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Notizie e analisi sull'attualità e la geopolitica.

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1° in Politica Internazionale

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1 month ago

https://www.youtube.com/watch?v=NechEUSKYd8

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GEOINGEGNERIA MODIFICAZIONE DELL’AMBIENTE

La geoingegneria ovvero l’inseminazione delle nuvole per modificare il clima è realtà. Ne parliamo con Tom Bosco giornalista e ricercatore e con Monica Laneri de “I Guardiani del Cielo”, ma anche attraverso l’interessantissimo articolo su Nexus New Times…

1 month, 1 week ago
ECCESSO DI MORTALITA' ***🌺******🌺******🌺***

ECCESSO DI MORTALITA' 🌺🌺🌺
Corposo studio giapponese, pubblicato sulla rivista Cureus, che documenta un significativo eccesso di mortalità per vari tipi di cancro in relazione con la somministrazione della terza e delle successive dosi di vaccini covid. Il limite evidente di questo come di tanti altri studi del genere è l'impossibilità di ricollegare i decessi allo stato vaccinale, ma indubbiamente i dati sono particolarmente impressionanti, anche perché sono ottenuti stimando la mortalità attesa per specifiche neoplasie sulla base de4lla serie storica dei due decenni precedenti. Le neoplasie per cui l'eccesso è particolarmente evidente comprendono ovaio, leucemie, prostata, orofaringe e pancreas. Cureus come rivista scientifica si caratterizza non solo per la evisione tra pari bensì anche per la possibilità di commentare gli studi anche post-pubblicazione.

1 month, 2 weeks ago

STUDIARE I VACCINI 🌺🌺🌺
Questo studio, pubblicato sulla rivista ad alto fattore d'impatto JCI, esamina le modificazioni del sistema immunitario che si verificano dopo somministrazione del vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia, documentando come dopo il vaccino si abbia un consistente aumento dell'attività di una sottopopolazione specializzata di linfociti T detti gamma-delta. Come di regola accade nella risposta immunitaria, anche questa tipologia di cellule si associa ad alcune risposte potenzialmente favorevoli (miglioramento dell'efficienza dell'immunità, anche contro altri microrganismi e pure contro i tumori) e ad altre potenzialmente sfavorevoli (autoimmunità e in alcuni casi induzione di tolleranza ai tumori). Lo studio non giunge a chiarire questi aspetti e tuttavia pone importanti basi per giustificarne la futura indagine. Quel che conta e che qui si vuole sottolineare è che questi studi non sono mai necessari per sviluppare e ottenere l'autorizzazione all'impiego di un vaccino. Le linee guida di riferimento richiedono unicamente di documentare l'immunogenicità e eventualmente la protezione contro il microrganismo specifico, e null'altro. Studi come questo che invece mostrano che gli effetti possono essere molteplici e complessi e che certo non si limitano a indurre una generica immunità contro un determinato microrganismo. Documentare questi aspetti aiuta a comprendere e chiarire tra l'altro gli effetti avversi, che oggi invece sono valutati puramente su base epidemiologico-statistica, con il risultato di perdersene la massima parte. Ovvio che se da un prodotto non sai cosa aspettarti, difficilmente ne comprenderai di diversi effetti, non foss'altro che non hai idea di che cosa cercare.

www.jci.org

JCI -MMR vaccination induces trained immunity via functional and metabolic reprogramming of γδ T cells

