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Mi pare di poter elencare due temi fondamentali che attraversano il libro: 1) Il trauma, sempre quello: essere figlio nel modo in cui lo sono stato. E quanto è calzante, ora. 2) La morte di mia madre, avvenuta nel 2015 e qui introdotta da testi che, guarda caso, s’intitolano “I tempi del lutto”. E quanto è calzante, ora.
E poi c’è il terzo tema che tutto pervade e sottende: la creazione della mitologia personale, che è l’intendere la vita come un mito, che è ciò che faccio dai tempi in cui ho iniziato a fare qualcosa di rilevante, di guidato dall’anima e dallo spirito, per l’anima e per lo spirito. Rilevante per l’incedere attraverso le reincarnazioni.
Ed è dunque inevitabile che io annunci Samotracia dicendo della morte di mio padre, benché sia ovvio che il libro non parli di ciò, visto che è stato concepito ere prima. Perché, nel momento in cui ho accettato di pubblicarlo, custodivo nel cuore il desiderio di regalargliene una copia e di dirgli: “Leggilo, pa’, ci sono io, ma ci siete anche voi. C’è la nostra famiglia. C’è il nostro dolore, che ho preso tutto su di me, per sputarlo fuori e portarlo via, lontano da noi. Quanto sto cercando di sputarlo fuori e di portarlo via, in ogni parola che scrivo da quando scrivo, per liberarcene per sempre. Per liberarvene per sempre. Ecco, questo è ciò che faccio da quando ho iniziato a farlo – ma solo di recente l’ho capito”.
Non posso più dirgliele, quelle cose. Mio padre a quel dolore non ha retto ed è morto perché gli è scoppiato il cuore. Mia madre era già andata via, vittima anche lei dello stesso dolore. E io devo fare un lavoro così grande, ora, che tutto quello – già gigantesco – che ho fatto prima non vale nulla in confronto. Però, se non altro, adesso conosco il vero significato della mia venuta quaggiù: affrancarmi dalla schiavitù di quel dolore per affrancare non solo me stesso ma anche i legami di sangue, passati e futuri. Perché il tempo non esiste e la redenzione agisce su ogni istante passato e futuro, contemporaneamente.
Certo, Samotracia è nulla rispetto a tutto ciò. Ma non a caso esce in questo momento così tranciante della mia esistenza già spesse volte tranciata. Adesso che ho senza alcun dubbio toccato il punto più basso degli oltre quarant’anni della mia vita, il fondo più fondo della montagna rovesciata, adesso esce questo piccolo e ormai per sempre significativo libro.
Lo trovate ovunque. Leggetelo, fatelo leggere. Parlatene e parlatemene.
Io non ce l’ho fra le mani, ancora. Sono partito prima che mi arrivassero delle copie. Sono fuggito in questa casa in Messapia che da otto anni è una seconda casa anche per me. Sono fuggito prima che mi arrivassero le copie ma voi potete comunque leggerlo. Lo trovate ovunque. Leggetelo, fatelo leggere.
Samotracia è stato pubblicato.
Una vittoria mutilata. Non avrei potuto scegliere un titolo più profetico, io che da sempre sconfesso le mie stesse profezie.
Samotracia esce a luglio del 2024.
Non scherzo affatto, per niente, quando dico che il mondo ha avuto Cioran, Majakovskij, Pasolini, e che adesso ha Giovanni Schiavone.
Una Potenza che deve rendersi espressa. E l'unico modo per farlo, è leggerla.
Fidatevi di Uriel.
E nel mezzo del vortice è stato pubblicato “Samotracia”.
Certo, non era previsto che le cose fossero queste. Nell’orrendo luglio del 2024 (mese in cui è morto mio padre) esce il libro che avrei dovuto avere tra le mani alla fine di aprile, in tempo per il Salone di Torino. A essere sinceri, credo di averne in qualche modo boicottato la pubblicazione.
