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• LA MODESTIA È SEMPRE DI MODA •
L'importanza della modestia per una cultura della vita
Se c'è mai stato un titolo strano per un discorso sul movimento pro-vita è sicuramente "La modestia è sempre di moda".
Il motivo per cui questo titolo sembra così strano è che la gente non associa la modestia al movimento pro-vita o, come lo chiama il Santo Padre, alla "cultura della vita".
Eppure le due questioni sono strettamente correlate. La modestia è una pre-condizione per la castità e la castità è la pre-condizione per la cultura della vita.
Il nostro programma per questa conferenza copre non meno di cinque aree. Ognuno di essi è costituito da una domanda alla quale cercheremo di rispondere in modo esauriente, ma sempre nell'ottica di promuovere il rispetto della vita umana dal concepimento alla vecchiaia.
Che cos'è la modestia cristiana?
Il significato più elementare di modestia cristiana è la pratica della moderazione nel comportamento esteriore. Potremmo anche definirla come l'osservanza di un ragionevole decoro nelle cose esteriori, specialmente nel parlare, nei movimenti corporei, nel vestire e negli ornamenti del corpo.
L'ingiunzione di Santa Teresa d'Avila, "Siate modesti in tutte le vostre parole e opere", implica che la modestia abbraccia ogni espressione corporea del nostro possesso interiore di umiltà. Una persona modesta è una persona umile. Potremmo quasi dire che la modestia è la manifestazione dell'umiltà interiore.
Da sottolineare è l'inclinazione naturale che tutti noi abbiamo ad essere ammirati dagli altri. Tutti vogliamo che gli altri pensino bene di noi e la nostra tendenza naturale è quella di mettere in atto il nostro comportamento più attraente in presenza degli altri per ottenere la loro attenzione e la loro ammirazione: l'attenzione da parte della loro mente perché pensino bene di noi e l'ammirazione da parte della loro volontà perché lodino ciò che vedono in noi.
Anche all'inizio di questa conferenza, dobbiamo ricordare che la modestia di cui stiamo parlando è la modestia cristiana. Di conseguenza, le norme per la pratica del pudore da parte di un seguace di Cristo sono tanto più profonde ed esigenti quanto la morale cristiana è più elevata di ciò che il mondo identifica come correttezza.
Per il nostro scopo, il pudore cristiano è la virtù che la nostra fede ci dice essere necessaria per la conservazione e la pratica delle due virtù più fondamentali della fede cristiana, ossia la carità e la castità.
(P. John Hardon, S. J., "La modestia è sempre di moda")
•LA NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA•
"La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio.
La beata Vergine Maria ci fa godere di un duplice beneficio: ci innalza alla conoscenza della verità, e ci libera dal dominio della lettera, esonerandoci dal suo servizio. In che modo e a quale condizione? L'ombra della notte si ritira all'appressarsi della luce del giorno, e la grazia ci reca la libertà in luogo della schiavitù della legge. La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l'Antico Testamento. Mostra come ai simboli e alle figure succeda la verità, e come alla prima alleanza succeda la nuova. Tutta la creazione dunque canti di gioia, esulti e partecipi alla letizia di questo giorno. Angeli e uomini si uniscano insieme per prender parte all'odierna liturgia. Insieme la festeggino coloro che vivono sulla terra e quelli che si trovano nei cieli. Questo infatti è il giorno in cui il Creatore dell'universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore."
Dai "Discorsi" di sant'Andrea di Creta
• LA SANTA MESSA, SACRIFICIO DI IMPETRAZIONE •
I Dottori della Chiesa ci insegnano quale valore ha questo Sacrificio per impetrare una grazia: “E’ veramente efficace – dice Marchant – a causa della dignità della vittima, poiché il principale sacrificatore è infinitamente gradito alla divina Maestà. I meriti offerti da Lui sono inesauribili e la sua passione, il suo sangue, le sue piaghe hanno una virtù senza limiti, perciò Dio non ricusa niente, qualunque sia il numero di quelli che implorano Gesù.” San Lorenzo Giustiniani conferma la stessa dottrina dicendo: “Nessun sacrificio è così utile, così grande, così gradito al Signore come il santo Sacrificio della Messa, nella quale gli sono nuovamente offerti i meriti del nostro mediatore e se il sacerdote che dice la Messa e il popolo che l’ascolta pongono davanti ai suoi occhi questa Passione e questa morte dolorosa, le loro preghiere saranno infallibilmente esaudite”.
