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Un’ultima grazia ora vi chiediamo, o Regina, * che non potete negarci in questo giorno solennissimo, * Concedete a tutti noi l’amore vostro costante * e in modo speciale la materna benedizione. * No, non ci leveremo oggi dai vostri piedi, * non ci staccheremo dalle vostre ginocchia finché non ci avrete benedetti. * Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. * Ai primitivi allori della vostra corona, * agli antichi trionfi del vostro Rosario, * onde siete chiamata Regina delle Vittorie, * deh ! aggiungete ancor questo, o Madre : * concedete il trionfo alla religione e la pace all’umana società. * Benedite il nostro Vescovo, * i sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro santuario. * Benedite infine tutti gli associati al vostro novello tempio di Pompei * e quanti coltivano e promuovono la devozione al vostro santissimo Rosario.
🙏O Rosario benedetto di Maria, * catena dolce che ci rannodi a Dio, * vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, * torre di salvezza negli assalti d’inferno, * porto sicuro nel comune naufragio, * noi non ti lasceremo mai più. * Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, * a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, o Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico rifugio dei peccatori, * o sovrana consolatrice dei mesti. * Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia. Salve, Regina........
SUPPLICA ALLA REGINA DEL SS. ROSARIO DI POMPEI
(testo originale) da recitarsi l'8 Maggio e la prima Domenica di Ottobre (o il 7 ottobre)
I. 🙏O augusta Regina delle Vittorie, o Vergine sovrana del paradiso, * al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, * o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, * noi tutti avventurati figli vostri, * che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un tempio in Pompei, * qui prostrati ai vostri piedi, * in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, * effondiamo con lagrime gli affetti del nostro cuore, * e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh ! da questo trono di clemenza ove sedete Regina, * volgete, o Maria, lo sguardo pietoso verso di noi, * su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa ; * e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo * dei travagli, che ne amareggiano la vita. * Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano, * quante calamità ed afflizioni ne costringono ! * O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato, * e vincete con la clemenza il cuore dei peccatori ; * sono pur nostri fratelli e figli vostri, * che costano sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. * Oggi mostratevi a tutti qual siete, Regina di pace e di perdono. Ave Maria.....
II. 🙏 E’ vero, è vero, che noi pei primi, benché vostri figliuoli, * coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, * e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulle vette del Golgota * raccoglieste le ultime stille di quel Sangue divino * e l’ultimo testamento del Redentore moribondo.
E quel testamento di un Dio, suggellato col Sangue di un Uomo-Dio, * vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. * Voi dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza: e noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli gridando : misericordia ! Pietà vi prenda, o Madre buona, * pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, * dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, * e di tanti che si dicono Cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. * Pietà, deh ! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, * per tutta l'Europa, per tutto il mondo, * che ritorni pentito al Cuore vostro. * Misericordia per tutti, o Madre di misericordia. Ave Maria.....
III. 🙏Che vi costa, o Maria, l'esaudirci? Che vi costa il salvarci? * Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti ì tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? * Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, * redimita di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. * Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, * e a Voi la terra e le creature tutte, che in essa abitano, sono soggette. * Il vostro dominio si stende sino all'inferno * e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria. * Voi siete l’onnipotente per grazia, * Voi dunque potete salvarci. * Che se dite di non volerci aiutare * perché figli ingrati e immeritevoli della vostra protezione, * diteci almeno a chi mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.
Ah! no, il vostro cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. * Il Bambino che vediamo sulle vostre ginocchia * e la mistica Corona che miriamo nella vostra mano, * c’ispirano fiducia che saremo esauditi. * E noi confidiamo pienamente in Voi, * ci gettiamo ai vostri piedi e ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, * ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie. Ave Maria.......
- 👉 Chiediamo la benedizione a Maria.