Perché Samotracia mi spaventava.
Che cosa è accaduto?
Il volume contiene una selezione di componimenti poetici e in prosa scritti nell’arco di vent’anni. Numerose volte in questo lungo periodo ho immaginato di mettere insieme un’antologia, ma solo all’inizio di quest’anno tremendo e impossibile da dimenticare quell’idea s’è fatta davvero urgente e necessaria. Urgente e necessaria come se fosse importante nell’esistenza, come se fosse importante per l’opera omnia. Ho quindi contattato l’editore che alla fine del 2013 aveva dato alle stampe il mio romanzo d’esordio e sin da subito s’è decisa l’imminente pubblicazione di Samotracia.
A quel punto ho cominciato ad avere paura. Sentivo che quest’opera aveva un destino nero, che mi avrebbe danneggiato, che mi avrebbe procurato delle sofferenze. Mia moglie è testimone di tale paura. Più volte gliel’ho confidata, attribuendola alle più diverse ragioni (talmente assurde che non ha senso riportarle qui). Ho indugiato parecchio prima di firmare il contratto. Ho impiegato davvero tanto per rivedere bozze di brani che avevo già visto decine (in qualche caso, centinaia) di volte. Ho sostituito alcuni testi con altri (per le stesse assurde ragioni di sopra). Ho censurato passaggi che ritenevo troppo ferocemente intimi e portatori di energie eccessivamente nefaste. Ho persino sperato che la pubblicazione saltasse. E poi, certo, c’è stato anche qualche piccolo intoppo tecnico. Così, alla fine, Samotracia esce adesso, una manciata di giorni dopo la tragica e per me ancora inaccettabile (nel senso che non l’ho ancora compresa, nel senso che mi capita di prendere il telefono per chiamarlo e chiedergli come sta) morte di mio padre.
Alcuni sanno vagamente cosa è accaduto il due luglio. Alcuni conoscono un po’ le dinamiche di ciò che ho dovuto vivere, la sua terribile e ingiusta crudezza. Alcuni sanno i dettagli. Ciò che ho visto, come l’ho visto. Ciò che non bisognerebbe vedere mai. Quasi un mese è volato in questo lutto così strano e così anomalo, che ammanta una vasta quantità di questioni che non so se riuscirò mai a spiegarmele, a elencarmele, e io non faccio che ritrovarmi tutti i giorni, più volte al giorno, davanti alle immagini di quell’orribile pomeriggio. Mi colgono così, con spietata nitidezza, e mi ricordano che è successo per davvero. Pare sia il trauma ad agire in questo modo – non ho dubbi sul fatto che sia il trauma ad agire in questo modo.
Qualcuno sa anche un po’ delle faccende volgari che la morte di mio padre sta recando con sé, gli impicci burocratici che rendono l’evento non solo assai doloroso ma anche pregno di una complessità potenzialmente esplosiva (qualcosa che affonda le radici nei contaminati terreni di un contaminato passato e che pretende con arroganza di contaminare il futuro – perché il tempo non esiste e la maledizione agisce su ogni istante passato e futuro, contemporaneamente).
E nel mezzo del vortice è stato pubblicato Samotracia.
Inutile sottolinearlo: avevo pensato di annunciarlo in modo diverso. Vent’anni di scrittura in un centinaio di pagine dense come costellazioni non ancora osservate, poiché ancora non sono stati costruiti telescopi abbastanza potenti per osservarle. Avrei voluto annunciarlo con parole roboanti e non con queste scheggiate, sfregiate.
Questo scrivevo il 2 agosto 2020, quando si iniziava a parlare di plexiglass, mascherine a scuola, stanze covid e "tanto si abituano". È tutto scritto per filo e per segno in "Cronistoria Italiana della Deriva". Ricordate sempre cosa sono stati capaci di fare i Regimi Democratici.
