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Movisol Robert Kennedy Jr.: una campagna per ribaltare la politica di guerra dell’America La campagna di Robert F. Kennedy, Jr. come candidato democratico alla presidenza ha il potenziale per trasformare il panorama politico degli Stati Uniti. Ciò è risultato…
Movisol
Robert Kennedy Jr.: una campagna per ribaltare la politica di guerra dell’America
La campagna di Robert F. Kennedy, Jr. come candidato democratico alla presidenza ha il potenziale per trasformare il panorama politico degli Stati Uniti. Ciò è risultato evidente nel primo importante discorso di politica estera del candidato, pronunciato il 20 giugno davanti ad un folto pubblico, al Saint Anselm College di Goffstown, nel New Hampshire, in cui ha demolito le narrazioni dei famigerati “poteri forti”. Kennedy ha più volte fatto riferimento allo storico discorso sulla pace pronunciato sessant’anni fa da suo zio, il presidente John F. Kennedy.
I media tradizionali hanno in gran parte ignorato questo ed altri interventi di RFK Jr. limitandosi alle sue posizioni più controverse o a vere e proprie calunnie. Ciononostante, i sondaggi gli attribuiscono già un 20% dei voti, il che è notevole, e sta seminando lo scompiglio nel Partito Democratico, i cui notabili sanno quanto Joe Biden e le sue politiche siano impopolari. Di seguito riportiamo alcuni stralci del discorso di Kennedy.
“Le amministrazioni democratiche e repubblicane hanno spinto la NATO verso i confini della Russia, violando la nostra stessa solenne promessa… che non l’avremmo spinta di un solo centimetro verso est. James Baker, i funzionari del governo britannico e molti altri diedero quest’assicurazione. Eppure, oggi abbiamo circondato la Russia. Non l’abbiamo spinta di un centimetro, ma di migliaia di chilometri e di 14 nazioni verso est. Abbiamo circondato la Russia con missili e basi militari, cosa che non tollereremmo mai se i russi facessero lo stesso con noi. Le dichiarazioni dei nostri funzionari governativi e dei think tank illustrano gli obiettivi della guerra in Ucraina: un cambio di regime in Russia, il rovesciamento di Vladimir Putin. Questo è ciò che il Presidente Biden ha definito il nostro scopo in Ucraina: rendere inutilizzabili ed esaurire le forze armate di Mosca e smembrare la Federazione Russa.
“Nessuno di questi obiettivi ha a che fare con l’aiuto all’Ucraina, che, ovviamente, era il pretesto per il nostro coinvolgimento nella guerra. Siamo immersi in un discorso di politica estera che è tutto incentrato su avversari, minacce, alleati, nemici e dominio. Siamo diventati dipendenti da narrazioni fumettistiche del bene contro il male che cancellano la complessità e ci rendono ciechi di fronte alle motivazioni legittime, alle preoccupazioni culturali ed economiche e alle legittime preoccupazioni di sicurezza di altri popoli e nazioni. Abbiamo interiorizzato e istituzionalizzato il riflesso della violenza come risposta a tutte le crisi. Tutto diventa una guerra: la guerra alla droga, la guerra al terrorismo, la guerra al cancro, la guerra al cambiamento climatico. Questo modo di pensare ci predispone a intraprendere guerre senza fine all’estero – guerre e colpi di stato, bombe e droni, operazioni di cambio di regime e sostegno a paramilitari, giunte e dittatori. Niente di tutto questo ci ha reso più sicuri, e niente di tutto questo ha dato lustro alla nostra leadership o alla nostra autorità morale. Ma soprattutto dobbiamo chiederci: siamo davvero ciò? È questo ciò che vogliamo essere? È questo ciò che i fondatori dell’America avevano concepito?
“C’è da meravigliarsi se, mentre l’America ha scatenato la violenza in tutto il mondo, la violenza ci ha sopraffatto nella nostra stessa nazione? Non è arrivata come un’invasione, ma dall’interno. Le nostre bombe, i nostri droni, i nostri eserciti non sono in grado di fermare la violenza delle armi da fuoco nelle nostre strade e scuole o la violenza domestica nelle nostre case…. La violenza all’estero è inseparabile dalla violenza domestica. Entrambe sono aspetti di un orientamento di base, di un ordine di priorità.
“Combattendo guerre permanenti all’estero, abbiamo trascurato le fondamenta del nostro stesso benessere. Abbiamo un’in[...]