_Dalla «Regola pastorale» di san Gregorio Magno, papa_
(Lib. 2, 4; PL 77, 30-31)
Il pastore sia accorto nel tacere, tempestivo nel parlare
Il pastore sia accorto nel tacere e tempestivo nel parlare, per non dire ciò ch'è doveroso tacere e non passare sotto silenzio ciò che deve essere svelato. Un discorso imprudente trascina nell'errore, così un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore degli uomini, non osano dire liberamente ciò ch'è giusto e, al dire di Cristo ch'è la verità, non attendono più alla custodia del gregge con amore di pastori, ma come mercenari. Fuggono all'arrivo del lupo, nascondendosi nel silenzio.
Il Signore li rimprovera per mezzo del Profeta, dicendo: «Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare» (Is 56, 10), e fa udire ancora il suo lamento: «Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun baluardo in difesa degli Israeliti, perché potessero resistere al combattimento nel giorno del Signore» (Ez 13, 5). Salire sulle brecce significa opporsi ai potenti di questo mondo con libertà di parola per la difesa del gregge. Resistere al combattimento nel giorno del Signore vuol dire far fronte, per amor di giustizia, alla guerra dei malvagi.
Cos'è infatti per un pastore la paura di dire la verità, se non un voltar le spalle al nemico con il suo silenzio? Se invece si batte per la difesa del gregge, costruisce contro i nemici un baluardo per la casa d'Israele. Per questo al popolo che ricadeva nuovamente nell'infedeltà fu detto: «I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato le tue iniquità, per cambiare la tua sorte» (Lam 2, 14). Nella Sacra Scrittura col nome di profeti son chiamati talvolta quei maestri che, mentre fanno vedere la caducità delle cose presenti, manifestano quelle future.
La parola di Dio li rimprovera di vedere cose false, perché, per timore di riprendere le colpe, lusingano invano i colpevoli con le promesse di sicurezza, e non svelano l'iniquità dei peccatori, ai quali mai rivolgono una parola di riprensione.
Il rimprovero è una chiave. Apre infatti la coscienza a vedere la colpa, che spesso è ignorata anche da quello che l'ha commessa. Per questo Paolo dice: «Perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono» (Tt 1, 9). E anche il profeta Malachia asserisce: «Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti» (Ml 2, 7).
Per questo il Signore ammonisce per bocca di Isaia: «Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce» (Is 58, 1).
Chiunque accede al sacerdozio si assume l'incarico di araldo, e avanza gridando prima dell'arrivo del giudice, che lo seguirà con aspetto terribile. Ma se il sacerdote non sa compiere il ministero della predicazione, egli, araldo muto qual è, come farà sentire la sua voce? Per questo lo Spirito Santo si posò sui primi pastori sotto forma di lingue, e rese subito capaci di annunziarlo coloro che egli aveva riempito.
RESPONSORIO Sal 50, 15. 16-17
R. Insegnerò agli erranti le tue vie, e i peccatori a te ritorneranno; * la mia lingua esalterà la tua giustizia.
V. Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca proclami la tua lode;
R. la mia lingua esalterà la tua giustizia.
22 settembre - Inizia la Novena delle Rose di santa Teresa del Bambin Gesù
? La novena delle rose di Santa Teresa del Bambin Gesù trae ispirazione dalle parole pronunciate da Santa Teresa stessa, che profetizzando la propria morte annunciò: “Vedrete al momento della mia morte che cascata di rose farò piovere sulla terra.”
Spesso l’iconografia ci mostra Santa Teresa con le mani piene di rose, che simboleggiano le grazie da lei dispensate in vita e anche dopo la sua morte.
? Nel 1925, un gesuita di nome Padre Putigan cominciò a recitare una novena per invocare una grazia importante, e chiese a Dio come segno di benevolenza e garanzia, una rosa. La ottenne il terzo giorno, e con essa la grazia, e così cominciò un’altra novena e chiese un’altra rosa.
Nacque così la novena miracolosa delle rose, che oggi si pratica ovunque nel mondo. Può essere recitata in qualsiasi periodo dell'anno, ma i devoti di Santa Teresa solitamente scelgono di recitarla dal 9 al 17 di ogni mese., i giorni in cui Padre Putigan ricevette la prova di questa grazia per intercessione di Santa Teresina.