Uriel
BAMBINI MUTILI
Quando ero bambino c'erano le tute con le toppe cucite sulle ginocchia. O appiccicate col ferro da stiro.
I compagni di classe, quelli buoni e quelli meno buoni.
La maestra siciliana anzianotta con le calze elastiche per le caviglie gonfie, tonda e materna.
Le "michette" con la mortadella e il formaggio.
Le biciclette e il sudore. Gli amici al parco e il pallone.
Mamma e papà che lavoravano e litigavano e poi si amavano. Un'occhiata di papà lasciava impietriti se facevi qualcosa di sbagliato. La mamma aveva sempre una carezza per te.
I bar. I gelati. Le vacanze ad agosto. Il 127.
Le tavolate con la griglia. Gli zii lontani. Le bottiglie di gazzosa. Le tovaglie di carta. Le lucertole. I cugini. Le avventure.
Il mare.
Il primo giorno di scuola dopo le vacanze. L'odore legnoso delle matite quando aprivi il portapenne.
Tornare a scuola era una gioia. Vivere era una gioia.
Questo i miei figli non ce l'hanno. Glielo stanno togliendo.
E che io sia maledetto se non lotterò per restituirglielo.
di Memento Mori
Via Weltanschauung Italia.
Facciamo una pasta al salmone...
1)salmone scozzese allevato e macellato in Polonia
2)farina di grano duro che arriva dal Canada con indubbi processi di essicazione(glifosato in campo pieno)
3)pane da grano ucraino spacciato per italico
4)olive da Spagna e Grecia spacciate per italiche
5)pomodori o salsa di essi che arrivano dalla Cina
A ridosso delle elezioni europee quanto fanno voto le parole "made in Italy" e "sovranità alimentare"?
Faccio mie queste parole degli amici di Weltanschauung Italia, dei cui libri consiglio la lettura.
Bambini di 6 anni che sembrano dei ragionieri, storcono il naso se sentono parlare di draghi, mostri e fantasmi perché sono credenze infantili.
Eh ma loro sono svegli, sono dei piccoli Piero Angela in erba, pronti a scrollare sul loro smartphone le cose del mondo, lucidi e razionali.
Se c'è un bimbo che è affascinato dalle fiabe lo guardano con compassione, come fosse un povero ingenuo.
Non sappiamo in che contesto vivano questi novelli ingegneri ma è davvero triste vedere bambini che dovrebbero essere all'apice del loro momento "fantastico", fatto di immaginazione e di grandi quesiti, avere una visione del mondo già così disanimata.
Ai genitori non interessa, anzi son contenti, convinti che questi figli siano più scaltri di un tempo e non esitano a immergerli in tutta la tecnologia più deleteria sin dalla tenera età.
Fanciulli che non hanno neppure la sana paura atavica del buio, che non hanno timore di "cose alte".
La tecnologia va a sostituire l'imponderabile, quell' imponderabile che teneva aperti importanti canali di ricezione ed una visione del mondo volta alle grandi domande dell'esistenza.
WI
Da Weltanschauung Italia
La Festa del Lavoro sia innanzitutto una festa dal lavoro.
Il lavoro, inteso in senso moderno come attività volta alla redditività, piegato alle esigenze dell'economia e del capitale, fonte di sfruttamento dei soggetti sociali deboli e luogo di preservazione dello status quo tramite il ricatto economico, non è affatto un fattore di emancipazione sociale e realizzazione personale. Potremmo anzi dire che quando una attività diviene strumento di emancipazione e realizzazione, non è più lavoro, o lo è solo in maniera concomitante e per aspetti che non possono essere definiti lavoro in senso proprio. Da questo punto di vista, essendo il lavoro e il suo sfruttamento il motore del sistema economico capitalistico, ed essendo l'economia capitalistica l'anima insulsa della modernità, possiamo a ben ragione sostenere che il culto del lavoro sia la principale tara moderna.
