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Martedì 17 dicembre dalle 17.30 in piazza Matteotti a Genova
AL SERVIZIO DELL’AUTORITA’
Il 4 maggio 2022 l’allora ministro della giustizia Marta Cartabia firmò il decreto di applicazione del regime del 41-bis per il compagno anarchico Alfredo Cospito.
Durante i182 giorni di sciopero della fame di Alfredo, scesero in piazza migliaia di persone che insieme ad Alfredo pretendevano non solo che il nostro compagno uscisse da quel regime di tortura ma soprattutto la chiusura del 41bis e la fine dello strumento dell’ergastolo ostativo.
Quello che successe in quei 6 mesi ha dimostrato come lo stato democratico italiano utilizzi lo strumento della tortura e della persecuzione politica dei suoi nemici senza farsi nessuno scrupolo morale. La ragion di stato vince su ogni remora garantista.
E in quella “cornice” di chiarezza statale di risposta e posizionamento compatto rispetto al trattamento del nemico e di disvelamento del volto torturatore e assassino dello stato stesso, dal febbraio 2022, continuava a imperversare il conflitto in Ucraina, che ha spostato il mondo, per come lo conoscevamo, in un mondo in guerra. Questo fatto epocale chiarisce ulteriormente come la vicenda “un anarchico in 41bis” sia stata non un evento eccezionale, ma piuttosto un passaggio di un modello di disciplinamento e repressione, sempre più utile per uno stato in guerra.
Senza fare grandi voli pindarici, è possibile individuare una linea di stretta continuità fra quel provvedimento di origine sinistra e firmato dalla Cartabia con il disegno legge 1660 (già1236 al senato) a firma Nordio, Crosetto e Piantedosi, il cosiddetto Pacchetto Sicurezza, che ha proprio l’obiettivo di normare il dissenso e la lotta, buttando fuori dal “consentito” qualunque “possibilità” di opposizione.
Nel contesto di guerra mondiale e generalizzata, in cui ci troviamo a vivere, la centralizzazione del potere economico, politico, militare e di propaganda e la contemporanea competizione a livello globale stanno portando alla necessità di azzerare la lotta di classe. Il passaggio è qualitativo e non solo quantitativo. il DDL sicurezza è una chiara dichiarazione di guerra nei confronti dei “reietti”, degli esclusi, volontari o meno.
Alla ricetta che ci stanno preparando manganello all’interno, bombe all’esterno, la migliore risposta non può che essere aprire nuovi spazi di lotta e di conflitto e di solidarietà e di mutuo appoggio, ripartendo dalle forme di lotta che ci vorrebbero togliere di mano.
CONTRO IL TERRORISMO SIONISTA
DICIAMO "NO!" AL DDL 1660
Negli ultimi dodici mesi, stiamo assistendo a un genocidio sistematico del popolo palestinese, portato avanti dallo stato coloniale sionista con il supporto del colonialismo occidentale. Questo conflitto non è solo locale, ma il risultato di decenni di oppressione e violazioni dei diritti umani, che hanno ridotto Gaza a una prigione a cielo aperto.
L’attacco sionista in Libano rappresenta un abominio senza precedenti, un’azione terroristica indiscriminata contro la popolazione civile, finalizzata a provocare una reazione della resistenza e ad estendere il conflitto.
Recentemente, siamo stati accusati di tutto solo per il nostro impegno contro il colonialismo sionista e il suo terrorismo.
Il 5 ottobre, come Giovani Palestinesi d’Italia, scenderemo in piazza anche contro il DDL 1660, una legge liberticida che intensifica la repressione delle lotte e del dissenso, sostenuta da un’opposizione parlamentare che ha contribuito a legittimare queste norme, talvolta perfino più restrittive del codice Rocco.
Ribadiamo il nostro sostegno alle fazioni della resistenza in Libano, Iraq, Siria e Yemen.
Ci vediamo sabato 21 settembre al CAP contro il genocidio in Palestina, contro l'aggressione in libano e contro il DDL 1660.
