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2 months ago

Ieri i veneziani sono scesi in piazza per manifestare il proprio NO al cosiddetto "ticket", il biglietto introdotto dall'amministrazione Brugnaro per accedere a pagamento alla città.

Di queste proteste contro la "museificazione" o, peggio, "parcoatemizzazione" di Venezia, ci parla in questo articolo il nostro Giacomo Del Pio Luogo, segretario della nostra sezione di Treviso.

https://proitalia.org/articoli/venezia-si-ribella-al-ticket

Partito Pro Italia

Venezia si ribella al ticket

I veneziani protestano per dire NO al biglietto per entrare in città

Ieri i veneziani sono scesi in piazza per manifestare il proprio NO al cosiddetto "ticket", il biglietto introdotto dall'amministrazione Brugnaro …
2 months ago

Ti chiamano fascista se non supporti l'Unione Europea.
Ti chiamano fascista se non consideri l'Euro una salvezza.
Ti chiamano fascista se non odi la sovranità nazionale.
Ti chiamano fascista se non idolatri gente come Draghi.
Ti chiamano fascista se non tifi per la Nato.
Ti chiamano fascista se non dici che esistono più di due generi.
Ti chiamano fascista se non sputi sulle tradizioni.
Ti chiamano fascista se non vai al Friday for Future.
Ti chiamano fascista se non approvi roba come il Green Pass.
Ti chiamano fascista se non vuoi telecamere e Ztl ovunque.
Ti chiamano fascista se non difendi l'utero in affitto.
Ti chiamano fascista se non invochi l'immigrazione di massa irregolare.
Ti chiamano fascista se non chiedi più censura sulla rete.
Ti chiamano fascista se non usi schwa e asterischi.
Ti chiamano fascista se non ti pieghi al politicamente corretto.

Ti chiamano fascista tutto l'anno per qualsiasi cosa, basta che sia contraria al loro pensiero.

Poi monopolizzano il 25 aprile e vogliono che festeggi al loro fianco. Altrimenti sei fascista.

Ma anche vaffanculo.

Matteo Brandi
Pro Italia - Segreteria Nazionale

2 months ago

Il nuovo Patto di Stabilità passa a Strasburgo. La maggioranza degli europarlamentari italiani si astiene o vota contro. D'altronde siamo a due passi dalle europee, non si può perdere l'occasione di far finta di essersi opposti a una mannaia che comunque sarebbe passata. All'Italia aspettano almeno sette anni di lacrime e sangue: i Paesi con un debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell'1% all'anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil. E indovinate chi rientra nel caso? Eh già. Ma tranquilli, da Bruxelles ci fanno sapere che, a differenza del vecchio Patto di Stabilità, questo offre un "braccio correttivo" più morbido. Beato chi ci crede.

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2 months, 1 week ago
Se la si analizza dal punto …

Se la si analizza dal punto di vista materiale, la parabola della scuola pubblica negli ultimi decenni non si discosta molto da quella di ogni altra istituzione italiana. Se però entriamo nel merito e osserviamo la metamorfosi dell'istruzione impartita ai nostri ragazzi, la situazione è ben più drammatica.

Di digitalizzazione acritica, di retorica delle competenze, di ideologia arcobaleno e, in generale, della deriva in cui sta sprofondando la nostra scuola parleremo domenica 5 maggio a Latina! Lo faremo in compagnia di due giovani docenti che ci aiuteranno a riflettere su cosa sia diventato l'insegnamento nell'era dell'agenda 2030.

Ci troveremo alle 16:00 presso il Bar Farina 1964 in Via Cesare Augusto, 14. Al termine dell'incontro, chi vorrà potrà fermarsi a condividere con organizzatori e relatori un'apericena al costo di 15€. Per restare a mangiare occorre prenotare entro il 2 maggio contattando il 3404073384.

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2 months, 1 week ago
In fin dei conti anche Jack …

In fin dei conti anche Jack ha difficoltà nel valicare certi limiti etici.

