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Maurizio Vezzosi

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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.

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1° in Politica Internazionale

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1 month, 3 weeks ago
Marina, la donna di Donetsk che …

Marina, la donna di Donetsk che lo scorso 15 marzo ha perso la casa e tutti e tre i propri figli in un bombardamento ucraino. Dietro di lei sua madre, Natalia.

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1 month, 3 weeks ago

Il possibile coinvolgimento – diretto o indiretto – di Kiev in questo attentato è avvalorato da diversi elementi: l'ampia presenza tra i ranghi ucraini di singoli e di gruppi di ispirazione islamista provenienti da tutto lo spazio post-sovietico. Il luogo dell'arresto di alcuni degli attentatori, a ridosso della frontiera ucraina. Le finalità dell'attentato, così come un certo sincronismo tra attacchi ucraini verso la regione di Belgorod e verso la Crimea e l'attentato di Mosca. Gli elementi finora emersi dagli interrogatori resi pubblici confermano la presenza di una matrice islamista quantomeno alla base del reclutamento di alcuni tra gli attentatori e nel substrato ideologico di questi. Pur avendo un significato relativo, la rivendicazione dell'ISIS Khorasan conferma, insieme all'addestramento che almeno alcuni degli attentatori avrebbero ricevuto in Turchia, l'esistenza di una rete strutturata alle loro spalle: elemento comunque chiaro già dalla dinamica dell'attentato. Con le proprie dichiarazioni alcuni alti funzionari statunitensi hanno profuso sforzi per smentire il sospetto di un coinvolgimento dell'Ucraina nell'attentato di sabato scorso, avvalorando le dichiarazioni degli stessi vertici ucraini. Di contro, i vertici russi – incluso Vladimir Putin – hanno insistito sul coinvolgimento di Kiev: una prima risposta da parte di Mosca è già arrivata lunedì mattina, con il lancio di missili ipersonici contro un edificio di Kiev utilizzato dai servizi di sicurezza ucraini. Dal 24 febbraio 2022 le forze russe sono state sempre piuttosto restie a colpire i centri di comando: il fatto che un attacco del genere avvenga a due giorni dall'attentato di Mosca contribuisce a corroborare la tesi del coinvolgimento di Kiev. Di contro, a partire dalla rivendicazione dell'ISIS Khorasan, si potrebbero spiegare le ragioni dell'attentato facendo riferimento soltanto alla contrapposizione tra Mosca e le fazioni islamiste in Siria, nel Caucaso, in Asia Centrale, nel Sahel ed in altre aree dell'Africa: una contrapposizione certamente reale che tuttavia dovrebbe essere considerata senza dimenticare il quadro geopolitico generale e senza dimenticare di interrogarsi sulle compagini interessate a alimentare certi focolai. (2 di 2)

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Il possibile coinvolgimento – diretto o indiretto – di Kiev in questo attentato è avvalorato da diversi elementi: l'ampia presenza …
1 month, 3 weeks ago

