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Breve storia della bandiera russa
Il 22 agosto in Russia si festeggia la Giornata della bandiera nazionale. Vediamo brevemente come nacque l'attuale bandiera tricolore russa.
Nel 1667 lo zar Aleksej Mikhajlovič (1645 - 1676) decretò di costruire delle navi per navigare sul Mar Caspio (fino ad allora, dato che la Russia rimaneva tagliata fuori dai mari, i russi navigavano solo per i fiumi). Fu costruita così una piccola flotta.
La nave più grande si chiamava "Orël" (Aquila). Nel 1669 su "Orël" fu alzata per la prima volta la bandiera a tre strisce, bianca, rossa e blu. La nave, inoltre, fu decorata con le raffigurazioni dell'aquila bicipite, lo stemma della Russia.
Nel 1693 il nuovo zar Pietro I aggiunse al centro della bandiera tricolore l'aquila bicipite d'oro. Con questa "bandiera dello zar moscovita" Pietro viaggiò in Europa nel 1697-1698.
La bandiera bianca, rossa e blu rimase in vigore fino al 1858, quando fu sostituita da quella a strisce nera, gialla e bianca (stessi colori dello stemma). Nel 1883 lo zar Alessandro III ripristinò di nuovo la bandiera bianca, rossa e blu, che rimase tale fino al 1917.
"Odio i miei romanzi!"
?♀ Lev Tolstoj era scettico riguardo ai suoi romanzi, in particolare verso "Guerra e pace".
? Nel 1871 inviò una lettera a Fet: "Come sono felice... che non scriverò mai più sciocchezze prolisse come «Guerra»."
Cristo nel deserto, 1872.
Ivan Kramskoi. Tela, olio.
Il soggetto del dipinto è tratto dalla Bibbia, dal Nuovo Testamento. Gesù è ritratto durante il suo lungo digiuno morale e fisico nel deserto disabitato, dove è tentato dal diavolo.
Il giovane uomo, temendo di cadere davanti alla voce insidiosa del diavolo, chiama in aiuto tutte le sue forze interiori. In profonda riflessione, stringe le mani come in un castello, come se racchiudesse in esse tutta la sua volontà.
Il processo di creazione di quest'opera portò Kramskoi alla disperazione – un artista profondamente credente, sensibile e compassionevole, desiderava ritrarre quel Dio che, secondo lui, ogni persona potrebbe comprendere e accettare.
*? Galleria Tretyakov, Mosca.
Arte russa:*Il post precedente
Olga V. Petukhova: cultura russa
La pedagogia scolastica di Lev Tolstoj
Testo di Mariachiara Rossi
Tutti conosciamo Lev Tolstoj in veste di scrittore: associamo, infatti, il suo nome a celebri romanzi divenuti pietra miliare della letteratura russa. Tolstoj è poco conosciuto, invece, in qualità di pensatore pedagogico in ambito scolastico. Nel 1859 aprì una scuola, nella sua tenuta di Jàsnaia Poliana, prevalentemente frequentata da figli di contadini.
Tolstoj lanciò un’idea di “scuola nuova” anticipando quelle che saranno le successive teorie educative di grandi pedagogisti quali il connazionale Lev Vygotskij, Maria Montessori e dei movimenti dell’ Attivismo pedagogico e della scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani che hanno segnato la storia della pedagogia del ‘900 . La sua convinzione pedagogica di basare l’apprendimento sul metodo del “non intervento” e della “non violenza”, ovvero sulla libera partecipazione del bambino perché naturalmente sviluppi il potenziale che ha in sé, rifiutando qualsiasi tipologia di forma educativa autoritaria da parte della figura adulta, è stata una forte provocazione in contrasto con le metodologie educative dei tempi. In questa prospettiva, il buon insegnante è colui che sa stimolare l’interesse del bambino alla conoscenza e al sapere: la motivazione diviene, dunque, il perno su cui si fondano i processi di apprendimento. Lo stesso Tolstoj contribuì a creare il materiale per la sua scuola scrivendo quattro volumi che racchiudono abbecedari e racconti popolari russi.
L’intuizione tolstoiana basata sulla “non forzatura” e sull’adesione libera del bambino alla proposta didattica resta di un’attualità disarmante nel dibattito pedagogico contemporaneo che ancora si interroga sulle strategie didattiche da applicare nel sistema scolastico.
Letteratura russa:Il post precedente
Cultura Italia-RussiaOlga V. Petukhova: cultura russa
Il dominio del fuoco (Укрощение огня), 1972
Testo di Roberto Paradiso - Le Storie di Kosmonautika
Mai uscito in Italia, il film racconta la vita dell’ingegnere spaziale Andrej Baškirtsev. Affascinato dal volo sin da giovane, investe l’intera esistenza nel raggiungimento dei suoi sogni pagandone però un caro prezzo.