PREGHIERA PER LA NOVENA DELLE ROSE
da farsi per 9 giorni consecutivi
?* Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi ringrazio per tutti i favori e le grazie di cui avete arricchito l'anima della vostra serva Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Dottore della Chiesa, durante i suoi ventiquattro anni trascorsi su questa terra e, per i meriti di questa vostra Santa Serva, concedetemi la grazia (qui si formula la grazia che si vuol ottenere), se è conforme alla vostra Santa volontà e per il bene della mia anima. Aiutate la mia fede e la mia speranza, o Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo; realizzate ancora una volta la vostra promessa di passare il vostro cielo a fare del bene sulla terra, permettendo che io riceva una rosa come segno della grazia che desidero ottenere.
UN'ALTRA VERSIONE: ? si alterna ogni "Gloria al Padre" con questa giaculatoria, recitandola così 24 volte:
? Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, prega per noi;
insegnami ad accettare ogni sofferenza come dono prezioso fatto a chi più ama.
Possa anch’io chiudere la mia vita terrena ripetendo le tue ultime parole: Dio mio, ti amo. (Gloria al Padre, ecc...)
_Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote_
(Om. 21; CCL 122, 149-151)
Gesù lo guardò con sentimento di pietà e lo scelse
Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi» (Mt 9, 9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: «Seguimi». Gli disse «Seguimi», cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto col movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).
«Ed egli si alzò, prosegue, e lo seguì» (Mt 9, 9). Non c'è da meravigliarsi che un pubblicano alla prima parola del Signore, che lo invitava, abbia abbandonato i guadagni della terra che gli stavano a cuore e, lasciate le ricchezze, abbia accettato di seguire colui che vedeva non avere ricchezza alcuna. Infatti lo stesso Signore che lo chiamò esternamente con la parola, lo istruì all'interno con un'invisibile spinta a seguirlo. Infuse nella sua mente la luce della grazia spirituale con cui potesse comprendere come colui che sulla terra lo strappava alle cose temporali era capace di dargli in cielo tesori incorruttibili.
«Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli» (Mt 9, 10). Ecco dunque che la conversione di un solo pubblicano servì di stimolo a quella di molti pubblicani e peccatori, e la remissione dei suoi peccati fu modello a quella di tutti costoro. Fu un autentico e magnifico segno premonitore di realtà future. Colui che sarebbe stato apostolo e maestro della fede attirò a sé una folla di peccatori già fin dal primo momento della sua conversione. Egli cominciò, subito all'inizio, appena apprese le prime nozioni della fede, quella evangelizzazione che avrebbe portato avanti di pari passo col progredire della sua santità. Se desideriamo penetrare più a fondo nel significato di ciò che è accaduto, capiremo che egli non si limitò a offrire al Signore un banchetto per il suo corpo nella propria abitazione materiale ma, con la fede e l'amore, gli preparò un convito molto più gradito nell'intimo del suo cuore. Lo afferma colui che dice: «Ecco, sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20).
Gli apriamo la porta per accoglierlo, quando, udita la sua voce, diamo volentieri il nostro assenso ai suoi segreti o palesi inviti e ci applichiamo con impegno nel compito da lui affidatoci. Entra quindi per cenare con noi e noi con lui, perché con la grazia del suo amore viene ad abitare nei cuori degli eletti, per ristorarli con la luce della sua presenza. Essi così sono in grado di avanzare sempre più nei desideri del cielo. A sua volta, riceve anche lui ristoro mediante il loro amore per le cose celesti, come se gli offrissero vivande gustosissime.
