #IntelligenceForThePeople
?https://robertoiannuzzi.substack.com/p/crisi-strategica-di-israele-e-crescente
La scelta di Netanyahu di anteporre il controllo del Corridoio Philadelphia, al confine tra Gaza ed Egitto, alla liberazione degli ostaggi condanna al fallimento i negoziati per il raggiungimento di una tregua.
Che le proteste di piazza possano portare a un ripensamento del premier pare poco verosimile. Sebbene la questione degli ostaggi unisca l’opinione pubblica contro il governo, gli israeliani continuano a essere favorevoli alla prosecuzione del conflitto
Di fatto, la società israeliana vive un perpetuo stato di contraddizione: detesta Netanyahu ma lo considera preferibile ai suoi avversari politici, vorrebbe veder cadere il governo ma non sa concepire un’alternativa.
Da questa situazione traggono profitto i ministri di estrema destra nella coalizione di governo, i quali hanno costantemente rifiutato un accordo sul cessate il fuoco, cercando invece di realizzare la loro visione messianica di una supremazia ebraica sull’intera Palestina.
Il livello di disumanizzazione dei palestinesi ormai toccato da diversi esponenti politici e militari israeliani ha raggiunto livelli spaventosi, portando all’impiego sistematico della tortura nei centri di detenzione israeliani.
Nel frattempo, l’ultima strategia adottata dai vertici militari israeliani a Gaza è quella dei continui ordini di evacuazione, che obbliga incessantemente i civili stremati della Striscia a fuggire dai ricoveri dove si erano appena sistemati.
Come ha sottolineato l’ONU, questi ordini di evacuazione, che dovrebbero essere finalizzati a proteggere i civili, hanno esattamente l’effetto opposto, obbligando intere famiglie a fuggire di continuo, spesso sotto il fuoco israeliano.
Malgrado l’enorme livello di distruzione prodotto a Gaza, Hamas è però tutt’altro che sconfitto, dimostrando di essere in grado di riorganizzarsi e ricostituire le proprie forze anche grazie a nuove campagne di reclutamento.
Secondo l’intelligence USA, le forze armate israeliane non potranno mai eliminare completamente il gruppo. Il governo Netanyahu si trova dunque in una sorta di vicolo cieco strategico. Ha esaurito i propri obiettivi militari, ma si ostina a rifiutare una soluzione politica.
Nel frattempo, le forze armate israeliane continuano a logorarsi nella Striscia, a subire perdite in termini di uomini e mezzi, ad imporre un fardello insopportabile sui riservisti, sulla società e sull’economia del paese.
Il 7 ottobre ha portato al crollo del paradigma israeliano della deterrenza: oltre a non aver estirpato Hamas, il governo israeliano ha dovuto evacuare circa 70.000 persone dal confine libanese a causa dei combattimenti con Hezbollah.
Tel Aviv ha poi dovuto subire la rappresaglia missilistica iraniana che, per quanto simbolica, ha mostrato che lo scudo antimissile israeliano può essere “bucato” malgrado l’azione congiunta condotta in suo sostegno da USA, Gran Bretagna, Francia e Giordania.
E questo mentre le forze armate israeliane sono impegnate in un conflitto che si protrae ormai da 11 mesi, contravvenendo così all’abituale dottrina di sicurezza che prevedeva di ingaggiare conflitti intensi ma di breve durata per non logorare l’esercito.
Un articolo pubblicato sulla rivista americana Foreign Affairs ha poi messo in guardia sul futuro di Israele: “Il paese ha imboccato una strada illiberale, violenta e distruttiva […] non solo con i palestinesi, ma con i propri stessi cittadini”.
Se vi va, leggete l’articolo!?
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Crisi strategica di Israele e crescente rischio di un conflitto regionale
Il crollo del paradigma israeliano della deterrenza, la deriva etnonazionalista del paese, e il rischio di una nuova “Nakba” palestinese, spingono la regione mediorientale verso l’abisso.
Mentre l’offensiva ucraina su Kursk ha probabilmente raggiunto il suo culmine, senza tuttavia riuscire a distogliere forze russe dalla loro avanzata sulla città strategica di Pokrovsk, in Donbass, Zelensky è stato investito da un diluvio di critiche in patria.
Secondo l’Economist, i russi stanno costruendo estese fortificazioni lungo tutta la linea di avanzata degli ucraini a Kursk, una sorta di replica della “linea Surovikin” che bloccò la controffensiva ucraina dell’estate 2023.
?https://www.economist.com/europe/2024/08/29/even-as-it-humiliates-russia-ukraines-line-is-crumbling-in-the-donbas
Secondo stime del vicedirettore della CIA David Cohen (28 agosto), la massima espansione ucraina di 300 miglia quadrate in territorio russo si sarebbe leggermente ridotta. Nel frattempo, l’avanzata russa su Pokrovsk in Donbass non accenna a rallentare.
