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14 settembre: esaltazione della Santa Croce
La Croce è quella cosa che,
ci credi o non ci credi,
la vuoi o non la vuoi,
la sopporti o non la sopporti,
la ami o la odi,
c'è.
Alla croce nessuno sfugge: né atei, né pagani, né infedeli, né apostati, né cristiani, né santi, né mediocri né peccatori.
E nemmeno i "laici" e i "moderati"... Grazie a Dio!
La Croce "moderata" è un ossimoro che lambisce le fiamme
della vita facile.
E quei pochi - tristi eccezioni - che proprio non la hanno,
sono i più sfortunati di tutti, nell'ottica della vita eterna.
La Croce rende lucidi, rende saggi, rende forti, rende consapevoli, rende pronti a vincere il male e a ricevere
l'unica vera felicità.
Può rendere perfino capaci - supremo eroismo riservato a pochi - di perdonare, anticamera della felicità.
La Croce è la via del Cielo perché redime dalla terra.
Alla fine, a vincere, sarà la Croce, come ha già vinto ormai quasi duemila anni or sono. Chi l'avrà accettata e si sarà schierato con essa, avrà il trionfo. Su se stesso e su tutti coloro che l'avranno fuggita e rigettata, rinnegata e combattuta.
Chi la porta oggi, gioirà domani.
La Croce è la bandiera della nostra anima.
La Croce ci distingue dal mondo.
Ave Crux, spes unica. (MV)
Ripropongo dopo un anno.
Massimo Viglione settembre 2023
Molti non capiscono che c'è un'analisi acuta e spietata, ma anche tanta speranza e fede nelle parole del professore Massimo Viglione
C'è tutto.
Grazie a Silvana Silva
Il filo che non si spezza
Siamo sotto invasione.
Mentre ci rimettono pezze in faccia e ci riprovano a iniettarci i loro sieri di morte,
le nostre terre sono ogni giorno occupate da un numero incalcolabile di "immigrati" in grandissima parte maschi e giovani.
Ciò avviene non per ragioni economiche,
come tutti credono,
ma per attuare la sostituzione etnica,
ovvero per creare entro pochi decenni la razza meticcia unica, decaduta e facilmente schiavizzabile, immemore del proprio passato e delle proprie radici etniche, culturali, civili, e anche religiose.
È l'invasione silenziosa, il veleno mortale versato nel bicchiere di quella cadaverica entità che un tempo era la grandissima Europa cristiana, maestra delle genti e signora del mondo.
A questo serve infatti la "cancel culture", a questo la televisione, la scuola e l'università, a questo è asservito gran parte del clero odierno. Per questo incendiano le chiese e distruggono le opere d'arte.
Per creare un meticciato disvelto dal proprio passato e da se stesso, senza più antenati, immerso nel mondo virtuale e tra poco cibernetico e nutrito di insetti e carne sintetica, senza mezzi per muoversi, senza mete dove fuggire, senza amici coi quali poter resistere, dimentico della propria grandezza, come una pianta sradicata gettata su un terreno per essere utilizzata e poi arsa.
È un piano molto antico, che viene chiamato Kalergy, dal nome di colui che lo ha chiaramente rivelato.
L'uomo libero sa che deve salvarsi e salvare gli altri da tutto questo.
Siamo in pochissimi, occorre cercarsi, trovarsi, unirsi, per poter resistere e salvare il filo con il nostro passato, rimanere attaccati alle nostre radici etniche che vanno preservate, alla nostra cultura, alle nostre lingue, usanze, cucine, bellezze, tradizioni.
Soprattutto, alla fede di sempre, unica ancora che ci lega all'unico Salvatore.
Pensare ad altro, non voler capire, non voler reagire, oggi, vuol dire essere divenuti parte dei progetti infernali.
Coloro che capiscono, sono chiamati a compiere la più grande e tremenda opera di salvezza della storia dell'umanità.
Sono il filo che non si spezza. (MV)
12 settembre 1683 - 12 settembre 2024
A qualcuno potrà sembrare un poco stucchevole che ogni anno ricordiamo il trionfo della Cristianità a Vienna contro l'Impero ottomano, l'11 e 12 settembre 1683, nella battaglia che salvò per secoli l'Europa dall'invasione islamica.
Ma in realtà vi è un'attualità importante in questa memoria.
Una ragione è assolutamente evidente: ho dovuto infatti scrivere "per secoli" e non "per sempre", perché oggi l'Europa è invasa dall'Islam, sebbene con modalità differente e ancora più pericolosa.
