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Le informazioni legali dell'avvocato Fusillo.
Per contattare l'avv. Fusillo scrivere dal sito www.difendersiora.it/scrivici
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E questo pericolo io l'ho sempre combattuto.
Per questo, e non per altro, sono giudicato oggi.
E quindi, se dovete condannarmi, siate onesti almeno e dite: "Ti condanniamo perché ti sei sempre opposto all'ingiustizia. Perché, nel tuo piccolo, potresti rappresentare un pericolo per coloro che ogni giorno ci fanno fare una vita di miserie umane, materiali e sociali."
Ma forse chiedo troppo e queste poche righe, a differenza dell'enormità del fascicolo con cui mi si accusa, sono soprattutto per le persone là fuori da quest'aula, nella società. Persone per cui mi si accusa di essere un pericolo.
Queste poche parole sono per loro.
A dire che, comunque vada, la dignità, la giustizia sociale e la libertà non possono indietreggiare neanche in un'aula di tribunale.
Perché un mondo di liber e ugual é il sogno più bello che si possa mai realizzare."
Di seguito invece le dichiarazioni di G. all'udienza per l'applicazione della sorveglianza speciale del 04/04/2023:
"Visto l'impegno con cui la Questura cerca, affannosamente, di raccontare la mia storia, qualche parola vorrei spenderla anche io, su di me, dal momento che non é tanto qualche azione ad essere giudicata, quanto la mia persona a voler essere fatta passare come "socialmente pericolosa".
Il lungo fascicolo parte addirittura dai tempi del liceo... E fanno bene!
Perché da allora, per quanto mi riguarda e per la mia visione del mondo, ben poche cose sono cambiate.
Infatti mi sono sempre adoperato, speso e ho lottato affinché esistesse una società più libera, più equa e più giusta. Ogni qualvolta ho visto o percepito vi fosse qualche ingiustizia non mi sono mai voltato dall'altra parte o fatto finta di niente, ma, nel mio piccolo, ho combattuto affinché tali ingiustizie non ci fossero.
Tutte quelle pagine della Questura parlano di questo e, francamente, ho ben poco di cui pentirmi. Anzi.
Credo che se piú persone si adoperassero in tal senso, vivremo tutte e tutti un po' meglio.
Nella richiesta poi con cui mi si chiede l'applicazione della Sorveglianza, si fa particolarmente riferimento agli ultimi due anni... E di cosa si sta parlando?
Di lotte per dare a tutti un tetto, di recupero di spazi abbandonati per farne luoghi di socialità, cultura e lotta, di presidi in difesa delle donne, di proteste al fianco degli operai, di manifestazioni contro razzismo e discriminazioni, di mobilitazioni a sostegno di compagn*, di giornate per la salvaguardia dell'ambiente e dell'ecosistema dove viviamo.
Vedete signori, io non vi parlo della "gravità" o meno giuridica di quello di cui sono accusato. Io vi parlo, di ciò che ho fatto, della sua giustezza etica. E, in tale ambito, ho ben poco da cui difendermi, perché non ci vedo nulla di sbagliato, anzi.
Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto con coscienza, convinzione e pensando fosse per migliorare la condizione di tutti, perché ho sempre pensato che non può esserci liberazione individuale se non c'è anche una liberazione sociale.
Ma l'accusa che oggi mi si muove, quella sí, non l'accetto e la rispedisco al mittente.
L'accusa di essere "socialmente pericoloso" e un "pericolo pubblico", quella no, non l'accetto.
Non l'accetto perché la realtà dei fatti dimostra il contrario. Perché per quel che concerne la "società" ed il "pubblico" (e fermandoci alla definizione etimologica significano afferenti al popolo), che pericolo potrei essere?
Al contrario, per coloro i quali voi mi vorreste giudicare pericoloso, in realtà mi son sempre speso. E se conosceste un minimo la realtà, i rapporti sociali che vi sono, sapreste bene che é così.
Che per il "sociale" e per il "pubblico" non sono né un nemico né un pericolo, ma semplicemente un individuo che con altri si spende per migliorare le condizioni di tutti, e degli ultimi in particolare.
E il "pubblico" di cui parlate, questi aspetti li conosce e li riconosce, e testimonianza sono i tantissimi attestati di stima, vicinanza, solidarietà, affetto e complicità che ho ricevuto e che riecheggiano anche nelle carte.
