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1 month, 3 weeks ago

Procrastinazione

La procrastinazione non è pigrizia, è il tuo cervello che prova a fare il furbo. La corteccia prefrontale vuole che tu faccia cose importanti, mentre il sistema limbico urla: «Ehi, vogliamo goderci la vita adesso!» E poi arriva la dopamina, e tu dici: «Oh sì, un film o un gelato è proprio quello che ci vuole».

Ci sono due tipi di evitamento: distrazione (tipo serie TV o pizza) e procrastinazione produttiva (invece di lavorare, ti metti a fare pulizie – almeno qualcosa di utile, no?). E pensi: "Beh, non ho perso tempo, qualcosa l'ho fatto", ma in realtà non hai combinato nulla di veramente importante.

Poi ci sono i cinque tipi di procrastinatori:
1. Drogati di adrenalina- aspettano fino all'ultimo minuto e poi si caricano con la scadenza imminente.
2. Evitanti-hanno paura del giudizio – sia del fallimento che del successo. È più facile non fare niente.
3. Indecisi -evitano di prendere decisioni per non essere responsabili degli errori.
4. Perfezionisti -non cominciano perché hanno paura di non farlo in modo perfetto.
5. Sempre impegnati -riempiono la giornata di piccole cose per non affrontare le questioni importanti. (Direi che i primi 4 sono io)

La verità è che sottovalutiamo le conseguenze dell’inazione. Non fai niente e pensi che non succede nulla, ma in realtà è una trappola. Devi concentrarti sull'azione, non sull’inazione.

Ecco qualche metodo:
- HALT(hungry angry lonely tired) sei affamato, arrabbiato, solo o stanco? Fermati e rimetterti in sesto prima di fare qualcosa di importante.
- La regola dei due minuti- appena pensi a una cosa, inizia a farla entro due minuti. Fallo subito. Rompe l'inerzia.
- Grouping delle tentazioni combina il piacere con l’utile. Lavora, ma non dimenticare anche i tuoi piccoli piaceri. Fatto qualcosa? Meritati il cioccolato.

E soprattutto, perdona te stesso per la procrastinazione passata. Dimentica il senso di colpa. Questo ti affonda solo di più. Il perdono ti aiuta davvero a procrastinare meno in futuro.

Infine, la regola del "niente giorni zero". Anche se fai solo un po', è già un passo avanti. Che ogni giorno sia almeno un'unità nel tuo calendario. Non devi fare tutto. L’importante è non lasciare zeri.

Questo era un mini riassunto del capitolo del libro di Patrik King- Superare la procrastinazione.

1 month, 4 weeks ago

Monocromo

Qualche giorno fa ho provato un trucchetto interessante: impostare lo schermo del telefono in bianco e nero. Incredibilmente, funziona. Le notifiche non sembrano più così attraenti, e l’impulso di scorrere senza fine tra le notizie è diminuito.

Mi era interessante il fatto del perché succede così, e in realtà ho trovato il motivo. Scientificamente, il nostro cervello reagisce ai colori, specialmente quelli vivaci, attivando il sistema della dopamina, che ci spinge a cercare continuamente stimoli visivi gratificanti. Quando lo schermo è in bianco e nero, questo tipo di stimolazione si riduce drasticamente, e il cervello smette di “eccitarsi” così tanto. Di conseguenza, il contenuto sembra meno attraente e diminuisce la voglia di interagirci.

Inoltre, quando vediamo colori vivaci e contenuti accattivanti, vengono attivati neuroni specifici chiamati neuroni dopaminergici, che sono responsabili della sensazione di piacere e ricompensa. A questo si aggiungono i neuroni sensoriali visivi, particolarmente sensibili ai cambiamenti di colore, che trasmettono queste informazioni al cervello, rendendo i contenuti colorati più stimolanti e più difficili da ignorare. Quando lo schermo diventa monocromatico, questa cascata di attivazione neurale si riduce, facendo sembrare meno allettanti le immagini e le notizie.

Un modo interessante per limitare l’inquinamento informativo e riprendere il controllo sull’attenzione.

2 months ago

Autenticità

Il vero autore – una specie di leggenda urbana del mondo creativo. Tutti ne parlano, qualcuno giura di averlo visto, ma alla fine sembra più una storia inventata. Quando si tratta di chi ha davvero creato qualcosa di straordinario, la questione diventa nebulosa.

