La differenza di velocità è la chiave per la vittoria. Poiché tutti hanno bisogno della vittoria, le parti in conflitto cercano di rallentarsi o addirittura di fermarsi a vicenda. Questa è la ragione del dinamismo, dell’irregolarità e dell’imprevedibilità del tempo all’interno di una guerra.

Filosofo appositamente per il progetto @wargonzo

Traduzione a cura di
René-Henri Manusardi
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*IL BARDO DI DASHA *БАРД ДАШИ *Filosofia Metafisica Poesia

*IL BARDO DI DASHA *БАРД ДАШИ *Filosofia Metafisica Poesia Poesie metafisiche e spirituali a Darya Platonova Dugina e suoi Testi Da un'idea di "Idee&Azione:: Quotidiano indipendente Canale ufficiale del Movimento Internazionale Eurasiatista in Italia.

Guerra e tempo

Un ufficiale del leggendario battaglione somalo con il nominativo "Filosofo" si è unito alla discussione filosofica sul tema del tempo e della velocità in guerra, che si è svolta nella comunità di Telegram, dalle trincee.
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   La questione del tempo in guerra diventa particolarmente rilevante perché ognuno di noi si aspetta qualcosa dal rapporto tra questi due fenomeni. Alcuni aspettano che il tempo influenzi la guerra, altri che la guerra influisca sul tempo.

Ognuno di noi ha la propria visione del mondo e dell'ordine mondiale: alcuni sono soddisfatti di questo mondo, ma altri no. Alcuni problemi possono essere risolti pacificamente, altri no. Quando non è possibile trovare una soluzione pacifica, iniziano i conflitti militari che si trasformano in guerra. La guerra in sé non è una lotta per il territorio, è una lotta per il significato, per la disposizione delle cose nello spazio, per il diritto di determinare la velocità di sviluppo del mondo, la direzione e il ritmo della vita. Cioè, per cambiare il mondo, il corso degli eventi, il tempo stesso in cui viviamo, iniziamo una guerra. Ma la guerra stessa esiste oggettivamente nel tempo e nello spazio, ma il tempo stesso nella guerra si comporta in modo non lineare ed è in costante cambiamento. Succede anche che le persone vivano contemporaneamente in tempi diversi pur trovandosi nello stesso posto.

Il tempo in cui viviamo è determinato dalla velocità del nostro movimento, dalla quantità di lavoro che svolgiamo. E poiché il volume e la natura del lavoro che svolgiamo sono diversi, viviamo in tempi diversi. Perché ciò sia chiaro, prenderemo come soggetti di guerra unità che si sviluppano diversamente:

Sviluppo lineare.
   Un tipo di unità che si adatta ai cambiamenti ambientali in modo continuo e continuativo. Hanno il proprio laboratorio, che fornisce supporto tecnico, e i comandanti delle unità trasformano la struttura stessa delle unità e i metodi di guerra.

Sviluppo graduale.
   Le caratteristiche principali delle unità sono che le unità non cambiano la loro struttura e i metodi di combattimento durante una missione di combattimento e aderiscono alle regole determinate prima della missione di combattimento. Ma dopo aver acquisito esperienza ed essere uscito dalla LBS, la divisione sta subendo una seria trasformazione nel campo tecnico e nella struttura delle divisioni. E assume il compito successivo in una nuova veste.

Sviluppo dinamico.
   Quelle divisioni che non apportano cambiamenti qualitativi nella struttura della divisione stessa, ma sono impegnate a trovare soluzioni a problemi comuni. Di norma, la soluzione a un problema comune è una tantum e per questo motivo questi metodi non vengono sviluppati ulteriormente. Di conseguenza, si scopre che le unità svolgono compiti e risolvono il problema, andando avanti rispetto alle altre unità, ma rimangono nella stessa veste in cui si trovavano in precedenza.

Immutabile.
   Le formazioni militari che non apportano modifiche alla struttura dell'unità non cambiano i metodi di guerra, sia durante una missione di combattimento che nelle retrovie.

Questi non sono tutti i tipi di unità, ma in base ad essi puoi capire che vivono tutti in tempi diversi e a velocità diverse.

La velocità è misurata dalla quantità di lavoro svolto in un periodo di tempo. "Più cose si fanno, maggiore è la velocità."

