ἄσκησις • áskēsis

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Canale dedicato alle tradizioni spirituali tra Oriente e Occidente, l'esoterismo come aspetto spirituale del mondo, l'ascenso, il furor poetico, la filosofia come trascendimento dell'illusione che pervade l'esistente.
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Last updated 4 months, 2 weeks ago

1 month ago
*Ahimè ahimè,

Ahimè ahimè,
tu hai distrutto
il mondo bello
col poderoso pugno!
Precipita, si spezza.
Un semidio l'ha infranto.
Noi ne portiam nel nulla
i miseri frammenti.
...
O tu che il più possente
sei de' terreni figli,
fa' che per te la sua stupenda mole
risorga più stupenda!
Con rischiarati sensi
inizia un nuovo corso alla tua vita
e nuovi canti echeggeran sovr'esso.

Johann Wolfgang Goethe, Faust

1 month, 2 weeks ago
In India sarebbe impossibile sfuggire alla …

In India sarebbe impossibile sfuggire alla convinzione che l'amore sessuale possegga un significato profondo e spirituale. A nulla si può meglio paragonare l'«unione mistica» del finito con l'infinito che lo circonda - quella sola esperienza che si rivela, ed è, l'unico fondamento della fede - che all'oblio di sé provato dagli amanti terreni stretti l'uno nelle braccia dell'altro, dove «ciascuno è entrambi». La prossimità, il contatto e la compenetrazione fisica sono le espressioni dell'amore solo perché l'amore consiste nel riconoscimento dell'identità. I due sono una carne sola perché hanno ricordato la propria unità spirituale. Si tratta, inoltre, di un'identità più piena della semplice sintonia fra due individui; e ciascuno, in quanto individuo, non ha maggiore importanza per l'altro di quanto ne abbiano le porte del cielo per chi le ha già varcate. È come un'equazione algebrica, in cui l'equazione è l'unica verità, e i suoi termini possono rappresentare qualunque cosa. La pur minima intrusione dell'io, tuttavia, comporta il ritorno all'illusione della dualità.

Ananda K. Coomaraswamy, Sahaja

2 months, 2 weeks ago
**Autunno**

Autunno
il corpo della Terra e l'anima di calore
*Il corpo della Terra,
lo spirito agognando,
vive nell'appassire.

Gli spiriti dei semi,
nella materia immersi,
piglian nuovo vigore.

E frutti di calore
da cosmiche distese
corroboran la Terra.

E sensi della Terra,
veggenti nel profondo,
contemplano il futuro
nel crear delle forme.

Gli spiriti spaziali,
che eterno hanno il respiro,
stan placidi guardando
al lavorio terrestre.*Rudolf Steiner

3 months, 2 weeks ago

Settembre* è sacro a Giove Ottimo Massimo e alla Dea Pomona, Signora dei Pomi d’Oro offerti all’eroe “aurificato” che li eleva al Cielo, realizzando la completa divinizzazione. Con la cornucopia colma di frutti, la Dea Pomona è connessa anche al Dio Vertumnus, il Signore del cangiamento, ella ha un suo Flamen Pomonalis e un suo sacrario sulla via Ostiense, circondato da un bosco sacro, il Pomonal, che è sempre stato curato con amore e devozione pia dai fedeli.
In Settembre si verifica l’
equinozio di Autunno in cui la Natura si arresta nell’equilibrio di Cielo e Terra, il suo divenire, la Pax aurificata raggiunta ad Agosto si stabilizza a Settembre, tutto il mondo esteriore tace* e si tinge di rosso-aureo, gli ultimi frutti vengono raccolti e custoditi nell’Hortus Pomonalis, che costituisce la presenza nel'Orbe della pienezza dell’Età Aurea. (Victrix)

4 months ago
O Grecia felice, dimora di tutti …

O Grecia felice, dimora di tutti i Celesti, 
dunque udii il vero nella mia giovinezza? 
Una sala festosa. Pavimento è il mare, i monti 
le mense, erette a questo dall'origine dei tempi. 
Ma dove sono i troni? e i templi? e i crateri 
colmi di nettare? un canto per la gioia degli Dei? 
I loro detti luminosi dal compimento lontano? 
Delfi dorme, non ha voce il grande evento, 
il rapido evento? e quello che balena col tuono 
nell'aria limpida colmo di onnipresente gioia? 
« Cielo Padre! » il grido volava di labbro in labbro 
moltiplicato: nessuno sopportava da solo la vita. 
Un bene diviso e scambiato con gli stranieri 
si fa giubilo, cresce nel sonno la potenza della parola. 
« Padre», « sereno»! lontano, lontano dà eco il Segno 
originario, ereditato dai padri, operoso, creatore. 
Così i Celesti prendono dimora ed agli uomini cala 
dalle ombre con un profondo tremito il loro giorno.

