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REGIONE ABRUZZO: MAXI APPALTO PER LA PULIZIA DEGLI OSPEDALI
Sarà di 137 milioni di euro, per 5 anni, ovvero 27 milioni e 400mila euro annui, il maxi-appalto per la pulizia e la sanificazione delle strutture sanitarie della Regione Abruzzo (Ospedali, Distretti Sanitari, Uffici ecc.).
Con la nomina della commissione esaminatrice, avvenuto qualche giorno fa, si entra nella fase calda di questo mega-appalto che vedrà in gara 34 società di cui molte sono cooperative, tante sono S.r.l. e poche sono le S.p.a.
Però, indipendentemente dalle imprese che partecipano a questo maxi-appalto, alcune domande “sorgono spontanee”:
• come mai si provvede ad affidare all’esterno un lavoro che potrebbe essere tranquillamente internalizzato?
• Quale risparmio porta nelle casse della Sanità abruzzese?
E soprattutto,
• Come mai mentre si cerca a tutti i costi di risparmiare sulla sanità facendo fare al personale sanitario (medici e infermieri) turni massacranti di 12 ore per mancanza di personale, si regalano soldi ai privati?
La sanità in Italia è ormai il fanalino di coda per soldi assegnati, ultimo nel PNRR, dopo, addirittura la differenza di genere, però non lesina i propri soldi per far arricchire gli imprenditori e le “false” cooperative che prolificano nel nostro territorio nazionale.
Spendere 27 milioni e 400mila euro ogni anno, per i prossimi 5 anni, significa che la regione avrebbe potuto assumere, se calcoliamo il costo medio di un lavoratore a 30.000 euro/annui, anche se sappiamo bene che il costo medio di un lavoratore delle pulizie si aggira tra i 25.000 e 27.000 euro/annui, ben oltre 900 persone che avrebbero avuto un contratto vero, stabile, privo di ricatti e soprattutto con tutti i diritti che ogni lavoratore dovrebbe avere.
DI LAVORO SI CONTINUA A MORIRE
Ennesimo omicidio sul lavoro oggi in Val di Sangro in provincia di Chieti.
46 anni, occupato in un’azienda dell’indotto dell’automotive, è stato colpito da un tubo espulso dalla pressa sulla quale stava lavorando.
La strage dei lavoratori continua imperterrita, oltre 1.000 i morti lo scorso anno e con una tendenza che negli anni aumenta sempre.
I corsi sulla sicurezza sono una barzelletta se vengono calati nella realtà lavorativa. Solo chi non è mai stato in una fabbrica o su un cantiere può pensare che le misure di sicurezza si possono coniugare con i tempi sempre più stretti per il guadagno di un’unica persona: IL PADRONE.
Ritmi elevati, lavoro sempre più stressante, diritti calpestati questo è quello che il capitalismo riserva ai lavoratori in una condizione sempre più precaria dovuta alla miriade di contratti di sfruttamento ottocentesco.
QUESTO È ODIO DI CLASSE CHE I PADRONI OPERANO NEI CONFRONTI DEGLI OPERAI E CHE IL SINDACATO CONCERTATIVO AVALLA CON LE SUE SCELLERATE SCELTE.
Convocare solo 2 ore di sciopero per una morte sul lavoro, e solo nell’azienda dove è avvenuto l’operaicidio, significa essere collusi con la classe padronale e condividerne le politiche di sfruttamento di tutta la classe lavoratrice.
CAPISTRELLO: IL RITORNO DELLA BEFANA FASCISTA
Aurelio Alonzi (20 anni) - Giacomo Cerasani (27 anni) - Angelo Cipriani (44 anni) - Ezechiele Di Giammatteo (38 anni) - Tullio Di Matteo (20 anni) - Antonio Forsinetti (39 anni) - Giuseppe Forsinetti (13 anni) - Franco Gallese (21 anni) - Pasquale Ciangoli (40 anni) - Luigi Giffi (18 anni) - Alfredo Lustri (28 anni) - Alessandro Palumbo (16 anni) - Domenico Palma (55 anni) - Antonio Pontesilli (19 anni) - Bernardo Raniero (17 anni) - Mario Ricci (45 anni) - Alfonso Rosini (43 anni) - Loreto Rosini (40 anni) - Giuseppe Rulli (31 anni) - Innocenzo Serafini (53 anni) - Mario Sorgi (23 anni) - Fernando Stati (34 anni) - Emilio Stirpe (32 anni) - Giovanni Tiburzi (25 anni) - Luigi Volpe (31 anni). Sono le 25 persone identificate su 33 barbaramente trucidate dai nazifascisti nel giugno del 1944.
