Memento 🇮🇹

Description
Tutela, restauro e conservazione, in maniera concreta, del patrimonio artistico e storico costituito dai Sacrari militari, dai monumenti e dai musei dedicati a quanti hanno combattuto con onore per la nostra Patria.

http://www.associazione-memento.org/
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hace 1 mes
**ONORIAMO I FIGLI DELLA MILANO AMBROSIANA …

ONORIAMO I FIGLI DELLA MILANO AMBROSIANA CADUTI PER L’ITALIA

*Nella ricorrenza di Sant’Ambrogio la delegazione milanese di Associazione Memento organizza un itinerario storico presso il Cimitero Monumentale di Milano, vera e propria miniera di pietre miliari dell’eroismo milanese.

Sono numerosissimi i monumenti ed i simboli che ricordano coloro che difesero il Tricolore su tutti i fronti e che la cittĂ  di Milano volle innalzare e ricordare come esempi per le generazioni che sarebbero seguite.

La giornata si concluderĂ  con un momento conviviale presso la sede associativa.*

hace 1 mes

20 novembre 2004. In ricordo di GIANFRANCO CHITI.

*Gianfranco Chiti nasce il 6 maggio 1921 a Gignese (Verbano-Cusio-Ossola), per trasferirsi presto a Pesaro, dove il padre fu insegnante di violino.

Conclude l'accademia militare a Modena, e subito viene impiegato come sottotenente sui fronti croato-sloveno e greco-albanese. Nel '42 e '43 è comandate di compagnia nella campagna di Russia. In seguito alla battaglia sul Don è decorato con la medaglia di bronzo.
In guerra sviluppa la vocazione religiosa.

Dopo l'8 settembre 1943 aderisce alla Repubblica Sociale. In seguito a ciò verrà dunque internato nei campi di concentramento a Coltano e Laterina, fino al 1946. Lì scrisse le sue "Lettere dalla prigionia" (Edizioni Ares).

Nel '48 fu reintegrato nell'esercito italiano, operando in Somalia.
In seguito fu colonnello e comandante alla scuola sottufficiali a Viterbo.
A 57 anni venne promosso generale di brigata.

A 58 anni prese i voti come frate francescano e in seguito divenne sacerdote.

L’ obbedienza francescana lo chiamò ad Orvieto a ridar vita al rudere del convento di San Crispino che era stato dissacrato. Vi installò tra i ruderi una tenda militare e, con l’aiuto dei suoi granatieri, riuscì a trasformare il luogo.

Morì il 20 novembre 2004.

La diocesi di Orvieto ed i Granatieri di Sardegna riuscirono a far avviare il processo di beatificazione, la cui inchiesta diocesana si è chiusa il 30 marzo 2019.*

hace 1 mes

Alam Abu Hileiuat, 19 novembre 1940: Ten. LOCATELLI GIUSEPPE, Medaglia d'Oro al Valor Militare:

«Assunto, fin dal primo giorno di guerra, il comando di una compagnia carri armati, dedicava ogni sua migliore energia alla preparazione tecnica e spirituale del reparto, che poi guidava abilmente in un seguito di vittoriose azioni. Uscito dalle linee con il battaglione di cui faceva parte, per appoggiare una nostra colonna celere in una ricognizione offensiva, non esitava a fronteggiare col suo reparto schiaccianti forze corazzate nemiche che avevano attaccato la colonna. Più volte ferito, conscio che un cedimento della sua unità avrebbe determinato il crollo del nostro dispositivo, sosteneva per oltre tre ore, con 13 carri soltanto e senza dare alcuna impressione di vacillamento, l’urto di almeno 50 mezzi corazzati appoggiati da artiglierie. Correndo a piedi da un carro all’altro per impartire con maggiore rapidità e precisione gli ordini e per tener vivi, con l’esempio del suo eroismo lo spirito aggressivo e lo sprezzo del pericolo nei suoi dipendenti, riusciva a paralizzare la baldanza nemica, permettendo alla nostra colonna celere di disimpegnarsi. Disposto l’ordinato ripiegamento del reparto, restava col solo suo carro a fronteggiare gli avversari per dar modo agli altri mezzi, piiì volte colpiti, di disimpegnarsi dalla lotta. Una cannonata lo colpiva in pieno, mentre col braccio teso fuori dallo sportello del carro, in atteggiamento di comando, additava ai suoi carri sti la direzione da seguire. Alam Abu Hileiuat (A.S.), 19 novembre 1940.»