Per questo, voglio semplicemente dire e ribadire che l'accusa che mi viene mossa non l'accetto e la rispedisco al mittente.
E dico che il vero pericolo sociale sono chi ci opprime ogni giorno, chi devasta l'ambiente, chi discrimina, chi ti toglie o ti nega un tetto sotto cui stare, chi crea e incentiva guerre tra poveri, chi finanzia e conduce guerre per il mondo, chi ne saccheggia i territori, chi reprime senza scrupoli, chi ci costringe a dover scegliere se fare la spesa o pagare le bollette, chi dopo averti sfruttato una vita ti butta per strada, chi fa morire persone in mare, nei luoghi di lavoro e nelle galere.
Per me, il vero pericolo sociale sono loro.
Qual è il limite, qual è il confine, qual è la separazione.
Qual è il torto e qual é la ragione.
Dove é il giusto e dove invece regna l'ingiustizia.
Da che parte stare.
Voi, ogni volta, mi date la possibilità di spiegarle le mie ragioni.
E di mostrarle sotto quale ingiustizia dovrebbero soccombere.
E così avviene che diventa ancora più chiaro che quella società, per cui dovrei essere io pericoloso, subisce le mie stesse ingiustizie ed ha le mie stesse ragioni.
E ci capiamo. E ci ritroviamo. Per assurdo anche grazie alla vostra opera di repressione.
Per questo domattina, ne ho speranza ma anche convinzione, nella società da cui volete escludermi e per cui vorreste farmi passare per pericoloso, in qualche cuore queste parole rimarranno e risuoneranno.
Le idee di giustizia sociale e libertà che le ha animate. Lo spirito, l'amore e la rabbia con cui sono state vissute.
Quelle parole, quei gesti, quelle lotte, forse, faranno vibrare alcune corde in qualche cuore.
E saranno seme. E poi germoglio. E poi chissà...
Perché non si spegneranno mai le idee di uguaglianza, giustizia sociale e libertà."
Il 14 ottobre 2007 muore nel carcere di Capanne Aldo Bianzino. Arrestato per aver coltivato nell'orto di casa una manciata di piantine di cannabis e tornato a casa in una bara.
Pietralunga, un'ora da Perugia, piccolo borgo nel verde delle colline umbre, è il posto dove Aldo Bianzino aveva scelto di vivere secondo il suo stile di vita. Pacifista, appassionato di filosofie orientali e di professione ebanista, si era trasferito lì con la compagna Roberta, l'anziana madre di lei e il figlio Rudra per vivere la natura in un casolare. È lì che quella sera di ottobre cinque poliziotti e un finanziere vanno a bussare. Dopo una perquisizione domiciliare, nel piccolo orto della famiglia, i quattro funzionari in divisa trovano una manciata di piante di marijuana. "È per uso personale" dice Aldo mentre li portano in carcere a Capanne. Rudra, 14 anni e sua nonna, 91, restano soli.
Nel penitenziario marito e moglie vengono divisi. Roberta resta nel settore riservato alle donne, Aldo nell'ala maschile, per entrambi interviene un avvocato d'ufficio. Entrambi incensurati.
Passano due giorni, la mattina di domenica 14 Roberta viene invitata a seguire una guardia carceraria in ufficio, dove le si presenta il vice-ispettore capo della polizia.
"Signora, suo marito soffre di svenimenti? Ha problemi di cuore?". Roberta è confusa, spaventata, chiede perché, ma l'ispettore insiste, si scalda: "Mi risponda!". "No, no, mai", assicura Roberta "mi dica perché…". "Lo stanno portando all'ospedale Silvestrini, possiamo ancora salvarlo, risponda!". Frastornata, Roberta conferma che il compagno è sempre stato in perfette condizioni, così viene scortata in cella, per essere richiamata tre ore dopo. Stessa stanza, stessa poliziotta, stesso ispettore, al suo fianco però c'è un altro uomo in borghese: "Lei è scarcerata, firmi" annunciano. "Quando posso vedere Aldo?" È la prima richiesta di Roberta dopo le domande inquietanti di tre ore prima. La risposta fa tremare: "Martedì, dopo l'autopsia".
Il corpo – rileverà il medico legale – presenta ematomi, costole rotte e danni a fegato e milza ma per i giudici, a uccidere #AldoBianzino è stato un aneurisma.