3 months ago
Lunedì 19 febbraio 2024

Lunedì 19 febbraio 2024
ore18:00
Palazzo Bovara Sala Castiglioni
MILANO

COSCIENZA UMANA
E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

presentazione del libro
L'era della cosmocroniaPaolo GilaAutore e giornalista

Giuseppe Valditara
Ministro dell'Istruzione e del Merito

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confcommerciomilano.it

3 months, 1 week ago

🔴 L'OCCIDENTE È UN TOPO IN TRAPPOLA
Israele rappresenta oggi - al meglio o al peggio, secondo come si guardi - il paradigma perfetto dell'intero occidente. Prigioniero della propria storia di dominio e sopraffazione, incapace di pensarsi altro che come potenza dominante, annaspa disperatamente nel tentativo di salvare se stesso, e più si agita più precipita, inesorabilmente, verso un punto di non ritorno.
Recentemente, su Foreign Affairs, prestigioso ed autorevole magazine USA, molto ascoltato negli ambienti che contano, Aluf Benn ha pubblicato un lungo intervento, significativamente intitolato "Israel’s Self-Destruction". L'analisi di Benn, comunque filo-israeliana, analizza il comportamento dello stato ebraico a partire dal 7 ottobre, per trarne la conclusione che si sta distruggendo da solo. E in effetti, se si guarda alla successione degli eventi, risulta evidente che la reazione rabbiosa e feroce di Israele altro non è che un susseguirsi di mosse disperate, il cui unico senso è allontanare - nello spazio e nel tempo, sia quello fisico che quello mentale - un dato di fatto ineluttabile: la mossa del 7 ottobre è da scacco matto. Israele può mangiare quanti pezzi vuole, ma alla fine il re cadrà.
A rendere evidente tutto ciò, sono in particolare alcuni elementi.
⭕️ Innanzi tutto, a 4 mesi dall'inizio dell'operazione su Gaza, è chiaro che l'obiettivo di distruggere le formazioni palestinesi, o anche solo di intaccarne seriamente il potenziale politico-militare, è stato completamente mancato. L'IDF continua a scontrarsi con le forze della Resistenza, e continua a subire pesanti perdite - in uomini e mezzi - anche se cerca di nasconderle.
⭕️ Nonostante un asserito controllo del territorio quasi totale, non è riuscita a liberare nessuno dei soldati prigionieri; i soli civili che sono tornati in libertà, l'hanno ottenuta attraverso scambi e trattative. In compenso, in estensione della già applicata Direttiva Annibale, diverse decine sono stati uccisi da bombe israeliane.
⭕️ Da mesi Tel Aviv continua a ripetere che Hazbollah deve ritirarsi sino al fiume Litani, e che se non sarà possibile diplomaticamente allora lo farà con la forza. Ma non c'è alcuna trattativa diplomatica in merito, e non solo Hezbollah, ma persino il governo libanese, hanno ribadito che non ci sarà un ritiro. Israele muore dalla voglia di liquidare Hezbollah, ma sa che questo è impossibile, e che se ci provasse pagherebbe un prezzo insostenibile.
⭕️ L'annunciata offensiva su Rafah, per occupare il corridoio Filadelfia ed il valico con l'Egitto, ricalca il medesimo copione. All'inizio, bisognava prendere e ripulire Gaza City. Poi l'obiettivo imprescindibile è diventata Khan Younis. Ora è il turno di Rafah. La vittoria - promessa ma impossibile - deve costantemente slittare in avanti, come la carota agitata davanti all'asino.
Israele somiglia sempre più ad uno di quei bulli che si agitano davanti ad un avversario gridando continuamente "tenetemi!...".
Ora sembra che Netanyahu abbia deciso di richiamare nuovamente i riservisti, che erano stati mandati a casa dopo che l'IDF aveva lasciato Gaza City. Un altro segno evidente che né il governo né i vertici militari hanno la più pallida idea di come uscire dalla trappola in cui si sono cacciati. Va qui brevemente ricordato che Israele, senza una seria mobilitazione, semplicemente non è in grado di reggere lo scontro contemporaneamente sui tre fronti già aperti (Libano, Cisgiordania e Gaza). La stessa operazione Al-Aqsa Flood fu resa possibile anche perché l'IDF aveva spostato gran parte delle sue forze dal confine con la Striscia alla West Bank.
Il modello politico-militare occidentale, di cui Israele è pienamente parte, è quello dell'uso violento e rapido della forza, è l'applicazione in armi del concetto di suprematismo. Semplicemente non è attrezzato, sotto ogni profilo, per una guerra di logoramento. È stato così in Vietnam, è stato così in Afghanistan, è così in Ucraina. E così, ineluttabilmente, sarà in Palestina.

3 months, 1 week ago
**SABATO 10 febbraio 2024**

SABATO 10 febbraio 2024
ore 16:00
Palazzo Trinci Sala Rossa
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3 months, 1 week ago
3 months, 2 weeks ago

🇺🇸 BIDEN: "La nostra risposta è iniziata oggi. Continuerà nei tempi e nei luoghi che decideremo.
Gli Stati Uniti non cercano il conflitto in Medio Oriente o in qualsiasi altra parte del mondo, ma tutti coloro che potrebbero cercare di infastidirci sappiano questo: se fai del male a un americano, risponderemo".

Traduzione: ogni tanto dobbiamo un po' menare, altrimenti poi nessuno ci teme più. Però non attaccheremo l'Iran.

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3 months, 2 weeks ago

Effetti collaterali di un attacco USA contro le milizie pro iraniane
(di Angelo Gambella)

Gli USA preparano una serie di bombardamenti contro le milizie pro iraniane in Iraq e Siria come risposta, rappresaglia, all'attacco con droni alla base di Rukban in Giordania costato la vita a 3 soldati USA con una quarantina di feriti.