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2 months, 1 week ago

La non-cultura della cancellazione, che tende alla rimozione e alla negazione dei simboli e delle tradizioni nazionali, in un misto tra nichilismo e post-storicità, rischia di erodere l'identità e la memoria di una nazione, impedendo la comprensione e il confronto di quest'ultima con la propria storia.

Ecco, allora, che celebrare e ricordare gli Alpini come parte integrante del nostro patrimonio nazionale è essenziale per preservare la memoria di coloro che hanno dato la propria vita per difendere la patria e i valori fondamentali su cui si fonda.

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2 months, 2 weeks ago
Qualcuno potrebbe pensare che la collocazione …

Qualcuno potrebbe pensare che la collocazione delle bandiere rispetto all'affresco sia casuale.

Noi no.

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2 months, 2 weeks ago

Il disastro della centrale idroelettrica di Bargi è soltanto l'ultimo atto di una tragedia senza fine a cui in Italia sembriamo esserci abituati: la tragedia delle morti sul lavoro. Soltanto negli ultimi mesi abbiamo assistito a tre vere e proprie stragi: il cantiere ferroviario di Brandizzo, il cantiere edile di Firenze e, da ultima, la centrale idroelettrica nel bacino di Suviana. In tutte e tre le circostanze, le vittime lavoravano per una ditta in subappalto.

Oggi, come accade ogni volta che si verifica un dramma di questa gravità, si fa un gran parlare dell'assenza di una "cultura della sicurezza" e della "necessità di più controlli sul lavoro". Tutte uscite altisonanti dei soliti soloni che però, come al solito, ignorano o fingono di ignorare l'elefante nella stanza: lo stato del mercato del lavoro nel nostro Paese.

Nella stragrande maggioranza dei casi, poco sorprendetemente, il primo a conoscere i rischi del proprio lavoro è proprio chi lavora. Chi passa le giornate sui ponteggi o in officina sa bene quali sono i pericoli che corre. Peccato che per ottenere sicurezza sul posto di lavoro bisogna essere nelle condizioni di poterla pretendere. E qui, tragicamente, casca l'asino: lo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro nel nostro Paese è tale da non permettere a tanti, troppi, lavoratori di pretendere alcunché.

Per chi non avesse familiarità con i livelli di disoccupazione e sottoccupazione che si registrano in Italia, per chi non vivesse sulla sua pelle gli effetti di un tasso di precarietà che cresce anno dopo anno, basti un fatto: persino nel pubblico, da decenni, si esternalizzano sempre più attività per minimizzare le spese. E a prevalere in questa logica del massimo ribasso sono spesso imprese che, fatalmente, non pongono al primo posto la sicurezza. E badate bene che queste storture non ricadono soltanto sui lavoratori dipendenti: ci sono migliaia di partite iva che per sbarcare il lunario sono costrette a prendersi rischi che, se potessero permetterselo, non si prenderebbero mai.

Insomma, non è una semplice questione di controlli che mancano. Non sarà mai possibile, e non è neppure auspicabile, avere un ispettore stanziato permanentemente in ogni cantiere e in ogni fabbrica. Ciò che è possibile, e decisamente auspicabile, è restituire dignità al lavoro. E state pur tranquilli che, quando il lavoro c'è, la dignità se la prende. Per questo è dovere di uno Stato degno di questo nome creare lavoro e offrire prospettive di realizzazione. Non certo tenere "i conti in ordine" per poi trovarsi regolarmente a piangere le vittime della propria insipienza.

Ludovico Vicino
Pro Italia - Segreteria Nazionale

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2 months, 3 weeks ago

Pochi giorni fa, Taiwan è stata vittima di un violento terremoto che, con una magnitudo di 7.4 gradi, ha scosso e provocato diversi danni in varie città dell'isola, a partire dalla sua capitale Taipei.

Ed è proprio nella capitale taiwanese che si trova il Taipei 101, uno dei grattacieli più iconici e imponenti al mondo.