Sotto l’antica legge Dio proibiva ai giudici di accettare regali: “Tu non guarderai alle persone, né riceverai doni, perché i doni accecano gli occhi dei sapienti ed alterano le parole dei giusti”. Proibizione prudentissima: infatti è impossibile che un ricco dono non influisca sulla rettitudine del giudizio, né c’è cuore abbastanza fermo che resti indifferente, come non c’è
bilancia che non penda dal lato dove grava una somma d’argento. Se è così nelle cose umane, credete forse che non sia altrettanto nell’ordine divino? Oh! Dio non ha un cuore di pietra, ma un cuore sensibile e perciò riceverà con gioia un dono, qual è la santa Messa e modificherà la sua sentenza.
Fra Dio e l’uomo c’è questo divario: se i doni, al dire della Scrittura, accecano l’uomo, non possono oscurare gli occhi della Sapienza infinita e con la pienezza dei suoi lumi Dio mitiga la sua sentenza, allorché gli offriamo questo divino Sacrificio, di modo che siamo certi che nel momento in cui lo riceve dalle nostre mani, la sua giustizia si unisce alla sua misericordia per compiere le nostre speranze.
“Nella Messa – dice Kisseli – non imploriamo soltanto la misericordia, ma ci indirizziamo anche alla giustizia. Infatti noi offriamo l’umanità di Cristo, che per l’unione ipostatica è stata nobilitata al più alto grado e che per la gloria del Padre suo e per la nostra salute, è stata flagellata, coronata di spine, crocifissa. Offriamo le sue ferite, le sue lacrime, il suo sangue prezioso. Tutto questo è nostro in maniera che comperiamo ad un altissimo prezzo le grazie che domandiamo”.
Con l’oblazione del santo Sacrificio diamo anche più di quello che possiamo ricevere e perciò non c’è motivo di temere che una preghiera così ragionevole possa essere rigettata. Noi infatti chiediamo cose terrene e offriamo una vittima divina.
Non saremo, dunque, esauditi da un Dio liberalissimo, che non lascia senza ricompensa neppure il bicchiere d’acqua dato in suo nome, quando gli presentiamo con fervore il calice pieno del Sangue del suo Figliolo, sangue divino che domanda grazia per noi, ed invoca ad alte grida la misericordia?
(P. Martino da Cochem, O.M.C., "Il Santo Sacrificio della Messa", Cap. XIV)
Il seguito del capitolo verrà pubblicato la prossima domenica.
•L'EDUCAZIONE È COSA DEL CUORE•
❤️??❤️??
"Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, ed obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere.
Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! È certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l'aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da Lui ad essere mansueti ed umili di cuore (Matth 11:29).
Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell'animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l'avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.
In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a Lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall'altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di Colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell'educazione della gioventù."
(Dalle «Lettere» di san Giovanni Bosco)
• LA MODESTIA È UNA VIRTÙ ESTERIORE ED INTERIORE •
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[La modestia è] la virtù che modera tutti i moti interiori ed esteriori e il portamento di una persona, a seconda delle sue doti, dei suoi beni e del suo stato. Sotto il termine di "modestia" vengono incluse comunemente quattro virtù: umiltà, studiosità e due tipi di modestia esteriore, più precisamente la modestia nel vestire e nella condotta generale.
L'umiltà è il fondamento della modestia in quanto mortifica il desiderio disordinato dell'esaltazione di sé e spinge la persona a riconoscere il suo vero valore alla luce della verità.
La studiosità modera il desiderio e la ricerca della verità secondo la fede e il buon uso della ragione. I suoi vizi contrari sono la curiosità, che è un eccessivo desiderio di conoscenza, e la negligenza, ovvero la trascuratezza nell'acquisire le conoscenze adeguate alla propria età e al proprio stato.
La modestia nel vestire e negli ornamenti spinge la persona ad evitare non solo tutto ciò che può offendere gli altri ma anche tutto ciò che non è necessario. La modestia nella condotta esteriore dirige la persona ad osservare il giusto decoro nei movimenti esteriori, secondo il detto di sant'Agostino: "Abbi cura che in ogni tuo movimento non ci sia nulla di evidente che possa offendere gli occhi dell'altro."
(P. John Hardon, S. I.)
?L’ADDOLORATA? SETTEMBRE ED I DOLORI DI MARIA VERGINE
Il mese di settembre é dedicato all’Addolorata, la cui festa cade il giorno 15, ottava della Natività della stessa Vergine Santa. Ci è dato di contemplare il Martirio della nostra Madre e Corredentrice, quei Dolori per cui “ci partorì alla vita eterna; sicché tutti noi possiamo chiamarci figli dei dolori di Maria” (S. Alfonso). Un ottima occasione per approfondire la nostra conoscenza della compassione di Nostra Signora e soprattutto per aumentare la nostra devozione verso di Lei.
