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Cos'è successo in Germania?🇩🇪
Nulla che non avessimo già previsto mesi fa. D'altronde, bastava avere i piedi per terra.
La CDU-CSU di Merz porta a casa un 28,6% camminando sulle macerie del SPD di Scholz (16,4%), totalmente screditato in patria e già destinato a saltare in aria, come un Nord Stream qualsiasi.
I globalisti woke della Linke (8,7%) si confermano primo partito tra i più giovani e nelle grandi città. Probabilmente passeranno i prossimi giorni a discutere se parlare di vittoria o di vittorio.
BSW della Wagenknecht non riesce ad entrare nel Bundestag per una manciata di voti (4,97%). Alcuni imputano il mancato obiettivo alle scellerate alleanze in Turingia e Brandeburgo con CDU e SPD, in nome di un ridicolo quanto anacronistico antifascismo. Resta comunque una realtà che, alla sua prima elezione nazionale, sfiora l'impresa. E conta cinque europarlamentari.
I guerrafondai green dei Verdi (Grüne) calano all'11,6% mentre i liberali FDP sperimentano i loro amati vincoli restando sotto la soglia di sbarramento (4,33%).
Il vero boom è del partito AfD che raddoppia i propri voti arrivando a uno storico 20,8%. Parliamo dei "cattivi" per antonomasia, contro i quali si erge il "cordone sanitario" e si organizzano manifestazioni pagate con soldi pubblici dal governo.
La cartina parla chiaro: la Germania è spaccata politicamente in due, sulla faglia della ex DDR. AfD è il primo partito tra i lavoratori e il secondo tra i giovanissimi. Alice Weidel non parla solo a una Germania stanca dell'immigrazione di massa irregolare, delle follie green e del politicamente corretto. Le aperture a Mosca, sempre più palesi, mostrano la volontà di riprendere in mano la naturale (e vitale) propensione tedesca a guardare a Oriente.
L'anima ultraliberista e filo-israeliana di AfD piace molto ai conservatori americani, meno la volontà di ricucire i ponti energetici e industriali con la Federazione Russa (tagliati da Washington proprio grazie alla guerra in Ucraina).
E ora? Ora prepariamoci ai balletti per la nascita della maggioranza di governo. Un governo che probabilmente sarà traballante e vorrà comunque portare avanti quelle politiche (in primis, austerità economica e sostegno a Kiev) che hanno portato la Germania al disastro attuale. Ciò, nel medio e lungo periodo, avvantaggerà AfD, a cui basterà attendere sulle rive del fiume.
Dell'idiozia europea, che vedrà presto nuovi picchi, ne abbiamo già parlato abbastanza. In effetti, è come sparare sulla croce rossa.
Matteo Brandi
Pro Italia - Segreteria nazionale
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Von der Leyen: "L'Ucraina è l'Europa."
Cioè un territorio a pezzi, conteso, corrotto e governato da pazzi e buffoni.
Adesso il balletto delle coalizioni in Germania sarà degno di un episodio di Benny Hill Show 🤣
P.s. Berlino è praticamente Bologna, i woke di Die Linke hanno fatto il botto da quelle parti.
Abbiamo perso tutti un po' troppo tempo dietro le analisi economicistiche del mondo.
Non fraintendetemi, studiare e tenere sotto osservazione la macroeconomia è importante, soprattutto per individuare i fallimenti delle politiche neoliberiste difese (ancora oggi) da certi fenomeni.
Ma ormai è chiaro: se anche l'Italia tornasse ad avere tutte le leve economiche essenziali (quella monetaria, in primis) con questa classe politica saprebbe sfruttarle al meglio?
Ne consegue che il problema principale è la qualità e la forma mentis della classe dirigente. Per non parlare di come il popolo italiano vede se stesso e il mondo.
Per mettere le cose al loro posto, è essenziale guardare all'aspetto economico non come un fine, bensì come un mezzo.
Un mezzo per fare cosa? Per andare dove?
A queste domande bisogna rispondere.
Matteo Brandi
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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Perbacco, ho fatto incazzare i comunisti. Sì, intendo proprio quelli con il busto di Lenin a casa e la stella rossa sul berretto.
A seguito del mio video in cui metto in evidenza i limiti di quell'area politica nel mettersi in discussione, e dunque nel partorire qualcosa di nuovo, sono venuti gruppetti di "compagni" a commentare inviperiti.
E, ovviamente, il sottoscritto è diventato un fautore del fascismo e un alleato del capitalismo?
Dovete sapere che qualche giorno fa ho avuto un confronto dal vivo con un collettivo di giovani comunisti. Un confronto, a dir la verità, assolutamente civile. Dopo il mio intervento mi sono state poste domande interessanti, a cui ho risposto senza mai dover alzare la voce.
Tutto bene? Macché! Quell'atmosfera serena a quanto pare celava un certo nervosismo. Il motivo? Qualcuno stava osando dire che la soluzione all'attuale sistema NON fosse la società comunista! Qualche dente deve aver digrignato ma non l'ho sentito. Tranne poi ritrovarmi i commenti postumi di alcuni partecipanti a quell'incontro, pronti ad accusarmi di essere un agente del fascio-capitalismo.