Friedrich Hölderlin, Pane e vino

4 months ago

In un testo del Chaktri (Phyag khrid) di Dru Gyalwa Yungdrung (1242-1290), si dice che durante l'Introduzione Diretta al Figlio (bu) o Saggezza della Consapevolezza (rig pa'i ye shes) siamo sottoposti ad un'esperienza di stupefazione senza attenzione, di dispersione senza fissazione, di nudità senza concetti e di chiarezza priva di attaccamento. [...]
Queste esperienze hanno luogo quando la coscienza discorsiva si libera naturalmente dal suo afferrare, dalle sue proiezioni, etc. In quel momento, la nostra coscienza rimane in uno stato temporaneamente privo di pensieri, che viene definito come un momento di stupefazione (o sospensione) senza attenzione.
Questo significa che la mente è in una condizione in cui il flusso dei pensieri è temporaneamente interrotto, una condizione conosciuta come stupore, nel senso più acuto del termine, o come sospensione nel senso più sottile.
Stupefazione deve qui essere inteso nel suo senso più letterale, non come un intorpidimento o stordimento, ma piuttosto come uno sbigottimento/meraviglia, che lascia la mente senza parole, nell'incapacità di usare il linguaggio per descrivere ciò che esperisce.
Questa condizione viene presentata come priva d'attenzione poiché non dipende da alcuna forma di vigilanza o sorveglianza (come quando si affrontano potenziali insidie quali intorpidimento/cedimento, etc.), precisamente perché lo stato di cui abbiamo esperienza non è soggetto ad insidie. L'attenzione non è quindi necessaria in questo sorprendente sbalordimento. [...]
Insomma, un'esperienza di stupefazione senza attenzione avviene perché la mente è temporaneamente libera dalle sue proiezioni e rimane in uno stato privo di pensieri. Allo stesso tempo, ha luogo un secondo momento dell'esperienza che corrisponde a ciò che è definito come "dispersione senza fissazione". Qui, il concetto di dispersione fa riferimento diretto al fatto che la mente non è concentrata su alcunché: essa vaga nella sua stessa natura, senza smarrirsi, senza essere trascinata via da potenziali pensieri o impantanarsi nei meandri del discorso interiore. Simultaneamente, la mente è liberata da ogni attaccamento, come un uccello liberato da una trappola che lo tratteneva, e che vola via in un istante, senza lasciare alcuna traccia e senza che gli manchi la trappola che lo impediva.
In modo simile, la mente sprofonda nella sua stessa immensità, senza tuttavia perdersi o perdere la sua chiarezza intrinseca. Potremmo dire che la mente immensifica se stessa nella sua infinitezza senza essere trattenuta da alcunché. In questo spazio interiore privo di tutti i limiti, essa gode delle qualità della non-azione che la liberano da tutti gli sforzi normalmente prodotti dall'attività della mente.
Al culmine di queste due esperienze simultanee, la mente scopre la sua stessa nudità priva di concetti. La nozione di nudità significa che la mente non è più coperta dai drappi dell'intelletto, rimanendo così senza alcun concetto; in questa condizione virginale, essa contempla tutti i fenomeni dell'esistenza manifesta senza produrre attaccamento o avversione verso di essi.
lnfine, la mente esperisce una chiarezza libera dall'afferrare in cui ogni cosa appare come se fosse un riflesso in uno specchio. Questo avviene in una modalità immutabile che non è disturbata dall'afferrare – o rigettare - qualunque potenziale oggetto. Essa rimane perpetuamente chiara e brillante, piena delle qualità salvifiche che sono inerenti alla sua condizione primordiale.