(fonte: radiospada)Per vivere al meglio questo mese si possono formulare di propositi o dei piccoli fioretti con cui accompagnare e riparare a tutti gli oltraggi commessi contro il Cuore Addolorato di Maria. A tal proposito la Chiesa ci offre diverse pie pratiche da mettere in atto, come la Coroncina dei Sette Dolori, l’Esercizio ad onore del Cuore Addolorato di Maria e tante altre preghiere che possiamo offrire in onore della Vergine Santa.
Ricordiamo però che oltre le pratiche “esteriori” bisogna che il nostro cuore sia disposto ad essere plasmato per amare e onorare Dio. Dobbiamo fare sì che le preghiere, le pie pratiche e le devozioni non siano solo parte esteriore di noi, ma diventino vero e proprio modello e fonte di istruzione per la nostra anima.
Nel corso del mese di settembre pubblicheremo diverse pratiche devozionali e piccole meditazioni ai Dolori di Maria per far sì che anche il nostro cuore sia disposto a patire per amore di N.S.G.Cristo e della sua SS.Madre.
Mater Addolorata, ora pro nobis?**
•IL SEGRETO DELLA VOCAZIONE SACERDOTALE•
Dietro ogni Sacerdote, c’è sempre una madre che, non di rado, è stata anche la matrice spirituale della vocazione sacerdotale del proprio figlio. Scriveva commosso sant’Agostino nelle sue Confessioni: «Tu hai steso la tua mano dall’alto e hai tratto la mia anima da queste dense tenebre, poiché mia madre, tua fedele, piangeva su di me più che non piangano le madri la morte fisica dei figli... La mia santa madre, tua serva, non mi ha mai abbandonato. Ella mi partorì con la carne a questa vita temporale e col cuore alla vita eterna. Ciò che sono divenuto e in che modo, lo devo a mia madre». Dietro la conversione, il Sacerdozio, l’Episcopato del Santo di Ippona ci sono le lagrime incessanti di santa Monica, che mai ha abbandonato il figlio, mai ha desistito dall’implorare da Dio la sua salvezza e, alla fine, ha trionfato.[...]
Di quante madri si potrebbe dire la stessa cosa! Madri note come la mamma di san Giovanni Bosco, e mamme sconosciute che con la loro fede e la loro esemplarità hanno deposto nel cuore dei propri figli il germe della vocazione sacerdotale, e hanno poi sostenuto e accompagnato i propri figli nella loro missione di Sacerdoti!
Bellissimo e molto edificante, a tal proposito, è quello che è successo in un paesino dell’Italia settentrionale: Lu Monferrato, a 90 km da Torino. Questo piccolo paese sarebbe rimasto sconosciuto se nel 1881 alcune madri di famiglia non avessero preso una decisione che avrebbe avuto delle "grandi ripercussioni". Molte di queste mamme avevano nel cuore il desiderio di vedere uno dei loro figli diventare Sacerdote o una delle loro figlie impegnarsi totalmente al servizio del Signore. Presero dunque a riunirsi tutti i martedì per l’adorazione del Santissimo Sacramento sotto la guida del loro parroco, Monsignor Alessandro Canora, e a pregare per le vocazioni. Tutte le prime domeniche del mese ricevevano la Comunione con questa intenzione. Dopo la Messa tutte le mamme pregavano insieme per chiedere delle vocazioni sacerdotali.
Grazie alla preghiera piena di fiducia di queste madri e all’apertura di cuore di questi genitori, le famiglie vivevano in un clima di pace, di serenità e di devozione gioiosa che permise ai loro figli di discernere molto più facilmente la loro chiamata... Da questo piccolo paese che conta poche migliaia di abitanti, sono uscite 323 vocazioni alla vita consacrata: 152 sacerdoti e 171 religiose...
La preghiera che le madri di famiglia recitavano a Lu era breve, semplice e profonda: «Signore, fa che uno dei miei figli diventi Sacerdote! Io stessa voglio vivere da buona cristiana e voglio portare i miei figli al bene per ottenere la grazia di poterti offrire, Signore, un Sacerdote santo. Amen».
Davvero significativo questo episodio che ci mostra la potenza della preghiera materna per la vocazione dei propri figli.