RESPONSORIO R. Matteo, mosso e guidato dalla mano di Dio, dispose il suo cuore a meditare il Vangelo, a vivere e insegnare le parole del Signore; * scriba sapiente, penetrò i misteri del regno dei cieli.{ V. A lui fu affidato il messaggio glorioso del Dio vivo:
R. scriba sapiente, penetrò i misteri del regno dei cieli. }
Un anno con Benedetto XVI 365 pensieri del più grande Dottore della Chiesa del nostro tempo.
Settembre
_- Credere oggi: l'alfabeto della Sana Dottrina._
21° T come Tradizione: A costo di essere noioso... Alla disputa di Lipsia, il contraddittore cattolico di Martin Lutero gli dimostrò in modo irrefutabile che la sua "nuova dottrina" non si opponeva soltanto ai Papi ma anche alla Tradizione così come chiaramente espressa dai Padri e dai Concili. Lutero fu costretto ad ammetterlo e dichiarò allora che anche dei Concili ecumenici avrebbero sbagliato. In questo modo, l'autorità degli esegeti fu collocata al di sopra dell'autorità della Chiesa e della sua Tradizione... credo che quello fu il momento decisivo, perché in questo modo si abbandonava l'idea cattolica di una Chiesa interprete autentica del vero senso della Rivelazione. Lutero non poteva più condividere quella certezza che nella Chiesa riconosce una coscienza comune superiore all'intelligenza e alle interpretazioni private. (Ratzinger-Messori, Rapporto sulla fede)
??❤️ Passo tratto dal Diario di Santa Faustina Kowalska durante il Cenacolo di Riparazione Eucaristica della Domenica??*❤️*
_A.D. Domenica 15 SETTEMBRE 2024_
Passo 859
G.M.G. Cracovia-Pradnik 1.1.1937 GESU’ CONFIDO IN TE! Oggi a mezzanotte ho salutato il vecchio anno 1936, ed ho dato il benvenuto al 1937. In questa prima ora dell'anno, con trepidazione e timore ho guardato in faccia al tempo. O Gesù Misericordioso, con Te affronterò coraggiosamente e audacemente lotte e battaglie. Nel Tuo nome compirò tutto e supererò tutto. O mio Dio, bontà infinita, Ti prego, mi accompagni sempre e in tutto la Tua infinita Misericordia. All'inizio di quest'anno mi assale il timore di fronte alla vita, ma Gesù mi libera da questo timore facendomi conoscere la grande gloria che Gli recherà quest'opera della Misericordia.
_Inizio del «Discorso sui pastori» di sant'Agostino, vescovo_
(Disc. 46, 1-2; CCL 41, 529-530)
Pastori siamo, ma prima cristiani
Ogni nostra speranza è posta in Cristo. È lui tutta la nostra salvezza e la vera gloria. È una verità, questa, ovvia e familiare a voi che vi trovate nel gregge di colui che porge ascolto alla voce di Israele e lo pasce. Ma poiché vi sono dei pastori che bramano sentirsi chiamare pastori, ma non vogliono compiere i doveri dei pastori, esaminiamo che cosa venga detto loro dal profeta. Voi ascoltatelo con attenzione, noi lo sentiremo con timore.
«Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell'uomo, profetizza contro i pastori di Israele predici e riferisci ai pastori d'Israele» (Ez 34, 1-2). Abbiamo ascoltato or ora la lettura di questo brano, quindi abbiamo deciso di discorrerne un poco con voi. Dio stesso ci aiuterà a dire cose vere, anche se non diciamo cose nostre. Se dicessimo infatti cose nostre saremmo pastori che pascono se stessi, non il gregge; se invece diciamo cose che vengono da lui, egli stesso vi pascerà, servendosi di chiunque.
«Dice il Signore Dio: Guai ai pastori di Israele che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?» (Ez 34, 2), cioè i pastori non devono pascere se stessi, ma il gregge. Questo è il primo capo di accusa contro tali pastori: essi pascono se stessi e non il gregge. Chi sono coloro che pascono se stessi? Quelli di cui l'Apostolo dice: «Tutti infatti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2, 21).