Movisol
Il “Nuovo patto di finanza globale” di Macron: l’ennesima idiozia verde
Il presidente francese Macron ha convocato il 22 e 23 giugno a Parigi quaranta capi di Stato e di governo, leader delle principali organizzazioni internazionali e istituzioni finanziarie, nonché vari amministratori delegati e investitori privati, per un vertice dedicato al lancio di un “nuovo patto di finanziamento globale”. Gli obiettivi ufficiali del vertice erano la “riforma del sistema finanziario internazionale, la creazione di una partnership finanziaria più equilibrata tra Sud e Nord”, la riduzione del sovraindebitamento dei Paesi poveri, ecc.
Tutto ciò suona bene, se non fosse che l’attenzione si è concentrata esclusivamente sulla “finanza per il clima” e, anche in questo caso, i risultati sono stati modesti. I rappresentanti del sistema transatlantico hanno offerto qualche briciola ai paesi poveri per gli investimenti “verdi” e la lotta al cambiamento climatico, ma non c’è stata alcuna riduzione o alleggerimento del debito, solo una ristrutturazione per lo Zambia, elaborata a margine. Tuttavia, il solo fatto che il vertice sia stato convocato riflette la crescente consapevolezza che “l’Occidente”, con la sua politica di sanzioni selettive, le condizioni imposte dal Fondo Monetario Internazionale e il trattamento brutale dei migranti, sta perdendo il Sud globale e deve cercare di attirare quei paesi.
Per Macron, le cui manie di grandezza sono ben note, si è trattato anche di un tentativo di farsi invitare al vertice di agosto dei capi di Stato dei BRICS in Sudafrica – al fine di dividere meglio il gruppo e impedirne il sostegno a un reale sviluppo economico e all’uso di valute alternative per il commercio interanzionale. All’evento di Parigi hanno partecipato quattro dei cinque membri dei BRICS: Il primo ministro cinese Li Qiang, il suo omologo indiano Narendra Modi, nonché il presidente del Sudafrica Ramaphosa e il presidente del Brasile Lula. In un’intervista rilasciata a France-Info il 22 giugno, Macron ha affermato che “questo vertice dimostra l’isolamento della Russia”, che starebbe violando il diritto internazionale e destabilizzando l’Africa. La sua manovra, tuttavia, è destinata a fallire.
Movisol
A Berlino prevarranno i pragmatici, oppure i fautori dello scontro?
La nuova strategia di sicurezza nazionale della Germania, presentata a Berlino il 15 giugno, definisce la Russia, come previsto, come il principale avversario: “La Russia di oggi è la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza nell’area euro-atlantica per il prossimo futuro. La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina è una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite e dell’ordine di sicurezza cooperativo europeo… La Russia minaccia direttamente la nostra sicurezza e quella dei nostri alleati nella NATO e nell’UE… Sta deliberatamente cercando di destabilizzare le società democratiche europee.”
Il documento strategico non è così aggressivo nei confronti della Cina, ma nemmeno amichevole: “La Cina è un partner, un concorrente e un rivale sistemico… Gli elementi di rivalità e competizione sono aumentati negli ultimi anni… La stabilità regionale e la sicurezza internazionale sono sempre più sotto pressione e i diritti umani vengono ignorati. La Cina sta deliberatamente usando il potere economico per raggiungere obiettivi politici”. Il documento aggiunge tuttavia che la Cina “rimane un partner senza il quale molte sfide e crisi globali non possono essere risolte. È quindi soprattutto in questi settori che dobbiamo cogliere le possibilità e le opportunità di cooperazione”.
Va notato che Berlino sta preparando separatamente, sotto gli auspici del Ministero degli Esteri, una nuova strategia sulla Cina. Si prevede che rifletterà ancora una volta due politiche diverse nel governo tedesco: il Cancelliere Scholz (foto) vuole evitare l’escalation e mantenere la cooperazione economica con la Cina, mentre il Ministro degli Esteri Annalena Baerbock segue una politica da “pitbull” fatta di provocazioni e accuse.
I leader cinesi sono consapevoli del problema, come ha espresso il 16 giugno il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin, che ha commentato il documento tedesco sottolineando che esso “considera gli altri come concorrenti, rivali o addirittura avversari e trasforma la normale cooperazione in questioni di sicurezza e politica non farà altro che spingere il nostro mondo in un vortice di divisione e scontro”. Tuttavia, in vista dell’arrivo in Germania, il 19 giugno, del Primo Ministro cinese Li Qiang per consultazioni governative, Wang ha spiegato che il fatto che questa sarà la prima tappa del Premier Li nel suo primo viaggio all’estero da quando ha assunto l’incarico, “dimostra l’importanza che la Cina attribuisce ai rapporti con la Germania”. Il meccanismo delle consultazioni intergovernative, con il premier cinese e il cancelliere tedesco come copresidenti, è un ‘super motore’ della cooperazione tra i due paesi”.