?https://www.c-span.org/video/?538010-1/fbi-cia-military-officials-speak-intelligence-national-security-summit
Ciò ha scatenato dure critiche nei confronti di Zelensky da parte di esponenti dell’esercito, deputati, e analisti militari ucraini, secondo il Financial Times. La caduta di Pokrovsk metterebbe a rischio l’intera logistica di Kiev nella regione.
?https://www.ft.com/content/e63ce931-d3a1-4b4a-8540-e578d87873e5
Pokrovsk si trova al crocevia di diverse strade e ferrovie di importanza strategica. La cittadina è divenuta uno snodo chiave per il funzionamento del fronte ucraino da Vuhledar all’estremo nord dell’oblast di Donetsk e oltre.
Secondo il sito ucraino Euromaidan Press, attualmente vi sono due snodi chiave per la logistica ucraina in Donbass: Pokrovsk e Kramatorsk.
I russi in realtà non hanno neanche bisogno di conquistare la città. La loro semplice prossimità al centro abitato gli rende possibile colpire strade e ferrovie con artiglieria, droni e mortai, rendendo queste vie di comunicazione di fatto inutilizzabili, cosa che in parte è già avvenuta.
?https://euromaidanpress.com/2024/08/28/what-the-fall-of-pokrovsk-could-mean-for-ukraine/
La strada che unisce Pokrovsk a Kostiantynivka è da tempo nel mirino dei russi. L’interruzione di questa via di comunicazione complicherebbe enormemente il rifornimento delle truppe ucraine nel settore Bakhmut-Horlivka.
L’interruzione della strada e della ferrovia aggraverebbe la situazione di Kiev, che rischierebbe di perdere Kurakhove, Vuhledar, e le aree a sud e a nord di Toretsk. Infine, se Pokrovsk cadesse, le forze russe incontrerebbero pochi ostacoli ad una possibile avanzata verso Dnipro.
A partire da luglio, la progressione russa nella regione ha accelerato significativamente il passo, permettendo alle forze di Mosca di soverchiare numerose linee difensive ucraine frettolosamente costruite dopo la caduta di Avdiivka.
?https://www.youtube.com/watch?v=S-GDr_4IFHo
Euromaidan Press conclude chiedendosi se Kiev riposizionerà proprie forze dalle aree di Kursk e di Kharkiv, o da fronti attualmente inattivi, per scongiurare quella che definisce “una catastrofe” qualora Pokrovsk dovesse essere persa.
Tuttavia, secondo altre fonti ucraine, le truppe di Kiev avrebbero già abbandonato Novohrodivka, ad appena 20 km da Pokrovsk.
Secondo Roman Ponomarenko, ufficiale della famigerata brigata Azov, Pokrovsk è destinata a cadere entro poche settimane.
?https://www.kyivpost.com/post/38217
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The Economist
Even as it humiliates Russia, Ukraine’s line is crumbling in the Donbas
The shock raid inside Kursk has not distracted the Kremlin from advancing
L’intenzione americana di delegare ai paesi europei la manutenzione degli F16 “donati” all’Ucraina è solo l’ultima conferma del fatto che Washington, dopo averlo provocato, vuole scaricare sulle spalle dell’Europa il fardello economico e militare del conflitto con Mosca.
?https://www.wsj.com/politics/national-security/white-house-rejects-plan-to-send-americans-to-ukraine-to-maintain-f-16s-34fa1967
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WSJ
Biden Administration Rejects Plan to Send Americans to Ukraine to Maintain F-16s
The Biden administration has rejected a military proposal to send American contractors to Ukraine to maintain Western military equipment, including F-16 jet fighters, over concerns about safety, U.S. officials say.
Kursk: invasione del territorio russo pianificata dall’Occidente?
Il mio nuovo articolo. Torna #IntelligenceForThePeople!
?https://robertoiannuzzi.substack.com/p/kursk-invasione-del-territorio-russo
Sebbene le tesi più trionfalistiche della stampa occidentale sostengano che l’incursione ucraina a sorpresa nell’oblast di Kursk rappresenti un punto di svolta nella guerra, non ci sono elementi concreti che facciano presagire un simile esito.
L’episodio segna tuttavia una pericolosa escalation nella misura in cui vi sono indicazioni che alcuni paesi occidentali abbiano direttamente partecipato alla pianificazione e realizzazione dell’invasione di un pezzo di territorio russo.
La vista di carri armati, blindati ed altri sistemi d’arma occidentali impegnati nella conquista di terre russe per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale è certamente un evento il cui impatto non può essere sottovalutato.