Le opere di Shakespeare? Un ottimo esempio, ci sono sempre stati quelli che sostengono che non le abbia scritte lui. Forse c’era un altro tizio nascosto nell’ombra, oppure era tutto frutto di una mente collettiva. Ma chi se ne frega? Le opere sono lì, il resto è chiacchiera da bar.

Dante Alighieri? E qui si sfiora quasi il sacro. Il sommo poeta, padre della lingua italiana, venerato nei secoli. Ma anche lui non è immune alle speculazioni. Alcuni dicono che la “Divina Commedia” fosse troppo perfetta per essere stata scritta da una sola mano. Magari c’erano altri dietro di lui, collaboratori sconosciuti, anime perse nell’oblio della storia. Ma chi lo sa? Alla fine, l’importante è che ci rimane l’opera, immortale, come se fosse sempre esistita.

Poi ci sono quelli che puntano sempre il dito: "Questa canzone è un plagio", "Quel logo è stato rubato", "Quello ha copiato tutto". Sempre la stessa storia. Perché? Perché è più facile urlare al furto che ammettere che qualcuno ha davvero creato qualcosa di magnifico.

Se scaviamo davvero nelle profondità della tipica mentalità provinciale, scopriremo che spesso chi critica lo fa perché non riesce a creare qualcosa di davvero utile e innovativo. Preferiscono ‘abbaiare’ mettendo in evidenza ciò che non hai ancora raggiunto, ignorando completamente i traguardi che hai già conquistato.

E così rimaniamo con l’opera, mentre l’autore rimane invisibile. Perché, ammettiamolo, accettare che qualcuno abbia fatto qualcosa di incredibile è troppo duro da mandare giù per molti. Meglio fingere che l’opera sia sbucata dal nulla, piuttosto che accettare l’esistenza di un vero autore.

Mah

4 months, 1 week ago

Presenza sul web

Immaginate un cowboy bloccato tra il passato e il presente di internet. Anno 1999, il web è il selvaggio west, un luogo senza regole dove ognuno fa quello che vuole e nessuno sceriffo sotto forma di moderatore pattuglia le strade.

Seduto davanti al suo computer ronzante, che riscalda la stanza meglio di una stufa, aspetta che si carichi un'immagine da 200 kilobyte. La velocità? Come una tartaruga dopo pranzo. Ma questo non impedisce di godersi quella che allora si chiamava "creatività". La gente costruisce siti come può, non per grande intelligenza, ma perché non c'è altra scelta. Ogni pagina è un'opera d'arte pixelata, gridando con colori vivaci e banner lampeggianti.

Comunicare su internet? Dimenticate la cortesia. È il territorio per chi è pronto a combattere. Commenti e forum sono campi di battaglia, dove solo i più forti di spirito possono sopravvivere. Cercare di spiegare qualcosa è inutile – o ti sostengono o ti fanno a pezzi. Nessuna regola, nessun filtro. È come entrare in un saloon a mezzanotte, sapendo che la rissa è inevitabile.

Ma i tempi cambiano, e ora ci troviamo in un internet moderno, dove ogni frase passa attraverso il setaccio della censura. Scrivi qualcosa di sbagliato – preparati al ban ombra. Ti permettono di continuare, ma nessuno vedrà i tuoi urli nel vuoto. I servizi internet ti nascondono come nascondono la nonna con l'Alzheimer, per non imbarazzare i vicini. Sei lì, ma è come se non ci fossi.

Una volta, internet era un posto dove ognuno poteva essere chiunque e dire qualsiasi cosa. Ora è diventato civilizzato (parola grossa) – regole, filtri, moderatori. Dove è finito quello spirito di libertà? Forse è un bene che i tempi selvaggi siano finiti, ma dentro di noi resterà sempre la nostalgia di quei giorni in cui internet era il vero selvaggio west.

Segue…………

4 months, 2 weeks ago

Salto di tecnologia

Il tassometro, un'invenzione che ha trasformato il trasporto pubblico, ha radici profonde che risalgono all'Impero Romano. Anche se non c'erano tassometri digitali come quelli di oggi, i Romani avevano già sviluppato un sistema ingegnoso per calcolare le tariffe di trasporto.

