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Torniamo con una proiezione a tema violenza politica!
A questo giro ci vediamo un documentario girato da alcun compagn tedesch* che segue l’attività delle Rote Zora, gruppo separatista che militava fra gli anni 70 e 80 in Germania e nel mondo.
Dopo la proiezione facciamo 2 chiacchiere: Sampietrini su celerini: si o no? Parliamone!
Ci vediamo a SOCS (via Celoria 26) per le 21!!! 🔥🔥
Ci vediamo il 16 👄🔥🔥
Proiezione lunedì 02/12 in SOCS (via Celoria 26) alle 21:00.
The gentleman bank robber: a story of butch lesbian freedom fighter Rita Bo Brown. Documentario sulla vita di Rita Bo Brown. Ha fatto parte della George Jackson Brigade, un gruppo queer e decoloniale, che imbracciò la lotta armata tra gli anni 70-80 negli USA.
Devono il loro nome a George Jackson, membro delle Black Panther ucciso in carcere. Il gruppo, appunto, ebbe un’attività cospicua sia fuori che dentro le carceri, organizzando prima una serie di attentati a sedi governative, poi continuando a praticare resistenza all’interno delle prigioni.
Dopo la proiezione ci aspettano due chiacchiere su cosa vuol dire per noi violenza e sul valore che possiamo dare a varie pratiche politiche conflittuali. Sanpietrini su celerini: si o no? Parliamone!
Domani alle 15!
Ci vediamo il 10 sotto alle mura del Beccaria per ribadire che il carcere e la rieducazione ci fanno schifo. Microfono aperto: porta i tuoi pezzi!
⚠️ accorriamo tuttx in viale Sarca 183 a supportare la nuova occupazione ⚠️
TRIESTE: MORTO UN DETENUTO
Apprendiamo della morte di un detenuto nel carcere Ernesto Mari di Trieste, dove qualche giorno fa è scoppiata una rivolta: le persone recluse hanno protestato contro le scarsissime condizioni igieniche e sanitarie della struttura, il caldo insopportabile e il sovraffollamento. Quattro detenuti sono poi stati portati in ospedale, di cui uno con un'intossicazione dovuta al fumo dei lacrimogeni.
Pochi giorni fa, un detenuto è stato trovato morto nella sua cella. I media mainstream parlano di un' "overdose di metadone" a seguito del saccheggio dell'infermeria durante la protesta: come per le rivolte che infiammarono le carceri di tutta Italia nel 2020 durante la pandemia di COVID-19, assistiamo al solito teatrino volto ad imputare ai detenuti stessi la causa della loro morte, e finalizzato a deresponsabilizzare guardie e dirigenti, perché al carcere è evidentemente riconosciuto il diritto di uccidere!
Sempre al fianco di chi lotta
IN CARCERE NON SI MUORE, SI VIENE UCCISI!
SULLO SGOMBERO DELL'EX-LAVATOIO OCCUPATO DI TORINO
https://nocprtorino.noblogs.org/post/2024/07/09/sullo-sgombero-dell-ex-lavatoio-occupato-a-torino/
All'alba di questa mattina - 9 luglio 2024 - é stato sgomberato e sottoposto a sequestro preventivo l'Ex Lavatoio Occupato di Corso Benedetto Brin 21 a Torino.
Durante lo sgombero sono stati sequestrati materiali vari a fini investigativi.
Roboanti fanfare mediatiche comunicano lo sgombero del "covo degli anarchici violenti" e i politici di turno si congratulano per l'ennesimo sgombero, mentre operai al servizio di questura e comune murano e spaccano l'immobile, regalandolo nuovamente ad abbandono ed oblio.
L'Ex Lavatoio fu occupato il 9 dicembre 2022 all'interno di una mobilitazione cittadina in risposta allo sgombero dell'Edera Squat. In quei mesi in moltx ritennero fondamentale rivendicare e praticare lo strumento dell’occupazione - non di certo quello dei tavoli comunali di contrattazione e co-progettazione - così, in solidarietà ai e alle compagnx dell'Edera, tre occupazioni nacquero una dopo l'altra.
L'Ex Lavatoio era uno strumento di lotta. Uno strumento per essere nella città, nei suoi quartieri e nelle sue strade.
Uno strumento per coltivare alleanze capaci di incunearsi nelle fratture del presente con il cuore teso a sovvertire l'ordine delle cose e la sua soffocante quotidianità scandita dai ritmi del capitalismo neoliberale.
Dall'Ex Lavatoio ci siamo organizzatx per lottare contro le galere, contro i CPR, al fianco di Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41bis e l'ergastolo ostativo e accanto ai reclusi in rivolta nei centri di detenzione amministrativa.
In quel posto ci siamo datx la possibilità di costruire percorsi di lotta con chi subisce la violenza delle frontiere, del razzismo sistemico e della detenzione. Da quello spazio siamo uscitx in strada, perché é in strada che vogliamo stare, dove le contraddizioni del presente si palesano nella loro brutale violenza, dove la costruzione del nemico interno in un panorama bellico e genocidario si mostra nella sua evidenza.
Non ci interessa oggi piangere sull’ennesimo posto murato, sebbene ci sembri necessario ricordare come, ancora una volta, il potere si sia mostrato in città per spaccare, saldare e cementare l’ennesimo luogo da destinare all’abbandono o alla speculazione.
