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TRIESTE: MORTO UN DETENUTO
Apprendiamo della morte di un detenuto nel carcere Ernesto Mari di Trieste, dove qualche giorno fa è scoppiata una rivolta: le persone recluse hanno protestato contro le scarsissime condizioni igieniche e sanitarie della struttura, il caldo insopportabile e il sovraffollamento. Quattro detenuti sono poi stati portati in ospedale, di cui uno con un'intossicazione dovuta al fumo dei lacrimogeni.
Pochi giorni fa, un detenuto è stato trovato morto nella sua cella. I media mainstream parlano di un' "overdose di metadone" a seguito del saccheggio dell'infermeria durante la protesta: come per le rivolte che infiammarono le carceri di tutta Italia nel 2020 durante la pandemia di COVID-19, assistiamo al solito teatrino volto ad imputare ai detenuti stessi la causa della loro morte, e finalizzato a deresponsabilizzare guardie e dirigenti, perché al carcere è evidentemente riconosciuto il diritto di uccidere!
Sempre al fianco di chi lotta
IN CARCERE NON SI MUORE, SI VIENE UCCISI!
SULLO SGOMBERO DELL'EX-LAVATOIO OCCUPATO DI TORINO
https://nocprtorino.noblogs.org/post/2024/07/09/sullo-sgombero-dell-ex-lavatoio-occupato-a-torino/
All'alba di questa mattina - 9 luglio 2024 - é stato sgomberato e sottoposto a sequestro preventivo l'Ex Lavatoio Occupato di Corso Benedetto Brin 21 a Torino.
Durante lo sgombero sono stati sequestrati materiali vari a fini investigativi.
Roboanti fanfare mediatiche comunicano lo sgombero del "covo degli anarchici violenti" e i politici di turno si congratulano per l'ennesimo sgombero, mentre operai al servizio di questura e comune murano e spaccano l'immobile, regalandolo nuovamente ad abbandono ed oblio.
L'Ex Lavatoio fu occupato il 9 dicembre 2022 all'interno di una mobilitazione cittadina in risposta allo sgombero dell'Edera Squat. In quei mesi in moltx ritennero fondamentale rivendicare e praticare lo strumento dell’occupazione - non di certo quello dei tavoli comunali di contrattazione e co-progettazione - così, in solidarietà ai e alle compagnx dell'Edera, tre occupazioni nacquero una dopo l'altra.
L'Ex Lavatoio era uno strumento di lotta. Uno strumento per essere nella città, nei suoi quartieri e nelle sue strade.
Uno strumento per coltivare alleanze capaci di incunearsi nelle fratture del presente con il cuore teso a sovvertire l'ordine delle cose e la sua soffocante quotidianità scandita dai ritmi del capitalismo neoliberale.
Dall'Ex Lavatoio ci siamo organizzatx per lottare contro le galere, contro i CPR, al fianco di Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41bis e l'ergastolo ostativo e accanto ai reclusi in rivolta nei centri di detenzione amministrativa.
In quel posto ci siamo datx la possibilità di costruire percorsi di lotta con chi subisce la violenza delle frontiere, del razzismo sistemico e della detenzione. Da quello spazio siamo uscitx in strada, perché é in strada che vogliamo stare, dove le contraddizioni del presente si palesano nella loro brutale violenza, dove la costruzione del nemico interno in un panorama bellico e genocidario si mostra nella sua evidenza.
Non ci interessa oggi piangere sull’ennesimo posto murato, sebbene ci sembri necessario ricordare come, ancora una volta, il potere si sia mostrato in città per spaccare, saldare e cementare l’ennesimo luogo da destinare all’abbandono o alla speculazione.
Quello che oggi vogliamo ribadire è che mentre è in corso un genocidio mandato in mondovisione, attraverso cui si normalizza il concetto di nemico interno, costruito attorno a chi si pone, per scelta o per necessità, ai margini di un mondo determinato dalla logica del capitalismo neoliberale e dai suoi paradigmi valoriali;
mentre si rinforzano meccanismi giustizialisti e criminogeni, ribadendo il pugno duro del potere punitivo e carcerario da imporre a chi viene etichettato come nemico;
mentre ciò avviene, non solo, qui a Torino si decide di murare un posto occupato, ma si investe per ristrutturare una nuova galera per persone senza documenti europei.
É ormai noto ai più che i lavori di ristrutturazione del CPR di corso Brunelleschi sono in corso e che la riapertura é imminente.
Quel posto, chiuso dal coraggio dei ribelli, NON DEVE RIAPRIRE.
Da quel coraggio e da quella potenza di rivolta, tantx compagnx dell’Ex Lavatoio han tratto ispirazione, forza e spunti di riflessione per lottare.