Ma c'è un'altra ragione, interna a noi (se così si può dire).
Ed è il fatto che a chiunque abbia ancora in uso la liberta del proprio intelletto non può sfuggire la catastrofica e terrificante differenza fra i cristiani europei di allora e i non cristiani e pure cristiani europei di oggi.
La fede, il coraggio, l'abnegazione, la speranza, il senso del dovere e, soprattutto, la virilità dei primi, e la devastante decadenza morale, intellettiva, fisica e psicologica dei secondi.
Questo opprimente paragone non vale solo per i laici.
Vale anche per il clero. Pensate al clero odierno nella sua complessità e pensate - chi può, almeno - a Padre Marco d'Aviano.
Pensate a chi siede oggi a Santa Marta e pensate al beato Innocenzo XI.
Pensiamo ai "divi" ed "eroi" del sistema mediatico odierno e pensiamo agli eroi di allora.
Così, questa data, ci piomba addosso in due maniere ben distinte: la gioia del trionfo di allora, l'immensa pena e l'incontenibile rabbia per lo schifo odierno.
Ecco perché la memoria di questa data è quanto mai attuale, nient'affatto stucchevole, ma del tutto necessaria.
Perché tutto ciò che è esistito è reale. Essa rappresenta quindi, al contempo, lo specchio della mostruosità di questa società, che ci assedia in maniera ben più pericolosa di allora, visto che il nemico è dentro ed è multiforme (Islam, globalismo, modernismo e tutto il resto); e la speranza sempre viva che ciò che fu può tornare, non in maniera identica ovviamente, ma in spirito e volontà e quindi in azione, adatta ai nostri giorni.
Che ognuno di noi faccia la propria parte. Il beato Marco d'Aviano ci guidi e il Nome di Maria ci infonda coraggio e luce. (MV)
Le adesioni
Desidero ringraziare, a nome della Confederazione dei Triarii, anzitutto Sua Eccellenza Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Maria SS.ma in Astana, che non ha potuto presenziare al nostro evento, ma ha lasciato la sua benedizione all’iniziativa.
Ringrazio a seguire le testate cattoliche che hanno scelto di pubblicizzare l’evento, e in particolare: l’Osservatorio Cardinale van Thuân – Informazione Cattolica – il Prof. Matteo D’Amico sul proprio canale.
Adesioni alla celebrazione della Santa Messa o alla recita del Rosario, sono giunte da vari presìdi della Confederazione dei Triarii: Torino – Novara – Riviera di Ponente – Brescia – Vicenza e Padova – Emilia orientale e Romagna – Arezzo – Siena – Roma – Puglia/Bari – Puglia/Salento – Reggio Calabria – Agrigento.
Inoltre, sante Messe o recite del Rosario si sono avute in Irlanda (recita del S. Rosario da parte della FSSP, St. John Church, Waterford City), a Malta (La Valletta, Chiesa dei Gesuiti Merchant Street), in Burundi e in Australia.
Un ringraziamento infine va a tutti i sacerdoti che hanno accettato, in forma privata, il nostro invito alla celebrazione della santa Messa in Rito Romano antico.
È chiaro che chiunque volesse, può celebrare o far celebrare una santa Messa secondo le intenzioni della giornata contro l’aborto.
Si è trattato quindi di un importante evento con risonanza intercontinentale. Possiamo solo auspicare e sperare che questa forma di reazione al totalitarismo abortista divenga sempre più sentita, partecipata e forte, ovunque, e in primis in Italia e ovviamente nella Chiesa.
La Giornata mondiale contro l’aborto ha lo scopo di salvare la vita di un numero incalcolabile di bambini, di fermare il totalitarismo anti-umano della politica della morte e, soprattutto, di restaurare nei cuori delle madri – e anche dei padri, dei medici, dei sanitari e di tutti coloro che hanno responsabilità diretta o indiretta) l’amore per l’ordine naturale e per il prossimo, specie per il più debole in assoluto.
Questa è una lotta per la civiltà e la salvezza dell’umanità.
Massimo Viglione
(Presidente della Confederazione dei Triarii)
Il Convegno
Il titolo era: “L’aborto: ovvero, il non-diritto per antonomasia”. Chiaro il riferimento al serissimo pericolo che l’Unione Europea e gli Stati possano – come hanno annunciato di voler fare – dichiarare l’aborto un diritto costituzionale, cosa che ci toglierebbe ogni libertà d’azione e reazione in materia.