Tassometri nell'Impero Romano

Nell'Impero Romano, il calcolo delle tariffe per il trasporto avveniva tramite una sorta di "contachilometri" rudimentale, noto come hodometro. Questo dispositivo era installato su carri e carriaggi e funzionava tramite un meccanismo di ingranaggi collegato alle ruote. Ogni rotazione completa della ruota faceva cadere una pietruzza in un contenitore. Alla fine del viaggio, il numero di pietruzze raccolte rappresentava la distanza percorsa, permettendo così di calcolare la tariffa in base alla distanza.

Algoritmi dei Tassometri Moderni

Oggi, i tassometri digitali sono guidati da algoritmi complessi che combinano vari fattori per determinare la tariffa. Questi includono:

- Distanza percorsa: Misurata tramite GPS.
- Tempo impiegato: Calcolato in base alla durata del viaggio, tenendo conto del tempo trascorso nel traffico.
- Tariffe variabili: Possono includere costi aggiuntivi per orari notturni, giorni festivi, e altre condizioni speciali.

Precisione: Mentre gli hodometri romani offrivano una misura rudimentale della distanza, i tassometri moderni forniscono dati estremamente precisi grazie al GPS e alla tecnologia digitale.

Fattori considerati: Gli hodometri consideravano solo la distanza, mentre i moderni tassometri includono anche il tempo e altre variabili. Questo rende il sistema attuale più equo e riflette meglio le condizioni reali del trasporto.

Automazione:L'hodometro richiedeva una lettura manuale delle pietruzze, mentre i tassometri moderni calcolano automaticamente la tariffa e spesso inviano i dati direttamente al sistema di pagamento o alle app di ride-sharing.

Ecco, alla fine dei conti, i tassisti moderni, nonostante abbiano a disposizione tassometri super tecnologici e algoritmi avanzati, sembrano avere ancora mille scuse per chiedere quel piccolo extra "in nero".

C'è sempre il classico "il tassometro si è rotto, ma non preoccuparti, so io quanto costa" oppure "oggi il GPS è impazzito, meglio fare a occhio". E poi c'è il sempreverde "Se paghi in contanti, posso farti uno sconto, ma niente ricevuta, eh?".

Insomma, sembra che non importa quanto avanzati diventino i nostri tassometri e algoritmi, l'arte della scusa per un po' di cash extra in nero resta intramontabile. Forse è un'eredità dei Romani, chissà, magari anche loro avevano qualche trucchetto nascosto nell'hodometro per arrotondare un po'!

Ah, la tecnologia avanza, ma certe tradizioni sembrano proprio dure a morire!

4 months, 2 weeks ago

Burocritalia

In Italia, per vendere una moto ad un privato lo si può fare con la revisione scaduta invece all'esportazione, devi farla. Perché? Per assicurarsi che la moto non si disintegri sulla prima buca in Africa o in Romania? Sembra che la burocrazia italiana abbia deciso che anche se la tua moto andrà attraverso le savane africane o le strade di campagna rumene, deve essere al livello di una Ferrari.

E la cosa divertente è che la moto è rimasta ferma per un anno intero. E non è finita qui — devo noleggiare un furgone per portarla alla revisione. Tutto questo solo per venderla a qualche Mohammed che la comprerà e la distruggerà alla prima curva. Un modo eccellente per sprecare un sacco di tempo e soldi per una procedura che non serve a nessuno, tranne che ai burocrati locali.

Fosse stata una questione di pagare una tassa aggiuntiva potevano aggiungere 77€ di revisione ai 100 per radiazione.

Invece no.

6 months, 2 weeks ago
***?*** Buona Domenica dai Canali [@italianigram](https://t.me/italianigram) …

? Buona Domenica dai Canali @italianigram ?

6 months, 2 weeks ago
**Mantra protettiva**

Mantra protettiva

Disclaimer "Colpa dello scenario mondiale", il pretesto perfetto per giustificare la lentezza aziendale di oggi. Un tempo, un avviso del genere era il raro araldo di un caos imprevedibile.

Ora, è semplicemente un arredo fisso, un cartello sempreverde che dice: "Noi abbiamo aggiustato le nostre aspettative; ora tocca a te." Immaginate un mondo in cui questo messaggio non sia una scusa, ma una sfida: un invito alle armi per i colossi aziendali a migliorarsi invece di nascondersi dietro gli eventi globali.