hace 1 mes

16 novembre 1917, il battesimo del fuoco dei “ragazzi del ’99”
Il generale Armando Diaz, da pochi giorni nominato nuovo Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano, nel suo ordine del giorno del 18 novembre 1917 così scriveva:

«I giovani soldati della Classe 1899 hanno avuto il battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico e sul fiume che in questo momento sbarra al nemico le vie della Patria, in un superbo contrattacco, unito il loro ardente entusiasmo all’esperienza dei compagni più anziani, hanno trionfato. Alcuni battaglioni austriaci che avevano osato varcare il Piave sono stati annientati: 1.200 prigionieri catturati, alcuni cannoni presi dal nemico sono stati riconquistati e riportati sulle posizioni che i corpi degli artiglieri, eroicamente caduti in una disperata difesa, segnavano ancora.
In quest’ora, suprema di dovere e di onore nella quale le armate con fede salda e cuore sicuro arginano sul fiume e sui monti l’ira nemica, facendo echeggiare quel grido “Viva l’Italia” che è sempre stato squillo di vittoria, io voglio che l’Esercito sappia che i nostri giovani fratelli della Classe 1899 hanno mostrato d’essere degni del retaggio di gloria che su loro discende
Zona di guerra, 18 novembre 1917 – Il Capo di S.M. dell’Esercito A. Diaz»

hace 1 mes, 1 semana

5 Novembre 2022. In ricordo di PRIMO SIENA.

Nato nel 1927 nella bassa modenese, il 20 settembre del 1943, a nemmeno 16 anni, si arruolò volontario nelle costituende forze armate della Repubblica Sociale Italiana. Inquadrato nel Battaglione Bersaglieri “Mussolini”, posto a difesa di Gorizia e della Venezia Giulia fino al 30 aprile del 1945, combattendo contro il IX Corpus partigiano comunista jugoslavo facente capo a Tito, che minacciava il fronte orientale italiano. Dal 30 aprile fu prigioniero di guerra nel famigerato campo di concentramento di Borovnica, fino al 30 ottobre del 1945. Raggiunse la famiglia a Verona, dove si era trasferita anche per sottrarsi alle rappresaglie da parte dei partigiani dopo la “liberazione” nei famigerati triangoli della morte.

Aderì subito al Movimento Sociale italiano, fu tra i “Figli del sole”, la corrente di avanguardia giovanile interna all’MSI che riscoprì gli insegnamenti del filosofo “eretico” Julius Evola, per poi maturare una adesione al pensiero cattolico tradizionale, testimoniato nell’opera Le alienazioni del secolo (Premio Angelicus 1957).

Promosse e diresse importanti riviste della destra giovanile degli anni ’50 come Cantiere e soprattutto Carattere, fu animatore di numerose iniziative culturali dell’allora MSI e direttore della “scuola di partito”.
Segretario Federale del Msi nel 1972 e consigliere comunale di Verona nel 1970 e nel 1975. Nel 1976, entrato in rotta di collisione con la dirigenza nazionale uscì dal Msi e poco dopo si trasferì in Cile dove ha trascorso tutto il resto della sua vita.

hace 1 mes, 1 semana

Castino (Cuneo), 15 novembre 1944: Sottotenente BAGNARESI CARLO, Medaglia d'Oro al Valor Militare:

