“Nei termini della tradizione cristiana è piuttosto chiaro che Adamo nel suo stato paradisiaco, prima della caduta, fosse pienamente incarnato, ed era altrettanto chiaro che il suo corpo era assai diverso, per consistenza, da quello successivo alla caduta, dal momento che non era soggetto a corruzione. Infatti una delle conseguenze della caduta non fu che l’uomo acquisì un corpo, ma che quel corpo venne permeato da elementi più densi, più grossolani, più materiali rispetto a quelli adeguati al suo stato prima della caduta. Il nostro vero corpo, quindi, ovvero il nostro corpo originale, paradisiaco non va identificato con quegli elementi densamente materiali che acquisisce come conseguenza della caduta. È di consistenza assai più fine, una struttura così sottile da poter essere descritta come corpo spirituale, un soma pneumatikon. […] Il corpo materiale denso è semplicemente lo strumento adattato alle condizioni di questo mondo – questo mondo decaduto – in cui durante la nostra vita mortale dobbiamo operare. Di conseguenza, quando questo complesso viene separato dal corpo materiale denso di cui è stato rivestito – una separazione che descriviamo come morte – il reale sé vive ancora. Vive ancora in possesso di tutti i suoi sensi. È ancora in grado di vedere, di udire, di pensare, di sentire, di gustare, e così via – di fatto ad un grado di ‘sensibilità’ molto maggiore di quando era ‘in vita’ – dopo la separazione dal corpo denso materiale.”

“CHI È FEDELE NELLE COSE MINIME, È FEDELE ANCHE NELLE GRANDI”.
LUCA 16:10

“C'è un Imām Husayn dentro ogni uomo: il suo intelletto... questo Imām interiore è circondato da nemici, e questi sono tutti poteri dell'anima carnale che escono dall'ombra dei nemici dell'Imām. Dentro ogni uomo si dispiega una tragedia di Karbala.”-

Henry Corbin

COSA SI VUOLE DALL'ALTRO?
«Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire cosa vogliono l’uno dall’altro. Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme.

È allora evidente che l’anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio».

Platone, Simposio, 192 c-d.
Immagine: Amore e Psiche, affresco dalla Casa di Terenzio Neo, Pompei, 45-79 d.C., Napoli,
Museo Archeologico Nazionale.