Queste 33 persone oggi vengono nuovamente trucidate e offese nella loro memoria “dalla Befana (fascista) di Capistrello”.
Infatti, su iniziativa del Comune, le calze della befana contenevano, tra le altre cose, lo stemma della X MAS di Junio Valerio Borghese.
È doveroso ricordare cos’era la X MAS e il suo comandante J. V. Borghese al di là delle ricostruzioni cinematografiche da barzelletta che molti fanno.
Unità speciale della Regia Marina, unità di assalto e repressione nella Repubblica Sociale Italiana (Repubblica di Salò) e successivamente a servizio dei servizi segreti deviati dello stato, autore e fiancheggiatore delle stragi più efferate della Repubblica Italiana: da Portella della Ginestra a Piazza Fontana.
Il comandante della X MAS, J. V. Borghese catturato e condannato per crimini di guerra, fu fatto fuggire, con l’intercessione del Cardinal Montini, futuro Papa Paolo VI, da reparti speciali dell’US ARMY (e infatti l’altro stemma all’interno della calza era proprio quello dell’US ARMY). Il suo nome è associato alle pagine più oscure della nostra Repubblica fino al fallito colpo di stato dell’8 dicembre 1970.
Quello avvenuto oggi a Capistrello, città insignita della Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Piccolo centro della Marsica, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale fu oggetto della cieca ed efferata rappresaglia delle truppe tedesche in ritirata che trucidarono trentatré suoi concittadini inermi e fucilarono, dopo una straziante tortura, un giovane diciannovenne. Fulgido esempio di spirito di sacrificio e di amor patrio” confligge con i regali donati ai bambini, troppo piccoli per poter capire cosa significhi quel simbolo, ma ultimo esempio di una strategia occulta che cerca di riabilitare in Europa il nazi-fascismo nel silenzio generale di quell’antifascismo canterino di “Bella Ciao” (ma la canzone simbolo dei Partigiani non era “Bella Ciao” bensì “Fischia il Vento”) che riabilita i nazisti Ucraini e il fascismo in tutte le sue declinazioni e li assurge a “nuovi partigiani”.
La presa di distanza da parte del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale di Capistrello verso questo ripugnante fatto non sono certamente sufficienti, ci aspettiamo che alle parole di condanna seguano fatti concreti quali la denuncia alla magistratura dei fornitori e che finalmente, dopo oltre 70 anni, si riesca ad applicare la legge costituzionale di apologia del fascismo con condanne esemplari per i responsabili di questo ignobile episodio.
• “Lago Del Salto” che interessa in Abruzzo anche la valle del cavaliere e il territorio di Carsoli e Tagliacozzo.
Come possiamo notare a breve l’Abruzzo tutto sarà tranne che una regione verde, soprattutto perché questo gas è intrasportabile perché altamente sulfureo e quindi facilmente infiammabile e necessita di impianti di raffinazione in loco ovvero tra i Parchi montani e marini e nel mezzo di terreni vocati ad una agricoltura di qualità come quella del montepulciano, degli uliveti, dei frutteti.
Tutto questo solo per arricchire qualche imprenditore amico per una produzione di gas limitata (andrebbe a coprire solo il 3% del fabbisogno nazionale per 10 anni) e di scarsissima qualità che distruggerà il nostro ambiente e la nostra economia, che si basa sul Turismo, sull’Agricoltura di qualità e sulla Pesca, per sempre.
NON SOLO “MONNEZZA”…
Ma anche il ritorno delle Trivelle.