LA CASA È DI CHI L’ABITA
LA TERRA DI CHI LA LAVORA
Sabato 7 ottobre, Morro d’Alba (AN)
CASE ABBANDONATE E DIFFICOLTÀ ABITATIVA (ore 10.30-12.00)
La situazione nella nostre zone rurali, proposte di intervento, confronto con situazioni di lotta urbane, progetti abitativi mutualistici e collettivi.
CONTRATTO AGRICOLO E CONDIZIONI DI LAVORO (12.00-13.00)
Conoscerlo per difendersi. Conoscersi per cambiare.
Chi è interessat@ si faccia avanti.
CRISI CLIMATICA E AGRICOLTURA (15.00-16.30)
Incontro tra contadini, gruppi studenteschi e movimenti attivi contro le devastazioni ambientali e il capitalismo “verde”. Ruolo dell’agricoltura industriale, alternative sostenibili e trasformazione sociale.
AGRICOLTURA, RISCHI IDROGEOLOGICI, PRATICHE DI DIFESA (16.30-18.00)
Consumo di suolo, gestione dei corsi idrici, contratti di fiume, manutenzione popolare degli argini, permeabilità dei suoli, vegetazione e agricoltura rigenerativa.
GESTIONE EMERGENZE E PARTECIPAZIONE SOLIDALE (18.00-19-30)
Cultura del rischio, pratiche di protezione civile autogestita, emergenze, militarizzazione dei territori, interventi popolari e solidali.
Unione Contadina (sez. Misa-Esino)
Per una mobilitazione internazionalista e antiautoritaria contro la guerra. Secondo incontro a Roma il 2 settembre
La discussione sulla guerra in Ucraina dello scorso 22 luglio a Roma (https://ilrovescio.info/2023/07/06/per-una-mobilitazione-internazionalista-e-antiautoritaria-contro-la-guerra-incontro-a-roma-il-22-luglio/) ha visto una buona sintonia tra compagni e compagne provenienti da più territori e città, nella volontà comune di contribuire a fermare un massacro che rischia di trascinarci tutti – su questo o quel lato del fronte – verso un baratro senza ritorno (si tratti dell’apocalisse nucleare o di uno stato di guerra permanente tra i diversi blocchi capitalistici, i cui contraccolpi alle nostre latitudini già si avvertono: economia di guerra, crescente blindatura e militarizzazione della società, streghizzazione delle opinioni, attacco a tutte le lotte sociali e di classe, pugno di ferro contro sovversivi e oppositori…).
Lanciamo quindi un secondo appuntamento, finalizzato sia a completare la stesura di un appello alla mobilitazione (in parte già scritto e che si finirà di discutere), sia a chiederci concretamente “che fare” per imporre dal basso la cessazione delle ostilità. Sabotando il nostro campo (quello della NATO) e la sua propaganda (compreso il mito di una inesistente “resistenza ucraina”).
Ne parliamo a Roma sabato 2 settembre, dalle ore 11.
Presso il Punto Solidale Marranella, in via Augusto Dulceri 211 (angolo via Marranella)
In quello che risulterà essere una sorta di testamento prima della condanna, Sacco e Vanzetti firmano un articolo dal titolo Il giorno dell'esecuzione si avvicina e i prigionieri avvertono: "la salute è in voi!", che nel giugno del 1916 compare sulle pagine di Protesta Umana, organo del Comitato di Difesa Sacco-Vanzetti, che si conclude con queste parole:
«Compagni, Amici, Lavoratori!: Noi vi gridiamo: "La salute è in voi! Ricordatelo: La salute è in voi!”»
La salute è in voi! è un esplicito riferimento ad un omonimo opuscolo insurrezionale redatto dai seguaci di Luigi Galleani, nei quali si spiegava come fabbricare bombe artigianali e innescare ovunque la rivolta sociale.
Sacco e Vanzetti prima di morire faranno numerose dichiarazioni, scritte e orali, in cui inciteranno i compagni a rispondere alla violenza dello Stato con altrettanta violenza:
«Se dobbiamo morire per un crimine che non abbiamo commesso, vogliamo vendetta, vendetta nel nostro nome, nel nome della nostra vita e della nostra morte...Farò una lista degli spergiuri che ci hanno assassinato...Voglio riuscire ad arrivare a vedere la morte di Thayer...Infiammerò gli animi degli uomini.» (Bartolomeo Vanzetti)
«Siamo orgogliosi di morire e cadremo come cadono gli anarchici. E ora a voi fratelli, compagni!» (Nicola Sacco)
Il 23 agosto 1927, vengono giustiziati sulla sedia elettrica a Dedham, Massachusetts, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici italiani.