Sequestrare e murare uno spazio, quello spazio, non metterà fine a queste lotte. Come l'idra dalle tante teste, quando una di esse viene tagliata, due ne spuntano al suo posto. I tentativi di estirpare la lotta per la libertà non farà che rafforzarla.
Contro galere e cpr.
In solidarietà ai reclusi in rivolta.
Con il cuore a Jamal, deportato dallo Stato, nostro compagno che oggi non ha potuto essere con noi.
Solidarietà e amore alle prigioniere e ai prigionieri.
Un sorriso ai vicini che ci hanno sostenuto e che han detto senza remore agli sbirri ciò che gli andava detto.
Palestina libera!
Ricordiamo oggi la cena alle 21 in cascina torchiera, cimitero maggiore ?
FACCIAMO RUMORE
Neppure le parole abbiamo più. E se le avessimo non le ascolteresti.
Per questo sbattiamo con il poco che abbiamo, con le bombolette del gas, con le brande.
Siamo invisibili, per questo cerchiamo di fare rumore, tutti insieme.
Perché sia forte, perché sia disperato, perché sia sgradevole e superi anche i pregiudizi,
quelli che stanno fuori ma anche quelli tra di noi.
Urtiamo le porte, le grate che ci soffocano, i muri che ci chiudono e ci isolano dal mondo.
Muri che hanno reso, che hai reso impenetrabili, delimitando un ghetto-lager, un mondo da dimenticare.
La vita però, come la sofferenza, non puoi farla prigioniera.
Una strada per uscire dalla gabbia, in qualche modo la troverà.
Qualcuno sentirà quella voce e non sarà stato in vano.
Perché basterebbe poco. Basterebbe che per un solo giorno queste mura sporche e grigie diventassero trasparenti.
Basterebbe che tu potessi vederci. Vedere la libertà di cui ci hai privato.
La speranza distrutta, la dignità calpestata.
Basterebbe guardarla per un giorno, questa discarica di rifiuti umani.
Dove hai confinato ogni sbaglio, dove hai buttato il disagio, la povertà, i problemi che non sai o vuoi risolvere. Sperando che così non tornino a darti fastidio, a disturbare i tuoi privilegi, il tuo aperitivo, la tua call.
Vedresti gli occhi vuoti di chi si è spento per dimenticare tutto questo, sperando che passi.
Vedresti i corpi inanimati di chi non riesce a sostenere il dolore.
Vedresti non criminali incalliti e pericolosi, ma persone.
Che spesso non trovano nessuno con energia, il coraggio e la volontà di aiutarle.
Vedresti lo sporco, il degrado.
Ci vedresti cucinare e mangiare in bagno.
Ci vedresti sdraiati nelle brande, perché in piedi in cella non c'entriamo.
Ci vedresti boccheggiare d'estate e tremare d'inverno, senza riscaldamento, senza acqua calda.
Ti basterebbe un solo sguardo per capire che queste persone non sono più umane, che senza un progetto, un lavoro, senza ricevere risposte, senza una speranza non siamo più niente.
Provaci tu a non poter chiamare la tua compagna, a dover scegliere se usare la tua unica chiamata per sentire i tuoi figli o i tuoi genitori.
Prova ad avere solo 10 maledetti minuti a settimana per comprimere tutto, ogni pensiero, ogni parola, ogni sentimento.
Prova a non sentirti solo, impotente, perso.
Basterebbe seguirci mentre arriviamo ammanettati tra la gente, ancora non giudicati, in quelle aule dove dovrebbero fare giustizia, ma ti senti colpevole anche se non lo sei, vivi la condanna prima ancora della sentenza.
Trascinati coi ferri ai polsi, chiusi dentro una gabbia più piccola della cella, sbattuti e umiliati in quei sotterranei luridi di piazzale Clodio.
Basterebbe assaggiare questo cibo, che fa schifo e comunque non basta mai.
Basterebbe finire in questo baratro per capire che i muri e le sbarre chiudono dentro anime vive e tengono fuori l'umanità, la civiltà.
Ti basterebbe vederlo, questo posto, per non poter più far finta di nulla.
Ti metteresti anche tu a sbattere con noi.
Questa volta, non girarti dall'altra parte. Posa l'aperitivo, sospendi la call, metti in pausa il film.
Prova a vedere oltre questo maledetto muro.
Detenuti in mobilitazione - Regina Coeli
Giovedì 30 maggio siamo tornati al carcere minorile Beccaria all'indomani di una protesta collettiva durata ore e soffocata anche dall'intervento di alcuni reparti della celere intervenuti dall'esterno a dar man forte alla Penitenziaria.