Ora noi che il Signore, per bontà sua e non per nostro merito, ha posto in questo ufficio - di cui dobbiamo rendere conto, e che conto! - dobbiamo distinguere molto bene due cose: la prima cioè che siamo cristiani, la seconda che siamo posti a capo. Il fatto di essere cristiani riguarda noi stessi; l'essere posti a capo invece riguarda voi.
Per il fatto di essere cristiani dobbiamo badare alla nostra utilità, in quanto siamo messi a capo dobbiamo preoccuparci della vostra salvezza.
Forse molti semplici cristiani giungono a Dio percorrendo una via più facile della nostra e camminando tanto più speditamente, quanto minore è il peso di responsabilità che portano sulle spalle. Noi invece dovremo rendere conto a Dio prima di tutto della nostra vita, come cristiani, ma poi dovremo rispondere in modo particolare dell'esercizio del nostro ministero, come pastori.
RESPONSORIO Cfr. Sal 22, 1-2. 3
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; * in verdi pascoli mi fa riposare.
V. Mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome;
R. in verdi pascoli mi fa riposare.
Un anno con Benedetto XVI 365 pensieri del più grande Dottore della Chiesa del nostro tempo.
Settembre
_- Credere oggi: l'alfabeto della Sana Dottrina._
15° Cari amici, il 14 settembre era la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, e il giorno seguente, il 15, la Madonna Addolorata. La Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della sua Risurrezione. Impariamo da Lei a testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità, certi che nulla va perso di quanto facciamo. (Angelus 13 settembre 2009)
_Dal «Discorso sulle beatitudini» di san Leone Magno, papa_
(Disc. 95, 4-6; PL 54, 462-464)
La beatitudine del regno di Cristo
Dopo la predicazione di una povertà oltremodo felice, il Signore aggiunge: «Beati gli afflitti, perché saranno consolati» (Mt 5, 4).
Carissimi, l'afflizione, alla quale qui viene promesso il conforto eterno, non ha nulla in comune con le tribolazioni di questo mondo. Né si tratta di quei lamenti che vengono emessi dagli uomini nel loro comune dolore. Questi lamenti non rendono beato nessuno.
Diversa è la natura dei gemiti dei santi, come pure diversa è la causa delle lacrime che meritano di essere chiamate beate.
Il dolore propriamente religioso è quello che piange o il peccato proprio o quello degli altri. Né si duole perché questo male è colpito dalla giustizia divina, ma, se si attrista, lo fa per quanto viene commesso dalla iniquità umana.
È il caso di piangere più colui che compie le opere del male, che chi ne è la vittima, perché la malizia fa sprofondare l'iniquo nell'abisso della pena, la sopportazione, invece, conduce il giusto alla gloria.
Prosegue il Signore dicendo: «Beati i miti, perché erediteranno la terra» (Mt 5, 5). Ai miti e mansueti, agli umili e modesti, a quanti sono disposti a subire l'ingiustizia, viene promesso il possesso della terra. Né questa eredità deve stimarsi piccola o spregevole, quasi fosse separata dalla patria celeste, poiché dobbiamo intendere che questi, e non altri, entreranno nel regno dei cieli. Perciò la terra promessa ai miti, e che toccherà in eredità ai mansueti, rappresenta il loro corpo che, grazie ai meriti della loro umiltà, nella beata risurrezione verrà trasformato e rivestito di gloria immortale. Il loro corpo non sarà più assolutamente in contrasto con lo spirito, ma sarà perfettamente conforme e unito al volere dell'anima. Allora infatti l'uomo esteriore sarà possesso santo e pacifico dell'uomo interiore.
I miti allora possederanno la terra in pace duratura, senza che sia menomato alcuno dei propri diritti. «Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità» (1 Cor 15, 54), allora il pericolo si cambierà in premio e ciò che fu di onere gravoso, sarà di onore.
RESPONSORIO Mt 5, 4. 6. 5
R. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. * Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
V. Beati i miti, perché erediteranno la terra.
R. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
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