Gli episodi potrebbero moltiplicarsi, ma forse oggi ancor prima di questo, bisogna ricordare alle mamme la necessità dell’accoglienza della vita. Dove il Signore deve cogliere i "fiori" per la vita sacerdotale e consacrata se in ogni famiglia ci sono solo due figli? E quante sono quelle anime presenti nell’eterno disegno divino e chiamate al Sacerdozio, le quali non hanno mai visto la luce a causa del rifiuto della vita da parte dei genitori? Quanti Sacerdoti in meno sulla terra anche per questa grave responsabilità di cui si risponderà dinanzi a Dio!
Il Vescovo di Munster Mons. Clemens von Galen nel 1946 fu nominato Cardinale dal Papa Pio XII. Al suo ingresso come Cardinale egli fece stampare un’immagine con la seguente scritta: «Sono il tredicesimo figlio della nostra famiglia e ringrazierò eternamente mia madre per aver avuto il coraggio di dire di sì a Dio anche per questo tredicesimo bambino. Senza questo sì di mia madre, adesso non sarei sacerdote e vescovo».
(Fonte: "Il settimanale di padre Pio)
• UNA LEZIONE DI PADRE PIO SULLA MODESTIA •
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A San Giovanni Rotondo, d’estate, il caldo non scherza. Il povero Padre soffocava. La sera, quando era seduto sul letto per prendere un poco d’aria dalla finestra aperta, io volevo alleviare il suo calore: sudava per il caldo estivo, ma era accalorato per quella sorgente di fuoco che erano le sue stimmate. Cinque piaghe vive sul suo corpo. Sicuro di fargli un piacere, gli tiravo un po’ su le maniche della maglia di lana, come pure cercavo di aprirgli appena appena la maglia sul petto. Un piccolo sollievo. Mi faceva fare ogni cosa, ma poi, appena mi giravo per sfaccendare, il caro Padre riportava a posto ogni cosa. La sera successiva tornavo all’attacco, che falliva puntualmente con la stessa tattica.
Una sera, non potendone più, glielo feci notare: «Eh, Padre, mi sembra un po’ esagerato! Siamo io e lei, e non c’è nessun altro!». Risposta secca: «Devi sapere che non ho mai peccato contro la modestia e tu mi vuoi far peccare alla vecchiaia?». Resto attonito! [...].
Padre Pio, rappresentante di Dio nel confessionale, non guardava in faccia a nessuno e non faceva sconti a nessuno. A volte sintetizzava così la sua missione per noi: «Sull’altare sono vittima per voi. Nel confessionale sono giudice. Tra l’altare e il confessionale sono padre».
Una volta mi trovai ad andare in sacrestia vecchia prima delle dieci, e trovai Tina, la più giovane delle pie donne, che piangeva sconsolatamente. Mi avvicinai e azzardai una domanda: «Che ti è successo?», pensavo a qualche disgrazia o che si sentisse male. Indugiava a rispondere, poi finalmente si decise, e quasi vergognandosi disse: «Il Padre mi ha mandato via senza assoluzione». Pensai tra me: “E queste sono le privilegiate?!”. Quando si calmò le chiesi: «Perché?». «Mi ha detto che porto le maniche del vestito troppo corte». Commento io: «Corte per un Santo e per un padre che vuol custodire integra la modestia di una figlia!». La lezione servì. Dopo di allora, pur essendo giovane, ricca, vanitosa, le maniche del vestito erano quelle di una novizia: non so se lo facesse per amore, per convinzione, o per paura di essere cacciata un’altra volta. Una cosa simile capitò alla contessa, un’altra delle pie donne. Lei non piangeva, ma era risentita verso il Padre: «Non mi ha dato l’assoluzione perché ha detto che dico sempre le bugie e non mi correggo!».
Che sfumature esigeva il Padre da chi gli stava vicino e voleva seguire un certo cammino di perfezione: evitare anche i peccati veniali volontari, e impegnarsi a correggersi. Quando mancava la buona volontà, lo sportello del confessionale si chiudeva in faccia a tutti.
(Padre Eusebio Notte, "Padre Pio e Padre Eusebio: Briciole di storia")
• LA SANTA MESSA È IL PIÙ EFFICACE SACRIFICIO DI IMPETRAZIONE •
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Dio, sotto la legge mosaica, non aveva ordinato ai giudei di offrirgli soltanto olocausti per glorificarlo, ma anche sacrifici di pace, il cui fine era di ottenere beni temporali e di allontanare i mali. Questi sacrifici di pace o di preghiera erano di grande efficacia e per mezzo di essi Israele riceveva abbondanti benedizioni e grazie di preservazione non meno preziose.
