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CAUSA CENSURA FACEBOOK HO APERTO QUESTO CANALE
Non possono celare la verità🔥
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Giovedì 6 febbraio si è tenuta presso il Tribunale di Milano la prima udienza dibattimentale del processo che vede imputati 13 compagni e compagne per i fatti avvenuti durante il corteo dell'11 febbraio 2023 in solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41 bis e l'ergastolo ostativo.
Sentite le testimonianze di tre digossini, la giudice ha disposto nuove udienze per visionare i filmati prodotti dall'accusa.
E' stata dunque cancellata l'udienza del 18 febbraio; le nuove date sono: 22 maggio e 29 maggio per ulteriori testimonianze della Digos e teste difesa e 10 giugno per ultimare di sentire la difesa e arringhe.
Ribadiamo la nostra solidarietà e complicità coi compagni e le compagne sotto processo e rilanciamo l'iniziativa anti-carceraria di domenica 9 febbraio al COX18 a partire dalle 15.
Fuoco alla galere e pure ai tribunali!
E' impossibile non vederla intorno a noi: negli schermi di tv e cellulari, nelle scuole, nei proclami dei governanti, la propaganda bellica si diffonde a macchia d'olio in maniere più o meno velate.
Abbiamo scritto il testo che segue per tentare di far sentire una voce altra in mezzo ai roboanti proclami di guerra. Una voce contro la guerra ora più che mai necessaria
TOUT LE MONDE DÉTESTE LA POLICE
Domenica notte Ramy Elgaml muore dopo esser caduto dallo scooter su cui viaggiava con un amico inseguiti dai carabinieri per diversi chilometri.
Ramy era un ragazzo di 19 anni che viveva in Corvetto.
Da quando si è saputo della sua morte numerosi ragazzi e ragazze, suoi amici e amiche, si sono trovati in strada sul luogo dello schianto, accanto alla sua famiglia.
Presto il dolore per la sua morte si è trasformato in rabbia e sete di verità rispetto all'accaduto.
La notte fra domenica e lunedì ci sono stati momenti di scontro con le forze dell'ordine nelle strade del quartiere popolare in cui abitava dove qualcuno aveva iniziato ad incendiare cassonetti e rifiuti.
Anche lunedì sera, per qualche ora la normalità si è fermata e al suo posto sono comparse barricate incendiate e gruppi di persone che si scontravano con la polizia che ha risposto lanciando numerosi lacrimogeni nel tentativo di disperdere la gente che invece non si è lasciata intimorire.
La morte di Ramy è probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Chi viene dai quartieri popolari ha a che fare con la polizia tutti i giorni, per un motivo o per un altro. Conosce l'arroganza e la violenza degli sbirri e sa bene cosa significa un fermo di polizia.
Ed è così che la rabbia aumenta.
Alla fine di lunedì sera un ragazzo di 21 anni è stato arrestato e portato a San Vittore mentre a Corvetto restano la rabbia e la plastica sciolta dei cassonetti sull'asfalto.
Ramy vivrà nei cuori della sua famiglia e dei suoi amici, nella rabbia che incendierà le strade
Fuori gli sbirri dai quartieri.
Libertà per tutti e tutte.
4 NOVEMBRE GIORNATA DEL DISERTORE
ORE 10 CONSOLATO UCRAINO DI MILANO
Via Ludovico di Breme 11
*Dal 18 maggio il Consolato Generale d’Ucraina a Milano non fornisce più servizi, tra cui il rinnovo del passaporto, agli uomini tra i 18 e i 60 anni se non aggiornano i propri dati su "Oberih", il database digitale che serve ad arruolare. Lo Stato ucraino a corto di carne da cannone, con la crescente complicità degli Stati europei, dà la caccia ai renitenti con un codice QR, lo stesso che i disertori del Green Pass ben conoscono.
In continuità con gli attacchi che negli ultimi mesi sono stati portati contro la logistica e la produzione materiale e culturale di guerra nelle nostre città – e mentre anche in Italia si parla di reintrodurre il servizio militare, magari arruolando chi è senza-documenti con il ricatto della cittadinanza – facciamo del 4 novembre, festa delle Forze Armate, la Giornata del Disertore, con un presidio davanti al Consolato Generale d’Ucraino a Milano.*
QUI il testo integrale della chiamata.
Oggi 8 agosto, alcun solidal si sono trovat sotto le mura del carcere di san Vittore per portare un saluto ai detenuti in occasione della chiamata alle battiture previste per oggi e per il 15 di agosto.
Al contrario delle altre volte, i detenuti affacciati alle finestre non rispondevano, presumiamo, a causa di intimidazioni da parte delle guardie penitenziarie.
Grazie ad alcuni amici di qualche detenuto che passavano in quel momento è stato anche fatto un breve intervento in arabo.
Nei mesi estivi le condizioni degradanti delle carceri, tutte, si fanno sentire più forte e ne abbiamo spesso testimonianza tramite le parole delle stesse persone rinchiuse. È stato infatti letto uno stralcio della recente lettera scritta dai detenuti del carcere di Brescia nella quale raccontano la disumana realtà che vivono quotidianamente dietro le sbarre.