Il tentativo di ricondurre l'attentato di Mosca ad una macchinazione del Cremlino, oltre che di buon gusto appare privo di fondamento logico, mancando di spiegare in modo credibile per quale ragione e con quale obiettivo il governo russo avrebbe dovuto organizzare un attentato di certe proporzioni colpendo la propria popolazione. Piaccia o non piaccia il consenso di Vladimir Putin è ai massimi storici, indipendentemente dal trascurabile e recente evento elettorale. Il quadro politico e militare non rende necessario alla dirigenza russa alcun nuovo “casus belli”: in qualunque momento Mosca può intensificare gli attacchi sul fronte ucraino o avviare nuove manovre attive. L'attentato di venerdì scorso si spiega con il proposito di spaventare la società russa, intimorirla, dividerla e disorientarla con la classica logica del terrorismo: colpire indiscriminatamente affinché ogni individuo si percepisca in pericolo insieme ai propri cari e affinché la società finisca addossare la responsabilità degli eventi alla dirigenza del paese. A questo si aggiunge l'obiettivo di palesare la vulnerabilità a cui Mosca può essere esposta: rispetto a ciò, il terrorismo si conferma una delle principali insidie per la Federazione Russa, considerando la sua estensione territoriale e la sua peculiare composizione etnica e religiosa. Dopo le due guerre cecene combattute tra gli anni novanta e gli anni duemila, Mosca ha proseguito la lotta contro le formazioni islamiste all'esterno ed all'interno dei propri confini, contrastandole sia sotto il profilo militare che ideologico: riducendo fortemente il numero di scuole coraniche wahabite presenti nelle regioni a maggioranza islamica, impedendo l'arrivo di predicatori e di finanziamenti dall'estero e conducendo sistematicamente operazioni antiterrorismo per smantellare le cellule armate. Se è vero che alcuni episodi legati al terrorismo di matrice islamista degli anni novanta e dei primi duemila in Russia non sono mai stati del tutto chiariti, è vero anche che il fenomeno della radicalizzazione islamica nello spazio post-sovietico ed attentati come quello della Dubrovka o di Beslan in nessun modo ragionevole possono essere ridotti ad una qualche macchinazione di stato. L'altro obiettivo dell'attentato del “Crocus City”, a partire dalla nazionalità di diversi attentatori, consiste chiaramente nel provocare intolleranza ed odio nei confronti dei milioni di lavoratori provenienti dal Caucaso e dall'Asia Centrale, destabilizzando così la società russa sull'onda emotiva dell'attentato dello scorso venerdì e di altri episodi analoghi che, purtroppo, potrebbero ripetersi anche a breve termine, con fenomeni emulativi messi in atto anche da “lupi solitari”. (1 di 2, segue)

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Il tentativo di ricondurre l'attentato di Mosca ad una macchinazione del Cremlino, oltre che di buon gusto appare privo di …
1 month, 3 weeks ago

A Mosca è in corso uno dei più gravi attentati terroristici degli ultimi decenni.
Un commando di almeno cinque uomini armati ha fatto irruzione in un centro commerciale aprendo il fuoco in maniera indiscriminata contro la folla ed incendiando una parte dell'edificio: le vittime sarebbero nell'ordine delle decine. Secondo alcune fonti, gli attentatori si troverebbero ancora all'interno del centro commerciale, forse con ostaggi, mentre le forze speciali russe si starebbero preparando ad entrare nell'edificio. La matrice islamista dell'attentato è probabile: rispetto a questo, è opportuno ricordare come la Russia sia stato di fatto il primo paese a fare i conti con il terrorismo islamista. Certa è la metodica preparazione dell'attentato, come il quadro politico in cui questo attentato si inserisce: dal canto suo all'inizio di questo mese l'ambasciata statunitense di Mosca aveva informato i propri cittadini residenti in Russia del rischio attentati, consigliando di evitare luoghi affollati.

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A Mosca è in corso uno dei più gravi attentati terroristici degli ultimi decenni.
2 months ago
Quartiere Petrovsky, Donetsk. Il funerale dei …

Quartiere Petrovsky, Donetsk. Il funerale dei tre fratellini rimasti uccisi venerdì scorso a seguito di un bombardamento ucraino. La loro madre, Marina, poggia una mano sulla bara della più piccola: nello stesso cimitero è sepolto suo padre, morto in battaglia sul fronte di Donetsk nel gennaio del 2023.

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2 months ago
Stamattina a Donetsk un attacco ucraino …

Stamattina a Donetsk un attacco ucraino ha completamente distrutto la casa di una donna residente del quartiere di Petrovsky, uccidendo sul colpo tutti e tre i suoi figli: una ragazza di 17 anni, un ragazzino di 10 ed una bambina di 4. Per quanto sono riuscito a sapere dalla sua vicina di casa la donna, di nome Marina, aveva già perso il marito lo scorso anno sul fronte di Avdeevka. Anche in questo caso, l'artiglieria utilizzata per l'attacco è stata quella da 155 mm (fornitura NATO).