Le adesioni al convegno sono state tante e a livello intercontinentale. E ringraziamo sinceramente tutti coloro che hanno voluto accettare il nostro invito a presenziare come relatori o a inviare un messaggio o intervento video.
Abbiamo iniziato con un messaggio video introduttivo al tema gentilmente inviatoci da Sua Eminenza il Cardinale Juan Sandoval Iñiguez, arcivescovo emerito di Guadalajara in Messico;
e con il graditissimo saluto video del celebre e seguitissimo tradizionalista attivista per la vita Taylor Marshall dagli USA.
Sempre dal Messico, sono giunti altri due interventi video:
della Dottoressa Pilar Calva Mercado (Cumulo di cellule o embrione?), genetista di fama internazionale, allieva del prof. Lejeune;
dell’attivista per la vita Brenda del Rio (Pericoli e conseguenze del totalitarismo abortista).
E sempre dagli USA l’intervento del prof. John Rao (La lotta al non-diritto dell’aborto prevede anche la lotta al pluralismo e all’americanismo).
Infine, dalla Polonia ci ha inviato un importante intervento l’attivista per la vita Kaja Godek (Rapporto dal fronte polacco).
In presenza, dopo il saluto del Cardinale, hanno aperto il convegno due sacerdoti presenti:
don Pierpaolo Petrucci, priore del Priorato di San Marco della Fraternità Sacerdotale San Pio X (Aborto e diritto: una contraddizione nei termini);
e don Leonardo Maria Pompei, parroco di Santa Maria Assunta in Cielo a Sermoneta (La vera crisi dei nostri tempi: l’oblio della ragione).
Sono poi intervenuti:
il vaticanista Aldo Maria Valli (I falsi pastori e il loro linguaggio. Il dovere di smascherare la menzogna);
il prof. Daniele Trabucco (L’interruzione volontaria della gravidanza: da delitto a diritto. Il trionfo della liquidità della Costituzione);
l’ostetrica Rachele Sagramoso (La manipolazione dietro l’interruzione volontaria di gravidanza);
il Direttore della Triarii Tv Antonio Bianco (L’aborto come aggressione al logos);
e ha chiuso il prof. Guido Vignelli (L’antiabortismo cattolico: dall’arretramento alla riscossa).
Vi è stato anche un breve saluto dell’on. Vito Comencini. Per un problema dell’ultimo istante, non ha potuto presenziare il dottor Roberto Pecchioli.
Chi scrive ha diretto i lavori.
In autunno saranno editi gli Atti, mentre a giorni sarà a disposizione il video dell’intero convegno.
La III Giornata mondiale contro l’aborto
e la sua risonanza in Italia e all’estero
Chi ha voluto e potuto partecipare, sabato 7 settembre 2024, alla Terza Giornata mondiale contro l’aborto, tenutasi a Spiazzi (Vr), può testimoniare la bellezza e l’importanza di questo evento che, giunto appunto al terzo appuntamento, inizia a prendere forma e consistenza a livello internazionale.
La giornata è pensata e vissuta in senso spirituale (in qualche modo penitenziale) e come apostolato di denuncia della politica abortiva a livello mondiale e difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Pertanto non è una ripetizione in piccolo delle precedenti “marce per la vita”, che hanno svolto un ruolo importante per molti anni e che venivano vissute soprattutto (anche se non solo) come momento di festa e di unione di migliaia di persone del mondo pro-life.
In questo caso, si è scelto, fin dall’inizio, l’aspetto combattivo e reattivo al totalitarismo abortista che sempre più si sta imponendo in tanti paesi e, anzitutto, in quelli “occidentali”: per questo la giornata non è intitolata “per la vita”, ma in maniera più determinante “contro l’aborto”.
Ciò forse non facilita proprio, per ragioni che non possono sfuggire alle persone intelligenti e libere, una partecipazione massiva di decine di migliaia di persone. Ma non è questa la scelta della Confederazione dei Triarii, che non ha voluto ripetere in piccolo quanto fatto da altri, ma ha voluto creare una nuova forma di resistenza all’abominio abortista, senza curarsi troppo, e tanto meno spasmodicamente, della presenza quantitativa delle persone.
Non saremo quindi noi a fornire, come di prassi nel passato, numeri fantasmagorici di partecipanti, che non abbiamo cercato. Eravamo un 150 persone circa, che hanno vissuto in un bel contesto e con un bel sole che però non provocava afa, una giornata indimenticabile.
È cominciata alle 10 del mattino con la celebrazione della Santa Messa in Rito Romano antico, nella chiesa gremitissima della parrocchia di Sant’Antonio.