Anche il quotidiano cinese Global Times si è espresso sul viaggio di Li a Berlino, scrivendo che “la Germania non sta cercando il ‘distacco’ dalla Cina, il che dimostra che Berlino è pragmatica e cauta nel trattare con la Cina pur essendo sotto pressione da parte degli Stati Uniti”.
Movisol
Il mondo arabo guarda alla Cina per il futuro
La decima Conferenza commerciale arabo-cinese, tenutasi l’11 e il 12 giugno a Riad, ha segnato il passaggio dell’Arabia Saudita e di molti altri paesi della regione a rapporti economici e commerciali preferenziali con la Cina. Nei due giorni di lavori sono stati firmati oltre trenta accordi commerciali per un valore di circa 10 miliardi di dollari, ma questo è solo l’inizio, secondo gli organizzatori.
Il discorso di chiusura del secondo giorno è stato pronunciato da Dilma Rousseff, presidente della New Development Bank. La Rousseff ha auspicato che la partnership Cina-Arabia Saudita possa ispirare il Sud globale ad espandere il commercio regionale interno ed esterno, offrendo grandi possibilità ai paesi attualmente emarginati dal tradizionale sistema finanziario internazionale.
Nel 2022, il commercio tra i paesi arabi e la Cina è aumento del 31% rispetto al 2021 e ha raggiunto la ragguardevole cifra di 430 miliardi di dollari. Di questi, 106 miliardi di dollari sono rappresentati dal commercio bilaterale tra Arabia Saudita e Cina. Mentre Pechino aveva già accettato all’inizio dell’anno di costruire un impianto siderurgico in Arabia Saudita, durante la Business Conference è stato firmato un accordo per la creazione di una joint venture per la ricerca, lo sviluppo, la produzione e la vendita di automobili ed un altro, tra le compagnie ferroviarie delle due nazioni, per la produzione di vagoni e ruote nel paese arabo.
Il forum arabo-cinese ha fatto seguito agli storici incontri del presidente cinese Xi Jinping con i rappresentanti sauditi e iraniani, che hanno portato al processo di normalizzazione dei rapporti tra i due paesi islamici, superando il divario tra sunniti e sciiti. A fine marzo, l’Arabia Saudita è diventata un “partner di dialogo” dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e da allora Riad ha avviato colloqui per entrare a far parte della Nuova Banca per lo Sviluppo.
Molti paesi arabi, tra cui Arabia Saudita, Egitto, Algeria ed Emirati Arabi Uniti, sono interessati ad aderire ai BRICS Plus. Poco dopo questo forum, i Presidenti di queste due ultime nazioni si sono recati in Russia per partecipare al Forum economico di San Pietroburgo, a margine del quale hanno incontrato il Presidente Putin, discutendo sicuramente di queste prospettive. Dopo l’incontro con il Presidente algerino Tebboune, Vladimir Putin ha osservato: “i nostri sforzi per aumentare le transazioni reciproche nelle valute nazionali sono cruciali”.
Gli Stati Uniti hanno esercitato notevoli pressioni sui leader sauditi affinché evitassero rapporti più stretti sia con la Cina che con la Russia, anche inviando nella capitale saudita il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan il 7 maggio, seguito dal segretario di Stato americano Anthony Blinken, due giorni dopo. Ma le loro minacce sono apparentemente cadute nel vuoto. Se da un lato i leader sauditi vogliono mantenere buoni rapporti con Washington, dall’altro non vogliono più fare il “cane da guardia” dell’Occidente nel mondo arabo. L’11 giugno, alla domanda sulle critiche degli Stati Uniti ai legami dell’Arabia Saudita con la Cina, il ministro saudita dell’Energia, principe Abdulaziz bin Saalman (foto), ha risposto: “Le ignoro completamente”.
The Schiller Institute
Helga Zepp-LaRouche on CGTN: What’s the significance of Li Qiang’s visit to Europe?
Having concluded a visit to Germany, Chinese Premier Li Qiang arrived in Paris for the second leg of his European tour. It was his first foreign trip since he took office in March as Chinese premier, a trip widely believed to help push China-Europe ties in the right direction. What is the impact of Europe “de-risking” with #China? What are the views of European business leaders on engagement with China? And how are Berlin and Paris dealing with China with constant pressure from Washington? Guests in this edition of Dialogue are Professor Joav Toker from the American Graduate School in Paris, Helga Zepp-LaRouche, founder of the Schiller Institute, and Cui Hongjian, director of the Department for European Studies at China Institute of International Studies.