Il fatto che i russi siano stati colti di sorpresa è stato spiegato in vari modi. Il confine era scarsamente difeso, in primo luogo perché i russi ritenevano che un attacco su quel tratto di frontiera, relativamente povero di obiettivi strategici, non avesse senso.
L’avvento dell’era dei piccoli droni ha poi cambiato il modo in cui vengono difesi i teatri inattivi. Invece di una linea di contatto densamente presidiata da soldati che sarebbero facile bersaglio, le linee più avanzate vengono lasciate di solito relativamente sguarnite.
A cosa puntava esattamente l’offensiva ucraina nell’oblast di Kursk? Alla luce dell’estensione abbastanza piccola di territorio che le forze di Kiev sono riuscite a conquistare, l’elemento più importante da un punto di vista strategico è la cittadina di Sudzha.
La rilevanza economica di questo piccolo centro sta nel fatto di essere un hub di distribuzione del gas. Da esso passa infatti il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhhorod che trasferisce tuttora una media di circa 42 milioni di metri cubi di gas al giorno verso l’Europa.
Il controllo ucraino di Sudzha lascia inoltre una sola linea ferroviaria da Kursk a Belgorod a disposizione dei russi. L’autostrada E105 che unisce i due capoluoghi, ed è strategica per sostenere il fronte russo di Kharkiv, non pare invece al momento minacciata.
Certamente un obiettivo dell’operazione ucraina era di spingere Mosca a disimpegnare forze dal Donbass, dove le truppe di Kiev sono in grossa difficoltà, per riconquistare il territorio di Kursk.
I russi hanno però optato per una risposta calibrata a Kursk, al fine di non sottrarre forze alla spinta offensiva in particolare nell’oblast ucraino di Donetsk, dove hanno raggiunto la cittadina di Pokrovsk, la cui caduta potrebbe preludere alla perdita dell’intero oblast di Donetsk da parte di Kiev.
Il 21 agosto, il quotidiano russo Izvestia ha rivelato un rapporto dell’SVR, i servizi segreti esteri di Mosca, secondo il quale l’offensiva ucraina su Kursk era stata organizzata in collaborazione con quattro paesi occidentali.
Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha velatamente confermato questa tesi dichiarando all’Independent che “vi erano state discussioni tra le forze alleate, anche se non in pubblico” riguardo all’offensiva.
Dal canto suo, la stampa e il governo di Londra non si sono fatti scrupolo di propagandare il ruolo britannico, in termini di fornitura di armi e di assistenza di intelligence, nell’operazione.
Sebbene la Casa Bianca abbia dichiarato che non era informata dell’operazione, si può ipotizzare il contrario a giudicare da quanto scritto da James Stavridis, già comandante supremo delle forze NATO in Europa, sulle colonne di Bloomberg.
Uno degli obiettivi più importanti ma forse meno sottolineati dell’offensiva di Kursk ha a che fare con la coesione del fronte occidentale e con la definizione della sua linea politica riguardo al conflitto con Mosca.
Se vi va, leggete tutto l’articolo!?
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Intelligence for the People
Kursk: invasione del territorio russo pianificata dall’Occidente?
Capovolgere la narrazione del conflitto e rafforzare il fronte bellicista occidentale fra gli obiettivi di un’azione volta a mettere in difficoltà Mosca innanzitutto da un punto di vista mediatico.
Il continuo alzare la posta in gioco da parte di Israele nel confronto con Hamas, Hezbollah, gli Houthi e l’Iran ha posto i vertici israeliani in un vicolo cieco dal quale non sembrano in grado di uscire.
Solo un cessate il fuoco a Gaza potrebbe interrompere la spirale verso un conflitto allargato dal quale Israele non uscirebbe certamente vincitore, ma Netanyahu sembra intenzionato a puntare su una guerra a oltranza.
Ne parlo con l’ottimo Giacomo Gabellini.
?https://www.youtube.com/watch?v=j-iI6vW3bf0
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La paralisi strategica di Israele | Roberto Iannuzzi
Mentre all’interno della Striscia di Gaza la devastazione di edifici e terreni coltivabili procede e il conto delle vittime non accenna a rallentare, l’esercito israeliano consolida il controllo delle aree perimetrali dell’angusto fazzoletto di terra, impiantandovi…
Secondo l’SVR, i servizi segreti esteri di Mosca, l’offensiva nella regione di Kursk è stata preparata con la partecipazione dell’intelligence di USA, Gran Bretagna e Polonia. Le unità ucraine coinvolte sono state addestrate in Gran Bretagna e Germania.
Consiglieri militari di questi 4 Paesi NATO hanno fornito assistenza nella gestione delle unità ucraine che hanno invaso il territorio russo e nell'uso di armi ed equipaggiamento militare occidentale da parte degli ucraini.