Sabato 21 Settembre 2024
Ora: 11.00
Luogo: Via Albertazzi 3r CAP
SCENDIAMO IN PIAZZA A ROMA IL 5 OTTOBRE
Domani mattina ore 10:30 marassi!
Martedì 25 giugno, una grande e significativa giornata di lotta attorno al porto di Genova, contro tutte le guerre ed il genocidio in Palestina.
Dalle 6 di mattina centinaia di manifestanti hanno presidiato e bloccato il Varco di San Benigno, uno dei principali accessi commerciali, e il limitrofo Varco Albertazzi, principalmente destinato a passeggeri e merci che viaggiano sui traghetti. L'obiettivo della mobilitazione era preciso: fermare la logistica di guerra e bloccare il porto. Pertanto appena i numeri dei presenti sono cresciuti ci si è potuti dividere per raggiungere anche Varco Etiopia, dove il dispostivo di sicurezza e la celere avevano chiuso i cancelli, di recente installazione, forse timorosi di un possibile ingresso nell'area portuale. Poco importa, di fatto i manifestanti hanno determinato e mantenuto il blocco anche di questo terzo varco.
Col passare delle ore i due presidi contemporanei si sono ingranditi, altri manifestanti sono riusciti ad arrivare, nonostante il traffico fosse paralizzato dalle code dei tir, con ripercussioni fin sulle autostrade e sull'intera mobilità nei dintorni. Difficile fare una stima del numero dei presenti, essendo distribuiti in due luoghi tra loro distanti e con continui nuovi arrivi, ma sicuramente la partecipazione è stata di un migliaio e più di persone che hanno raccolto con determinazione la chiamata, compreso e fatto proprio lo spirito della giornata.
Questo ha permesso, verso le ore 12, che un folto corteo partisse verso il Varco di Ponente, per bloccare il quarto accesso e compromettere ulteriormente l'attività del porto. Il corteo ha attraversato le vie del quartiere di Sampierdarena, ha raggiunto la rotonda del varco, trovandolo presidiato da uno schieramento di celere, ha quindi deciso di imboccare altre strade e sfilare di fronte alla sede di Leonardo in cui si trova il supercomputer DaVinci1, lasciando segni del proprio passaggio a colpire e ricordare le responsabilità di chi lucra e fa profitto sulle guerre, sulle armi, sul genocidio.
Nelle ore successive il corteo è tornato verso i primi varchi bloccati e intorno alle ore 16 tutti i manifestanti si sono riuniti a Varco San Benigno per poi dirigersi assieme in corteo verso il centro città e chiudere questa lunga e importante giornata.
Per la prima volta, dopo i precedenti blocchi del 10 novembre e del 23 febbraio, si è riusciti a bloccare più varchi contemporaneamente, per tante ore, infliggendo un serio danno economico ai padroni della logistica e della città. E allo stesso tempo aggiungendo un grande tassello nella direzione di una più ampia mobilitazione contro la guerra.
La partecipazione alla giornata ha rispecchiato l'eterogeneità dell'assemblea cittadina che la chiamava: compagne e compagni, attivisti, giovani palestinesi, portuali, studenti, lavoratori, sindacati di base. Un migliaio di persone arrivate da Genova e da tutta Italia, che hanno sentito l'urgenza di schierarsi contro le guerre e contro il genocidio in corso in Palestina, che si sono assunte la responsabilità della giornata, che hanno collaborato affinchè tutto funzionasse bene, anche nella difficoltà di dividersi tra più presidi senza lasciarne alcuno sguarnito.
Martedì 25 giugno, grazie a tutte e tutti i presenti, è stata una bella e fortificante giornata di lotta.
Avanti così!
Assemblea contro la guerra e la repressione - Genova
La giornata di lotta di oggi si sta concludendo con un corteo da varco san benigno verso il centro città!
Questa giornata di blocco al porto genovese va a concludersi. Il blocco di varco etiopia é partito in corteo per ricongiungersi al resto delle persone a san benigno!
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