🏙 Da ormai un decennio Belgrado è al centro di significative trasformazioni urbane. Importanti edifici storici stanno lasciando il posto a hotel, residenze di lusso e centri commerciali.

A farne le spese sono soprattutto i simboli del recente passato socialista della città. Una strategia politica ben precisa, condotta dall’amministrazione locale e dal governo centrale.

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Da giorni in Abcasia si stanno svolgendo proteste contro un accordo di investimento con la Russia e il presidente Aslan Bžania. Come spiega JamNews, l’accordo consentirebbe alle aziende russe che investono almeno 2 miliardi di rubli (circa 19 milioni di euro)…

💣 Il palazzo era stato bombardato dalla Nato durante l’operazione Allied Force e da allora era stato lasciato danneggiato, a perenne memoria di quell’aggressione militare.

🇺🇸 Negli ultimi mesi però, quel palazzo ha attirato l’attenzione dell’Affinity Global Development, un fondo di investimenti posseduto da Jared Kushner, genero del rieletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

A maggio, il governo serbo aveva sottoscritto un accordo per la “rivitalizzazione del complesso” che prevede la costruzione di un hotel, di circa 1.500 unità abitative e un museo storico sui bombardamenti del 1999 della Nato. Il ritiro dello status di “bene culturale” rappresenta quindi un passo decisivo per implementare l’accordo di maggio e dare il via al passaggio di proprietà dell’area e ai lavori di “rivitalizzazione”.

Questa decisione ha però provocato critiche da più parti. Il partito di estrema destra “Mi – Snaga naroda” (Noi, potere del popolo) accusa il governo di svendere il paese a investitori stranieri rendendola una colonia. Di altro tenore invece le critiche rivolte dal movimento "Kreni Promeni" secondo cui quel palazzo ha un profondo valore sentimentale e simbolico per i cittadini.

Nonostante ciò, il governo sembra intenzionato a proseguire per la propria strada continuando a trasformare il volto della città, ormai da anni al centro da anni di significativi progetti urbanistici.

✍️ Marco Siragusa
📸 Fotostrasse

La data non è casuale: si trattava infatti del 50° anniversario del patto Molotov-Ribbentrop che, tramite un protocollo segreto, aveva consentito lo stazionamento di truppe sovietiche sul suolo delle tre Repubbliche baltiche, di fatto occupandole, per poi aprire la strada all’annessione all’Urss nel 1940.

Nell’agosto 1989, nel pieno della glasnost’ e della perestrojka, la divulgazione di nuovi dettagli sul protocollo segreto motivò la protesta: i movimenti indipendentisti estoni, lettoni e lituani organizzarono la manifestazione, a cui partecipò circa un quarto della popolazione totale dei tre paesi, partendo dalla piazza della cattedrale di Vilnius dove tutt’ora è presente una mattonella commemorativa con la dicitura stebuklas, “miracolo”.

Le autorità sovietiche, guidate da Michail Gorbačëv, risposero alla Catena Baltica tacciando i manifestanti di nazionalismo e anti-socialismo, senza però portare avanti alcun tipo di intervento. Pochi mesi dopo, il Congresso dei Deputati dell’Urss riconobbe e condannò il protocollo segreto del patto Molotov-Ribbentrop.

In un’Unione Sovietica sull’orlo del collasso, la Catena Baltica riuscì ad attirare l’attenzione del mondo e, grazie al suo grande impatto mediatico nonché emotivo, diede una forte spinta al ripristino dell’indipendenza di Lituania, Lettonia ed Estonia, diventata poi effettiva nel 1991.

? Giulia Pilia
? Kusurija (Wikipedia)

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