Poi ci si è portati dinanzi allo spiazzo dell’Hotel Stella Alpina per la processione al santuario della Madonna della Corona, accompagnati dalla recita del Santo Rosario condotta da due sacerdoti.
Il terzo momento è stato la preghiera comunitaria che abbiamo rivolto alla Madre di Dio nel suo santuario.
Dopo il pranzo, vi è stato il convegno, partecipatissimo. Basti dire che, pur essendo durato più di tre ore senza alcuna interruzione, quasi tutti i presenti sono rimasti fino alla fine per ascoltare ogni intervento, partecipando come un pubblico attento e chiaramente consapevole di quanto si denunciava.
Un'altra chiesa è stata data alle fiamme in Francia. Sono decine ormai.
Il frutto maturo dell'illuminismo, della République, della laicité, della fraternité.
L'apostasia della Francia, la perdizione dei francesi, la via della fine di un popolo e di una civiltà.
Di cui Macron è emblema, ma solo emblema.
Chi ha ghigliottinato un re santo vedendo in lui la figurazione di Dio, non poteva fare altra fine.
Che i francesi ancora tali si salvino dalla Francia indemoniata.
E che gli italiani si preparino.
Tanto, saremo in pochi a capire la morte dell'Occidente con la complicità dei suoi stessi paladini.
Tutto va verso l'inesorabile meta.
Si salverà chi seguirà fino in fondo la Verità e solo la Verità.
Senza compromesso moderato e cedimento conservatore a questo inferno in terra.
Unica via di salvezza. (MV)
SAN PIO X, IL "GUERRIERO" CONTRO LA DEMOCRAZIA NATA DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE
La Lettera Apostolica "Notre charge apostolique" del 25 agosto 1910 del grande Papa san Pio X, pontefice dal 1903 al 1914, costituisce la naturale prosecuzione dell' Enciclica "Pascendi" del 1907. Se, in quest'ultima, si condannava il modernismo filosofico e religioso, evidenziandone le intriseche contraddizioni, nel documento del 1910 si prende di mira il modernismo sociale e politico. In particolare, Papa Sarto, facendo il processo al movimento francese "Sillon" (fondato da Marc Sagnier con lo scopo di avvicinare il cattolicesimo agli ideali socialisti), assume una posizione netta contro i filosofi della Rivoluzione ed i filosofi liberali per i quali la fonte da cui promana l'autorità é unicamente il popolo sovrano con la conseguenza che coloro i quali esercitano il potere non lo fanno per propria autorità, ma in quanto delegati dal popolo medesimo. Inoltre, alla luce di questa premessa ed in nome della "dignità umana", il "Sillon" auspicava una triplice emancipazione: politica, economica, intellettuale. Nella "città futura", secondo il "Sillon", tutti i cittadini sono liberi, compagni, sovrani. Pertanto, l'autorità é tale nella misura in cui è "consentita". In realtà, osserva san Pio X, l'eguaglianza giacobina, assunta dal "Sillon", pretende di svolgere una finta funzione omologatrice e livellatrice che non potrà mai cancellare le differenze esistenti per natura tra gli uomini. Questo atteggiamento, osserva acutamente il Sarto, alla lunga diventa causa di gelosie, attriti e dissidi. Ne la "democrazia rivoluzionaria" sarà in grado di realizzare la "perfetta giustizia". Infatti, il sistema democratico, che non puó riconoscere alcunché fuori di sè ad eccezione dei contenuti modulari espressi di volta in volta dalla sovranità popolare, perverrà sempre ad una giustizia convenzionale che, aderendo al binomio legalità−legittimità, relega il concetto di giusto ad una mera scelta relativa del potere. Da ultimo, precisa san Pio X, non c'é fratellanza disgiunta dalla carità cristiana (questa ha una origine massonica), o meglio dall'unione degli Spiriti nella ricerca costante ed incessante della Verità per la quale il Sarto impegnó tutta la sua vita, consapevole com'era dei danni del "soffio della Rivoluzione" sulle anime.
Daniele Trabucco
Quando Bergoglio parla di "peccato grave" (mancata obbedienza all'imposizione del siero e dell'invasione del meticciato),
la morte arriva sicura e puntuale.
E anche questo è un segno dei tempi, che Dio dà a chi non vuole vedere o finge di non capire. Al posto della Carità per la vita umana, il clero conciliare ha messo il servizio a coloro che amano la morte dell'uomo. (MV)
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