Ebbene, nonostante l'intensità del sisma, l'edificio in questione - con i suoi ben 508 metri d'altezza - non solo non è crollato, ma non ha riportato sostanzialmente alcun danno strutturale.

Questo è stato possibile grazie ad una sfera antisismica realizzata in Veneto, precisamente dalla Fip Mec di Selvazzano, una società con sede a Padova, sulla scorta di un progetto dell'ingegnere Renato Vitaliani, all'epoca Professore di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Padova.

Questa sfera antisismica, pesante ben 660 tonnellate, è stata installata tra l'87° e il 92° piano del Taipei 101 ed è in grado di assorbire e dissipare l'energia cinetica generata da terremoti e venti violenti, proteggendo l'edificio e le persone al suo interno da danni potenzialmente catastrofici.

Perché raccontare questa storia?

Perché, in un'epoca in cui spesso si tende a sminuire le reali competenze, risorse e potenzialità dell'Italia e degli italiani, in un clima di complessiva autosvalutazione e autorizzismo, sottolineare una vicenda che, invece, va in senso contrario, risulta un gesto quasi rivoluzionario.

Non possiamo non notare (con infinito fastidio) come, a livello internazionale, l'Italia tenda a sottovalutare il proprio ruolo e il proprio potenziale, non riconoscendo pienamente il prestigio storico, artistico e culturale di cui per secoli è stata un faro.

È anche da un atteggiamento autolesionista come questo che deriva poi l'incapacità del nostro Paese di difendere i propri interessi in contesti internazionali.

La stessa identica cosa la possiamo osservare per quanto concerne il contesto economico, dove l'autorazzismo si riflette nella percezione negativa degli italiani riguardo alla propria produttività, innovazione e competitività sul mercato globale.

Spesso tendiamo a sottostimare le eccellenze italiane in settori chiave come l'industria manifatturiera, il design, la moda, la gastronomia e la tecnologia, non riconoscendo la creatività, la qualità e le competenze che contraddistinguono il cosiddetto "made in Italy".

Anche nel campo della ricerca scientifica e dell'innovazione, l'Italia spesso si auto-limita nella valorizzazione del proprio potenziale, non sfruttando a pieno le risorse umane e intellettuali di cui dispone. I "cervelli italiani", rinomati in tutto il mondo per la loro competenza e ingegno, troppo spesso si trovano costretti a cercare opportunità all'estero a causa di un sistema che fatica a valorizzarli adeguatamente in casa.

Ecco che, allora, è fondamentale raccontare anche di storie apparentemente periferiche e banali come quella del Taipei 101, se non altro per sottolineare un qualcosa che dovrebbe essere insito in noi e che tragicamente, invece, spesso viene dimenticato: la consapevolezza che l'Italia e gli italiani sono stati - e possono essere ancora oggi - un faro di cultura, innovazione e creatività nel mondo, e che possiedono una tradizione di eccellenza che va preservata, valorizzata e promossa.

È assolutamente necessario un cambio di prospettiva.

Gli italiani devono tornare a riconoscere e a celebrare le proprie eccellenze, a investire nell'istruzione, nella ricerca e nell'innovazione, e a incoraggiare la creatività e l'ambizione nelle nuove generazioni.

Giacomo Del Pio Luogo
Pro Italia - Treviso

4 months, 2 weeks ago

Ci hanno terrorizzato per anni con lo spettro del debito pubblico. Ma l'azione di Banca d'Italia in questi anni ci racconta una storia molto diversa. E se avessimo una nostra banca centrale...
https://proitalia.org/media/podcast/debito-pubblico-e-banca-ditalia-dove-il-problema

Partito Pro Italia

Debito pubblico e Banca d'Italia: dov'è il problema?

Ci hanno terrorizzato per anni con lo spettro del debito pubblico. Ma...

Ci hanno terrorizzato per anni con lo spettro del debito pubblico. Ma l'azione di Banca d'Italia in questi anni ci …
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