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2 months ago
Uno dei feriti dell'attacco ucraino che …

Uno dei feriti dell'attacco ucraino che il 21 gennaio scorso ha colpito il mercato del quartiere Tekstilshik di Donetsk. Insieme a quest'uomo, residente del quartiere ed ancora ricoverato nell'ospedale centrale della città, nella stessa giornata sono rimasti feriti altri 24 civili - di cui alcuni mutilati - mentre altri 27 hanno perso la vita: l'attacco è stato condotto con proiettili d'artiglieria da 155 mm (fornitura NATO).

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2 months, 1 week ago

Sul fronte del Donbass prosegue la lenta erosione delle posizioni ucraine da parte delle forze russe. Dopo l'inevitabile caduta di Avdeevka le forze ucraine si trovano ad avere enormi difficoltà nel tentativo di consolidare le proprie posizioni e contrastare l'avanzata russa. Le forze ucraine stanno cercando in ogni modo di costruire linee di difesa per ostacolare o almeno rallentare l'avanzata russa: non è banale rilevare come di fatto tutta la strategia ucraina degli ultimi due anni fosse orientata quasi in toto all'azione offensiva, mancando di complementarietà strategica sul piano difensivo. A questo proposito, la cosiddetta “linea Surovikin” - costruita tra il 2022 ed il 2023 - costituisce per le forze russe una garanzia molto importante. Il predominio russo sui cieli ucraini è indiscusso, così come l'enorme vantaggio delle forze russe rispetto al potenziale di artiglieria, di uomini, oltre che sul piano del morale dei militari. Dall'attacco del 24 febbraio il continuo ammodernamento delle dotazioni e delle tattiche di ambo gli schieramenti prosegue senza sosta: il fulcro di questo ammodernamento è quello dei droni, diventati ormai essenziali per ogni tipo di attività militare. Insieme al terrorismo ed ai sabotaggi, i maggiori successi ucraini sul piano militare sono in gran parte riconducibili proprio all'utilizzo dei droni, sia quanto riguarda i danni arrecati alla flotta russa di stanza sul Mar Nero sia per gli attacchi a depositi di carburante ed altre infrastrutture strategiche russe.
Dopo la conquista di Avdeevka gli attacchi alla città di Donetsk sono proseguiti pur diminuendo in modo significativo: ciononostante le forze ucraine continuano a colpire soprattutto i sobborghi sudoccidentali della città, specie con colpi d'artiglieria da 155 millimetri (dotazione Nato). Naturalmente tutto l'agglomerato urbano rimane ancora nel raggio d'azione di sistemi missilistici avanzati, come gli ormai celebri Himars di produzione statunitense: al contempo, l'avvenuta distruzione di almeno alcuni di questi sistemi missilistici da parte delle forze russe è ormai un fatto appurato, così come quella dei carri armati Leopard e Abrams.
Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha voluto dare ulteriore consistenza alla possibilità di uno scontro diretto tra le forze russe e lo schieramento Nato, paventandolo come inevitabile nel caso di una sconfitta delle forze ucraine: uno scenario, quest'ultimo, che appare oggi meno che mai tutt'altro che inverosimile. Lo scandalo che coinvolge le forze armate tedesche ha gettato ulteriore benzina sul fuoco: l'intento di colpire direttamente il ponte di Kerch di cui alti ufficiali tedeschi stavano discutendo – chiaramente non sapendo di essere intercettati - potrebbe avere serie ripercussioni sul piano politico per Berlino. Nel frattempo il francese Emmanuel Macron, dopo essere stato smentito in parte o in toto da diversi alti rappresentati delle cancellerie europee ha ripreso parola sul tema del possibile invio di truppe regolari Nato in Ucraina, esortando i vertici europei a “non essere codardi” : un invito dai tratti farsescamente tragici, considerando che un po' meno di codardia sul piano politico avrebbe salvato sia l'Ucraina sia l'Europa nel suo complesso dal peggiore disastro dalla seconda guerra mondiale ad oggi.

