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Giunge notizia che, nella giornata di ieri, presso l'Istituto Falcone di Gallarate, dove si sta svolgendo "La Settimana della Sicurezza", si è verificato un blackout.
Sia l'impianto elettrico che la caldaia sono rimasti fuori uso, causando l'annullamento degli incontri previsti. Ironia della sorte, a quanto pare, la sicurezza ha deciso di prendersi una pausa al buio!
Del resto, la scuola non è altro che lo specchio della società e delle sue ideologie dominanti e oggi la narrazione mediatica ha al suo centro una paranoia securitaria quasi asfissiante, ma del tutto ingiustificata, dal momento che i dati mostrano una evidente diminuzione dei reati. Una narrazione che ingigantisce sensazionalisticamente i micro-reati, marginalizza gli indesiderati e concede carta bianca alle forze dell’ordine, che agiscono sempre più spesso in un contesto di totale impunità. Emblematico è il caso recente in cui i Carabinieri hanno speronato due ragazzi in motorino, causando la morte di uno di loro, Ramy. Nonostante i tentativi di insabbiare l’accaduto, inclusa la minaccia all’unico testimone, la verità è emersa grazie a un video trasmesso dal TG. Questo episodio rende ancora più inappropriato che i Carabinieri tengano lezioni agli studenti, proprio nel momento in cui emerge il loro goffo e tragico tentativo di nascondere un omicidio.
Ma non sono i singoli episodi il vero fulcro della vicenda, bensì il progetto ideologico ben più ampio che numerosi docenti e studenti hanno definito militarizzazione della scuola e delle coscienze. Iniziative come la “Settimana della sicurezza”, apparentemente innocue, e che pur presentano incontri interessanti, nascondono in realtà un chiaro intento ideologico: attraverso collaborazioni sempre più frequenti tra scuole e forze armate, si vuole normalizzare la presenza di Polizia, Carabinieri e militari negli istituti scolastici. Perché? Viene da chiedersi. Ebbene, noi pensiamo che alla base di questa paranoia securitaria vi sia la crisi irreversibile del modello economico capitalista e il suo impatto devastante che si avvicina sempre di più: guerre, catastrofi ambientali, ed enormi squilibri sociali non sembrano più concetti fantascientifici ma realtà palpabili. Per far fronte a questa crisi, gli Stati stanno investendo sempre più in dispositivi repressivi, non solo a livello poliziesco, ma anche attraverso percorsi educativi che mirano a formare una mentalità di accettazione passiva delle disuguaglianze e della militarizzazione. Il percorso è chiaro: fomentare divisioni e conflitti tra poveracci, legittimare la guerra e preparare le coscienze ad accettare passivamente ogni prepotenza e imposizione. Esprimiamo profondo sdegno verso questa iniziativa diseducativa per gli studenti, e verso una scuola al servizio di un’ideologia militarista e securitaria. Intendiamo batterci per una scuola che torni ad essere luogo di apprendimento, cultura e crescita personale.
Alcuni insegnanti, studenti e studentesse della provincia di Varese
La prima considerazione da fare è che l’Istituto Falcone non è una scuola qualunque e in passato si è reso tristemente noto a livello nazionale per aver inviato alcuni suoi studenti in alternanza presso la base NATO di Solbiate Olona. Inoltre, in questa scuola si applica un regolamento estremamente rigido nei confronti degli studenti, che ci risulta essere tra i più severi di questa provincia. La “Settimana della sicurezza” non è altro che l’ennesimo tassello della pericolosa deriva verso cui sta andando questo istituto.