«In missione armata per riportare alla Patria figli traviati, attaccato da reparto avversario superiore, affrontava da solo una autoblindata. Isolato, sopraffatto, ferito grave ad un polmone, con il braccio destro inutilizzato, si asserragliava con pochi in una canonica. Catturato, adescato con cure e lusinghe per più giorni, richiamava tutti al dovere. Portato davanti alla fossa per essere fucilato nel giorno dei santi, in nome di santa Italia una, tanto imponeva della sua volontà all’avversario che le armi rifiutavano tre volte il fuoco fratricida. Al nemico che intimidito gli offriva grazia, rispondeva “Italia e San Marco! “. Dopo altri quindici giorni di dolore,alla catena della morte, in oscura segreta, riportato alla fucilazione assieme al suo sottufficiale, reclamava per questi il diritto ad una cassa mortuaria perché la madre potesse un giorno ritrovarlo. Avendo i fratricidi una sola bara, con le ultime forze della sua volontà imponeva di rimandare la fucilazione del sottufficiale. Facendosi illuminare il petto perché meglio potesse essere colpito, si ergeva impavido dì fronte al piombo ribelle, ordinava il fuoco e cadeva onorando la patria al grido di “San Marco e Italia”, morendo come i re non hanno saputo morire.
Pezzolo, 3 ottobre 1944 XXIII-Castino di Cortemilia, 15 novembre 1944 XXIII.»

hace 1 mes, 1 semana
Mignano (Caserta), 10 novembre 1943: Cap. …

Mignano (Caserta), 10 novembre 1943: Cap. COZZARINI RINO, Medaglia d'Oro al Valor Militare:

«Volontario nella guerra di Spagna e valoroso combattente nella guerra attuale, più volte decorato al valore, raccoglieva intorno a se, in un momento particolarmente triste e difficile per la Nazione, militari sbandati e volontari di ogni età formando un reparto organico ed entusiasta che portava sulla linea di combattimento a fianco dei camerati germanici. (...) Durante un nuovo assalto contro carri armati, mentre in piedi lanciava contro il nemico l’ultima bomba a mano del suo tascapane, cadeva colpito al petto suggellando con l’offerta della propria vita un passato di fede purissima e di completa dedizione alla Patria. (...) Fronte Falciano-Mondragone, 1 ottobre-10 novembre 1943».

hace 1 mes, 1 semana
Il 9 novembre 1921, in occasione …

Il 9 novembre 1921, in occasione del terzo congresso dei Fasci tenutosi a Roma, si ebbe la fondazione ufficiale del Partito Nazionale Fascista.

hace 1 mes, 2 semanas

Il 7 Novembre 1941 venne barbaramente ucciso nei Balcani dai partigiani comunisti di Tito il Carabiniere Alfredo Gregori, di Arcugnano, classe 1912. Durante una ricerca anagrafica nelle zone annesse al Regno d'Italia, il 6 Novembre giunse ad Hrlejin.

Dopo aver censito la popolazione, si recò in un'osteria con un Gendarme croato e un Fante. All'improvviso i tre militari vennero disarmati, fatti prigionieri e condotti a Veli Dolac da alcuni ribelli.

A Gregori fu ordinato dai partigiani comunisti di Tito di cantare i loro inni se voleva avere salva la vita. Rifiutò. Il giorno seguente, il 7 Novembre, ancora lo stesso ordine e la pretesa di informazioni sui reparti italiani dislocati sul territorio.

Rifiutò, cosciente che al rifiuto sarebbe seguita la morte certa. Torturato, venne ucciso senza pietà da colpi di pistola sparati a bruciapelo. Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

"Incaricato del servizio di censimento sulla popolazione di un centro abitato, veniva di sorpresa disarmato e catturato da un gruppo di ribelli nascosto in una casa in cui era entrato per eseguire il suo compito. Trasportato nella notte in un accampamento avversa­rio, rifiutava energicamente di unirsi al coro dei ribelli che cantavano inni sovversivi, nonostante gli fosse stato assicurato che, ciò facendo, avrebbe avuto salva la vita. Il mattino seguente, a testa alta e con fierezza riconfermava il suo credo e persisteva nel suo diniego, dopo di che veniva barbaramente ucciso. Espressione purissima di fedeltà, di disciplina e di eroismo. Veli Dolac, 7 Novembre 1941".

Il Gendarme ed il Fante, liberati, raccontarono il gesto eroico. Alla memoria del Carabiniere Alfredo Gregori è intitolata la caserma sede della Compagnia Carabinieri di Schio.

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