The Schiller Institute
Building an International Peace Coalition — a discussion with Helga Zepp-LaRouche
Send your questions for Mrs. Zepp-LaRouche to: [email protected]
Amidst “escalating” peace efforts around the world, Helga Zepp-LaRouche has been interviewed by both Chinese and Russian media.
In an interview with the Chinese Global Times on June 19 (“‘De-risking’ with China is manipulative, illustrating West’s geopolitical move to contain China: Schiller Institute founder”), Helga Zepp-LaRouche emphasized that the old unipolar world order is currently collapsing, while the Chinese offer for development by collaborating on the Belt and Road Initiative would allow humanity to transcend geopolitics and replace it with a system of cooperation between sovereign nations benefiting all of humanity.
In an interview with the Russian news agency TASS, also published on June 19, under the headline “Ukraine peace initiatives indicate defeat of Western warmongers, expert says,” Zepp-LaRouche asserts that in light of the peace initiatives recently launched by China, Brazil, several African nations and Pope Francis, “It is more urgent than ever to put a new international security architecture on the agenda, which takes care of the security interest of every single country on the planet.”
Against the background of these peace initiatives and the efforts to win western countries over to the New Paradigm, the second meeting of the peace coalition initiated by Helga Zepp-LaRouche took place last week. The two-and-a-half-hour discussion generated enthusiastic support for the idea of uniting the growing sentiment of the people across the world against the war policy now dominating the Western governments.
The crucial question now is: How can the strategic situation be changed “from the top”? How can various forces come together at a higher level with the capability of establishing a new system taking into account the common goals of humanity?
The best way to do this would be to make Helga Zepp-LaRouche’s 10 Principles for a New Security and Development Architecture, as expressed in John F. Kennedy’s 1963 peace speech at American University, the number one issue discussed globally.
Join Helga Zepp-LaRouche tomorrow in her weekly dialogue for a discussion about building an International Peace Coalition.
c, and we can access that to promote this idea to save humanity.” Jimmy Gerum, (Germany) LightHouse Media: “I think there is one weak spot, and that is the public opinion. In Europe we have a special situation where part of the Main Stream Media is paid for…
ternet radio or TV station. We actually have a network of correspondence on this discussion. 7. White House Demonstration suggested by Martin Schotz.” Sam Pitroda (U.S./India) Telecom and IT Innovator “At times I feel frustrated. I feel that our voices are…
Movisol
La “politica climatista” è una truffa finanziaria
Mentre la signora Bartsch, consigliera del ministro tedesco Habeck, nel 2007 stilava il rapporto sull’ “Economia del cambiamento climatico”, il “prossimo grande choc all’economia globale” stava avvenendo proprio nella sua banca, la Morgan Stanley. Uno dei principali trading desk perse da solo 14,5 miliardi di dollari, superando tutte le perdite bancarie nella storia. Irrimediabilmente fallita, la banca d’affari fu salvata dalla Mitsubishi UFJ con un “investimento” di 9 miliardi, poi dal programma TARP del Tesoro con 20 miliardi di “investimento” in azioni privilegiate e quindi conferendole lo stato di banca commerciale, così che potesse accedere allo sportello di sconto della Federal Reserve. Altri ebbero meno fortuna: milioni di famiglie persero la casa o i risparmi. Le principali economie del mondo transatlantico piombarono nella “Grande Recessione” del 2009-2010.
È possibile che la signora Bartsch non si sia accorta di tutto ciò? Era rinchiusa in una stanza alla Morgan Stanley in cui le cartolarizzarizzazioni delle ipoteche, i credit default swaps e le obbligazioni garantite dai collaterali non venivano mai menzionati per non offendere la sua esaltata sensibilità? Si indignava per queste pratiche da biscazziere quando sentiva il richiamo della nobile missione di salvatrice del pianeta? Credeva davvero che sarebbe stato il cambiamento climatico da operare la “distruzione creativa” quando attorno a lei i banchieri “creativi” stavano distruggendo tutto?
Niente affatto. Piuttosto, si dedicava alla creazione della nuova “finanza verde” per salvare la banca e il sistema finanziario, a costo di cambiamenti di regime e guerra tra le superpotenze, deindustrializzazione e recessione, una crisi alimentare mondiale e sacrifici malthusiani per la popolazione.
Ricordiamo un passaggio del libro del Club di Roma “I limiti dello sviluppo” (1972): “Nella ricerca di un nuovo nemico per unirci, tirammo fuori l’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la carenza d’acqua, le carestie e simili avrebbero fatto al caso nostro. Tutti questi pericoli sono causati dall’intervento umano e possono essere superati solo con il cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti.”
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