Quello che oggi vogliamo ribadire è che mentre è in corso un genocidio mandato in mondovisione, attraverso cui si normalizza il concetto di nemico interno, costruito attorno a chi si pone, per scelta o per necessità, ai margini di un mondo determinato dalla logica del capitalismo neoliberale e dai suoi paradigmi valoriali;
mentre si rinforzano meccanismi giustizialisti e criminogeni, ribadendo il pugno duro del potere punitivo e carcerario da imporre a chi viene etichettato come nemico;
mentre ciò avviene, non solo, qui a Torino si decide di murare un posto occupato, ma si investe per ristrutturare una nuova galera per persone senza documenti europei.
É ormai noto ai più che i lavori di ristrutturazione del CPR di corso Brunelleschi sono in corso e che la riapertura é imminente.
Quel posto, chiuso dal coraggio dei ribelli, NON DEVE RIAPRIRE.
Da quel coraggio e da quella potenza di rivolta, tantx compagnx dell’Ex Lavatoio han tratto ispirazione, forza e spunti di riflessione per lottare.
Sequestrare e murare uno spazio, quello spazio, non metterà fine a queste lotte. Come l'idra dalle tante teste, quando una di esse viene tagliata, due ne spuntano al suo posto. I tentativi di estirpare la lotta per la libertà non farà che rafforzarla.
Contro galere e cpr.
In solidarietà ai reclusi in rivolta.
Con il cuore a Jamal, deportato dallo Stato, nostro compagno che oggi non ha potuto essere con noi.
Solidarietà e amore alle prigioniere e ai prigionieri.
Un sorriso ai vicini che ci hanno sostenuto e che han detto senza remore agli sbirri ciò che gli andava detto.
Palestina libera!
Ricordiamo oggi la cena alle 21 in cascina torchiera, cimitero maggiore ?
FACCIAMO RUMORE
Neppure le parole abbiamo più. E se le avessimo non le ascolteresti.
Per questo sbattiamo con il poco che abbiamo, con le bombolette del gas, con le brande.
Siamo invisibili, per questo cerchiamo di fare rumore, tutti insieme.
Perché sia forte, perché sia disperato, perché sia sgradevole e superi anche i pregiudizi,
quelli che stanno fuori ma anche quelli tra di noi.
Urtiamo le porte, le grate che ci soffocano, i muri che ci chiudono e ci isolano dal mondo.
Muri che hanno reso, che hai reso impenetrabili, delimitando un ghetto-lager, un mondo da dimenticare.
La vita però, come la sofferenza, non puoi farla prigioniera.
Una strada per uscire dalla gabbia, in qualche modo la troverà.
Qualcuno sentirà quella voce e non sarà stato in vano.
Perché basterebbe poco. Basterebbe che per un solo giorno queste mura sporche e grigie diventassero trasparenti.
Basterebbe che tu potessi vederci. Vedere la libertà di cui ci hai privato.
La speranza distrutta, la dignità calpestata.
Basterebbe guardarla per un giorno, questa discarica di rifiuti umani.
Dove hai confinato ogni sbaglio, dove hai buttato il disagio, la povertà, i problemi che non sai o vuoi risolvere. Sperando che così non tornino a darti fastidio, a disturbare i tuoi privilegi, il tuo aperitivo, la tua call.
Vedresti gli occhi vuoti di chi si è spento per dimenticare tutto questo, sperando che passi.
Vedresti i corpi inanimati di chi non riesce a sostenere il dolore.
Vedresti non criminali incalliti e pericolosi, ma persone.
Che spesso non trovano nessuno con energia, il coraggio e la volontà di aiutarle.
Vedresti lo sporco, il degrado.
Ci vedresti cucinare e mangiare in bagno.
Ci vedresti sdraiati nelle brande, perché in piedi in cella non c'entriamo.
Ci vedresti boccheggiare d'estate e tremare d'inverno, senza riscaldamento, senza acqua calda.
Ti basterebbe un solo sguardo per capire che queste persone non sono più umane, che senza un progetto, un lavoro, senza ricevere risposte, senza una speranza non siamo più niente.
Provaci tu a non poter chiamare la tua compagna, a dover scegliere se usare la tua unica chiamata per sentire i tuoi figli o i tuoi genitori.
Prova ad avere solo 10 maledetti minuti a settimana per comprimere tutto, ogni pensiero, ogni parola, ogni sentimento.
Prova a non sentirti solo, impotente, perso.
Basterebbe seguirci mentre arriviamo ammanettati tra la gente, ancora non giudicati, in quelle aule dove dovrebbero fare giustizia, ma ti senti colpevole anche se non lo sei, vivi la condanna prima ancora della sentenza.
Trascinati coi ferri ai polsi, chiusi dentro una gabbia più piccola della cella, sbattuti e umiliati in quei sotterranei luridi di piazzale Clodio.
Basterebbe assaggiare questo cibo, che fa schifo e comunque non basta mai.
Basterebbe finire in questo baratro per capire che i muri e le sbarre chiudono dentro anime vive e tengono fuori l'umanità, la civiltà.
Ti basterebbe vederlo, questo posto, per non poter più far finta di nulla.
Ti metteresti anche tu a sbattere con noi.
Questa volta, non girarti dall'altra parte. Posa l'aperitivo, sospendi la call, metti in pausa il film.
Prova a vedere oltre questo maledetto muro.
Detenuti in mobilitazione - Regina Coeli
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