Tali paesi hanno inoltre fornito all'esercito ucraino intelligence satellitare sul dispiegamento delle truppe russe nell'area dell'operazione. Lo ha rivelato il quotidiano russo Izvestia.
?https://iz.ru/1745929/semen-boikov/raskinuli-alians-v-svr-rasskazali-o-roli-chetyrekh-stran-nato-v-podgotovke-ataki-na-kurskuiu-oblast
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Известия
Раскинули альянс: в СВР рассказали о роли четырех стран НАТО в подготовке атаки на Курскую область
Как Запад сейчас помогает украинским военным
Gli USA sono complici nell’operazione israeliana che ha portato alla liberazione di 4 ostaggi e al massacro di oltre 200 palestinesi a Nuseirat.
1) Essi hanno fornito informazioni di intelligence necessarie a compiere l’operazione
?https://edition.cnn.com/middleeast/live-news/israel-hamas-war-gaza-news-06-08-24#h_9ce7c620c3032c370838e70543e6340e
2) Hanno probabilmente permesso l’impiego dello spazio di attracco del loro molo temporaneo come punto di appoggio per l’evacuazione degli ostaggi.
?https://x.com/QudsNen/status/1799432676341850579
3) Secondo alcuni report da confermare, forze USA sul terreno avrebbero preso parte all’operazione
?https://www.middleeasteye.net/news/israel-rescues-four-captives-gaza-special-operation
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CNN
Live updates: Israel-Hamas war, Israeli hostages rescued, Palestinians killed in raid
The Israeli military says it rescued four hostages from central Gaza on Saturday. Palestinians report scenes of horror on the ground, and Gaza hospital officials say more than 200 people were killed. Follow for live updates.
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la fionda📗
Il premier slovacco Robert Fico, rimasto gravemente ferito nell’attentato di maggio, ha votato in mattinata nel seggio istituito nell'ospedale di Bratislava. Queste le sue parole a commento delle elezioni pubblicate sulla sua pagina Facebook. "Ho votato…
Mi scuso per il piccolo blackout di questi giorni. E’ che nel frattempo è uscito il mio libro “Il 7 ottobre tra verità e propaganda. L’attacco di Hamas e i punti oscuri della narrazione israeliana”!
Per chi fosse interessato, una presentazione del volume (con indice annesso) è nella mia newsletter:
?https://robertoiannuzzi.substack.com/p/il-7-ottobre-tra-verita-e-propaganda
Inoltre, vi posso segnalare due mie interviste relative al libro.
Ne parlo per una mezzoretta su Byoblu, dal minuto 1:38:30, e su Giornale Radio, dal minuto 6:03. Vi segnalerò le altre interviste che seguiranno.
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Intelligence for the People
Il 7 ottobre tra verità e propaganda – il mio nuovo libro per Fazi Editore
L’attacco di Hamas e i punti oscuri della narrazione israeliana (un caso paradigmatico della crisi dell’Occidente).
Invece di smantellare le infrastrutture della resistenza incarnata da Hamas a Gaza, traguardo che continua a sfuggire all’esercito israeliano, uno degli obiettivi militari che Israele ha perseguito costantemente è stato quello di provocare il collasso sociale della Striscia.
L’assedio dell'ospedale al-Shifa sarà ricordato come un episodio cruciale della campagna genocida di Israele a Gaza, non tanto per la barbarie dimostrata, ma perché ha offerto una finestra unica sul vero motivo per cui Israele ha deciso di smantellare gli ospedali di Gaza.
Questi ospedali nelle fasi di guerra non sono serviti solo come luoghi per la cura dei feriti e dei malati, ma sono diventati istituzioni sociali fondamentali, ospitando un microcosmo dell’intero ordine civile della Striscia.
Essi sono diventati luoghi di aggregazione per giornalisti e difensori dei diritti umani, hanno offerto uno spazio alle squadre della protezione civile di Gaza per organizzare gli sforzi di salvataggio, sono diventati una base operativa delle forze di polizia della Striscia per coordinare la distribuzione degli aiuti, e hanno ospitato decine di migliaia di sfollati in cerca di riparo dai bombardamenti.
Gli ospedali di Gaza sono divenuti tutto ciò perché erano le ultime istituzioni civili rimaste che avrebbero dovuto godere di un minimo di protezione dalla guerra. Ed è per questa loro funzione che sono stati sistematicamente presi di mira da Israele.
?https://mondoweiss.net/2024/04/israel-destroyed-al-shifa-hospital-to-accelerate-social-collapse-in-gaza/
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Mondoweiss
Israel destroyed al-Shifa Hospital to accelerate social collapse in Gaza
Israel wants to cause a breakdown in social order in Gaza, and it can’t achieve that without erasing its hospitals.
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