«Mio carissimo figlio e compagno,
sin dal giorno che ti vidi per l'ultima volta ho sempre avuto idea di scriverti questa lettera: ma la durata del mio digiuno e il pensiero di non potermi esprimere come era mio desiderio, mi hanno fatto attendere fino ad oggi. Non avrei mai pensato che il nostro inseparabile amore potesse così tragicamente finire!
Ma questi sette anni di dolore mi dicono che ciò è stato reso possibile. Però questa nostra separazione forzata non ha cambiato di un atomo il nostro affetto che rimane più saldo e più vivo che mai. Anzi, se ciò è possibile, si è ingigantito ancor più. Molto abbiamo sofferto durante il nostro lungo calvario.
Noi protestiamo oggi, come protestammo ieri e protesteremo sempre per la nostra libertà . Se cessai il mio sciopero della fame, lo feci perchè in me non era rimasta ormai alcuna ombra di vita ed io scelsi quella forma di protesta per reclamare la vita e non la morte, il mio sacrificio era animato dal desiderio vivissimo che vi era in me, per ritornare a stringere tra le mie braccia la tua piccola cara sorellina Ines, tua madre, te e tutti i miei cari amici e compagni di vita, non di morte. Perciò, figlio, la vita di oggi torna calma e tranquilla a rianimare il mio povero corpo, se pure lo spirito rimane senza orizzonte e sempre sperduto tra tetre, nere visioni di morte. Ricordati anche di ciò figlio mio. Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perchè essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro. In questa lotta per la vita tu troverai gioia e soddisfazione e sarai amato dai tuoi simili. Continuamente pensavo a te, Dante mio, nei tristi giorni trascorsi nella cella di morte, il canto, le tenere voci dei bimbi che giungevano fino a me dal vicino giardino di giuoco ove vi era la vita e la gioia spensierata - a soli pochi passi di distanza dalle mura che serrano in una atroce agonia tre anime in pena! Tutto ciò mi faceva pensare a te e ad Ines insistentemente, e vi desideravo tanto, oh, tanto, figli miei! Ma poi pensai che fu meglio che tu non fossi venuto a vedermi in quei giorni, perché nella cella di morte ti saresti trovato al cospetto del quadro spaventoso di tre uomini in agonia, in attesa di essere uccisi, e tale tragica visione non so quale effetto avrebbe potuto produrre nella tua mente, e quale influenza avrebbe potuto avere nel futuro. D'altra parte, se tu non fossi un ragazzo troppo sensibile una tale visione avrebbe potuto esserti utile in un futuro domani, quando tu avresti potuto ricordarla per dire al mondo tutta la vergogna di questo secolo che è racchiusa in questa crudele forma di persecuzione e di morte infame. Si, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire. Dante, per una volta ancora ti esorto ad essere buono ed amare con tutto il tuo affetto tua madre in questi tristi giorni: ed io sono sicuro che con tutte le tue cure e tutto il tuo affetto ella si sentirà meno infelice. E non dimenticare di conservare un poco del tuo amore per me, figlio, perchè io ti amo tanto, tanto... I migliori miei fraterni saluti per tutti i buoni amici e compagni, baci affettuosi per la piccola Ines e per la mamma, e a te un abbraccio di cuore dal tuo padre e compagno.
Nicola Sacco»
Ieri, 14 luglio 2023, si è concluso il processo per l’operazione Panico.
La Cassazione ha rigettato in toto il ricorso presentato dagli avvocati per 9 imputati/e, confermando quindi la sentenza della Corte d’Appello con pene che vanno dai 2 anni e 3 mesi agli 8 anni.
L’esito del ricorso è stato reso noto in serata ed è stato emesso subito il mandato di arresto per Paska che, intorno alla mezzanotte di ieri, è stato arrestato a Bologna e tradotto nel carcere della Dozza.
Per scrivergli:
Pierloreto Fallanca
Casa Circondariale di Bologna Rocco D’Amato (Dozza)
Via del gomito 2
40127
Bologna
Libertà per tutti e tutte
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