Personalmente prima d’ora non avevo mai sentito nominare Olly (vincitore del Festival di Sanremo 2025). Ora che so che anche lui è gestito dalla supermanager Marta Donà, credo che la sua vittoria effettivamente esuli dal contesto musicale "meritocratico".
Da anni il Festival è uno show di costume e gossip in cui vengono stabiliti gli equilibri dell’industria musicale, più che un vero palcoscenico artistico.
A Sanremo non vince il migliore, ma vince chi ha la strategia migliore e le spalle ben coperte da qualche buon santo in paradiso.
In tutto questo, il fatto che Simone Cristicchi non abbia vinto e non sia nemmeno salito sul podio, per me è una vittoria e un bene.

Tuttavia, Simone ha ricevuto il Premio Lunezia per il valore letterario della sua canzone e il Premio Giancarlo Bigazzi, votato dai professori d’orchestra. Riconoscimenti che vanno oltre le chiacchiere e le polemiche, perché fondati sulla sua musica e sul valore artistico della sua opera.
Infine, insieme alla compagna Amara, ha interpretato La Cura del maestro Battiato in un modo a dir poco perfetto e sublime: arte nell’arte.

Eppure, in tanti lo hanno attaccato. Lo hanno chiamato furbo, retorico, ruffiano. Qualcuno ha perfino tirato fuori vecchie dichiarazioni di anni fa, come se le persone non potessero evolvere. Ma Simone ha fatto solo una cosa: ha cantato ciò che sentiva, senza strategie, senza calcoli. E il fatto che in tantissimi ci siamo ritrovati nelle sue parole, dimostra che la sua non era una mossa studiata, ma un atto di verità.

Dare voce alla malattia e al dolore di chi ha assistito i propri genitori nelle fasi finali del loro ultimo viaggio, significa raccontare una storia che appartiene a molti, un’esperienza che si radica nell’anima di chi ha visto l’ineluttabile avanzare, passo dopo passo, spogliando chi amava di ogni certezza, di ogni forza, fino a lasciarlo nell’abbandono della fragilità più pura. È un processo che spezza e trasforma, che costringe a guardare negli occhi l’impotenza, ma che, allo stesso tempo, svela il legame profondo tra chi resta e chi se ne va. Perché accompagnare chi un tempo ci ha sorretto è un atto d’amore che sfida la paura della perdita, è il momento in cui i ruoli si capovolgono e si diventa custodi della memoria, mentre la vita chiude il suo cerchio con la dolcezza silenziosa di un tramonto.

II Festival di Sanremo 2025 è stato dipinto come "impeccabile" e “apolitico”.
L’unica nota politica è stata la parentesi di Roberto Benigni che, spalleggiato da Carlo Conti, ha difeso ed elogiato Mattarella dopo la sua stupefacente (e imbarazzante) presa di posizione contro la Russia.
In tutto questo c’era bisogno di un capro espiatorio. E Simone si è rivelato il bersaglio perfetto. Perché è un artista fuori dagli schemi, difficile da incasellare. Ma noi abbiamo sempre apprezzato chi esce dagli schemi, le pecore nere. Perché la perfezione stanca, mentre chi suscita dibattito, chi scuote le coscienze, chi si distingue e spinge a schierarsi, lascia il segno.

Simone Cristicchi non piace al pensiero “politically correct” dominante, non piace alla Lucarelli e non piace alla classe intellettuale progressista, perché non cerca di piacere a tutti.
Piace probabilmente a chi non ha paura di emozionarsi e a chi crede ancora che una canzone possa parlare all’anima senza eccessi, né clamore.

E questa è decisamente la vittoria più grande ottenuta da un grande amico, oltre che grande artista.

N.B.
Ringrazio di cuore l'amico Sebastiano Alicata che mi ha concesso l'utilizzo del suo testo originale, da me rivisitato e personalizzato.

Una sola parola: vergogna.

Intervistata per il Gambero Rosso (per il Gambero Rosso??), Cecilia dice che la sua fortuna è stata che adora lacucina persiana ?
Poi ha specificato che ovviamente in carcere non è come fuori (e grazie al cazzo, direi io), e che comunque mangiava tanto riso, lenticchie e carne: meglio di niente, no?

Certo che un bel sushino fresco fresco sarebbe stato meglio e più consono.

Questa situazione sta assumendo aspetti surreali.

Partiamo dal dato di fatto che per Julian Assange, vero martire del giornalismo occidentale, nessuno si è mai stracciato le vesti, tranne sparute eccezioni, affinché venisse liberato.

Cecilia Sala, giornalista 30enne, prima di assurgere alle cronache ed essere tirata per la giacchetta dalla politica, era già discretamente popolare sui social.

Ad esempio, pochi anni fa prese parte a un videoclip del mitologico trapper Tony Effe che all’epoca era leader di un gruppo di giovani romani chiamato Dark Polo Gang.

Ebbene, nel video di una canzone della Dark Polo Gang intitolata "Caramelle" appare proprio Cecilia Sala all'epoca 22enne (a tutti gli effetti un’adulta), con occhiali da sole e una tuta colorata, sposando in toto l'estetica del collettivo trap romano.

Cecilia è citata nei credits del video (che vanta oltre 14 milioni di visualizzazioni) alla voce «chicas» (ragazze, ndr) ed interpreta il membro di una gang di donne intente a fumare e "trafficare" caramelle.

Il riferimento della canzone, neanche troppo velato, è alla droga.

E voi, in età adulta, avreste mai preso parte a un video inneggiante palesemente la droga?
E se lo aveste fatto, non sareste passati forse per dei poco di buono o come minimo dei coglioni?

Il “bello” è che in Italia, proprio questi personaggi sono quelli che fanno strada e successo.

“NON È ANDATO TUTTO BENE” È ON-LINE DA QUESTA SERA, SOLO SUL SITO DI PLAYMASTERMOVIE.

Da questa sera, venerdì 3 gennaio 2025, il documentario “NON È ANDATO TUTTO BENE” è a disposizione per la visione gratuita al link che trovate sotto.
Un anno di lavoro, più di 50 interviste realizzate, manifestazioni, convegni, documenti inediti e una grande mole di dati lo rendono, a mio giudizio, uno dei documentari più complessi mai realizzati in Italia.
Vuole essere una testimonianza storica, uno strumento informativo e una sfida a chi, in questi quattro anni, ha difeso una narrazione menzognera che si è sempre sottratta a qualsiasi confronto alla pari.
Tre ore dense di contenuti che possono essere fruite in una sola visione oppure divise nei tre capitoli dalla durata simile, come una qualsiasi serie TV on-demand.

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