"Nessun ferito" riportano tutti i giornali, forse per far sembrare un caso isolato i maltrattamenti e le torture venuti a galla a seguito dell'indagine del mese scorso che ha coinvolto circa la metà dei secondini operanti al Beccaria, ma la verità è altra cosa dalla carta stampata e nelle carceri la violenza è strutturale e quotidiana.
I ragazzi hanno detto infatti che molti di loro sono stati picchiati e che alcuni sono ora in isolamento; tenuti senza acqua e cibo e costretti a dormire sui pavimenti. "Qui non ci tolgono "solo" la libertà, ci tolgono la dignità e ogni cosa, non abbiamo nulla".
Pensiamo sia importante far uscire le loro voci fuori da quelle mura per provare a rompere l'isolamento, per molti dei ragazzi probabilmente estremamente duro visto che si tratta di minori stranieri non accompagnati che non hanno dunque una famiglia o altre reti di supporto a sostenerli dentro la galera.
Ci siamo salutatx con la promessa di rivederci presto fra fuochi d'artificio, urla di libertà e il sopraggiungere di alcune pattuglie di PS e Digos che hanno rincorso i salutanti riuscendo infine ad agguantare
una bicicletta e fermare due compagnx rilasciatx poco dopo.
La presenza di polizia intorno alla struttura è aumentata in questi giorni anche a seguito di due evasioni, una purtroppo interrotta dopo pochi passi, ma non spegnerà i cuori di chi lotta.
Viva i ribelli del Beccaria!
Libertà per tutti e tutte e sentieri sicuri per chi è in fuga!
Fuoco alle galere!
‼️GIÙ LE MANI DA HAKIM‼️
Ieri, mercoledì 29, il nostro amico e compagno Hakim è stato fermato alla stazione di Milano Centrale e arrestato con le seguenti accuse: oltraggio a pubblico ufficiale, resistenza, lesioni. Al processo per direttissima di questa mattina la giudice ha rifiutato la proposta di domicilio dove Hakim avrebbe potuto svolgere le misure cautelari, assegnandogli invece la detenzione preventiva in carcere, dove ora è stato tradotto, fino al prossimo 4 luglio.
Hakim a causa della sua attività politica in Tunisia è stato recluso per 13 anni in carcere. Una volta in libertà non si è arreso ma ha invece perseverato nella lotta contro i tanto odiati confini: in Italia, attualmente con il permesso di soggiorno scaduto, avrebbe avuto a dicembre di quest'anno l'udienza per il rilascio dello status di rifugiato politico. Da una parte all'altra del Mediterraneo, ancora una volta in gabbia.
Fuori dall'udienza di questa mattina, a cui ci è stato impedito di poter presenziare, si è riusciti a trasmettergli tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà ma l'abbiamo comunque trovato molto preoccupato circa la sua reclusione a San Vittore: la polizia picchia e tortura, ben da prima dello "scandalo" del Beccaria, e se poi la tua pelle non è abbastanza bianca e i tuoi documenti non abbastanza in regola lo fa con ancora maggior violenza protetta dal silenzio generale.
? Hakim lo sa, noi lo sappiamo: la sua giacca sporca di sangue al tribunale questa mattina ci fa traboccare di rabbia il cuore ?****
? **Inondiamo Hakim di telegrammi e lettere, la polizia deve sapere che non è solo:
ABDELHAKIM SLAMA
c.c. San Vittore
piazza Filangieri Gaetano, 2
Milano 20123
Villa Occupata**
Ieri si è svolto l'incontro in università con il professore Michele Lancione dell'università di Torino. La militarizzazione della società va di pari passo con la militarizzazione delle università, le scuole diventano luoghi per legittimare l'ideologia di guerra, posti finanziati dalle aziende, fra cui quelle belliche, in cui a dettare la linea del sapere e dello studio scientifico sono gli interessi del mercato capitalistico. I luoghi del sapere, assoggettati alle logiche del profitto, perdono la loro essenza, la gretta necessità di accumulo del capitale si sostituisce a ogni spirito critico, lo studio si riduce alla risoluzione tecnica dei problemi industriali, problemi che oggi si traducono nella produzione di armi, nella legittimazione culturale della guerra crescente, nello sviluppo dell'intelligenza artificiale per il controllo sociale e altre simili schifezze.
L'incontro di ieri si è concluso con il lancio di un'assemblea aperta che si terrà a breve, presto uscirà la locandina!!!
Ci vediamo in Piccola Parigi!!!!!
Da chiostro legnaia passare dal porticato sul retro e superare i lavori, lì si trova il cerchio di sedie!!!
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