Ma eccoci qui, testimoni dell'arte del menefreghismo aziendale, portato alla perfezione, incorniciato e appeso a ogni portale di assistenza clienti come se fosse un capolavoro.

Se questo banner fosse una persona, sarebbe l'ospite di casa eterno che ha superato il limite di sopportazione, ed è giunto il momento di servirgli il preavviso di sfratto.

Ps.
l’avviso lo trovate nell’area personale del portale ALD automotive.

6 months, 3 weeks ago

Gli scacchi

Gli scacchi, quest nobile gioco che mette a dura prova il nostro cervello mentre cerchiamo disperatamente di ricordare se il cavallo fa davvero quella mossa a "L" o se ci stiamo solo immaginando cose. Ma ecco la verità scomoda: la vita è sorprendentemente simile a una partita di scacchi. Sì, proprio così. Non solo perché entrambi possono farti sentire incredibilmente intelligente o, nel giro di pochi secondi, completamente idiota, ma per la profondità delle strategie richieste.

Nel lavoro come nella gestione di un'azienda, ogni mossa conta. Come negli scacchi, si inizia con un piano. A volte vago, come "farò un sacco di soldi" o "non farò fallire miseramente l'azienda", ma è un inizio. E poi, muovi i tuoi pezzi: un piccolo rischio qui, un'opportunità là, un sacrificio strategico di risorse (o, ahimè, di tempo libero) in nome del più grande obiettivo. Ah, e parliamo delle promozioni? Nella vita, come in una partita di scacchi, certe mosse ti possono trasformare da pedone in regina, da stagista a CEO, se giochi bene le tue carte... o meglio, i tuoi pezzi.

Ma ecco il colpo di scena: anche se fai tutto perfettamente, a volte perdi. Perché? Ah, perché la vita, a differenza degli scacchi, ha un avversario molto più imprevedibile: il caso. Quel colpo di scena, quell'evento totalmente inaspettato che non avresti mai potuto prevedere, tipo il cavallo avversario che salta fuori dal nulla e ti mette scacco matto mentre eri distratto a pianificare la tua vittoria.

Tuttavia, proprio come negli scacchi, la vera maestria nella vita e nel lavoro deriva non solo dalle vittorie ma anche dalle sconfitte. Dalle partite perse impariamo le lezioni più dure e, forse, le più preziose. Impariamo a essere flessibili, ad adattare la nostra strategia, a guardare l'intera scacchiera (o mercato, se preferisci) con un occhio critico, pronti a fare la prossima mossa.

Quindi, sì, la vita è come una partita di scacchi, ma con più imprevisti, più risate e, speriamo, con qualche pausa caffè in più. E anche se il lavoro e la gestione di un'azienda possono sembrare partite ad alta posta in gioco, nessuno ti vieta di divertirti un po' lungo il cammino.

Dopotutto, il gioco è fatto per essere giocato.

6 months, 3 weeks ago

Canada

Ecco un segreto ben custodito nella società canadese, apparentemente tranquilla e floridente, che è stato a lungo nascosto dagli occhi del mondo. Parliamo delle scuole residenziali per bambini indigeni - un'iniziativa mascherata da nobili intenti di assimilazione, ma che in realtà ha lasciato dietro di sé ferite profonde e devastazioni.

Dalla fine del XIX secolo fino alla fine del XX secolo, in un'epoca in cui il Canada cercava l'unità, ha obbligato i bambini indigeni a dimenticare le loro radici, le loro lingue e culture. Che contraddizione di "unità".

Queste istituzioni, erette sotto il vessillo della "civilizzazione", erano in realtà solo un paravento per una politica statale di assimilazione. Tra le mura di queste "scuole", i giovani indigeni non solo dovevano affrontare il divieto di parlare la propria lingua e di praticare le proprie tradizioni culturali, ma anche subire trattamenti crudeli.

L'alienazione forzata dalla famiglia e dalla cultura ha lasciato ferite non cicatrizzate nei cuori e nelle anime di molti. Le generazioni perdute dei popoli indigeni del Canada ancora oggi risentono delle conseguenze di queste azioni, la storia delle quali è un vivido promemoria del prezzo dell'ignoranza e dell'indifferenza.

Così, questa pagina di storia canadese ci ricorda che la vera unità non può essere costruita sulle sofferenze e sulle perdite.

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