Inoltre, proprio nella scorsa notte è stato approvato il dl carcere che non prevede nessuna misura per migliorare la situazione nelle prigioni, possiamo anzi dire che porterà ulteriori peggioramenti alla vita dei e delle detenute.
L'unico modo per cui si può migliorare un carcere è distruggerlo.
Per un mondo senza galere
Libertà per tutt
Le forze di occupazione israeliane, sostenute e alimentate dalle potenze occidentali, stanno tentando di realizzare l’infame obiettivo di eliminare da quella terra i suoi abitanti, i palestinesi. Nelle carceri sioniste le torture, le privazioni, le uccisioni sono da sempre una costante, che dal 7 ottobre ha visto un atroce crescendo. Non dimentichiamo che “Israele” è anche un laboratorio delle potenze occidentali su tanti e diversi fronti, quello della repressione in testa.
Occorre prestare attenzione perché ciò che si sperimenta là prima o dopo arriva anche alle nostre latitudini.
giugno 2024
Assemblea milanese contro 41 bis ed ergastolo ostativo
Assemblea pubblica del 30 giugno
Il 3 luglio 2024 ci sarà l’udienza di rinvio a giudizio per 13 compagni e compagne imputati a vario titolo di resistenza aggravata, travisamento e danneggiamento relativi al corteo dell’11 febbraio 2023.
Quel corteo era stato chiamato in solidarietà ad Alfredo Cospito che stava rischiando la vita per lo sciopero della fame iniziato il 20 ottobre contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. È stato un corteo molto partecipato come le tante iniziative che lo avevano preceduto.
La coraggiosa scelta di Alfredo insieme a quello che si era riusciti a ricavare dalle sue parole gravemente silenziate dal regime di isolamento e di tortura del 41bis, avevano spinto a partecipare anche chi era lontano dalle sue posizioni anarchiche.
Il fatto di non farne una battaglia personale ma anzi di estenderla a tutti i reclusi e le recluse soggetti al regime del 41bis ha fatto sì che la voglia di sostenerlo si allargasse, e tanto. Volantinaggi, presidi e cortei si sono succeduti sempre molto partecipati.
Il 19 aprile 2023 Alfredo Cospito ha fatto una scelta di vita, interrompendo lo sciopero della fame dopo che la Corte Costituzionale aveva emesso una dichiarazione di incostituzionalità sui criteri del computo delle attenuanti per tutti i reati la cui pena contempli il solo ergastolo. Dichiarazione a seguito della quale Alfredo ha ottenuto una ridefinizione della pena dall’ergastolo a 23 anni.
Alfredo ha interrotto lo sciopero della fame e in poco tempo è tornato il silenzio.
Il 41 bis è stato, in quei mesi di mobilitazioni, messo in discussione come mai era accaduto, ma oggi esiste ancora come prima e Alfredo, insieme a più di 700 altri detenuti e detenute, vi è ancora rinchiuso.
Ora, vogliamo rompere questo nuovo silenzio caduto sul 41 bis, sull’ergastolo -ostativo e non-, sulle gravissime condizioni nelle carceri per l’assenza di cure, per il cibo scadente, per la mancanza d’acqua calda d’inverno e fredda in estate, per il sovraffollamento, per l’assenza di quanto necessario alla sopravvivenza dignitosa. Le più recenti disposizioni vietano pure, in alcune carceri, come quello di Opera, l’invio di pacchi e denaro ai detenuti, se non si è autorizzati ai colloqui. Quindi, chi non ha nessuno in grado di assisterlo, resterà ancora più privato di tutto. Senza dimenticare i continui abusi, pestaggi e brutalità da parte degli agenti di custodia, servili secondini guardiani del potere. Quanto accaduto al carcere minorile del Beccaria insegna.
Il carcere è la punta dell’iceberg della repressione sociale e politica che diventa sempre più acuta man mano che le nuvole della guerra si addensano sulle nostre teste.
Polizia e magistratura sono strumenti istituiti allo scopo di contenere le contraddizioni sociali e di attaccare i movimenti di resistenza economica e sociale contro gli effetti della crisi, contro la devastazione ambientale, contro le politiche migratorie e le guerre del capitale.
Nessuno deve essere lasciato solo. Dobbiamo tornare ad essere vicini, solidali e compartecipi con Alfredo, con tutte le detenute e i detenuti al 41Bis e all’ ergastolo, con Anan, Ali e Mansour, compagni palestinesi in carcere in Italia, con i migranti reclusi nei CPR, con le prigioniere e i prigionieri politici rinchiusi da più di 40 anni, con i proletari incarcerati perché esuberi di un sistema che non riesce più nemmeno a sfruttarli. E così non devono essere lasciati soli i proletari russi, ucraini, palestinesi e tutti gli altri prigionieri delle guerre del capitale.
Il processo che inizierà il 3 luglio sarà l’ occasione per ritrovare la forza di portare di nuovo in strada il nostro grido contro il carcere e contro il 41 bis. In solidarietà a chi è inquisito per ciò che insieme abbiamo portato avanti in quei mesi.