L'azione potrebbe durare più giorni e indebolire fortemente le milizie e danneggiare il loro vero sostenitore, l'Iran.
Ma può avere un effetto collaterale.

In Iraq il governo è alle prese col malcontento per la presenza militare USA e preme per un ritiro. Khataib Hezbollah responsabile dell'attacco in Giordania ha emesso un comunicato riferendo di sospendere ogni attacco, mossa dichiarata per non mettere in difficoltà il governo iracheno. Ma questi gruppi armati che attaccano con mortai e razzi le basi degli Stati Uniti in Iraq e in Siria, accrescono ogni mese la loro "forza lavoro"; un attacco "telefonato" colpirebbe i campi di addestramento ormai abbandonati, mentre i militanti armati si starebbero già spostando in altri luoghi. Baghdad non risolve in questo modo il problema della presenza delle milizie e rischia di veder aumentare il malcontento popolare.

L'ISIS è nato in Iraq ma è prosperato in Siria.
In Siria le milizie pro iraniane sono al servizio del governo/regime. Queste milizie composte da siriani, iracheni, iraniani ma anche afgani e pakistani operano a stretto contatto con l'esercito siriano e le milizie organizzate dello stato siriano anche in chiave anti ISIS.
La base giordana colpita da Khataib Hezbollah, regolarmente autorizzata da Amman, è posta esattamente al confine con la roccaforte di Al Tanf, località siriana nella zona semidesertica meridionale, controllata dagli Stati Uniti e da una milizia ribelle siriane, senza autorizzazione di Damasco.
Solo poche settimane è avvenuta una incursione dell'Isis, che sarebbe partita proprio da Al Tanf, per spingersi fino alle vicinanze di Al Sukna, ad est di Palmira, dove veniva fermata dall'esercito siriano e dalle milizie siriane pro governative. Le azioni dell'ISIS nel deserto siriano sono, infatti, all'ordine del giorno con il tentativo dei jihadisti di costituire un proprio territorio in zone difficilmente controllabili da Damasco senza l'aiuto dei gruppi armati più o meno sostenuti dall'Iran.
I gruppi siriani dal canto loro non sono nuovi ad attacchi contro le basi degli Stati Uniti ad est del fiume Eufrate: vasto territorio siriano controllato dall'alleanza curdo-araba SDF sostenuta dagli USA. Qui insistono le basi americane presso i pozzi di petrolio di Al Omar e Conoco; è fuor di dubbio che le milizie siriane della zona saranno colpite dai previsti raid americani.

Un eventuale pesante attacco missilistico nelle regioni di Homs e Deir Ezzor potrebbe causare la dispersione delle milizie ed una avanzata dei combattenti dell'ISIS. Ovviamente se l'Isis riceverà la "sua parte" di bombe non riuscirà ad approfittare della situazione.

Lo stretto collegamento delle unità siriane con componenti delle Guardie della Rivoluzione, di Hezbollah libanese e delle milizie pro iraniane è noto.
Non è un caso se nel corso di ripetuti attacchi israeliani di questi anni in Siria una parte delle vittime si registra tra i soldati regolari.
Alcune installazioni governative da Quneitra a Deir Ezzor sono a rischio: dagli Stati Uniti protrebbe arrivare un aiuto a Tel Aviv che le ha più volte prese di mira in questi anni, mentre Israele deve concentrare il suo maggior sforzo a Gaza e presso il confine con il Libano meridionale (sempre che non si spinga prossimamente all'interno del territorio libanese).

In tutto questo l'Iran non si aspetta attacchi diretti sul suo territorio e probabilmente questi raid non avverranno.

L'Iran risulterà indebolito dalla perdita di strutture, armi e combattenti dei propri alleati dell'"Asse della resistenza" ma i danni maggiori rischiano di essere d'immagine per l'Iraq e soprattutto in campo militare per la Siria. La "Siria di Assad" che non trova pace da molti anni a questa parte.

3 months, 3 weeks ago
La Resistenza Islamica in Iraq ha …

La Resistenza Islamica in Iraq ha annunciato di aver attaccato quattro basi americane utilizzando droni:
- Siria: base di Al-Shaddadi, base di Al-Rukban (in Siria, ma al confine con la Giordania e la Torre 22, che è stata colpita, si trova in Giordania), base di Al-Tanf,
- Israele: base navale di Zevulun, nella baia di Haifa

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