Nella Sacra Scrittura si legge che gli israeliti, minacciati di sterminio dai filistei, domandarono a Samuele di pregare per loro. Questi immolò un agnello e implorò il soccorso del Signore e subito il nemico fu preso dallo spavento, messo in fuga e disfatto. Quando Dio colpì il popolo d’Israele con la peste, David offrì
un sacrificio di pace e il flagello scomparve. Nella Sacra Scrittura troviamo molti esempi di preghiere esaudite in virtù dei sacrifici. Ora, se Dio ha dato ai giudei, gente dal cuore duro, un mezzo così potente, come dubitare che i cristiani non ne abbiano ricevuto uno ancora più potente, per ottenere i beni materiali e spirituali e per sfuggire alle calamità temporali ed eterne? Questo mezzo è la santa Messa. Dio che si è mostrato così generoso verso coloro che gli offrivano un agnello, potrà rifiutarci qualche cosa quando gli offriamo sull’altare l’Agnello celeste, vittima senza macchia, immolata per noi?
E così la Chiesa è trattata molto meglio della Sinagoga, poiché,
mentre nell’antica legge, a causa della loro imperfezione, i sacrifici erano molteplici e ciascuno di essi era celebrato con un rito particolare, la Chiesa, che ne ha uno solo, l’offre in tutte le circostanze e ottiene, nonostante la sua apparente povertà, grazie più abbondanti di quelle che ottenevano, con tutte le loro risorse,
i giudei.
(P. Martino da Cochem O.M.C., "Il Santo Sacrificio della Messa", cap. XIV)
Il seguito del capitolo verrà pubblicato la prossima domenica.
•SAN GIOVANNI EUDES•
~19 Agosto~
"Padre, Dottore e Apostolo del culto pubblico e liturgico ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria."
San Giovanni Eudes, confessore, che si dedicò per molti anni alla predicazione nelle parrocchie e fondò poi la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei sacerdoti nei seminari e quella delle monache di Nostra Signora della Carità per confermare nella vita cristiana le donne penitenti; fu promotore del culto liturgico verso i Sacratissimi Cuori di Cristo e di sua Madre. Passò alla gloria celeste il 19 agosto 1680. Fu inserito nel catalogo dei Santi da Papa Pio XI nel 1925.
❤️? DAGLI SCRITTI...❤️?
•Fonte della salvezza e della vera vita•
"Pensa, ti prego, che Nostro Signore Gesù Cristo è il tuo vero Capo, e che fai parte delle sue membra. Egli ti appartiene come il capo al corpo. Tutto ciò che è suo, è tuo: il suo spirito, il suo cuore, il suo corpo, la sua anima, e tutte le sue facoltà. Tu ne devi usare come di cose tue per servire, lodare, amare e glorificare Dio. Tu gli appartieni come le membra al loro capo. Parimenti Egli desidera usare, come cosa che gli appartenga, tutto ciò che è tuo, per indirizzarlo al servizio e alla gloria del Padre suo. Non solamente Egli ti appartiene, ma vuole essere in te, vivendo e dominando in te come il capo vive e regna nelle sue membra. Egli vuole che tutto ciò che è in Lui viva e domini in te: il suo spirito nel tuo spirito, il suo cuore nel tuo cuore, tutte le facoltà della sua anima nelle facoltà della tua anima, perché anche in te si adempiano queste divine parole: «Glorificate Dio nel vostro corpo» (1 Cor 6, 20) e perché la vita di Gesù si manifesti in te.
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in Lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in Lui e da Lui ricevere vita e guida. Non c'è vera vita per te se non in Lui solo, che è la fonte esclusiva della vera vita. Fuori di Lui per te non c'è che morte e perdizione. Egli deve essere il solo criterio delle tue iniziative, delle tue azioni, delle tue energie e della tua vita. Tu non devi vivere che di Lui e per Lui, seguendo queste divine parole: «Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è tornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 14, 7-9).
Dunque tu sei una sola cosa con questo stesso Gesù, come le membra sono una sola cosa con il loro capo. Perciò devi avere con Lui uno stesso spirito, una stessa anima, una stessa vita, una stessa volontà, uno stesso sentimento, uno stesso cuore. E Lui stesso deve essere il tuo spirito, il tuo cuore, il tuo amore, la tua vita e il tuo tutto.
Ora queste grandi verità traggono origine nel cristiano dal battesimo, vengono accresciute e rafforzate dal sacramento della confermazione e dal buon uso delle altre grazie partecipate da Dio, e ricevono il loro supremo perfezionamento dalla santa Eucaristia."
(Dal trattato «L'ammirabile Cuore di Gesù» di san Giovanni Eudes, sacerdote)
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