Chiamiamo un’assemblea pubblica per il 30 giugno al C.S.O.A Cox18 in via Conchetta, 18 dalle ore 17 per riaprire un confronto di idee e pratiche da riportare nelle strade, sempre più urgenti in questa fase di guerre e di massacri. La Palestina è sotto un furente attacco, un genocidio in corso d’opera.
Giovedì 30 maggio siamo tornati al carcere minorile Beccaria all'indomani di una protesta collettiva durata ore e soffocata anche dall'intervento di alcuni reparti della celere intervenuti dall'esterno a dar man forte alla Penitenziaria.
"Nessun ferito" riportano tutti i giornali, forse per far sembrare un caso isolato i maltrattamenti e le torture venuti a galla a seguito dell'indagine del mese scorso che ha coinvolto circa la metà dei secondini operanti al Beccaria, ma la verità è altra cosa dalla carta stampata e nelle carceri la violenza è strutturale e quotidiana.
I ragazzi hanno detto infatti che molti di loro sono stati picchiati e che alcuni sono ora in isolamento; tenuti senza acqua e cibo e costretti a dormire sui pavimenti. "Qui non ci tolgono "solo" la libertà, ci tolgono la dignità e ogni cosa, non abbiamo nulla".
Pensiamo sia importante far uscire le loro voci fuori da quelle mura per provare a rompere l'isolamento, per molti dei ragazzi probabilmente estremamente duro visto che si tratta di minori stranieri non accompagnati che non hanno dunque una famiglia o altre reti di supporto a sostenerli dentro la galera.
Ci siamo salutatx con la promessa di rivederci presto fra fuochi d'artificio, urla di libertà e il sopraggiungere di alcune pattuglie di PS e Digos che hanno rincorso i salutanti riuscendo infine ad agguantare
una bicicletta e fermare due compagnx rilasciatx poco dopo.
La presenza di polizia intorno alla struttura è aumentata in questi giorni anche a seguito di due evasioni, una purtroppo interrotta dopo pochi passi, ma non spegnerà i cuori di chi lotta.
Viva i ribelli del Beccaria!
Libertà per tutti e tutte e sentieri sicuri per chi è in fuga!
Fuoco alle galere!
PRESIDIO AL CARCERE MINORILE DI MILANO
DOMENICA 26 MAGGIO 2024
Ultimamente sembra che Milano abbia scoperto una cosa, anzi due: che in città c' è un carcere per minorenni e che i secondini sono violenti. Anzi, che alcuni secondini sono violenti. Perché lo dicono gli inquirenti. Se lo dice un pubblico ministero si può non fare mistero del fatto che amministrare la disciplina in un luogo di reclusione passi attraverso la violenza, gratuita e viscida, di chi la esercita perché sa che lo può fare.
Lo scandalo si costruisce perché qualcuno ha deciso di arrestare 13 secondini, palesando così il sistema di gestione del Beccaria. Però non è solo il Beccaria: è proprio il carcere la questione. E di conseguenza tutti i carceri.
"Fanculo la legge" urlavano i ragazzi all'ultimo presidio sotto le mura del minorile di Milano. Infatti il motivo di queste righe e della spinta ad andare a salutare i ragazzi reclusi coinvolge non solo gli amministratori della penitenza in carne e ossa e quelle strutture detestabili che sono le prigioni, ma anche gli organi deputati a formare la popolazione detenuta, così come coloro i quali quelle condanne le creano.
Milano si scandalizza per i pestaggi e i soprusi che gli è capitato di leggere tra le notizie del giorno. Ma era già successo: al minorile di Bologna come in tantissime carceri per adulti. E non solo pestaggi e violenze sessuali, anche omicidi.
Allora è importante che lo diciamo: non esiste un carcere senza violenza, e nel caso specifico dei minori reclusi non esiste un'esperienza disciplinante che non preveda la repressione e il controllo - in continuità col funzionamento della scuola e spesso della famiglia - e il cui unico scopo non sia regolare i comportamenti affinché siano compatibili con le aspettative della società capitalista.
Da questo segue lo scandaglio dei comportamenti e la pronta individuazione e punizione di quelli devianti, l' isolamento e la costruzione del "nemico pubblico", che negli ultimi anni a Milano è stato spesso indirizzato verso i giovani di seconda generazione.
È importante che ce lo diciamo che il carcere fa schifo e che desiderarlo o augurarlo, riempirlo e governarlo sono parte dei processi di oppressione interni alla società.
Altrettanto importante è dire a quei ragazzi derubati di anni della loro vita che non tutti fuori credono che la violenza dentro il carcere sia un errore nel percorso di rieducazione. Non c'è nessuna rieducazione e nessun buon maestro: il carcere è materia da aguzzini e come tale va trattato.
Per questo invitiamo tutte e tutti a raggiungerci sotto le mura del carcere Beccaria domenica 26 maggio alle 15.
Per questo riteniamo importante manifestare apertamente la nostra solidarietà ai giovani detenuti là dentro.
CONTRO LA SOCIETÀ DELLE PUNIZIONI
CONTRO IL CARCERE E CHI LO DESIDERA
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