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Last updated 4 months, 1 week ago

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Last updated 3 months, 2 weeks ago

1 week, 6 days ago

🔻La rabbia giovanile incendia il fronte interno 🔻

🔥I video che stanno circolando in questi giorni sui social mostrano i tifosi del Maccabi Telaviv scappare per le vie di Amsterdam, attaccati e inseguiti da bande di giovanissimi pro-palestina. Il bilancio post Ajax-Maccabi è di 62 fermati e 2 aerei inviati in soccorso da Nethanyau, una rivolta che ha colpito duro e ha letteralmente messo in rotta centinaia di riservisti idf.
Non vogliamo parlare del singolo episodio, della sua chiara legittimità e di come sia partito tutto dalle provocazioni degli "israeliani" con aggressioni e canti inneggianti al genocidio. Vogliamo invece allargare lo sguardo sul fenomeno delle rivolte giovanili in Europa e sul legame tra la repressione di questa rabbia e lo Stato di guerra che stanno cercando di costruire i nostri governanti.

💥Gli attacchi antisionisti di Amsterdam sono l'ultimo di numerosi episodi di rivolta in Europa dove sono protagonisti i giovani proletari, spesso di seconda generazione, che esprimono una determinazione capace di mettere in crisi lo Stato e i suoi apparati militari (o in questo caso i riservisti delle idf). Pensiamo alle notti di scontri per la morte di Nahel in francia, o la rivolta a Lisbona dopo l'uccisione di un giovane di Capo Verde, o anche ai 6 giovani che lo scorso 25 aprile hanno caricato da soli lo spezzone sionista a Milano. Una generazione in cui, oltre alla depressione e all'ansia, covano anche la rabbia e la voglia di sfidare un sistema che li emargina e li condanna alla precarietà.

⛔️Di questo lo Stato italiano si è accorto e si sta attrezzando per prevenirne gli effetti: il decreto Caivano e il DDL 1660, con le loro norme ad hoc contro i reati giovanili, sono il tentativo di ingabbiare la stessa rabbia che sta esplodendo in europa e rischia di fare altrettanto qui. Il contesto di guerra mondiale imminente impone agli stati Nato di pacificare il loro fronte interno (di cui fanno parte i giovani e le contraddizioni con cui si scontrano) per potersi impegnare meglio sul fronte esterno. Anche le norme del nuovo DDL contro chi non ha la cittadinanza non sono il frutto di un razzismo gratuito del governo meloni, ma sono in continuità con il sistema dei permessi di soggiorno che tiene sotto scacco migliaia di proletari. L'Italia sa che dovrà chiedere ai figli degli immigrati di combattere e morire per un paese che li ha sempre trattati come cittadini di serie z e vuole lavorare per colpire quelle avanguardie che già si mobilitano contro il genocidio in palestina o contro i cpr. Infine, sempre più stati europei stanno adottando leggi simili, facendo leva proprio sull'ondata di mobilitazioni per la Palestina (es. la Germania che minaccia di revocare i permessi di soggiorno a chi solidarizza con la Resistenza Palestinese.)

💥Finora in Italia questa rabbia non si é ancora espressa con forza, ma ha di fronte a sé l'esempio dei propri coetanei europei che hanno la capacità di individuare in maniera chiara il nemico: lo Stato borghese e il sionismo. I giovani, soprattutto i giovani delle periferie, in questa fase di guerra saranno sempre piu terreno di contesa tra la borghesia imperialista e il proletariato rivoluzionario. La mobilitazione interventista della prima guerra mondiale così come quella fascista nel ventennio hanno puntato tantissimo sui giovani e sul loro bisogno di dare uno scopo alla propria vita: anche oggi i giovani dovranno nuovamente scegliere se difendere lo stato di cose attuali aderendo all'ideale di patria borghese o lottare per la prospettiva di riscatto ed emancipazione della rivoluzione socialista. Noi comunisti dobbiamo saper interpretare ma soprattutto imparare da queste situazioni, che hanno la capacità di mettere a nudo le contraddizioni del nostro imperialismo.

