IL BRUTTO CASO DEGLI ATTI VANDALICI AGLI SCAVI IN CORSO A HESTAL (VALLONIA, BELGIO)

Un brutto caso di cronaca avvenuto a Herstal, vicino a Liegi, è stata l'occasione per riflettere su come trattare i resti umani in corso di scavo (e dopo). Tombaroli/vandali si sono intrufolati in un cantiere di archeologia urbana facendo scempio delle sepolture venute in luce, a seguito della notizia divulgata sui media dell’individuazione di un cimitero carolingio nel luogo in cui secondo le fonti sarebbe sorto un tempo uno dei palazzi di Carlo Magno.

Ho chiesto alla collega antropologa del Parco archeologico di Ostia antica Paola Francesca Rossi di dirmi come gli antropologi (e gli archeologi) dovrebbero comportarsi con i resti scheletrici, stando alle Linee Guida per il trattamento dei resti umani che lei ha contribuito a redigere.

Leggete la notizia e il commento antropologico (ma pure di carattere comunicativo) sul blog “Generazione di archeologi”, in un articolo fresco fresco di pubblicazione: https://generazionediarcheologi.com/2025/02/08/il-brutto-caso-degli-atti-vandalici-agli-scavi-in-corso-a-hestal-vallonia-belgio/

--- CONTINUA --- I NABATEI A POZZUOLI

I Nabatei sono una popolazione che vive indipendente nell’attuale Giordania in età ellenistico-romana fino alla conquista del territorio da parte di Traiano. I Nabatei intercettano nei loro territori (Petra, per intenderci) la via della seta nel suo tratto terminale, verso il Mediterraneo. In questo senso, per il loro ruolo di mercanti, installano a Puteoli nella prima età imperiale un proprio emporio e Puteoli diviene il terminale delle spezie e delle altre merci esotiche provenienti dall’Asia.

Con la conquista da parte di Traiano della regione, i Nabatei scompaiono completamente. Anche a Puteoli evidentemente non ha più ragione d’essere un emporio nabateo in un Mediterraneo completamente romanizzato. E non ha quindi più ragione d’essere un santuario, che viene di fatto letteralmente tombato in una colata di calcestruzzo molto tenace nella quale ancora oggi è immerso.

Segnalo al riguardo l’articolo pubblicato su Archeomedia lo scorso autunno, che ben riassume le ricerche condotte, tra gli altri, dall’amico Michele Stefanile: https://www.archeomedia.net/pozzuoli-na-il-tempio-nabateo-dellantica-puteoli-un-tesoro-sommerso-da-cemento-e-ceramica/

TI CONSIGLIO (E AUTOPROMUOVO) UN LIBRO: FEMMINICIDIO E VIOLENZA DI GENERE NELL’ANTICA ROMA

Ebbene sì, ho curato un saggio su un tema che, soprattutto oggi, 25 novembre, è decisamente attuale. Insieme a me hanno scritto Elisa Mancini, Alessandra Randazzo e Giulia Santini, tutte archeologhe e divulgatrici dell’antico. Insieme abbiamo parlato di ciò che accadeva alle donne riunendo insieme per la prima volta in un’unica pubblicazione tutti i vari aspetti legati alla subalternità, e di conseguenza alla violenza, delle donne in età romana.

A questo link trovate tutto: sinossi, indice e motivazioni di questo libro: https://generazionediarcheologi.com/2024/11/14/femminicidio-e-violenza-di-genere-nellantica-roma-il-libro/

LA SIRENA DI STRONGOLI E IL DOCUMENTARIO CHE NON MI CONVINCE

Sul blog "Generazione di archeologi" parlo del documentario "Askòs - il canto della sirena" dedicato alle vicende dello scavo clandestino e del recupero di un askòs (vaso per unguenti) a forma di sirena in bronzo rinvenuto illecitamente e illecitamente venduto nel territorio di Strongoli (KR). Ne parlo perché il documentario, che poteva essere occasione per denunciare e condannare il traffico illecito di reperti archeologici, in realtà non prende posizione, anzi, quasi quasi strizza l’occhio...

