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La giornalista Cecilia Sala arrestata a Teheran | ANSA.it
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Non puoi rivoluzionare le cose più grandi di te.
Non puoi salvare chi non vuole essere salvato.
Non puoi cambiare le persone.
Non puoi magicamente fare bello il mondo.
Non puoi temere la sconfitta, l’esordio o il finale perché sconfitta, esordio e finale fanno parte del pacchetto “vita”.
Puoi cambiare dentro.
Puoi salvare te, a modo tuo.
Puoi decidere chi frequentare.
Puoi essere un piccolo seme di bellezza.
Puoi scegliere come essere, finché ci sei, nel tempo che vivi, nella condizione che, di volta in volta, ti si presenta.
Gabriela Pannia
“Massa e potere" di Elias Canetti è un'opera monumentale che esplora le dinamiche delle masse e la natura del potere. Pubblicato nel 1960, questo libro rappresenta il culmine di decenni di riflessione e osservazione da parte dell'autore. Canetti analizza come le masse si formano, si comportano e come il potere si manifesta e si mantiene all'interno di esse.
Canetti parte dall'osservazione che gli individui temano il contatto con l'ignoto, ma questo timore si dissolva quando si trovino in una massa. Nella massa, gli individui perdono le loro paure e si sentono parte di un'entità più grande. Questo fenomeno, che Canetti chiama "scarica", è il momento in cui le differenze tra gli individui si annullano e tutti si sentono uguali.
Il libro esplora anche il concetto di potere, descrivendo come esso si eserciti e si perpetui attraverso la manipolazione delle masse. Canetti critica la visione tradizionale del potere come qualcosa di statico e mostra invece come esso sia dinamico e in continua evoluzione. La sua analisi è arricchita da numerosi esempi storici e antropologici, che illustrano come il potere si manifesti in diverse culture e periodi storici.
"Massa e potere" è un'opera complessa e profonda, che richiede una lettura attenta e riflessiva. Il libro è considerato un classico della sociologia e della filosofia politica, e continua a essere rilevante per la comprensione delle dinamiche sociali contemporanee.
Respira,
in silenzio davanti a natura
che, avvolta in freddo invernale,
sembra dormiente
eppur si prepara a rifiorire,
nella prossima stagione.
Odora,
il profumo pungente
di foglie e rami secchi
che riposano nell’abbraccio
voluttuoso della neve
appena caduta.
Ascolta,
il quieto paesaggio in cui
s’amplificano i suon
trattenuti,
come in seno
di madre apprensiva.
Nulla
avverti nel cor,
se non la preziosa sensazione
d’essere viva.
Natura - Gabriela Pannia
"Chi vuole annegare il proprio cane lo accusa di avere la rabbia. A maggior ragione chi l'ha già annegato. Contro la vittima non si può accettare la testimonianza del carnefice."
Simone Weil - Attesa di Dio nel capitolo I tre figli di Noè e la storia della civiltà mediterranea
La piccola fiammiferaia
di H. C. Andersen
Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare.
Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l'ultimo giorno dell'anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l'assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l'avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un'oca arrosto le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l'anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.
- Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale.
La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:
"Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!
"Il diavolo oggi è l’approssimativo. Per diavolo intendo la negatività senza riscatto, da cui non può venire nessun bene. Nei discorsi approssimativi, nelle genericità, nell’imprecisione di pensiero e di linguaggio, specie se accompagnati da sicumera e petulanza, possiamo riconoscere il diavolo come nemico della chiarezza, sia interiore sia nei rapporti con gli altri, il diavolo come personificazione della mistificazione e dell’automistificazione. Dico l’approssimativo, non il complicato; quando le cose non sono semplici, non sono chiare, pretendere la chiarezza, la semplificazione a tutti i costi, è faciloneria, e proprio questa pretesa obbliga i discorsi a diventare generici, cioè menzogneri. Invece lo sforzo di cercare di pensare e d’esprimersi con la massima precisione possibile proprio di fronte alle cose più complesse è l’unico atteggiamento onesto e utile."
Italo Calvino, Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, 1980
UN WATCH: RICHIESTA DI LICENZIAMENTO PER FRANCESCA ALBANESE
La United Nation Watch ha annunciato oggi che ha presentato un procedimento alle Nazioni Unite per sollevare dall’incarico Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui palestinesi che vivono nei territori contesi. La United Nation Watch è un’organizzazione non governativa con sede in Svizzera che combatte l’antisemitismo, tutte le forme di razzismo e discriminazioni monitorando le prestazioni delle Nazioni Unite in particolare il trattamento ingiusto e sproporzionato verso Israele e organizzando dal 2009 conferenze sui diritti umani in presenza di difensori dei diritti umani., attivisti ed ex prigionieri politici. Nella bozza del documento presentato oggi al presidente del Consiglio per i Diritti Umani, il direttore esecutivo della UN Watch, Hillel Neuer, ha invitato il consesso composto da 47 nazioni a rimuovere il mandato di Albanese per le sue ripetute dichiarazioni a favore di Hamas incitando l’antisemitismo, azioni per le quali ha già ricevuto le condanne di Francia, Germania e Stati Uniti. Neuer ha invitato anche il segretario di stato americano Blinken a sostenere la risoluzione ed ha aggiunto che “Francesca Albanese abusa della sua posizione all’interno delle Nazioni Unite per vomitare antisemitismo e la propaganda di Hamas, sui social, in tv e nei suoi resoconti."