Antitesi

👉https://www.instagram.com/p/DCL5haUi6F2/?igsh=bjVuamt6ejZrMXd3

2 weeks ago

Per chi non può partecipare dal vivo può seguire l'iniziativa dalle 16 su diretta.radiazione.org o ovviamente riascoltarsi il podcast in un secondo momento

2 weeks, 3 days ago

Questo militarismo è una sovrastruttura ideologica, politica ed organizzativa del capitalismo. Nelle fasi di guerra si sviluppa, come parte della giustificazione ideologica della guerra stessa, con l’obiettivo preciso di egemonizzare, disciplinare e mobilitare le masse popolari in funzione di essa.

💥 L’aggravamento della tendenza alla guerra imperialista sul fronte esterno con la prospettiva concreta della terza guerra mondiale - un processo di cui il “nostro” governo è parte integrante - è sotto gli occhi di tutti. Per la borghesia imperialista delle formazioni occidentali, in crisi di sovraccumulazione di capitali, la guerra è una strada obbligata per tenere in piedi il sistema di oppressione e sfruttamento e far fronte ad una profonda crisi di egemonia globale. Dagli sviluppi del conflitto in Ucraina, in cui i governi del blocco Nato sono sempre più coinvolti, all’offensiva sionista che procede a Gaza e che ora si allarga al Libano, la prospettiva di uno scontro diretto tra le borghesie imperialiste occidentali e quelle delle potenze emergenti si fa via via più concreta.
Ma per condurre la guerra sul fronte esterno occorre un fronte interno pacificato, disciplinato e complice. Il militarismo è al contempo strumento egemonico sulle masse popolari e arma ideologica per la repressione delle lotte sociali.

Imporre l’egemonia di guerra e la “pace sociale” sul fronte interno per le borghesie al potere è necessario e vitale. Con lo stato di guerra quello che è in gioco è la tenuta dell’ordinamento sociale dominante, una partita che non può essere persa e che si gioca su diversi terreni: dall’ideologia militare che entra sempre più pervasivamente nel mondo dell’istruzione, dalle scuole alle università, puntando in primis ai giovani come cervelli e braccia per la guerra; all'implementazione di nuovi strumenti giuridico-repressivi per lo stato di guerra interna, di cui il nuovo pacchetto sicurezza del ddl 1660 rappresenta la faccia più palese, volti a reprimere preventivamente qualunque forma di lotta nel nostro paese.

Questa stretta securitaria e i tentativi di egemonizzare le masse in funzione di una mobilitazione reazionaria, tuttavia, per il momento non sembrano portare gli effetti desiderati. Le innumerevoli piazze in solidarietà alla Resistenza palestinese che hanno animato le strade del nostro paese nell’ultimo anno, la determinazione con cui il 5 ottobre tantissimi giovani da tutta l’Italia sono scesi in piazza a Roma sfidando qualunque divieto e le mobilitazioni contro ddl 1660 in diverse piazze d’Italia, dimostrano che il nostro paese è tutt’altro che pacificato. In questa situazione sempre più larghe masse diventano consapevoli di chi è il loro nemico principale: la borghesia imperialista.

🔻 Il regime della guerra interna imposto dalla classe dominante dobbiamo interpretarlo come un’opportunità per la prospettiva rivoluzionaria.

La spirale della tendenza alla guerra sul fronte esterno è una conseguenza della putrefazione del capitalismo nella fase imperialista e può essere spezzata solo con la rivoluzione proletaria. Questa deve essere la nostra consapevolezza! La storia lo ha già dimostrato: la guerra imperialista si può fermare solo con la Rivoluzione proletaria!
A questo fine dobbiamo lavorare per rafforzare il movimento contro la guerra imperialista e unirci alla resistenza di tutti i popoli oppressi che lottano contro il “nostro” imperialismo dominante.
🔻 Oggi, più che mai, dobbiamo lottare risolutamente per la sconfitta del nostro imperialismo e la sua egemonia di guerra: perseguendo la sua sconfitta poniamo le basi per la costruzione di una nostra egemonia di classe e per la prospettiva rivoluzionaria.

🚩 O LA RIVOLUZIONE FERMA LA GUERRA, O LA GUERRA SCATENA LA RIVOLUZIONE!
🚩 MORTE ALL’IMPERIALISMO, LIBERTA’ AI POPOLI
CONTRO IL MILITARISMO IMPERIALISTA: RESISTERE PER VINCERE!