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Sul fronte del Donbass prosegue la lenta erosione delle posizioni ucraine da parte delle forze russe. Dopo l'inevitabile caduta di …
2 months, 2 weeks ago
Artiomovsk (Bakhmut)

Artiomovsk (Bakhmut)

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4 months, 1 week ago

Il 2023 si è chiuso con un bilancio tragico per l'Ucraina e per gli ucraini. Valutando le stime delle Nazioni Unite e di alcune agenzie governative non direttamente coinvolte del conflitto si può dedurre che dal 24 febbraio 2022 la guerra in Ucraina sia costata almeno mezzo milione di vittime - feriti e morti – tra militari e civili di ambo le parti. Quasi due generazioni di ucraini sono state distrutte in nome di interessi che nulla hanno a che fare con gli interessi dell'Ucraina. Sul fronte del Donbass le forze russe stanno lentamente erodendo alcune tra le più importanti posizioni ucraine – come ad esempio Avdeevka - consolidate sin dal 2014. Gli attriti politici tra i vertici dell'esercito e la cerchia di Zelenskij stanno ulteriormente lacerando il paese. Di contro Mosca non sembra avere alcuna fretta di chiudere velocemente la guerra, conscia del fatto che il tempo giochi tutto dalla sua.
In gran parte dell'Ucraina le infrastrutture sono state distrutte o seriamente danneggiate dagli attacchi russi. Dopo l'uscita dall'accordo sul grano da parte di Mosca avvenuto lo scorso anno le infrastrutture portuali sono divenute quelle maggiormente colpite: “la battaglia del grano” oltre a provocare perdite per centinaia di milioni di dollari all'Ucraina ha visto quest'ultima dover rinunciare praticamente in toto alle esportazioni marittime di cereali.
Il fallimento della controffensiva di Kiev promessa, tentata e fallita più volte nel corso del 2023 ha messo in crisi ognuno dei presupposti dell'oltranzismo ucraino, togliendo certezze anche a quello atlantico.John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha parlato apertamente dell'interruzione del sostegno statunitense all'Ucraina. Nonostante ciò il governo britannico ha promesso nuovi sostegni all'Ucraina per un valore di 2,5 miliardi di sterline e quello italiano ha fatto votare al parlamento l'approvazione dell'ottavo pacchetto per l'invio di armi a Kiev. Nel clima di incertezza che caratterizza la politica statunitense le parole dei funzionari della Casa Bianca, del Pentagono e del dipartimento di stato allarmano ormai da mesi l'attuale dirigenza ucraina: parole rispetto alle quali il ministro degli esteri di Kiev ha persino esortato il paese “a non deprimersi”. Ma il problema dell'inevitabile calo del sostegno statunitense è tutt'altro che l'unico: Kiev non ha modo di costruire industrie belliche, dal momento che queste ultime sarebbero distrutte dagli incessanti attacchi russi forse ancora prima di essere completate ed entrare in funzione.
Uno dei problemi più critici è costituito dal numero degli effettivi: l'enorme numero di uomini persi in combattimento si somma a quello degli uomini irreperibili e dei disertori. Il reclutamento forzoso è ormai una realtà consuetudinaria. Come ha più volte ribadito Arestovich - ex consigliere di Zelenskij – l'Ucraina è da tempo in bancarotta: senza il massiccio sostegno economico garantito dalla schieramento NATO – in primis dagli Stati Uniti – l'Ucraina non avrebbe neppure la possibilità di pagare gli stipendi ai propri impiegati, infermieri, medici, poliziotti e soldati.
Qualcuno in Europa balbetta addirittura di Minsk 3, vaneggiando la possibilità di un plausibile ritorno alla piattaforma degli accordi del 2014 e del 2015: piattaforma naufragata nel febbraio del 2022, dopo otto anni di promesse mancate. Mentre la guerra prosegue sulla pelle degli ucraini la capitolazione di Kiev appare ormai come un'ipotesi verosimile: quello che sembra certo in termini di prospettiva, invece, è l'ulteriore smembramento territoriale dell'ex repubblica sovietica.

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