Qui il link al post sul blog. Se per caso avete visto il documentario, mi farebbe piacere conoscere il vostro parere: https://generazionediarcheologi.com/2024/11/08/askos-il-canto-della-sirena-e-il-documentario-che-non-mi-convince/

--- CONTINUA --- LE CATACOMBE DI SAN CALLISTO E LA DISTORTA VISIONE DEL CONSUMO CULTURALE

Viene da fare una riflessione sul significato dell’espressione “consumo culturale” che qui è evidentemente declinato in molto consumo e poca, pochissima cultura. Ad essere consumato è innanzitutto il luogo, la catacomba, che viene percorsa da migliaia di piedi e di passi veloci al giorno; ma ad essere consumato è anche il visitatore, considerato come un biglietto da 10 € e niente più, al quale viene offerta una visita molto banale nei contenuti, superficiale e sbrigativa.

Un’occasione persa, perché cosa resterà al visitatore della visita se non il ricordo di aver percorso velocemente dei cunicoli con dei buchi alle pareti? Per dirne una: durante la visita non viene neanche detto chi è il Callisto che dà il nome alle Catacombe, né viene fornita alcuna informazione sugli accessi antichi ad esse. Insomma, andrebbe completamente rivista l’organizzazione delle visite, mettendo al centro il visitatore e il suo interesse culturale: l’interesse infatti c’è, prova ne è la grande quantità di visitatori giornaliera.

Il 2025 è l’anno del Giubileo: i visitatori/pellegrini potranno solo che aumentare. E le visite guidate, condotte in questa maniera, potranno solo che peggiorare. Un peccato davvero.

CATACOMBE DI SAN CALLISTO: UNA VISITA DELUDENTE

Le catacombe più importanti di Roma, che hanno cunicoli sotterranei che corrono per circa 20 km a pochi passi dalla via Appia e dalla via Ardeatina sono ormai una macchina da turisti. Come polli in batteria, ogni mezz’ora circa 60 persone – distinte in gruppi in funzione della lingua – scendono nelle catacombe per una visita che dura 40 minuti (di cui 10 introduttivi fuori): una corsa a perdifiato appresso a una guida che fornisce pochissime informazioni, essenziali forse, ma non esaustive: la sosta nella cripta dei papi dura tre minuti, la spiegazione della cripta successiva, di Santa Cecilia, non menziona minimamente i pur interessanti affreschi sul soffitto, che raffigurano santi, ma dei quali non conosciamo l’attinenza, ammesso che vi sia, con la martire. Quanto alla serie di camere affrescate con scene di ultima cena, o di Giona e la balena, di nuovo poco e niente: si passa velocemente, uno sguardo buttato dentro e via, fino alla fine della visita.

La scusa è il radon rilasciato dal tufo nel quale le catacombe sono scavate: la salute dei turisti (impossibile chiamarli visitatori, perché questa a parer mio non è una visita, ma una corsa) è così preservata, stando soltanto 30 minuti nelle gallerie. In più non si possono fare foto: e del resto come si potrebbe? Banalmente non c’è il tempo…

ANCORA SU SUTRI: ASCOLTALO SU LOQUIS

Sul canale "Generazione di archeologi" della piattaforma di podcast geolocalizzati LOQUIS ho pubblicato il 39° podcast della serie, dedicato all'antichissima città di Sutri: non solo l'anfiteatro e la necropoli rupestri, di cui ho parlato qui negli scorsi post, ma anche il mitreo poi trasformato in chiesa e in generale della storia più antica di questo che fu un centro importante anche nel Medioevo lungo la via Francigena.

? Qui il link per ascoltare il podcast: https://www.loquis.com/it/loquis/6376501/L+Antichissima+citt+di+Sutri