Antitesi

👉 https://www.instagram.com/p/DCByWFmifcu/?igsh=MWJwcmxheDNhZGtqdw==
🔎 https://antitesirivista.org/volantini-e-comunicati/contro-la-guerra-rivoluzione/

4 months ago

? La crisi è l’aspetto principale. Tuttavia quando la guerra si concretizza, come diceva il compagno Mao, è da questa che bisogna partire.
La crisi deve quindi essere gestita per condurre la guerra. Di conseguenza, le formazioni occidentali sono obbligate a ridefinire la struttura economica in funzione della conduzione nel tempo della guerra. Per fare ciò, le borghesie imperialiste puntano sul keynesismo militare. Nello specifico, il keynesismo militare è perfettamente funzionale alla gestione della crisi poiché affronta il problema della valorizzazione dei capitali garantendo i profitti del complesso industriale-militare con soldi pubblici, cioè a spese delle masse. Contemporaneamente, la ridefinizione dell’economia in chiave militarista, permette alle borghesie imperialiste di concentrare gli sforzi produttivi nella preparazione allo scontro interimperialista diretto.

Nell’Unione Europea, un passaggio fondamentale è rappresentato dalla riforma del Patto di Stabilità, che esclude la spesa militare dai vincoli imposti ad altri settori come welfare e istruzione. In questa ridefinizione bellicista della struttura economica si realizzano sia gli interessi dell’oligarchia finanziaria europea, incarnata da Draghi, sia quelli del comparto militare industriale, incarnati da Crosetto.
La borghesia imperialista occidentale trova così, nella sintesi tra militarismo e keynesismo militare, il modo per gestire la crisi per condurre la guerra.
Inoltre, l’articolo analizza il passaggio da una sovrastruttura dalla faccia democratica e liberale a una autoritaria e poliziesca, cambiamento palesato nel “premierato” in Italia e nella Commissione Europea che mirano a una centralizzazione dei processi decisionali, per supportare lo “Stato di guerra”. La Guerra si concretizza in chiari passaggi, come la missione Aspides e l’impegno diretto delle forze armate italiane nel Mar Rosso, mirato alla difesa degli interessi commerciali della borghesia imperialista nostrana. La necessità di difendere il Mediterraneo cosiddetto allargato, inteso come spazio vitale dell’imperialismo italiano che si trova attualmente sotto assedio, dimostra come la lotta dei popoli oppressi, e di quello palestinese in particolare, apra spazi di agibilità anche per le masse oppresse entro le stesse formazioni imperialiste.

Invitiamo all’ascolto della presentazione e alla lettura dell’articolo ai seguenti link:

https://antitesirivista.org/registrazioni-di-iniziative/lo-stato-di-guerra-presentazione-articolo-di-antitesi-16/

https://antitesirivista.org/antitesi/16/sfruttamento-e-crisi/lo-stato-di-guerra

Contattaci se sei interessato/a alla rivista, ad un confronto o anche solo per partecipare a future iniziative.

SE LA RESISTENZA AVANZA, L’IMPERIALISMO ARRETRA!
CON LA RESISTENZA PALESTINESE!
CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA DELLA NATO!
ANTIFASCISMO È ANTISIONISMO! ✌️??

4 months ago

Ecco il podcast dell'ultima puntata di Tigri di Carta, all'interno trovate tutti i contributi e argomenti della trasmissione

4 months ago

https://radiazione.org/programmi/tigri-di-carta-palestine-will-be-free/

RadiAzione.org

Tigri di Carta - Palestine will be free - RadiAzione.org

Giovedì 18 Luglio 2024 - pt. 11

6 months ago

‼️LA PIOGGIA NON FERMA LA SOLIDARIETÀ‼️

6 months ago

?? ORA IN DIRETTA!

6 months ago

Attacco repressivo contro un lavoratore della scuola.

Denunciamo l'ennesimo attacco repressivo ai danni di un lavoratore della scuola, un nostro compagno, avvenuto lunedì mattina. Il dirigente scolastico lo ha convocato per comunicargli che, a causadella sua militanza politica, non era più persona gradita all'interno dell'istituto. Questo ha portato al mancato rinnovo del contratto e, di conseguenza, alla perdita del posto di lavoro.
Va sottolineato il comportamento del dirigente scolastico che non ha mai tempo per rispondere degli  allagamenti della scuola, degli spazi inadatti per gli studenti e non si preoccupa di interrogare il ministero per la continua mancanza di fondi. Riesce per a trovare subito il modo per rispondere alla Digos e convocare il compagno; evidentemente ha ben altre priorità.