Il tempo è una delle risorse principali in guerra, se non la più importante. E in generale, l'obiettivo della guerra è completare i tuoi compiti più velocemente di quanto il nemico completi i suoi (ad esempio, uccidere il nemico più velocemente di quanto lui uccida te). Gli avversari hanno due modi per completare l'attività più velocemente:
- aumenta la tua velocità;
- rallenta il nemico.

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Se i tuoi piani non sono così amorfi e hanno almeno alcune scadenze, allora puoi passare ai remi: usando la forza bruta dei muscoli umani, regola la rotta e la quantità di spazio coperto.

Ma chi si pone obiettivi davvero ambiziosi non può fare a meno della vela (i motori, del resto, ne sono solo la logica ed essenziale continuazione), perché la vela è l'espressione più viva della velocità, come un nodo in cui il tempo e la lo spazio si intrecciano (non senza ragione, la velocità del movimento sull'acqua si misura in nodi!).

Quindi, tornando alla Operazione Militare Speciale (OMS) noto che ovviamente non stiamo cambiando canale in modo totale (come durante la Seconda Guerra Mondiale) e, ovviamente, non stiamo galleggiando su una zattera, lasciando tutto alla corrente. solo. La nostra qualità è più vicina a quella del canottaggio. E questo evidentemente non basta se si parla ancora degli obiettivi della OMS. Naturalmente questi obiettivi sono stati raggiunti, ma sono lungi dall'essere raggiunti.È ora di issare le vele.

Parte finale

Quando parliamo di dispiegamento di vele, soprattutto in relazione alla guerra, e se guardiamo in modo ancora più ampio, anche in relazione al Distretto Militare Settentrionale (se non principalmente), sorge immediatamente la questione dell'esistenza di un soggetto in grado di fare questo.

Tuttavia, una cosa è essere un timoniere su una galea senza vele, comandando soldati a contratto incatenati (metaforicamente, ovviamente) ai remi, e un'altra cosa essere un leader, capace non solo di spiegare una vela, ma anche di controllarla, dirigendo contemporaneamente la sua squadra, che può essere composta da qualche parte da coraggiosi navigatori, da qualche parte da vecchi lupi di mare con esperienza, e da qualche parte da ladri e avventurieri, a volte persino pirati - in generale, un pubblico estremamente straordinario ed eterogeneo, unito da una circostanza indiscutibile - sono tutti su una nave. Non esiterò ad aggiungere pathos - chiamato Motherland.

In generale, per dirla in modo più sintetico, la questione delle vele è una questione di competenza. Allo stesso tempo, prima di tutto, la competenza creativa, che implica la capacità di regolare la velocità e assicurarne la navigazione, tenendo conto delle peculiarità dello spazio e del flusso del tempo. In questo senso, non fraintendetemi: questo non è un ordine di pubbliche relazioni dell'AP, e certamente non un tentativo di leccare qualcuno (categoricamente, il formato non mi è vicino, i compagni del Consiglio di Sicurezza non lo permetteranno), ma secca ed estremamente ottimista, a mio parere personale è un'affermazione. Quando parliamo della transizione del Paese verso una nuova direzione (non importa quanto ampia sia la gamma di aspirazioni delle diverse categorie di cittadini), è difficile pensare a un progetto personale migliore, “Time of Heroes”. Queste sono persone che conoscono il prezzo della velocità (espresso nella vita di centinaia o addirittura migliaia di subordinati).

Questi non sono generali di parquet ben nutriti. Si tratta di ufficiali di medio livello che hanno combattuto sui campi, fianco a fianco con il loro personale. Conoscono meglio di chiunque altro nel paese il valore della velocità del processo decisionale. Guardavano negli occhi coloro la cui vita era stata portata via dall'inerzia viscosa della psicologia della galera di persone con grandi stelle sulle spalle. Capiscono meglio e più acutamente di altri che se padroneggi la velocità (e senza competenza creativa questo è impossibile), l'efficacia dell'esecuzione delle missioni di combattimento aumenterà in modo significativo. È simbolico che i partecipanti al “Time of Heroes” abbiano trascorso il loro primo corso di addestramento su un rompighiaccio nucleare. Essenzialmente sulla vela più moderna del mondo.