La trasformazione dell’Abruzzo da “Regione Verde” a “Regione Grigia” prosegue a grandi passi ed è voluta da tutti i partiti politici del cosiddetto PUL (Partito Unico Liberale) ovvero da Fratelli d’Italia al PD passando per Lega, Forza Italia, Renzi, Calenda Fratoianni e il “verde” Bonelli.
Impianti di Bio-Metano (impianti altamente inquinanti e insalubri vista la produzione di “acido solfidrico”) che prolificano sul nostro territorio, che presuppone una notevole “importazione” di rifiuto organico da altre Regioni d’Italia.
La “rete adriatica” ovvero il proseguimento del TAP che trasformerà la nostra penisola in una HUB del gas per i paesi nordici, Germania in testa, senza che un solo metro cubo di metano venga riversato nella nostra rete per il fabbisogno degli italiani e con una centrale di pressurizzazione (anche questa altamente inquinante) in una zona ad elevato rischio sismico (Sulmona).
ENEL GREEN POWER sta già provvedendo a costruire dieci (10) km di nuove gallerie nelle montagne, nuove strade, grandi aree cantiere, nuovo elettrodotto, deforestazione a raso per oltre undici (11) ettari di bosco, deposito di oltre 900.000 (novecentomila) mc di detriti nelle montagne e depositate nelle aree ricadenti sia all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo sia in quelle prospicenti e a tutela ambientale per la costruzione di un impianto di pompaggio.
ED ORA LE TRIVELLE
Già Draghi e il Ministro Cingolani nella scorsa legislatura, approfittando della guerra in Ucraina, avevano riaperto la questione, e ora il Governo di Centro-Destra a guida Meloni sta completando “l’agenda Draghi” in continuità con il suo predecessore.
Si riparte da Bomba, progetto già bocciato diverse volte dal VIA, dal TAR e dal Consiglio di Stato per ovvi motivi di carattere idrogeologici, ma questa volta viene ripresentato in collaborazione con l’Università D’Annunzio e utilizzando i soldi del PNRR che in sostanza andranno a finire nelle tasche di Mark Frascogna, imprenditore statunitense che nel giro di qualche anno ha già cambiato diverse volte il nome della sua società (CMI, FOREST OIL, LNEnergy) senza che ne venisse indagato il motivo.
Ma le trivelle non riguardano solo Bomba e il suo lago, ecco dove si andrà a trivellare prossimamente:
• sul mare a ridosso delle coste di Francavilla e Ortona;
• al largo della celebrata costa dei Trabocchi per un’estensione complessiva di 900 chilometri quadrati;
• nella provincia di Teramo a cavallo tra Marche e Abruzzo, in Abruzzo sono interessati 151 chilometri quadrati tra Martinsicuro e Roseto degli Abruzzi;
• nei comuni di Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Mosciano Sant’Angelo, Notaresco, il capoluogo Teramo, Pineto e ancora (altra concessione) Roseto degli Abruzzi;
• da Montorio al Vomano ai comuni della Val Vibrata, passando per Teramo, e interessando anche la provincia di Ascoli Piceno nelle Marche;
• 75 chilometri quadrati sul territorio da Martinsicuro a Montesilvano, abbracciando tutta la costa teramana e parte di quella pescarese;
• 190 chilometri quadrati partendo da Bucchianico fino nella Val Pescara e il territorio del capoluogo Chieti;
• 140 chilometri quadrati su tutta la costa dei Trabocchi da nord di Ortona fino a Fossacesia, estendendosi anche sul territorio di Lanciano;
• e, ancora da Fossacesia a San Salvo, investendo anche Vasto e la riserva di Punta Aderci, inoltrandosi nella val di Sangro;
• e poi c’è il famigerato permesso di ricerca “Monte Pallano” sul lago di Bomba di cui abbiamo già detto.
Ma i permessi non finiscono qui. Infatti:
• c’è quello denominato “Sora” che oltre a Sora nel Lazio e si estende in Abruzzo lungo tutta la valle Roveto fino a lambire il Fucino;
• il permesso di ricerca “Fiume Aniene” si estende dal Lazio anche nella Marsica, in particolare nei territori di Capistrello e Castellafiume;
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