E’ stata proprio la Digos di Padova a informare il dirigente della militanza del compagno. Inoltre, la stessa, si è presentata sul posto di lavoro per notificare decreti relativi all'inchiesta del 14 maggio relativa a delle scritte in favore della resistenza palestinese apparse a Padova a gennaio. Il 14 maggio, oltre alla perquisizione della nostra sede, tre compagni sono stati perquisiti, prelevati e portati in Questura.

La Questura di Padova continua ad attaccare, in perfetta linea con il mandato del Ministero dell'Interno, coloro che si schierano al fianco della Resistenza palestinese, dagli studenti in lotta ai lavoratori.  Questo attacco va inserito in un clima generale di repressione e guerra, in cui lo Stato e i padroni cercano di zittire qualsiasi dissenso, in particolare contro il movimento di solidarietà alla Palestina. In questo contesto la scuola è osservata speciale, luogo dove reprimere, minacciare e sanzionare qualunque voce contro lo stato sionista e la Nato.
Un altro episodio emblematico è l'attacco subito qualche giorno fa da un educatore, Seif Bensouibat, che lavorava nella scuola francese Chateaubriand a Roma. A seguito di un post pro -Palestina, si è visto togliere il lavoro, lo status di rifugiato ed è stato rinchiuso in un Cpr, con il rischio di essere espulso.

Tutto questo si inserisce in un quadro molto chiaro: quello della continua militarizzazione della scuola a cui assistiamo da anni. Il comparto industriale – militare e della difesa si è sempre più incuneato nel mondo dell'istruzione con l'inserimento di orientamenti professionali, borse di studio e progetti di alternanza scuola-lavoro in caserme e basi militari, e ancora con gite, parate, mostre e sfilate, con l'obiettivo di propagandare l'adesione all'ideologia della guerra tra le nuove generazioni, anche al fine di reclutare nuova carne da macello per le imprese belliche.
In questo clima, i precari sono la componente tra i lavoratori maggiormente sotto attacco perché è più facile liberarsi di loro. Solo nel comparto scuola si contano più del 18% dei precari, frutto di decenni di riforme e tagli, che non vedono alcuna prospettiva di essere stabilizzati. Lo Stato risparmia sugli stipendi e dispone così di manodopera ricattabile e facilmente scaricabile, mentre il personale di ruolo si ritrova sempre più risicato e con tutto il carico di lavoro addosso.

Questi episodi si inseriscono in una fase in cui il processo di militarizzazione della scuola va di pari passo con un processo di militarizzazione più generale della società, accelerato dalla generale tendenza alla guerra. 
Non ci faremo intimidire da questa ennesima provocazione e continueremo a sostenere le lotte per la liberazione della Palestina e di tutti i popoli oppressi all'interno dei nostri posti di lavoro, nelle nostre scuole, nell'università e nella nostra città, pronti a lottare per cambiare questo sistema di repressione e morte. Prendiamo esempio dalla resistenza palestinese che da oltre 76 anni resiste contro il nemico sionista e dall'intifada studentesca, che inonda le università del mondo per gridare all'unisono: rescindiamo gli accordi con Israele. 

La repressione non ci fermerà! 
Portiamo l'intifada nel cuore dell'imperialismo!

7 months, 3 weeks ago

Dalle 19 puntata ridotta di ControVento: come sempre l'attenzione ai venti di guerra che soffiano in tutti gli angoli del globo e alle loro ricadute in casa nostra. Ci colleghiamo con il Collettivo Sumud per la presentazione dell'opuscolo "Ca' Foscari per la guerra" che verrà presentato giovedì 4 all'università San Sebastiano. Rilancio con un compagno dei Lavoratrici e lavoratori della scuola contro la guerra - Padova dell'iniziativa in programma per sabato 13/04 "La scuola va alla guerra": presentazione con Antonio Mazzeo . Rilancio dell'iniziativa pubblica "Il filo rosso della Resistenza" in programma per questo sabato 6 al parco Piacentino in Arcella verso un 25 aprile di lotta. Dalla lotta partigiana alla resistenza Palestinese.

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