Sfrutto la vicenda di Magdeburgo e la susseguente disquisizione sulla matrice ideologica dell'attentatore (al momento identificata come «Boh?!?») per riprendere un vecchio tema a me molto caro: quelli che si fomentano con l'Oriana Fallaci e il suo anti-islamismo da salotto hanno rotto i coglioni.

Dal loro punto di vista, il sig. Taleb Al Abdulmohsen è stato fino a ieri pomeriggio il prototipo del «bravo immigrato da prendere come esempio»: l'ex musulmano, studiato e rispettabile, che denuncia i pericoli della sua vecchia religione e viene per questo motivo perseguitato nel suo paese d'origine. Non solo: una volta qui, si scaglia contro le «sinistre immigrazioniste» e sostiene le ragioni della «unica democrazia del Medio-Oriente» (👀). Se ci pensate, uno così potrebbe essere tranquillamente candidato dal centrodestra italiano e nessuno avrebbe da obiettare: «Vedete? Se si integrano culturalmente, non c'è problema».

Il problema però c'è, ed è abbastanza evidente: non basta l'abiura dell'Islam per avere la certezza di trovarsi davanti ad un «nuovo cittadino europeo». In qualche sporadico caso forse sì, in altri magari noleggiano una BMW e trasformano un mercatino legato alla ricorrenza più cristiana in assoluto (il Natale) in una pista da bowling umana per «denunciare la deriva filo-islamica della Germania».

I più maligni diranno: «Puoi togliere un arabo dal deserto, ma non potrai mai togliere il deserto da dentro un arabo». Io opto per una formulazione più sottile: non si può pensare di integrare in una nuova cultura chi è alienato rispetto alla propria cultura d'origine; al massimo lo fai impazzire alienandolo una seconda volta.

Quando si sposa il teorema della Fallaci secondo cui il mondo islamico è la negazione dell'Occidente (e viceversa) si sostiene, insomma, una pericolosa semplificazione che socchiude qualche porticina ma che lascia aperto un gigantesco portone che legittima implicitamente milioni di richieste d'asilo per motivi di discriminazione religiosa, politica e sessuale (vero o presunte che siano): «se l'Islam li perseguita, noi Occidentali abbiamo l'obbligo morale di accoglierli perché è evidente che sono più vicini al nostro modo di vivere e pensare». Ma 'sti cazzi, proprio no.

Nelle gerarchie attraverso cui oggi possiamo analizzare il fenomeno immigratorio, l'aspetto culturale e/o religioso scivola davvero agli ultimi posti: esiste e noi ne prendiamo atto, ma finisce lì. Discorso diverso per la pressione che viene esercitata dal punto di vista sociale, economico e persino geopolitico. Chiedersi per chi simpatizzasse politicamente il killer - o stabilire quali luoghi di culto frequentasse o meno - è una semplice perdita di tempo se prima non si affronta questa domanda: secondo quale principio aveva il diritto di trovarsi in Germania?

La risposta giusta che si dovrebbe dare è: nessuno. La risposta che daranno i centrodestristi fallaciani? «Ehhhh sì però bisogna valutare, capire, contestualizzare... le radici giudaico-cristiane... l'adesione ai valori occidentali... se lavorano e pagano le tasse... chi poteva sapere... comunque un grave atto...». Cazzate, fatevene una ragione.

Meme potentissimo (credo originario di Mr Totalitarismo a onor del vero). Comunque rido