Riteniamo che sia inopportuno affidare ai Carabinieri la trattazione di temi complessi come la violenza di genere, soprattutto quando associazioni di donne, che da anni denunciano comportamenti inadeguati e lassisti da parte delle stesse forze dell’ordine, potrebbero offrire una prospettiva molto più coerente. Ancora più grave è la presenza, durante la “Settimana della sicurezza”, degli agenti del Commissariato di Gallarate: ricordiamo, in particolare, quanto avvenuto durante la protesta contro l'abbattimento del bosco di via Curtatone, dove – su ordine del Prefetto, anch’esso invitato come relatore – questi hanno messo seriamente a rischio l'incolumità di giovani manifestanti che resistevano arrampicati sugli alberi. Alla faccia della sicurezza! Per non parlare del sindaco Andrea Cassani, che proprio durante questa mobilitazione si è reso protagonista di un gesto di sfrontata arroganza, mostrando il dito medio ai manifestanti. Azione che gli ha fatto guadagnare le prime pagine dei giornali locali quale simbolo dell’arroganza istituzionale, cosa che rende ancora più paradossale il suo ruolo nell’inaugurazione della "Settimana della sicurezza”. Infine, ci sembra del tutto fuori luogo affrontare il tema della criminalità giovanile senza considerare le sue cause strutturali, quali la crescente miseria, i quartieri ghetto invivibili, la mancanza di lavoro e servizi, il razzismo dilagante. Affrontare queste questioni dal punto di vista repressivo significa negare agli studenti la possibilità di sviluppare un pensiero critico sulle cause profonde del disagio che li circonda. Invece di stimolare una riflessione sulle radici sociali e culturali dei problemi, si propone una visione che mostra esclusivamente la repressione come soluzione. Insomma come a dire.. “non delinquere perché vai in galera”!
Domani a Samarate ??
Ci vediamo a Firenze il 1° Dicembre ?
"Negli ultimi tempi, non sono mancate le occasioni di incontrarsi in modo diverso dal solito, per difendere i boschi e attaccare i cantieri che intendono distruggerli, come a Gallarate e a Bologna. Abbiamo sperimentato che un terreno più amico e una composizione variegata ci aiutano ad uscire dalle impasse e dai dispositivi che ci soffocano in città. Eppure spesso queste lotte restano isolate, e dunque deboli. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sta riempiendo di opere mortifere ogni territorio, per ridisegnarlo e metterne a valore le specificità. Si tratta di un modo di governo che si esercita attraverso la transizione energetica, la digitalizzazione, l’uso dell'intelligenza artificiale, il turismo. Non possiamo allora continuare a leggere le singole lotte che si oppongono a questo mondo unico e ostile come lotte locali, ecologiste, parziali. Dobbiamo invece pensare in modo strategico, capirne la reale portata e organizzare il nostro agire nei modi più variegati, intensi e potenti che possiamo creare. Troviamoci per tracciare una linea che unisca le diverse esperienze, per rafforzare i legami e costruire una prospettiva comune."
?IL RICHIAMO DELLA FORESTA?
discussioni e racconti da:
Appennino e territorio Toscano.
Bosco di Gallarate
Don Bosco (Bologna)
1° DICEMBRE
H 15:30
La Polveriera Spazio Comune
Via Santa Reparata, 12
FIRENZE
PENSARE IL CONFLITTO
OLTRE LA METROPOLI
Il tour di racconti e riflessioni sull'esperienza di lotta di Gallarate prosegue. Dopo essere stati ospiti dell’occupazione "Socs26" in Città Studi a Milano (passate a supportare!) e del Centro Sociale Occupato "Fornace" di Rho, ieri siamo stati a Varese con il Comitato Varesino per la Palestina e l'avvocato Ugo Giannangeli, in occasione dell’assemblea contro il DDL 1660.
Sono state molte le riflessioni emerse nei vari incontri: come fermare questo disegno di legge? Come continuare a lottare nel caso in cui venisse approvato? Cosa ci insegna la lotta di Gallarate a tal proposito?
Se è vero che a Gallarate la repressione ha sperimentato metodi più aggressivi, è altrettanto vero che i resistenti hanno adottato pratiche di tutela ancora poco diffuse o "accettate", dimostrando una notevole capacità di cooperazione e organizzazione tra individualità diverse. Secondo noi, questa rappresenta una direzione importante per affrontare i tempi bui che stiamo vivendo.
Un ringraziamento a chiunque ci stia invitando, purtroppo non riusciamo ad essere ovunque ma ci impegneremo al massimo per passare a trovare tutte le realtà che ce lo stanno chiedendo. ❤️
Se non ci trovi vai in Via Frippo 11 ?️✨ il pranzo si terrà li!
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