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Far votare i morti non basta più: ora procedono direttamente a tesserare i moribondi.
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Il nuovo codice della strada è solo l'ultimo atto di una deriva che farebbe ridere se non ci fosse sostanzialmente proibito: divieti di fumo all'aperto, multe agli escursionisti privi di scarpe adatte, sanzioni alla slitta di Babbo Natale... Nella società delle maestrine, in nome dell'ossessione per il rischio zero, la vita deve risultare perfettamente irreggimentata. E l'unica virtù civica è accettare un'esistenza grigia, quanto più anonima possibile.
Ne parliamo in questo appuntamento prenatalizio di Uno sguardo da Vicino. Come sempre, a partire dalle 18:30. A tra poco!
"Porteremo avanti la proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili di impresa" ha dichiarato Marina Calderone, Ministro del Lavoro del Governo Meloni. La proposta di legge in questione, su cui la CISL ha già raccolto le firme di 400mila lavoratori, è un testo davvero interessante che punta ad attuare il dimenticatissimo articolo 46 della Costituzione (uno di quelli partoriti direttamente dalla saggezza del mai banale Amintore Fanfani).
"Ai fini dell'elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende."
Proprio perché la nostra critica al centrodestra è radicale, lo diciamo senza farci problemi: se quelle della Calderone non rimanessero soltanto parole, saremmo di fronte alla prima iniziativa valida di questo Governo in materia economica. Il Ministro infatti non ha semplicemente parlato di co-gestione delle imprese, ma proprio di partecipazione alla proprietà e, dunque, agli utili: saremmo di fronte al riconoscimento normativo di un modello aziendale che potrebbe rivelarsi straordinariamente competitivo. E che ha tutte le carte in regola per ribaltare completamente gli equilibri societari soprattutto nei settori in cui da anni i gruppi multinazionali fanno il bello e il cattivo tempo, acquisendo intere fabbriche al solo scopo di chiuderle ed eliminare un concorrente.
Certo, avendo avuto modo di constatare l'apertura di Meloni e soci nei confronti dei grandi gruppi finanziari che in passato hanno fatto shopping nelle nostre aree industriali, non c'è davvero da coltivare grandi aspettative. Però per una volta che un Ministro dice - non "fa" ma per lo meno "dice" - qualcosa di ragionevole, che non ricade nei paradigmi neoliberali ma non scivola neppure nella retorica marxista d'accatto, l'onestà intellettuale ci impone di riconoscerlo.
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?? FRANCIA
Le elezioni europee di poche settimane fa hanno registrato il netto successo del Rassemblement National guidato dal giovane Jordan Bardella, che ha raccolto il voto di protesta di settori ormai ampi della società francese. La sera stessa del voto, il presidente Macron, con una mossa inattesa e spiazzante, ha sciolto l’Assemblée Nationale e indetto nuove elezioni legislative. La sua scommessa: mettere i francesi di fronte alle conseguenze delle loro stesse scelte e spaventarli con la prospettiva di una vittoria dell’estrema destra in un’elezione “vera”.
In poche ore, l’intero panorama politico francese si è spaccato - in modo anche piuttosto violento - e ricomposto attorno a tre poli: la sinistra del Nouveau Front Populaire, strettamente legata all’immigrazione araba, senza un leader ben definito ma frutto di un accordo fra partiti piuttosto diversi; il campo presidenziale liberal-centrista, col giovane primo ministro Monsieur Attal in prima linea; il Rassemblement National che ripropone Bardella come candidato primo ministro, con Marine Le Pen come madrina politica. Col cerino in mano sono rimasti i Républicains, ormai orfani ideologici e incapaci di trovare un posto nello scacchiere.
Il primo turno è stato celebrato oggi. Il Rassemblement National è in testa col 34% dei voti, seguito a ruota dal Nouveau Front Populaire col 29%. Il campo presidenziale ha evitato il disastro ma appare fuori dai giochi col 22%. Ciononostante, il curioso sistema elettorale francese prevede che in molte circoscrizioni saranno presenti al secondo turno non due, bensì tre candidati: sono i famigerati scontri “triangolari”.
La strada per la maggioranza assoluta alla camera bassa si fa allora in salita per il RN, che potrebbe cadere preda di patti di desistenza fra la sinistra e i liberali macronisti. Patti che già ieri sera Mélenchon (esponente di punta del Front Populaire) ha invocato chiaramente. E anche nel caso decisamente improbabile di maggioranza parlamentare assoluta, il governo Bardella dovrà confrontarsi con le sottigliezze del sistema costituzionale francese, che assegna alcuni poteri specifici al Presidente della Repubblica (che rimane Macron fino al 2027) anche in caso di “coabitazione” con un governo politicamente incompatibile.
Dopo 7 anni di soporifero liberalismo in salsa di pensiero unico imposto da Macron e dal suo partito di plastica, il panorama politico è di nuovo occupato da schieramenti che rappresentano (più o meno genuinamente) posizioni ideologiche antitetiche e che propongono (più o meno convintamente) prospettive antropologiche e demografiche nettamente opposte. E, aldilà della rappresentanza parlamentare, sta qui il fatto notevole: la linea di faglia politica principale non è più relativa alle ricette economiche, ma alla visione di società e al rapporto con l’universo dell’immigrazione, soprattutto arabo-islamica: comunitarismo o identitarismo? Oggi in Francia.
Domani?
Marco Guarguaglini
Pro Italia - Carrara
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Il nuovo Patto di Stabilità passa a Strasburgo. La maggioranza degli europarlamentari italiani si astiene o vota contro. D'altronde siamo a due passi dalle europee, non si può perdere l'occasione di far finta di essersi opposti a una mannaia che comunque sarebbe passata. All'Italia aspettano almeno sette anni di lacrime e sangue: i Paesi con un debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell'1% all'anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil. E indovinate chi rientra nel caso? Eh già. Ma tranquilli, da Bruxelles ci fanno sapere che, a differenza del vecchio Patto di Stabilità, questo offre un "braccio correttivo" più morbido. Beato chi ci crede.
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