Eppure non sono un armadio alto due metri: com'è che queste obiezioni e queste accuse non mi sono state rivolte dal vivo?
Che spettacolo.
Ma d'altronde il confronto, a cui noi di Pro Italia non ci sottraiamo mai, è bello proprio perché mette in evidenza le differenze.
Ora scusate, torno alla mia fabbrica di missili.
La Siria verrà probabilmente smembrata in zone di competenza. Un po' come la Libia, che sulla cartina appare ancora come una nazione unita, ma sul terreno è divisa in almeno tre parti in lotta: Cirenaica, Tripolitania e Fezzan.
Non è escluso che qualcuno possa rivendicare persino qualche acquisizione territoriale o delle "zone cuscinetto", di fatto estensioni dei confini del più forte.
Damasco è stata messa sul bancone di un macellaio e sacrificata sull'altare di altri equilibri e di nuovi tavoli negoziali.
Quello che mi pare evidente, ancora una volta, è l'inconsistenza totale di chi propone una analisi del mondo semplicistica, dove personaggi come Putin o Trump agirebbero come paladini dei popoli liberi.
Basta con queste fesserie. Esistono, oggi come sempre, gli interessi nazionali. C'è chi li difende e chi no. È un gioco cinico, spietato, brutale. Con tre regole precise:
- Se non sai chi sei, sei fottuto.
- Se non sai cosa vuoi, sei fottuto.
- Se speri nei salvatori esterni, ti fotti da solo.
I trattati che in troppi invocano sono, a conti fatti, pezzi di carta: si fanno e si disfanno in un attimo. E il ferro continua a pesare più dell'oro, con buona pace di chi non riesce a disincagliarsi dalla visione economicistica delle cose.
Prendere coscienza di questo significa responsabilizzarci. Significa crescere e diventare adulti, come individui e come nazione. Capendo finalmente che il destino è nelle nostre mani e l'abilità sta nel cogliere, sfruttare o innestare le opportunità che le congiunture internazionali offrono di volta in volta.
Lo si può fare in Italia, oggi, con questa classe dirigente? No. Dunque ne va costruita una nuova.
Sic et simpliciter.
Matteo Brandi
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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Guardate una cartina di come appariva l'Impero Ottomano alla fine del XVII secolo, al momento della sua massima espansione.
Perché è utile averla davanti? Perché oggi la Turchia è attiva, politicamente e militarmente, proprio in quelle aree che una volta erano sotto il controllo della Sublime Porta: il Mar Nero, i Balcani, la Siria, la Libia, il Corno d'Africa.
Noi di Pro Italia lo diciamo da quando siamo nati: occhio ai turchi!
Ankara ha garantito un sostegno decisivo all'offensiva lampo delle armate jihadiste di Tahrir al-Sham contro l'esercito governativo siriano di Assad, ormai circondato a Damasco. A fronte di questa vittoria strategica, le controparti (Mosca e Teheran) sono state indotte a trovare un accordo per una transizione meno brusca verso il nuovo ordinamento: tramonta la Siria alauita, sorge la Siria sunnita filo-Turca.
È un altro passo in quella che è, a tutti gli effetti, una stagione neo-ottomana. Una traiettoria che Erdogan continuerà a perseguire per un cambio definitivo di paradigma, non solo nel Mediterraneo orientale.
Per anni i turchi hanno sfruttato con cinismo la loro adesione alla Nato per rafforzarsi, proponendosi come riferimento mediorientale per gli interessi americani salvo poi acquisire tanto peso da poter arrivare a giocare su più tavoli contemporaneamente: da Kazan a Washington, da Kiev a Nuova Delhi. Il tutto usando ogni arma disponibile: la minaccia militare, il ricatto dei flussi migratori, il controllo degli snodi energetici. Sempre mantenendo una chiara visione del futuro, irrorata da una forte consapevolezza delle proprie radici. Insomma, l'esatto contrario di quello che sta facendo l'Italia, convinta che uscire dalla Storia sia la scorciatoia verso il futuro e non, invece, la via più veloce per il baratro.
Eppure potremmo essere proprio noi italiani a poter giocare un ruolo decisivo nell'arginare e controbilanciare la mezzaluna turca. Ce lo suggerisce la geografia, ce lo conferma la storia. Ma per farlo è necessario rinforzare in maniera massiccia la nostra presenza nel Mediterraneo, il mare del nostro destino. Oppure possiamo anche restarcene inerti ad aspettare che la soluzione venga dai geni seduti a Bruxelles. D'altronde, pare proprio che funzioni... No?
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Pare che i ribelli jihadisti anti-Assad (tagliagole, in una parola) siano arrivati alla periferia di Damasco.
E l'esercito israeliano pare pronto al crollo delle armate governative siriane. Lavrov ha assicurato il sostegno russo ad Assad.
Situazione molto delicata. Come non mai. E ad Ankara sorridono soddisfatti.
A quelli che sognano una Siria senza Assad bisognerebbe chiedere come stia la Libia senza Gheddafi.
Esportatori di democrazia: la razza più insulsa sulla faccia del pianeta.
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