Oggi, come ogni Primo Maggio, va rispedita al mittente l'odiosa retorica (tanto borghese che proletaria) del lavoro che nobilita, del lavoro che è progresso, del lavoro come etica. Cogliamo l'occasione, invece, per ricordare il valore inestimabile del tempo qualitativo, dell'azione libera e disinteressata, del nobile bastare a se stessi a fronte di un mondo che ci vuole schiavi. Almeno per oggi e contro tutti.
WI
CORRUZIONE
Uriel Crua
Hai lottato contro un Leviatano terrificante. Contro un Pensiero Collettivo subumano e orribile.
Hai perso il lavoro in cambio di una visione del mondo. Hai perso sicurezza, stabilità, comodità, per non assecondare alcun compromesso che ritenessi inaccettabile.
Ti trasferisci in collina, rimetti in ordine un rudere a mani nude e senza soldi.
Poi ti trovi un vicino di cascina minorato che si fa le seghe con la domotica e trasforma quella delizia di verde in una specie di Alcatraz allampanata, con sistemi di allarme e telecamere connesse da remoto in 5G, fari led accecanti con sensori di movimento, tutto collegato ad App su App su App.
“On n’échappe pas de la machine”.
Non si sfugge alla macchina.
Oppure, come insegnò il mio amico Ted, sì?
IPNOPEDIA
Uriel Crua
È bene sapere che esistono Scienze della manipolazione mentale, e che queste Scienze vengono insegnate. Chi le impara, le applica sulle masse sapendo di ottenere una risposta perlopiù positiva, con pochissimo scarto. Dal design, al packaging, all'utilizzo di alcuni suoni, finanche all'arredamento di casa, per non parlare di interi palinsesti televisivi. L'educazione ipnotica è un fatto reale, tangibile, e interviene su ciascuno fin da quando è piccolo. Persino in fasce.
Non è un'esagerazione affermare che dando in pasto i più piccoli a dispositivi come tablet, smartphone e smartTV, si compromette in modo grave la loro salute mentale e la loro capacità di ragionamento e di selezione dell'esperienza.
Mani, giochi, sensi, relazione: questo serve.
Non si dirà mai abbastanza contro questo propagatori di ipnopedie rimodellanti
BLU CRISTALLO
Uriel Crua
Come gli occhi di mio figlio, che mi hanno istruito da quando - soffice come una preghiera - l'ho tenuto addosso, ancora zozzo di meconio, radioso come un germoglio al sole, fatti - i suoi occhi - di una lucentezza così limpida che persino il sole, attraversandoli, si purificava.
Questo Romanzo mi fu commissionato a fine 2021. Lo scrissi di getto in una ventina di giorni.
Non ci sono equivoci, né strategie, né infingimenti. C'è una nuova visione della materia letteraria che si mescola al magma del Tempo.
Ogni giorno scendevo di casa, accompagnavo nella scuoletta di campagna i miei due bambini, e passeggiavo lungo le rive dei laghi nel Parco della Pellerina, a Torino, cercando in quegli odori di ghiaccio, nelle croste delle foglie gelate, nella nuance del cielo terso di inverno, le parole giuste per descrivere l'orrore che un Potere drogato ci stava infliggendo.
Questo testo è - sia Letterariamente, che Storicamente - destinato agli Empirei della letteratura.
POLITICA
Uriel Crua
Se fare Politica è spendersi con passione per la Cosa Pubblica, per l'Interesse Nazionale - o semplicemente per operare scelte di buon senso per l'Uomo tuo prossimo - allora fare Politica è anche sapersi tirare fuori dal Discorso Obbligatorio senza strategia e senza infingimenti, dicendo - e sapendo dire - dei fermi e sonori NO.
Il Mondo va avanti? Sì, ma se va nella direzione sbagliata, serve come il fiato qualcuno che voglia e sappia fermarsi.
Punto.
Tutto il resto è fanfaluca da limacce.
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