La Quarta Teoria Politica (4TP) è metafisica dell'Idea imperiale. Fondata sul principio di realtà, sul ripristino del Diritto naturale quale manifestazione dell'Ordine Divino nel mondo e delle sue naturali gerarchie, la 4TP si manifesta come glorificazione dell'Imperium. La realtà dell'Impero – che non è imperialismo – è il fine ultimo metapolitico e politico della 4TP.
(di René-Henri Manusardi)

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Basta ideologie: è giunta l’ora di scegliere l’Imperium!

 La Quarta Teoria Politica (4TP) è metafisica dell'Idea imperiale. Fondata sul principio di realtà, sul ripristino del Diritto naturale quale manifestazione dell'Ordine Divino nel mondo e delle sue naturali gerarchie, la 4TP si manifesta come glorificazione…

Aleksandr Dugin ricorda l'ultimo giorno di vita di sua figlia:

"Papà, mi sento un guerriero, mi sento un eroe. Voglio stare dalla parte delle forze della luce, questa è la cosa più importante", sono state le ultime parole di Darya Dugina al Festival della Tradizione.

E ha aggiunto:

"Ho voluto crescere mia figlia nel modo in cui vedo l'ideale dell'uomo. Prima di tutto la fede: ha trascorso tutta la sua infanzia nei campi ortodossi. Volevo che fosse anche una persona ortodossa intelligente. Così sua madre e io le abbiamo consigliato di diventare una filosofa. E lei lo è diventata. Ha fatto del suo meglio.
È morta per il popolo! Per la Russia! Il prezzo più alto che si deve pagare può essere giustificato solo dalla vittoria. La nostra vittoria". Con queste parole Dugin ha concluso il suo discorso d'addio alla figlia.

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AL DI LÀ DELL'ESSERE
"L'ottimismo escatologico crede che nel mondo ci sia un superiore e un inferiore, che ci sia quello (l'altro) e questo (il dato). Questo confronto costituisce la guerra. La guerra condotta nell'ottimismo escatologico è una guerra tra l'illusorietà, cioè ciò che è inferiore e dato, contro ciò che è dall'altra parte, al di là, ciò che è superiore a noi e trascende i nostri propri confini. Questo è ciò che i neoplatonici chiamavano "ἐπέκεινα τῆς οὐσίας", "al di là dell'essere". Uno, riguardo al principio più alto.

Una delle caratteristiche più importanti dell’ottimismo escatologico è l’infelicità. Chi sfida il dato, opta per la rivolta, proclama un categorico "No!" ed esprime totale disaccordo con tutto ciò che li circonda; tale persona è infelice. Dopotutto rinunciano allo stato in cui Nietzsche trovò gli ultimi esseri umani: "Noi abbiamo inventato la felicità" - dicono sbattendo le palpebre gli ultimi esseri umani. Questa persona rifiuta gli spettacoli, l'intrattenimento e rifiuta di vedere il ballerino sul filo del rasoio. Vogliono qualcos'altro, sfidano il dato e corrono un rischio, sfidano se stessi orientando la propria volontà e colpendo dall'interno.

Cercando di andare oltre i confini di sé, l'ottimista escatologico, l'"uomo di frontiera metafisico", dimora in una sfera in cui allo stesso tempo si aggrappa al dato e si proietta verso ciò che non è, al confine tra questo mondo e quello dell'aldilà . Tale è la struttura della spaccatura, le mani di questa persona sono tese in entrambe le direzioni: una tiene il cielo, mentre l'altra afferra la terra e cerca di staccarsi da essa.

Un'altra caratteristica importante dell'ottimismo escatologico è la necessità di superare il tempo. Il tempo, secondo Platone, è un'immagine commovente dell'eternità. Ma questa somiglianza è in qualche modo difettosa. Bisogna superarla per ritornare all’eternità”. — Darya Platonova Dugina

Trad. da https://pravpublishing.com/product/eschatological-optimism/

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AL DI LÀ DELL'ESSERE

Alza Dasha
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a sterminare la Rivoluzione!
Alza Dasha
alza la nostra bandiera
Onore Sangue Fedeltà
Vittoria dell'Imperium!

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