Jean-Luc Achard, The Dzogchen Path of Clear Light

6 months, 2 weeks ago

L'uomo si assunse la responsabilità del­le leggi sotto cui voleva vivere e quella di modellare l'ambiente a propria immagi­ne. L'iniziazione primitiva alla vita miti­ca attraverso la Madre Terra si trasfor­mò nell'educazione (paideia) del cittadino capace di sentirsi a proprio agio nel foro.
Per il primitivo il mondo era governato dal fato, dai fatti e dalla necessità. Sot­traendo il fuoco agli dèi, Prometeo tramu­tò i fatti in problemi, revocò in dubbio la necessità e sfidò il fato. L'uomo classico formò un contesto civilizzato per una pro­spettiva umana. Era conscio di potere, sí, sfidare il fato; la natura e l'ambiente, ma solo a proprio rischio. L'uomo contempora­neo va oltre: tenta di creare il mondo a propria immagine, di costruire un ambien­te prodotto totalmente dall'uomo, e poi s'accorge che può farlo solo a patto di rifa­re continuamente se stesso per adattarsi ad esso. Dobbiamo ora guardare in faccia la realtà: è l'uomo stesso che è in gioco. [...]
Poiché non c'è nulla di desiderabile che non sia stato programmato, il ragazzo di città ne arguisce che sapremo sempre inventare un'istituzione per ogni nostro bi­sogno. Riconosce al processo, come un dato di fatto incontestabile, il potere di creare valore. Che si tratti d'incontrare un compagno, d'integrare un quartiere o d'im­parare a leggere, l'obiettivo verrà sem­pre definito in modo tale che la sua rea­lizzazione sia organizzabile tecnica­men­te. L'uomo il quale sa che tutto quan­to è richiesto viene prodotto, ben presto finisce per aspettarsi che niente di ciò che viene prodotto possa non essere richiesto. Se si può progettare un veicolo lunare, al­trettanto è concepibile la richiesta di anda­re sulla luna. Non andare dove si può andare sarebbe sovversivo. Smascherereb­be la follia del principio che ogni richiesta soddisfatta comporti la scoperta di una ri­chiesta ancor maggiore che chiede di esse­re soddisfatta a sua volta. Una rivelazio­ne del genere arresterebbe il progresso. Non produrre ciò che è possibile mettereb­be in luce che la legge delle «aspettati­ve crescenti» è un eufemismo per indicare un abisso di frustrazione sempre piú profondo, che è il vero motore di una so­cietà fondata sulla coproduzione di servizi e di accresciuta domanda.
Lo stato d'animo dell'abitante della cit­tà moderna figura nella tradizione miti­ca solo nelle immagini dell'inferno. Sisi­fo, che per qualche tempo era riuscito a mettere in catene Thanatos (la morte), de­ve far rotolare un pesante masso su per una collina sino in cima all'Ade, e ogni volta che sta per arrivare alla meta il mas­so gli sfugge di mano. Tantalo che, invita­to a pranzo dagli dèi, rubò loro in quella occasione la ricetta segreta dell'ambrosia che guariva ogni male e conferiva l'im­mor­talità, soffre in eterno la fame e la sete, immerso in un fiume le cui acque si ri­traggono dalle sue labbra e sotto i rami di un albero i cui frutti gli sfuggono. Un mondo di richieste sempre crescenti non è semplicemente un male, lo si può soltanto definire un inferno.
L'uomo ha conquistato il potere fru­strante di chiedere qualunque cosa perché non riesce a immaginare niente che non possa essergli fornito da un'isti­tu­zione. Circondato da strumenti onnipotenti, è ridotto a essere uno strumento dei propri strumenti. Ogni istituzione nata per esorcizzare uno dei ma­li primitivi è diventata per lui uno scrigno a perfetta tenuta e a chiusura auto­matica. L'uomo è intrappolato nelle scatole da lui costruite per racchiudervi i mali che Pandora si lasciò scappare. L'offuscamento della real­tà ad opera dello smog prodotto dai nostri strumenti ci ha avviluppati tutti. Ci tro­viamo all'improvvi­so nel buio di una trappola fab­bricata da noi stessi.

Ivan Illich, Descolarizzare la società (1971)

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