(Progetto Dreyfus)
[ Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare.
Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata.
Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai. ]
Bertrand Russell
Manifesto contro l'oblio sul 7 ottobre, "il crimine più pubblicizzato della storia"
GIULIO MEOTTI 27 GIU 2024
In Francia è uscito il libro "7 ottobre. Manifesto contro la cancellazione di un crimine", un lavoro collettivo che sulla copertina di ogni copia ha un nome diverso delle 1.160 vittime del massacro. A sostenere la memoria delle atrocità ottanta tra politici e intellettuali di destra e sinistra
Lungi dall’essere inteso come un crimine contro l’umanità, secondo la tradizione di Srebrenica o del Darfur, il 7 ottobre, secondo questi autori, ha cessato di esistere come evento. Sarah Fainberg dell’Università di Tel Aviv ha curato il lavoro collettivo di questi ottanta nel libro “7 ottobre. Manifesto contro la cancellazione di un crimine” uscito in Francia. Un giorno e mezzo dopo il 7 ottobre, mentre in Israele non avevano ancora compreso la portata del massacro, a Parigi, a Milano, a Washington e a Londra era stato già elaborato un quadro interpretativo. Poi è apparsa una parola, la parola chiave sul 7 ottobre: “contesto”. Ogni copia di questo libro porta in copertina il nome diverso di una delle 1.160 vittime. Scrive Fainberg: “È il primo ‘pogrom TikTok’ della storia. Il desiderio dei terroristi era di trasmetterlo immediatamente, istantaneamente e in diretta”. Da qui la domanda del libro: com’è possibile che il crimine più pubblicizzato del XXI secolo sia stato così rapidamente annacquato e cancellato?”.
La seconda innovazione è che abbiamo assistito a una combinazione di metodi utilizzati dalle Einsatzgruppen naziste e dall’Isis. “Come durante l’‘Olocausto dei proiettili’, abbiamo visto la partecipazione dei civili al massacro. Anche la parte attiva dei civili di Gaza in questo crimine è circondata da un immenso tabù in occidente. E come durante i raid dell’Isis, i corpi delle vittime furono fatti a pezzi, smembrati, le donne violentate, pratiche che non erano quelle dei nazisti”. Ci sono volute sei settimane per identificare le ceneri della bambina Liel Hetzroni, bruciata viva nel kibbutz Be’eri. “Non si trattava solo di uccidere, ma di creare una profanazione genocida nella terra-rifugio di Israele. Ci sono voluti quattro mesi e mezzo perché gli stupri di massa venissero riconosciuti da UN Women”.
Ultima cancellazione: gli ostaggi. “Non se ne parla quasi più. Il silenzio è assordante. Alla fine, Gaza ha cancellato gli ostaggi”. Uno degli autori del libro è il romanziere algerino Boualem Sansal. Attacca le “camicie nere che coltivano l’odio contro l’ebreo sotto la nobile terra di Gaza, e altrove nei territori perduti del mondo, in preparazione alla ‘Madre delle Battaglie’ che aspetta solo che la bomba atomica cada su Israele”. I piani aberranti hanno questo a loro favore: più sono grandi, più è probabile che si realizzino. “La prova, il 7 ottobre, impensabile il giorno prima”. Un’altra prova? “Il fervente sostegno dell’opinione occidentale ai nazisti di Hamas. Da qui lo straordinario assioma: la distruzione di Israele porterà pace e prosperità al mondo e i paesi musulmani svezzati dall’odio e guariti dalla peste diventeranno finalmente delle belle democrazie”. Nell’opinione pubblica c’è un sentimento diffuso, avverte Sansal: “Non vogliamo che l’ebreo muoia, ma non arriviamo a impedire che altri lo facciano”. Scrive che i morti di Israele sono i nostri morti: “Sono i nostri figli, le nostre sorelle, i nostri fratelli, hanno nomi e volti bellissimi, torturati, sgozzati, smembrati, bruciati. È a loro che penso, non all’umanità che può aspettare”. Infine l’ultima, terribile, frase: “È come negli anni ’40: ‘Dammi i tuoi ebrei e ti darò la vita’. Qua e là siamo pronti allo scambio”. Molte le offerte in giro.
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