Liberamente ispirato alla vita del leggendario Sergei Korolev, padre del programma spaziale sovietico, il film documenta la conquista del cosmo, dal lancio del primo satellite Sputnik al trionfo del primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin.
La pellicola, diretta da Danil Khrabovitskji ed interpretata nel ruolo del protagonista da Kirill Lavrov, ha riscosso un notevole successo in patria e rappresenta, per gli appassionati della storia della cosmonautica, una ghiotta occasione di vedere scene inedite per l’epoca, girate, dal vivo a Baikonur.
Nonostante numerosi tagli, il risultato finale è un corposo film della durata di più di due ore diviso in due sezioni.
Nella prima parte viene raccontata la vita di Baškirtsev dalla giovane età fino al ruolo avuto nella II Guerra mondiale contribuendo allo sviluppo delle V2 catturate al nemico. Nella seconda parte si viene proiettati alla fine degli anni ‘50 all’alba del primo lancio di un satellite artificiale al mondo. Da lì saranno una sequenza di successi a discapito però della vita familiare e degli affetti.
A Kirill Lavrov venne assegnato il Premio di Stato della Russia e il film venne premiato in vari festival, anche in Europa.
Casa Singer, alias Dom Knigi
Testo di Anna Laura Santella
La più grande e famosa libreria di San Pietroburgo, Dom Knigi Дом книги ("Casa del libro") occupa uno degli edifici più belli della Prospettiva Nevskij: il Palazzo della compagna Singer, capolavoro architettonico riccamente decorato in stile Art Nouveau. Il palazzo sorge all’incrocio tra la Prospettiva Nevskij e il Canale Griboedov, di fronte alla Cattedrale di Kazan’.
Casa Singer, progettata da Suzor, fu il primo edificio a San Pietroburgo ad utilizzare una struttura in ferro, piena di mattoni di cemento, ciò permise di costruire enormi finestre che in un certo senso hanno inciso sullo stile e l'aspetto della facciata. Fra le altre innovazioni architettoniche spiccano l'atrio con tetto in vetro, ascensori, riscaldamento aria condizionata e di un sistema automatico per liberare la neve dal tetto.
Nel 1919, non molto tempo dopo la Rivoluzione d'ottobre, l'edificio fu dato alla Casa editrice statale di Pietrogrado. Divenne rapidamente la più grande libreria della città, e fu successivamente chiamata “Dom Knigi- La casa dei libri”nel 1938. La libreria rimase in in attività durante l'assedio di Leningrado fino al novembre 1942, riaprendo di nuovo nel 1948. L'edificio è stato chiuso per la ricostruzione dal 2004 al 2006, riaprendo come sede di diverse attività commerciali, tra cui la Casa familiare dei Libri e Café Singer.
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Testo di Marco Massacesi
L'aquila (in russo “орёл”, si pronuncia “ariòl”) è un uccello simbolico che troviamo nelle tradizioni di vari Paesi, Russia compresa. Il simbolismo di quest'animale era in genere legato ad una divinità, oppure ad un messaggero che ne faceva da tramite. L'introduzione in Russia dello stemma dell'aquila a due teste, che oggi è presente nella bandiera nazionale, sembra risalire al matrimonio di Zoe Paleologa con Ivan III, Granduca di Russia: siamo nel XV secolo, e pare che sia stata proprio Zoe a proporre al marito l'adozione dello stemma dell'aquila bicipite, che era l'emblema dei Paleologi, ultima dinastia dell'Impero Bizantino.
In Russia sono diverse le leggende che si tramandano sull'aquila; una di esse è legata ad antiche credenze dei Buriati (la Buriazia è una repubblica russa che si trova in Siberia) e racconta che il capo anziano dell'isola di Ol'khon, un'isola sul lago Bajkal, non aveva figli ed adottò quindi tre aquile, una delle quali si unì con una donna, e da quest'unione nacque il primo sciamano della dinastia. Per devozione all'aquila venivano celebrati dei rituali: si sacrificavano un ariete, in onore del capo sciamano, una lepre, in onore di sua moglie, ed un'aquila, in onore di suo figlio. I Buriati credevano che l'aquila capisse la lingua degli uomini: si vendicava se sentiva qualcuno proferire parole irrispettose nei suoi confronti. Peggio ancora se uno uccideva o feriva un'aquila: presto sarebbe giunta l'ora della sua morte.
...Ma chi ama la natura e le sue creature non parla mai male di loro, quindi ha nulla da temere dall'aquila e dalla sua indole vendicativa!
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